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Capitolo 5. Conclusioni

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Capitolo 5. Conclusioni

Gli esperimenti di dislocamento rappresentano un ottimo sistema per indagare i meccanismi di navigazione delle tartarughe marine, poiché il comportamento di

homing

che si osserva in seguito al dislocamento degli animali dai luoghi familiari, è diretto verso una meta ben definita, che è rappresentata dall’area familiare da cui sono state traslocate .

I presenti esperimenti di dislocamento effettuati su sei femmine tartarughe verdi nidificanti all’Isola di Europa, hanno fornito risultati apprezzabili solo per tre tartarughe, che rappresentano probabilmente un campione troppo esiguo per trarre delle conclusioni certe sui complessi meccanismi di navigazione a disposizione di questi animali dotati di grandi capacità migratorie. Gli esperimenti, tuttavia, rappresentano uno dei pochissimi esempi di homing indotto sperimentalmente nelle tartarughe marine, e i risultati ottenuti consentono di formulare delle conclusioni preliminari sulle capacità di orientamento delle tartarughe verdi e sull’influenza di alcuni fattori ambientali potenzialmente utili per la navigazione.

L’analisi delle rotte ha mostrato che le tartarughe verdi non sono state in grado di compensare direttamente lo spostamento subito passivamente. Nonostante la forte motivazione delle tartarughe a ritornare all’Isola di Europa per completare il ciclo di nidificazione, esse non hanno percorso, durante l’

homing

, rotte dirette e chiaramente orientate verso l'isola, in modo da riguadagnare l’isola

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in tempi brevi. Al contrario le tartarughe hanno impiegato tempi abbastanza lunghi (14-60 giorni) e hanno percorso rotte molto circonvolute per raggiungere la meta. Ciò sembrerebbe essere indicativo di una generale scarsa abilità di navigazione delle tartarughe a seguito del dislocamento sperimentale.

La presenza, subito dopo il rilascio, di un evidente movimento iniziale diretto verso ovest, riscontrato per tutte e sei le tartarughe, risulta interessante e potrebbe rappresentare un iniziale tentativo di compensare lo spostamento subito artificialmente verso sud-est. Tuttavia questo movimento verso ovest non ha portato le tartarughe in prossimità dell'isola, ma in un'area a sudovest della stessa. In effetti, alla fine di questo tratto di rotta percorso verso ovest, ognuna delle tre tartarughe ha intrapreso un percorso differente e alquanto circonvoluto prima di arrivare all’isola, con un comportamento che sembra essere di natura essenzialmente esplorativa e di ricerca dell'obiettivo. Ciò a dimostrazione del fatto che le tartarughe verosimilmente non conoscevano la propria posizione rispetto alla meta da raggiungere anche alla fine dell'iniziale movimento verso ovest.

L’analisi dei parametri del campo magnetico terrestre al fine di valutare un loro possibile uso a fini di navigazione non ha prodotto risultati rilevanti. Secondo questa ipotesi se le tartarughe erano in grado di stabilire la posizione dell’isola servendosi di uno o più parametri magnetici (come inclinazione e intensità), ciò doveva poter essere rilevato dall'andamento dei parametri magnetici lungo la loro rotta di homing. Ad esempio, la combinazione di due gradienti magnetici che variano in differenti posizioni dell'area considerata, potrebbe formare, in alcuni casi, una sorta di mappa in cui ogni posizione è data dai valori dei due parametri

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magnetici (Lohmann e Lohmann 2006). In questo caso, ci si aspetterebbe che le tartarughe dislocate tendessero durante l'homing a ridurre la differenza nei parametri magnetici tra il luogo di rilascio e l'isola di Europa; situazione che non si è verificata per alcuno dei parametri considerati. Alternativamente, l’impiego di un solo gradiente magnetico presuppone che la tartaruga sia in grado di percepire il valore del parametro magnetico che corrisponde a quello della meta e di seguire quindi l'isolinea di questo parametro fino ad arrivare alla meta. Anche in questo caso, nessuna indicazione in tal senso è stata trovata nella presente analisi. In generale, l’andamento dei valori dei parametri magnetici calcolati per le rotte seguite si discosta notevolmente da quello dei valori degli stessi parametri calcolati per l’isola di Europa: tale evidenza ci porta a concludere che le tartarughe non si servono del campo magnetico terrestre per navigare, almeno nelle condizioni del presente esperimento.

Per quanto riguarda l’ipotesi di un possibile uso di informazioni trasportate dai venti per localizzare l’isola negli ultimi stadi della rotta, anch’essa non ha ricevuto un adeguato supporto sperimentale. Infatti, le informazioni ottenute da satellite sul decorso e l'intensità dei venti, hanno mostrato che solo una tartaruga su tre si avvicina all’isola controvento, indicando una possibile percezione di informazioni di natura chimica o acustica. Negli altri due casi, l'approccio all'isola è avvenuto da direzioni generalmente sopravento, per cui non può essere evidenziato nessun ruolo dei venti stessi nelle fasi finali dell'homing.

Infine, l’analisi delle immagini delle anomalie dell’altezza del mare ha permesso di valutare l'influenza delle correnti sulla rotta delle tartarughe durante

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l’

homing

. Il quadro che emerge è alquanto variabile. In alcuni casi, parti circonvolute della rotta, anche estese, sono pienamente sovrapponibili a vortici di corrente presenti nell'area e rilevati dalla presenza di anomalie della altezza della superficie marina, indicando come le rotte siano in queste occasioni fortemente influenzate (o addirittura determinate) dalle correnti associate ai vortici. Altre volte si sono verificati casi in cui le tartarughe hanno continuato a mantenere la rotta prescelta anche quando attraversano vortici e quindi in presenza di forti correnti. Sembra quindi che le tartarughe seguite possano essere in grado di contrastare le correnti che incontrano se necessario (ad esempio quando si devono dirigere in una determinata direzione), ma che parimenti possano trarre vantaggio dal decorso delle correnti in altri casi, fino probabilmente a farsi trasportare dalle stesse anche per tratti prolungati. Dal punto di vista della navigazione, non è chiaro se le correnti abbiano fornito alle tartarughe informazioni utili alla navigazione verso l'isola, una possibilità che d'altronde è stata esclusa in precedenti esperimenti di dislocamento dall'isola di Ascensione (Luschi et al. 2001).

In conclusione, gli esperimenti effettuati in questo lavoro di tesi mostrano l’efficacia dell’approccio sperimentale del dislocamento su lunga distanza per lo studio della navigazione oceanica delle tartarughe marine. La telemetria satellitare ha permesso di ricostruire abbastanza fedelmente le rotte seguite almeno da parte delle tartarughe, mentre i dati ambientali di derivazione satellitare o meno hanno permesso di valutare l’influenza di fattori ambientali utili per la navigazione delle tartarughe. I risultati mostrano che le tartarughe non sono in grado di compensare il dislocamento sperimentale con movimenti diretti verso la meta, ma piuttosto che esse effettuano spostamenti a lungo raggio in varie direzioni in mare

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aperto. Al momento sembra quindi che le tartarughe non abbiano un efficiente sistema a mappa e bussola, noto in altri animali (come gli uccelli) che riescono a compensare dislocamento da lunga distanza. La ben nota capacità delle tartarughe di compiere migrazioni su lunga distanza mirate a raggiungere mete precise, suggerisce quindi sistemi di orientamento e navigazione alternativi che comunque permettono loro di individuare la direzione delle loro mete migratorie in maniera più o meno efficiente, ma probabilmente senza stabilire pienamente la propria posizione nell’ambiente rispetto alla stessa.

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