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Capitolo 7

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Academic year: 2021

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Capitolo 7

Analisi microstrutturale.

7.1 Introduzione.

Nei capitoli precedenti la granodiorite di Roses è stata descritta a livello macroscopico e collocata all’interno del contesto regionale nell’area di Cap de Creus a NE della penisola iberica. Ne sono state indagate la messa in posto, le relazioni geometriche e cronologiche con l’incassante metasedimentario e le cinematiche con gli indicatori alla mesoscala. In questo capitolo vengono presentati i dati relativi allo studio delle sezioni sottili ricavate dai nove campioni prelevati, mirato al riconoscimento della paragenesi principale, delle relazioni blastesi / deformazione, dello studio degli indicatori cinematici alla microscala e delle microstrutture.

7.2 Descrizione delle sezioni sottili.

Le sezioni sottili sono state ricavate da campioni orientati sezionandoli perpendicolarmente al piano della foliazione e parallelamente alla lineazione mineralogica in modo da approssimare nel miglior modo possibile il piano xz dell’ellissoide della deformazione finita.

7.2.1 Osservazioni macroscopiche.

Le rocce si presentano anisotrope con una foliazione spaziata e anastomizzata, circa parallela al lato lungo della sezione, con angoli compresi fra 0° e 7,5°.

Si riconoscono numerosi porfiroclasti arrotondati e avvolti dalla foliazione, tra i quali alcuni oggetti più scuri identificati in seguito come cristalli tormalina. Dalla sezione ros1 alla ros7 l’aspetto dei campioni è simile, fatta eccezione per la presenza e il numero dei cristalli di tormalina, mentre nelle sezioni ros8 e ros9 si nota una deformazione più intensa rispetto ai primi sette campioni dedotta dall’inferiore spaziatura della foliazione, dal fatto che quest’ultima sia più pervasiva e dalla riduzione di grana dei porfiroclasti (fig. 1).

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Nel campione ros1 si nota una frattura ad alto angolo (50°) riempita da ossidi, nelle altre sezioni non sono stati osservati effetti di deformazione fragile.

7.2.2 Osservazioni microscopiche.

All’interno delle due zone di taglio parallele con senso di taglio opposto è stato impostato il transetto lungo il quale sono stati acquisiti i campioni. Le fasi mineralogiche riconosciute con il microscopio ottico sono state suddivise in:

1. fasi primarie: quarzo, biotite, plagioclasio, k-feldspato.

2. fasi secondarie: epidoto, mica bianca, clorite, tormalina, orneblenda. 3. fasi accessorie: zircone, ossidi.

Non in tutte le sezioni sono presenti le fasi elencate precedentemente. La clorite, per esempio, è spesso generata dall’alterazione della mica nera, presente in abbondanza in tutte le sezioni, ma la forma a “fiocchi” è stata rilevata solo nelle sezioni ros8 e ros9. L’orneblenda è molto rara ed è presente solo in quantità minime nel campione ros6, mentre la mica bianca forma dei letti lepidoblastici, paralleli a quelli della biotite che definiscono la foliazione, solo in ros8 e ros9 quando nelle altre sezioni dà solo un contributo alla definizione della foliazione. Inoltre la mica bianca, in tutte le sezioni, è una delle principali costituenti del materiale a grana fine, definito in questo capitolo “matrice”, insieme con epidoto, plagioclasio, quarzo e k-feldspati.

Le fasi presenti in abbondanza in tutte le sezioni sono il quarzo, presente in nastri, la biotite, più o meno alterata, e i feldspati, presenti nella quasi totalità come porfiroclasti. Sono state eseguite delle stime sulla presenza areale di queste fasi (capitolo 6.2), per valutarne la variazione in relazione alla posizione rispetto alle zone di taglio (fig. 2).

a b

Fig. 1 Confronto fra le sezioni ros1 (a) e ros9 (b). Dalle figure si nota la differente attitudine della foliazione (più spaziata in ros1, più pervasiva in ros9), inoltre appare evidente la natura più milonitica di ros9.

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Fig. 2 Presenze areali delle fasi principali (fig. in alto) con indicata la percentuale dell’immagine della sezione occupata. Nelle figg. in basso sono rappresentate le percentuali di tormalina ed epidoto, presenti in quasi tutte le sezioni e quindi rappresentative, anche se in piccola percentuale, della composizione generale della granodiorite.

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Sono stati osservati dei trend ben visibili all’interno di ciascuno dei grafici. Quelli più rilevanti sono il trend positivo della matrice, in netto aumento dalla zona di taglio sinistra a quella destra, e quello negativo della biotite (fig. 3). I nastri di quarzo presentano un andamento pressoché costante con una leggera diminuzione verso la zona di taglio destra, mentre i porfiroclasti di plagioclasio accentuano questo trend negativo. Le altre due fasi rappresentate, la tormalina e l’epidoto, hanno trend positivi in verso il campione ros9.

7.2.3 Fasi primarie.

Plagioclasio: Si presenta molto alterato, con ricrescita di epidoto e miche bianche. Si notano cristalli che presentano una deformazione in strutture a bookshelf (figg. 5a e b) con il cristallo più grande che viene fratturato in cristalli più piccoli aventi differente orientazione dell’asse ottico. Le geminazioni sono talvolta piegate indicando la presenza di dislocazioni interne ai cristalli.

In un angolo della sezione ros1 si nota che all’interno della foliazione sono presenti cristalli fratturati con spigoli vivi (fig. 5d). In ros5 è stata notata una deformazione tipo boudinage (fig. 5c). I plagioclasi costituiscono la maggior parte dei porfiroclasti presenti intorno ai quali la foliazione viene deflessa. Nella maggior parte dei casi intorno ai porfiroclasti di plagioclasio sono state osservate code asimmetriche e sono stati riconosciuti porfiroclasti di tipo σ e δ grazie ai quali è stato possibile determinare il senso di taglio (fig. 4).

Fig. 3 Grafico rappresentante i trend inversi di biotite e matrice dalla zona di taglio sinistra a quella destra e i trend dei nastri e dei porfiroclasti.

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a b c d e f g h i

Fig. 4 Esempi di porfiroclasti avvolti dalla foliazione: a e b: oggetti σ destri in ros1; porfiroclasti tipo θ in ros2 (c), ros3 (d), in ros4 (e); f e g: oggetti σ sinistri in ros5; h e i: oggetti δ destri in ros7. (scala 1 mm).

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Dalla determinazione eseguita sulle geminazioni di tipo albite si evince una composizione principalmente labradoritica, tranne i valori più bassi che sono da riferire all’andesina e quelli più alti bytownitici.

a b

c

d Fig. 5: A e b: bookshelf nei plagioclasi nei quali si nota la variazione dell’orientazione delle geminazioni tipo albite dovuta alla disgregazione del cristallo originario. A: scala 1 mm; b: scala 0,5 mm. c: boudinage dei plagioclasi in ros5 (scala 1 mm). d) plagioclasi fratturati in ros1 (scala 1 mm).

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I porfiroclasti di plagioclasio sono stati approssimati ad ellissi mediante il programma Imagej al fine di ottenere il parametro della vorticità cinematica media. L’approssimazione degli oggetti ad ellissi è molto pratica poiché i dati che sono richiesti per arrivare alla stima della vorticità cinematica media sono l’asse massimo e minimo dell’oggetto e l’angolo formato dall’asse maggiore dell’oggetto con la foliazione. Questa figura geometrica, approssimata dal programma sui porfiroclasti, permette al programma stesso di fornire questi dati. L’angolo ottenuto dall’analisi è stato corretto in sede di elaborazione della tabella in quanto la foliazione non è parallela né al lato lungo all’immagine, né alla sezione (fig. 7).

Fig. 7 Porzione della tabella utilizzata per il calcolo della vorticità con i dati provenienti da Imagej. I campi major e minor rappresentano la lunghezza a la larghezza degli oggetti; il primo campo verde è il rapporto fra questi due parametri; il campo rosso fornisce l’angolo da correggere; il secondo campo verde contiene l’angolo corretto tenendo conto dell’angolo formato dalla foliazione con l’orizzontale dell’immagine (freccia rossa).

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I dati di lunghezza e larghezza degli oggetti sono stati utilizzati con lo scopo di ottenere il rapporto fra le due misure, parametro necessario allo sviluppo dei calcoli per determinare la vorticità cinematica media della sezione.

Quarzo:

La maggior parte del quarzo presente si organizza in nastri all’interno dei quali il meccanismo deformativo principale è il Subgrain Rotation Recrystallization (SGR), il quale indica temperature di deformazione tra i 400°C e i 500°C, con subordinato il Grain Boundary Migration (GBM) (fig. 8), attivo a temperature leggermente più alte di 500° grazie al quale, attraverso la migrazione dei margini, il cristallo originario (oldgrain) crea nuovi cristalli chiamati newgrain, subgrain e grain.

L’analisi delle immagini dei nastri di quarzo (capitolo 6.3) ha permesso di ricavare la grain size

distribution, le percentuali areali e il raggio di dei quattro tipi di grani nastro per nastro (figg. 10 e

13) e sezione per sezione (figg. 11, 12 e 14), mediante dei semplici algoritmi su un foglio di lavoro di Excel (fig. 9).

a b

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Fig. 9 Foglio di calcolo di Excel all’interno del quale sono stati elaborati i dati sulle aree e sul numero degli oggetti appartenenti ai quattro gruppi di grani riconosciuti.

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Fig. 10 Dimensioni medie dei grani in µm2 nastro per nastro: sulle ordinate la numerazione è uguale a quella usata nella tabella in fig.

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Per quanto riguarda le superfici medie dei grani, i grafici sono stati spezzati (figg. 10 e 11) perché le dimensioni degli oldgrain sono notevolmente superiori degli altri tre gruppi e non si sarebbero apprezzati i trend di questi ultimi. L’andamento generale presenta un’evoluzione positiva verso la

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zona di taglio sinistra per i subgrain, i grain e i newgrain e un marcato trend negativo per gli

oldgrain.

Partendo da questo dato è stata ipotizzata la forma circolare degli oggetti per calcolarne il raggio ipotetico.

Dei quattro gruppi di cristalli di quarzo è stata calcolata anche la presenza areale per valutare la variazione della loro frequenza in relazione alla vicinanza con le zone di taglio (figg. 13 e 14).

a

b

(13)

Fig. 13 In alto è rappresentata la tabella delle percentuali della presenza areale dei quattro tipi di grani raggruppati nastro per nastro. Nel lato sinistro della tabella in figura si leggono i numeri con i quali sono identificati i nastri di quarzo nelle figure precedenti e successive. In basso è rappresentato il relativo grafico (spezzato sulle Y).

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La percentuale areale dei grani mostra dei trend positivi per i subgrain, i grain e i newgrain, mentre gli oldgrain hanno una tendenza negativa verso la zona di taglio sinistra; questo avviene sia osservando i grafici suddivisi nastro per nastro (fig. 13), sia guardando quelli sezione per sezione (fig. 14).

Attraverso l’analisi dell’immagine è stato calcolato il rapporto lunghezza/larghezza dei nastri distinto fra i nastri senza foliazione obliqua e quelli con foliazione obliqua destra e sinistra da mettere in relazione alla posizione rispetto alle zone di taglio (fig. 15). È stato osservato come il trend della foliazione obliqua destra sia del tutto simile a quello dei nastri non interessati da questo

Fig. 14 In alto è rappresentata la tabella delle percentuali della presenza areale dei quattro tipi di grani raggruppati sezione per sezione. In basso è rappresentato il relativo grafico.

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meccanismo deformativo, mentre quello della foliazione obliqua sinistra presenta un andamento di tipo gaussiano con un picco positivo vicino alla zona di taglio sinistra.

I nastri di quarzo che presentano la foliazione obliqua, evidenziata dalla forma allungata della maggior parte dei grani di quarzo, definiscono un fabric obliquo (dai 20° ai 40°) rispetto alla foliazione milonitica principale. È un meccanismo che si sviluppa in un flusso non coassiale sotto l’azione del SGR. Nelle sezioni sottili questa struttura non ha un andamento costante e presenta delle variazioni sia nel senso di taglio registrato (figg. 15 e 17), che nella quantità di nastri interessati (fig. 16). Ad esempio la sezione ros6 registra esclusivamente la foliazione obliqua sinistra, mentre nelle altre sezioni questo senso di taglio è subordinato al destro o è del tutto assente.

Fig. 15 Rapporti lunghezza/larghezza dei nastri di quarzo con distinzione tra i nastri interessati dalla foliazione obliqua destra e sinistra.

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Fig. 16 Percentuale areale dei nastri di quarzo con evidenziata la presenza o meno della foliazione obliqua e il senso di taglio osservato.

a

b

c

Fig. 17 Foliazione obliqua rilevata: a: ros8 foliazione obliqua destra; b: ros9 foliazione obliqua destra; c: ros6 foliazione obliqua sinistra. (scala 1 mm).

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Alcuni cristalli all’interno dei nastri presentano estinzione obliqua, sintomo di deformazione sotto regimi di media temperatura.

Il quarzo è raramente presente immerso nella matrice, ruota come i porfiroclasti di plagioclasio descritti in precedenza, definendo mantled objects δ e σ con senso di taglio prevalentemente destro. È una delle componenti della matrice a grana fine che interessa tutte le sezioni.

Biotite:

Costituisce la maggior parte della foliazione milonitica che avvolge i porfiroclasti di plagioclasio e quarzo e dà un importante contributo alla formazione delle ombre di pressione nei siti a low strain insieme alla mica bianca ed epidoto. In questi siti la biotite definisce una debole foliazione parallela a quella milonitica principale insieme alla mica bianca (fig. 18g).

In molti cristalli la biotite si trovano in plaghe, quasi “spalmata” sulla sezione. In questi casi ha scarsissimo pleocroismo e un colore a nicol incrociati tendente al giallo/grigio, cosa che fa pensare a un importante alterazione, probabilmente in ossidi (fig. 18a).

La cloritizzazione interessa quasi esclusivamente la biotite costituente la foliazione, la quale assume delle colorazioni verde oliva a nicol paralleli e grigio/bluastro a nicol incrociati, ma anche i cristalli a plaghe e i biotite fish destri presenti con gli stessi effetti ottici.

I biotite fish (fig. 18e) sono una testimonianza che questa fase è presente all’inizio della deformazione. Esistono alcuni cristalli che si comportano come porfiroclasti, sicuramente preci nematici e ruotati durante la deformazione milonitica, cloritizzati e dislocati dai nastri, piegati e crenulati dalle fasi de formative posteriori all’evento milonitico (fig. 18b e d), con la foliazione milonitica principale che li avvolge. Tra i cristalli sicuramente precedenti alla deformazione principale ne esistono alcuni fratturati e orientati casualmente (fig. 18f).

Un altro sito nel quale si rileva la biotite è all’interno dei letti lepidoblastici più spessi, con cristalli con orientazione casuale (fig. 18c) fino a perpendicolari alla foliazione esterna; questo può essere frutto della distorsione del campo di stress ad opera dei grossi porfiroclasti di quarzo e plagioclasio presenti nella sezione.

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a b

c d

e f

g

Fig. 18 Figure rappresentanti la biotite nelle varie forme (ad: foto acquisite dal microscopio ottico; eg: ritagli da immagini 

digitali): a: ros1 biotite a plaghe (lato lungo 0,5 mm); b: ros4 biotite piegata (lato lungo 3 mm); c: ros4 biotite orientata casualmente (lato lungo 3 mm); d: ros9 biotite crenulata (lato lungo 0,5 mm); e: ros7 biotite fish (scala 1 mm); f: ros3 biotite strappata e non disorientata (scala 0,5 mm); g: ros4 ombra di pressione con debole foliazione parallela alla foliazione milonitica principale (scala 1 mm).

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K-feldspato:

La presenza del K-feldspato è limitata a pochi cristalli molto alterati. La principale alterazione deriva dalla ricrescita della clinozoisite, mentre la mica bianca interviene più raramente. Si distinguono porfiroclasti ruotati tipo σ e δ, mentre altri cristalli presentano pertiti (fig. 19) e geminazioni a fiamma e a graticcio, il che farebbe pensare al microclino.

a b

c

Fig. 19 Oggetto σ di microclino nel quale si riconoscono le geminazioni a graticcio in ros7 (scala 0,5 mm); b e c: cristalli di k-feldspato con evidenti pertiti in ros9 (ac: ritagli da immagini digitali; scala 0,5 mm).

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7.2.4 Fasi secondarie.

Mica bianca:

Interviene in scarsa percentuale nella definizione dei domini lepidoblastici e nella disgregazione dei cristalli di plagioclasi. I cristalli immersi nella foliazione sono in genere orientati casualmente, indicando una ricrescita successiva al principale evento deformativo. Nelle sezioni più vicine alla zona di taglio destra (ros8 e ros9) la mica bianca definisce da sola dei domini lepidoblastici, ed è stato possibile con l’analisi dell’immagine distinguerla dalla matrice circostante (fig. 20).

Nelle ombre di pressione ai lati dei porfiroclasti la mica bianca, subordinata alla biotite più o meno cloritizzata, definisce una serie di piccole alternanze con il quarzo ridotto a cristalli minori rispetto alla dimensione nei nastri (fig. 18g). All’interno di alcuni nastri di quarzo la mica definisce una debole foliazione parallela a quella milonitica principale (fig. 21).

Fig. 20 Foglio di lavoro di Excel nel quale sono state calcolate le percentuali areali delle fasi normalizzate a 100%, escludendo cioè i buchi delle sezioni. Si nota come nelle immagini delle sezioni ros8 e ros9 le dimensioni della muscovite sono state ritenute tali da distinguerla dalla matrice.

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Clinozoisite:

La sua presenza è limitata, inferiore al 2% (fig. 22). Si presenta in cristalli euedrali se di piccole dimensione o clasti con bordi netti se di dimensioni maggiori, alcuni cristalli presentano geminazioni parallele al lato lungo. I cristalli maggiori si comportano come porfiroclasti e sono avvolti dalle miche. È il principale responsabile dell’alterazione dei plagioclasi, all’interno dei quali forma dei piccolissimi cristalli con molte delle proprietà ottiche nascoste dalle dimensioni, ed è il principale costituente del bordo di reazione che si forma sui cristalli di tormalina. Interviene subordinatamente nella definizione dei domini lepidoblastici, nelle ombre di pressione dei porfiroclasti e nei foliation fish presenti nella sezione. Si presenta “sporco” e sembra crescere in relazione alla disgregazione dei minerali sialici, anche se la sua presenza è legata in primis alla circolazione dei fluidi. Le sezioni basali sono completamente estinte e hanno forme esagonali allungate.

(22)

a b

c

d e

f

Fig. 22 Figure rappresentanti la clinozoisite nelle varie forme (a: foto da microscopio ottico; bf: ritagli dall’immagine digitale). A: 

epidoto con tracce di sfaldatura in ros8 (lato lungo 0,1 mm); epidoto euedrale in ros4 (b), in ros2 (c), in ros5 (d) (scala 0,5 mm); e: ros7 epidoto con tracce di sfaldatura (0,5 mm); f: ros4 epidoto ricresciuto sulla tormalina (1 mm).

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Clorite:

È stata riconosciuta principalmente come fase di alterazione della biotite sia lungo i piani di foliazione, sia sulle plaghe biotitiche, sia nei biotite fish, variando i colori a nicol paralleli verso il verde oliva e a nicol incrociati verso un grigio/blu scuro, indicando valori alti di Fe.

Avvicinandosi alla zona di taglio destra, nelle sezioni ros8 e ros9, la clorite compare nella forma a fiocchi (fig. 23), riempiendo le vene di ros9 e crescendo spesso lungo la foliazione e ai margini dei nastri di quarzo nei campioni ros8 e ros9.

Tormalina:

La tormalina appare in singoli cristalli alterati ed in reazione con l’epidoto che la circonda (fig. 24). I cristalli presentano pleocroismo inverso e zonatura composizionali, con qualche caso inclusioni circolari pleocroiche con colori sulla frequenza del rosso, probabilmente sono ossidi, e altre

a

b c

d

Fig. 23 Figure rappresentanti la clorite nelle varie forme (ac foto da microscopio ottico; dritaglio da immagine digitale). A e b: 

clorite a fiocchi in ros8 (a: scala 0,5mm; b: lato lungo 0,2 mm); c: clorite a fiocchi ai bordi di un nastro ros9 (lato lungo 0,5 mm); d: biotite fish in ros3 cloritizzato nella porzione a destra nella quale si nota la colorazione bluastra (scala 0,5 mm).

(24)

inclusioni di forme variabili di composizione sialica (apatite?) (fig. 24e). Esiste un debole clivaggio circa parallelo al lato lungo e sono presenti delle fratture irregolari circa parallele al lato corto dei cristalli.

Spesso sono riconoscibili anse di corrosione magmatica (sezione ros8, fig. 24d).

a b

c d

e

Fig. 24 Figure rappresentanti la tormalina (ad: ritagli da immagini digitali; e: foto da microscopio). a: tormalina immersa per metà

in un nastro di quarzo in ros3 (scala 1 mm); b: tormalina con bordo di reazione in clinozoisite in ros4 (scala 1 mm); c: tormalina con clivaggi ben evidenti e inclusioni di ossidi in ros2 (scala 0,5 mm); d: tormalina con ansa di corrosione magmatica e bordo di reazione in clinozoisite in ros6 (scala 0,5 mm); e: tormalina con inclusioni sialiche (apatite?) e bordo di reazione con l’epidoto in ros9 (lato lungo 3 mm).

(25)

Il borosilicato è precinematico rispetto all’evento milonitico. È avvolto dalla foliazione principale e allineato lungo di essa. Talvolta sono riconoscibili ombre di pressione con fibre che si sviluppano perpendicolari al lato corto del cristallo costituite da epidoto, quarzo, mica chiara e biotite.

L’epidoto spesso forma un bordo di reazione. Nella sezione ros3 la tormalina è presente in quattro cristalli. Due di essi derivano dalla fratturazione di un singolo cristallo e sono in continuità ottica, separati da un nastro di quarzo (fig. 24a). Un altro cristallo è quasi totalmente alterato in epidoto, si riconosce però l’abito primario della tormalina quindi l’epidoto è cresciuto isomorfo.

Orneblenda:

In bibliografia questa fase è citata (Carreras e Losantos, 1982) come una delle fasi principali della granodiorite indeformata. Nei nove campioni acquisiti la sua presenza è limitata a un piccolo cristallo riconosciuto nella sezione ros6 nel quale si riescono ad identificare deboli tracce di sfaldatura con angoli di 120°. I colori a nicol paralleli e nicol incrociati sono concordi all’identificazione della fase, così come l’angolo di estinzione. Il cristallo presenta un bordo di reazione con ossidi e miche.

7.2.5 Fasi accessorie.

Ossidi:

Gli ossidi sono presenti nelle sezioni come cristalli a bacchetta singola, tipo ilmenite, come aggregati di bacchette e come masse e globose. Talvolta è presente una ossidazione diffusa in tutta la sezione, specialmente lungo la foliazione, sia all’interno delle plaghe biotitiche nelle quali si riconoscono aghi di rutilo disposti in sets orientati a 120° (fig. 25b).

a b

Fig. 25 A: frattura riempita da ossidi con offset ben evidente in ros1 (scala 1 mm); b: aghi di rutilo all’interno della biotite a plaghe disposti in tre set orientati a 120° in ros1 (lato lungo 0,5 mm).

(26)

In ros1 riempiono la frattura tardiva che attraversa quasi tutto il campione e alle terminazioni di essa si diffondono nella sezione (fig. 25a).

Zircone:

Lo zircone è presente come fase accessoria in tutte le sezioni. I cristalli sono ben formati con bordi netti attraverso i quali si riesce a riconoscere l’abito cristallino della fase (fig. 26).

7.3 Relazioni blastesi / deformazione.

L’evento deformativo principale provoca un cambiamento strutturale nelle sezioni, con effetti maggiori in quelle vicine alla zona di taglio destra (ros8 e ros9). In tutte le sezioni si nota come la biotite, così come gli ossidi, sono presenti all’inizio della deformazione e che hanno uno sviluppo durante e dopo l’evento deformativo milonitico. La mica bianca e la clorite invece intervengono successivamente all’evento, o appena prima che esso termini, la prima perché non sempre è disorientata rispetto al flusso, presentando alcuni cristalli orientati ad alto angolo con la foliazione milonitica principale, la seconda perché interviene come alterazione della biotite presente e come ricrescita come fiocchi senza interazione col campo di stress.

Per le altre fasi presenti lo schema dello sviluppo è rappresentato in fig. 27.

L’ultima fase deformativa subita dalle rocce è la deformazione fragile rappresentata in ros1 e ros6 da fratture ad alto angolo con la foliazione, riempite da ossidi, che attraversano sia la foliazione principale che le fasi mineralogiche presenti.

a b

Fig. 26 Figure rappresentanti lo zircone (foto da microscopio ottico). A: zircone in ros8 (lato corto 0,8 mm); b: zircone in ros9 (lato lungo 0,3 mm). In entrambe le foto si riconoscono bene l’abito cristallino e la birifrangenza dello zircone.

(27)

7.4 Indicatori cinematici.

Gli indicatori cinematici riconosciuti alla microscala sono:

• mantled objects σ e δ con le ali asimmetriche che attraversano la linea mediana del cristallo salendo verso destra o sinistra, dai quali è possibile ricavare il senso di taglio (vedi 7.2.3 e 7.2.4). Il tipo σ destro è di gran lunga il più rappresentato, la maggior parte dei quali formata dai plagioclasi e dal quarzo;

• biotite fish destri, a testimonianza che questa fase è presente all’inizio della deformazione (fig. 28);

• foliazione obliqua all’interno dei nastri di quarzo (vedi 7.2.3), con prevalenza del senso di taglio destro in tutte le sezioni eccetto ros6 (fig. 17);

• foliation fish (fig. 29), indicatori composti principalmente da biotite, con quarzo, epidoto, plagioclasi e miche bianche, il tutto a grana fine. Da queste masse, in aumento di numero verso la zona di taglio destra, si è sempre ricavato un senso di taglio destro; • strutture S/C e S/C’ (capitolo 5.3.4) (fig. 30). Le sezioni che presentano più sviluppate

queste strutture sono ros6 e ros9.

(28)

A partire dalla descrizione delle sezioni e dell’affioramento (capitolo 5), si evince come la porzione del transetto vicina alla zona di taglio destra, rappresentata dalle sezioni ros8 e ros9, subisce una milonitizzazione più intensa. Questo si è dedotto attraverso i seguenti risultati ottenuti:

a b

c d

Fig. 28 Figure rappresentanti biotite fish (ad ritagli da immagini digitali). A: biotite fish con le tracce di sfaldatura piegate in ros9

(scala 0,5 mm); esempi di biotite fish lungo il transetto: in ros2 (c, scala 0,5 mm), in ros7 (d, scala 1 mm) e in ros9 (b, scala 1 mm).

a

b

Fig. 29 Figure rappresentanti foliation fish (a: foto da microscopio; b: ritaglio da immagini digitale). Foliation fish in ros6 (a, lato lungo 6 mm); e in ros5 (b, scala 1 mm).

(29)

• i porfiroclasti diminuiscono di numero e dimensioni verso la zona di taglio destra, • i nastri di quarzo aumentano il loro rapporto lunghezza/larghezza verso ros9,

• la grain size distribution e la percentuale di presenza areale dei diversi tipi di cristalli di quarzo all’interno dei nastri, mostrano trend negativi per gli oldgrain e positivi per gli altri tipi di grani da ros1 a ros9,

• la percentuale di matrice ha un trend nettamente positivo verso ros9, • la ricristallizzazione dei fillosilicati è significativa in ros8 e ros9,

• la foliazione milonitica ha una natura meno anastomizzata ed è più pervasiva in ros8 e ros9.

a

b

Fig. 30 La sezione ros9 (a, lato lungo 3,7 cm), adiacente alla zona di taglio destra, e la sezione ros6 (b, lato lungo 3,7 cm) mostrano un fabric milonitico interessato da strutture S/C e S/C’. Le linee rosse rappresentano la foliazione milonitica principale, coincidente con i piani di taglio S, le linee blu sono i piani C, quelle gialle sono i piani C’. Da questa geometria si ricava un senso di taglio destro.

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