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PIANO DELLA PERFORMANCE

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Academic year: 2022

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REGIONE LIGURIA

PIANO DELLA PERFORMANCE

2021 – 2023

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Sommario

Sommario ... 3

1. PRESENTAZIONE DEL PIANO... 4

2. LA REGIONE LIGURIA (funzioni, quadro organizzativo e finanziario) ... 7

3. IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE ... 15

4. L’INTEGRAZIONE DEL PIANO DELLA PERFORMANCE CON LE FONTI DI PROGRAMMAZIONE .. 20

5. LE PROGRAMMAZIONI ESTERNE ... 21

6. IL PROGRAMMA DI GOVERNO ... 35

7. LA PROGRAMMAZIONE DELLA PERFORMANCE TRIENNALE ... 38

8. LA PROGRAMMAZIONE ANNUALE ... 39

9. LA VALUTAZIONE PARTECIPATIVA ... 40

10. AZIONI DI MIGLIORAMENTO DEL CICLO DELLA PERFORMANCE E INTEGRAZIONE CON IL PTPCT ... 42 APPENDICE 1 OBIETTIVI SPECIFICI 2021-2023

APPENDICE 2 ALBERO DELLA PERFORMANCE 2021

APPENDICE 3 OBIETTIVI ANNUALI 2021: RISULTATI, INDICATORI E TARGET APPENDICE 4 PIANO VALUTAZIONE PARTECIPATIVA 2021

APPENDICE 5 PIANO TRIENNALE DI AZIONI POSITIVE 2021-2023

APPENDICE 6 ORGANIGRAMMI STRUTTURE REGIONALI AL 1° GENNAIO 2021

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1. PRESENTAZIONE DEL PIANO

Il Piano della performance è il documento programmatico triennale predisposto dalla Regione sulla base delle priorità politiche individuate a livello regionale nel Programma di Governo della XI legislatura e in coerenza con i contenuti del ciclo della programmazione finanziaria e di bilancio con particolare riferimento al Documento di Economia e Finanza Regionale 2021-2023.

Il Piano individua gli indirizzi e gli obiettivi strategici ed operativi di cui all’art 5, c.1, lett.

B del D. Lgs. 150/2009 (e cioè gli obiettivi specifici) e definisce gli indicatori per la misurazione e la valutazione della performance all’Amministrazione, nonché gli obiettivi assegnati alle direzioni e dipartimenti regionali e i relativi indicatori.

Il D.Lgs n. 150/2009 e la legge regionale n.

59/2009, modificata dalla legge regionale n.

29/2018, stabiliscono i principi di riferimento e individuano il modello organizzativo per la sistematica misurazione e valutazione della performance e dei risultati.

Il Piano della Performance 2021-2023 si applica alle Strutture della Giunta Regionale e alle seguenti quattro Agenzie regionali:

ARPAL (Agenzia regionale per l’Ambiente);

ALFA (Agenzia regionale per il lavoro, la formazione e l’accreditamento);

In Liguria (Agenzia regionale per la Promozione Turistica);

ALiSEO (Agenzia per lo studio e l’orientamento).

Anche in questa edizione di Piano sono stati inseriti gli obiettivi annuali dei Direttori Generali delle Agenzie Regionali, in modo da valorizzare il contributo di tutti gli attori del sistema regionale al perseguimento di risultati orientati alla realizzazione delle priorità strategiche individuate. Osservando il piano degli obiettivi assegnati alle strutture organizzative (appendice 2), appare infatti evidente l’intreccio di obiettivi annuali di

strutture di Giunta e di Agenzie ramificati all’interno delle Missioni.

Il Sistema di obiettivi di performance è inoltre allineato anche ad altri documenti programmatori regionali, in particolare al Piano triennale di prevenzione della corruzione e trasparenza 2021-2023.

Il Piano della performance delinea, attraverso l’articolazione in obiettivi e target annuali attesi, che cosa intende fare l’Amministrazione regionale, come e con quali strumenti agire per la realizzazione del programma di mandato, tenendo conto, altresì, della persistente crisi economica e dei consistenti tagli delle risorse statali.

I sistemi di Performance management delle organizzazioni pubbliche sono attualmente caratterizzati da una significativa evoluzione in termini di legittimazione esterna e di conoscenza delle informazioni di performance da parte dei cittadini. Entrambi i filoni sono dunque fortemente orientati all’apertura verso l’esterno della Pubblica Amministrazione, fino a tendere al concetto di

“audit esterno” e del conseguente rafforzamento e trasformazione del ruolo dei cittadini.

L’apertura all’esterno del Ciclo della Performance modifica il paradigma dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e ambiente di riferimento, andando a ridurre l’autoreferenzialità che spesso affligge gli Enti Pubblici. A tal fine possono essere utilizzati una molteplicità di strumenti: processi decisionali inclusivi, il bilancio partecipato, le carte dei servizi e gli standard di qualità, la valutazione civica e partecipativa e la customer satisfaction.

Per la normativa italiana, a partire dal D. lgs.

150 del 2009, il Ciclo della Performance crea un circuito che virtuosamente correla il Piano della Performance (espressione di bisogni collettivi, mission, mandato e priorità

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5 politiche) alla programmazione interna e,

anche tramite l’opportuno reporting, alla Relazione sulla Performance. Tale documento di rendicontazione, tramite i feedback sul ciclo avvenuto, soddisfa il duplice compito di valutare la performance dell’Ente e di alimentare l’elaborazione del successivo Piano della Performance, avviando un nuovo ciclo.

prof. Cepiku, Presidente commissione Tecnica Performance del Dipartimento Funzione Pubblica

L’apertura verso l’esterno del Ciclo della Performance genera dunque un nuovo e più ampio sistema di relazione e scambio tra Pubblica Amministrazione e stakeholder di riferimento, che impatta sui tre pilastri del ciclo della performance: programmazione, monitoraggio in itinere e impatti sulla performance organizzativa. La realizzazione di un tale processo di apertura strutturata verso l’esterno genera pertanto un raccordo sistematizzato tra performance management e policy making, rendendo possibile il collegamento tra la valutazione e la pianificazione e portando in prospettiva la compartecipazione dei cittadini già nella fase iniziale di definizione delle strategie pubbliche.

Il Piano della Performance viene approvato dalla Giunta Regionale con apposita deliberazione. Successivamente, vengono monitorati trimestralmente gli obiettivi individuati e se ne controlla l’andamento.

Ogni anno, a consuntivo, si procede alla

valutazione delle attività programmate e alla misurazione dei risultati raggiunti.

Gli obiettivi specifici triennali e quelli annuali sono stati classificati in base alla tipologia di

missioni e programmi utilizzata dalla normativa nazionale in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni e degli Enti Locali (D.Lgs. n. 118/2011 e D.Lgs.

126/2014).

Il piano è stato redatto dagli uffici competenti in materia di misurazione e valutazione della performance, raccogliendo le indicazioni e le proposte espresse dai direttori e vice direttori generali di concerto con gli Assessori competenti e con il coordinamento del Nucleo di Valutazione.

Particolare attenzione è stata posta sul progressivo miglioramento della significatività e misurabilità degli obiettivi grazie alla supervisione e all’apporto metodologico del Nucleo di Valutazione.

Il Piano è suddiviso in cinque parti principali:

- la prima presenta sinteticamente le funzioni della Regione, qual è lo stato

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6 della sua organizzazione e come è

configurato il sistema di misurazione e valutazione della performance;

- la seconda parte descrive gli indirizzi di integrazione tra Piano della Performance e le altre programmazioni esterne a Regione Liguria, di cui presenta gli andamenti (Agenda 2030, BES, PNR) anche allo scopo di favorirne la più ampia diffusione e promuovere una cultura della programmazione correlata agli indirizzi internazionali e nazionali;

- la terza parte contiene la pianificazione triennale di Regione Liguria per il periodo di piano 2021 – 2023, raccordando ad ogni Missione / Programma gli obiettivi specifici e le strutture responsabili;

- la quarta parte riguarda la programmazione annuale di Regione Liguria, presentando con “logica a cascata” le missioni, gli obiettivi specifici e gli obiettivi annuali/operativi agganciati alle singole articolazioni organizzative della Regione: Segreteria Generale, Direzioni centrali, Dipartimenti, Agenzie;

inoltre illustra la sperimentazione della Valutazione partecipativa;

- nell’ultima sezione vengono descritte le misure da intraprendere per migliorare l’attività di gestione e misurazione della performance e l’integrazione con il Piano di prevenzione della corruzione e trasparenza;

- in appendice, infine, per uniformità di lettura del Piano e comodità di consultazione, sono state raccolti:

Obiettivi specifici delle Direzioni/Dipartimenti;

Albero della Performance (dalla Missione all’obiettivo annuale);

Schede obiettivi annuali delle Direzioni, Dipartimenti, Segreteria Generale e Agenzie regionali con indicatori e target;

Piano della Valutazione Partecipativa 2021;

Piano triennale di azioni positive, (allegato al Piano della Performance ai sensi art. 48 comma 1 D. Lgs 198/2006 - codice pari opportunità tra uomo e donna),

Organigrammi delle strutture organizzative della Giunta regionale, al 1°

gennaio 2021.

(6)

7

2. LA REGIONE LIGURIA (funzioni, quadro organizzativo e finanziario)

2.1 Funzioni e Attività

La Regione svolge una pluralità di funzioni e attività assegnate dalla Costituzione.

Esse sono cresciute negli ultimi anni facendo sì che la Regione sia divenuta uno dei punti di riferimento per l’attuazione delle politiche pubbliche in molti aspetti fondamentali della vita dei cittadini.

Oggi la Regione, pertanto, oltre che essere organo di legislazione e di rappresentanza, ha importanti compiti di programmazione, regolazione e, in alcuni casi, di gestione, in diversi ambiti di attività: la salute, i servizi sociali, il territorio, l’urbanistica, la difesa del suolo e l’ambiente, il lavoro, lo sviluppo economico, l’industria, il commercio, l’artigianato, l’agricoltura, la caccia e la pesca, il turismo, le infrastrutture, i porti, i trasporti, le relazioni internazionali, l’edilizia, i lavori pubblici, i programmi comunitari, la protezione civile, l’istruzione, la formazione professionale, la gestione dei Centri per l’impiego, la cultura, lo sport.

Nello svolgere tali funzioni la Regione Liguria ispira la propria azione a una serie di principi stabiliti dall’articolo 2, secondo comma, del proprio Statuto:

a) tutela la persona e sostiene la famiglia rimuovendo gli ostacoli che ne limitano il pieno sviluppo;

b) assicura, con azioni positive, le pari opportunità in ogni campo, sulla base dei principi di pari diritti e pari trattamento tra le donne e gli uomini;

c) riconosce e sostiene l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle formazioni sociali per lo svolgimento di attività di interesse generale e applica il principio di sussidiarietà come

metodo istituzionale di azione legislativa e amministrativa e nel rapporto con gli enti locali, le comunità e le autonomie funzionali;

d) tutela il diritto alla salute e garantisce un efficace sistema di protezione sociale;

e) opera per superare le disuguaglianze sociali;

f) opera le scelte fondamentali per lo sviluppo della sua comunità esercitando le funzioni legislative, di programmazione, di pianificazione, di indirizzo e di coordinamento, nonché le funzioni amministrative che necessitano di gestione unitaria a livello regionale;

g) conforma la propria azione alle caratteristiche della Liguria valorizzandone le specificità storiche, linguistiche, culturali, sociali e geografiche;

h) persegue obiettivi di qualità, di efficienza, di efficacia e di trasparenza;

i) opera per salvaguardare e valorizzare il patrimonio paesaggistico ed ambientale della Liguria e promuove lo sviluppo sostenibile;

j) partecipa attivamente al processo di trasformazione dello Stato in senso federale richiedendo forme e condizioni particolari di autonomia, sulla base delle proprie vocazioni e delle proprie risorse, in particolare valorizzando il ruolo del sistema dei porti liguri anche nel perseguire obiettivi di sussidiarietà fiscale;

k) valorizza la libertà di iniziativa economica ed opera per assicurare la piena occupazione;

l) promuove un sistema di istruzione e formazione che favorisca la crescita personale nell’intero arco della vita.

Ognuno degli ambiti di intervento regionale è, a sua volta, suddiviso in molteplici settori di attività.

Per svolgere al meglio queste numerose funzioni nei campi più diversi, è necessaria

un’organizzazione complessa,

multidisciplinare e flessibile allo stesso tempo, che riesca ad affrontare le problematiche

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8 tipiche di ogni settore di attività con rapidità,

competenza e professionalità.

2.2 L’organizzazione interna

L’organizzazione interna degli uffici facenti capo alla Giunta Regionale è regolamentata dalla legge regionale n. 59/2009 e s.m.i.

Attualmente l’articolazione organizzativa prevede una Segreteria Generale, tre Direzioni Centrali e quattro Dipartimenti regionali, più quattro vicedirezioni generali.

(A decorrere dall’1.3.2021 sarà istituita la Vice Direzione Affari Legislativi, Istituzionali e Legali)

Ognuna delle articolazioni organizzative individuate è composta, a sua volta, da strutture dirette da un dirigente.

In appendice 6 al presente Piano sono rappresentate visivamente le direzioni e i dipartimenti regionali.

2.3 Il Personale regionale

(fonte: elaborazione del Settore Personale)

Al primo gennaio 2021 il personale regionale in organico negli uffici della Giunta Regionale ammontava a 1.469 dipendenti di cui 54 dirigenti (a tempo determinato e indeterminato in servizio effettivo), 8 direttori generali e 3 vice direttori.

I dipendenti della Regione sono suddivisi in varie categorie e qualifiche in base al contratto nazionale di lavoro: dirigenti, funzionari di categoria D, impiegati di categoria C e B.

La presenza femminile è maggioritaria sia nel complesso dell’organico, sia nelle categorie B, C e D. Paritaria tra i dirigenti.

Categoria n.

dipendenti % genere

B 190 Femmine 54,74%

Maschi 45,26%

C 641 Femmine 66,77%

Maschi 33,23%

D 573 Femmine 57,59%

Maschi 42,41%

Dirigenti 54 Femmine 50.00%

Maschi 50,00%

Vice Direttori 3 Femmine 33,33%

Maschi 66,67%

Direttori 8 Femmine 50,00%

Maschi 50,00%

Totale 1469 Femmine 60,86%

Maschi 39,14%

Note:

- nelle categorie del personale non dirigente sono compresi i dipendenti in distacco/aspettativa

- i dirigenti conteggiati sono a tempo determinato e indeterminato in servizio effettivo

- i direttori sono conteggiati una sola volta Organico del personale all’1.1.2021

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9 Esaminando la tendenza storica del numero

dei dipendenti del nostro Ente, si osserva un sostanziale equilibrio con una consistenza media intorno alle mille unità fino al 2015.

La crescita tra il 2015 e il 2020 è dovuta al passaggio di una parte dei dipendenti delle amministrazioni provinciali e successivamente all’assorbimento degli ex Centri per l’Impiego.

Note: nei totali non sono conteggiati i direttori e i vice direttori

Come in tutto l’ambito delle pubbliche amministrazioni anche in Regione l’età media è molto elevata in seguito alla graduale diminuzione di nuovi accessi e all’allungamento dell’età pensionabile.

età media

Dipendenti 1404 52,89

Dirig./Direttori 65 57,09

Totale 1469

Trend storico personale 2011 - 2021

Età media del personale

(9)

10 Il trend osservato sull’età anagrafica si riflette in

parte anche per quanto riguarda l’anzianità di servizio;

Il tasso di scolarizzazione del personale regionale è molto elevato.

Complessivamente i dipendenti in possesso di diploma o laurea sono la stragrande maggioranza.

Titolo di studio %

Diploma istruzione

secondaria 1° grado 6,067%

Qualifica Professionale 2,999%

Diploma istruzione

secondaria 2° grado 41,309%

Laurea 49,625%

2.4 Le Risorse Finanziarie

Con la legge regionale n. 34 del 29/12/2020 è stato approvato il Bilancio di Previsione per gli anni finanziari 2020-2022. Esso prevede, per l’anno 2021, una spesa complessiva in termini di competenza pari a 6.969.567.929,01 euro.

da 0 a 6

da 7 a 15

da 16 a 25

da 26 a 35

oltre 35 Dipendenti 53,77% 18,38% 8,26% 15,95% 3,63%

Dirigenti 27,69% 12,31% 35,38% 18,46% 6,15%

Titoli di studio del personale Anzianità di servizio del personale

(10)

11 Il quadro riassuntivo delle entrate per Titoli e delle spese per Titoli per l’anno 2021 è il seguente: (*)

ENTRATE COMPETENZA

2021 CASSA 2021

Fondo di cassa presunto all’inizio dell’esercizio 188.202.924,64

Utilizzo avanzo presunto di amministrazione 134.171.495,12

Fondo pluriennale vincolato 64.148.644,91

TITOLO 1 – Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e

perequativa 3.563.068.319,51 5.308.448.202,55

TITOLO 2 – Trasferimenti correnti 663.580.621,10 1.158.116.532,97

TITOLO 3 – Entrate extra tributarie 336.861.094,73 530.606.572,40

TITOLO 4 – Entrate in conto capitale 289.184.949,55 786.740.883,79

TITOLO 5 – Riduzioni di attività finanziarie 247.575.000,00 509.940.124,60

TITOLO 6 – Accensione prestiti 313.049.804,09 313.049.804,09

TITOLO 9 – Entrate da servizi per conto terzi e partite di giro 1.357.928.000,00 1.607.282.001,66

TOTALE TITOLI 6.771.247.788,98 10.214.184.122,06

TOTALE GENERALE DELLE ENTRATE 6.969.567.929,01 10.402.387.046,70

SPESE COMPETENZA 2021 CASSA 2021

Disavanzo di amministrazione 3.536.986,27

Disavanzo derivante da debito autorizzato e non contratto 114.630.059,60

TITOLO 1 – Spese correnti 4.375.043.432,67 5.256.435.641,96

di cui fondo pluriennale vincolato 4.577.320,47

TITOLO 2 – Spese in conto capitale 519.291.023,49 1.411.329.328,17

di cui fondo pluriennale vincolato 1.811.009,25

TITOLO 3 – Incremento attività finanziarie 218.753.846,16 411.105.408,71

TITOLO 4 – Rimborso prestiti 380.384.580,82 275.965.561,94

TITOLO 7 – Uscite per conto terzi e partite di giro 1.357.928.000,00 3.047.551.105,92

TOTALE TITOLI 6.851.400.883,14 10.402.387.046,70

TOTALE GENERALE DELLE SPESE 6.969.567.929,01 10.402.387.046,70

TOTALE ENTRATE 10.402.387.046,70

TOTALE SPESE 10.402.387.046,70

FONDO DI CASSA FINALE PRESUNTO 0,00

* fonte: Bilancio di Previsione della Regione Liguria per gli anni finanziari 2021- 2023 ( L.R. n. 34 del 29-12-2020)

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CODICE MISSIONE

PREVISIONE DI COMPETENZA

2021

PREVISIONE DI CASSA 2021

PREVISIONE DI COMPETENZA

2022

PREVISIONE DI COMPETENZA

2023 M01 SERVIZI ISTITUZIONALI, GENERALI E DI GESTIONE 400.620.872,55 636.287.600,84 308.155.528,79 305.832.053,95

M03 ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA 287.200,00 820.571,21 112.200,00 112.200,00

M04 ISTRUZIONE E DIRITTO ALLO STUDIO 32.295.813,92 51.055.400,04 27.310.961,59 29.823.800,00

M05 TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI 4.982.800,00 6.917.258,19 3.370.800,00 3.370.800,00

M06 POLITICHE GIOVANILI, SPORT E TEMPO LIBERO 1.655.413,53 7.684.296,06 594.310,73 592.755,00

M07 TURISMO 5.783.960,66 8.475.363,38 4.278.960,66 4.278.960,66

M08 ASSETTO DEL TERRITORIO ED EDILIZIA ABITATIVA 38.456.043,84 73.639.600,99 12.839.260,55 5.453.292,84 M09 SVILUPPO SOSTENIBILE E TUTELA DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE 45.673.442,59 94.431.978,31 5.930.370,66 21.882.951,22 M10 TRASPORTI E DIRITTO ALLA MOBILITÀ 340.251.837,67 636.877.942,04 263.740.634,20 253.118.554,39

M11 SOCCORSO CIVILE 28.149.782,30 62.564.702,05 7.985.847,00 7.985.847,00

M12 DIRITTI SOCIALI, POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA 117.210.056,32 177.976.819,63 43.850.284,64 43.596.100,00

M13 TUTELA DELLA SALUTE 3.613.298.135,51 4.260.106.506,07 3.507.830.192,00 3.487.100.192,00

M14 SVILUPPO ECONOMICO E COMPETITIVITÀ 168.472.296,57 269.708.162,15 20.318.242,19 5.459.792,08

M15 POLITICHE PER IL LAVORO E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE 110.312.222,33 235.965.774,04 52.577.821,51 36.836.967,33 M16 AGRICOLTURA, POLITICHE AGROALIMENTARI E PESCA 23.922.150,11 34.892.341,92 19.238.584,16 19.041.479,80 M17 ENERGIA E DIVERSIFICAZIONE DELLE FONTI ENERGETICHE 9.975.391,65 19.688.303,49 2.330.153,30 1.795.000,00 M18 RELAZIONI CON LE ALTRE AUTONOMIE TERRITORIALI E LOCALI 18.238.238,53 37.349.888,91 28.637.241,44 24.978.618,32

M19 RELAZIONI INTERNAZIONALI 12.704.899,62 17.193.299,41 9.856.815,89 9.175.386,72

M20 FONDI E ACCANTONAMENTI 228.426.550,61 411.239.389,53 249.436.745,64 281.729.894,25

M50 DEBITO PUBBLICO 292.755.774,83 311.960.742,52 55.229.774,83 56.308.774,83

M99 SERVIZI PER CONTO TERZI 1.357.928.000,00 3.047.551.105,92 1.357.228.000,00 1.357.228.000,00

TOTALE MISSIONI 6.851.400.883,14 10.402.387.046,70 6.000.852.729,78 5.955.701.420,39 Bilancio di Previsione 2021- 2023

Spese per missioni

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3. IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Dal 2011 la Giunta Regionale ha approvato il vigente Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance contenente il Sistema di Valutazione delle Prestazioni Individuali del personale.

Tale sistema, recentemente modificato, prevede:

• La sistematica misurazione e valutazione della performance e dei risultati dell’organizzazione nel suo insieme e dei dirigenti, finalizzata al miglioramento continuo;

• La misurazione e la valutazione della performance finalizzate al miglioramento della qualità dei servizi offerti, nonché alla crescita delle competenze professionali, attraverso la valorizzazione del merito e l’erogazione dei premi per i risultati perseguiti in un quadro di pari opportunità di diritti e doveri, di trasparenza dei risultati e delle risorse impiegate per il loro perseguimento;

• La previsione del ciclo di gestione della performance con l’adozione del Piano della Performance e della Relazione sulla Performance;

• I principi e i criteri per la misurazione e valutazione della performance organizzativa e individuale;

• La nomina del Nucleo di Valutazione quale garante del processo di misurazione e valutazione della performance.

I due sistemi rappresentano l’applicazione nell’ordinamento regionale dei principi introdotti dalla legge regionale n. 59/2009 e s.m.i.. e aggiornati dalla legge regionale n.

29/2018.

Il sistema di Misurazione e Valutazione della Performance prevede la formulazione del Piano della Performance quale documento programmatorio triennale che contiene gli obiettivi della Regione e la loro articolazione in obiettivi operativi annuali delle Direzioni Centrali e dei Dipartimenti regionali.

La definizione degli obiettivi avviene “a cascata”, dagli obiettivi specifici triennali (di cui all’art. 5 , c. 1 lett b) del D. Lgs 150/2009) individuati nel Piano della Performance a quelli annuali delle direzioni/dipartimenti, a quelli delle strutture regionali, fino ad arrivare agli obiettivi individuali dei responsabili di posizione organizzativa ed al collegamento dei dipendenti di categoria A, B, C e D a un obiettivo della struttura di appartenenza.

Il concetto di misurabilità dell’obiettivo è fondamentale per consentire una reale e seria valutazione dello stesso.

Per ogni obiettivo annuale viene definito l’indicatore di misurazione, una sorta di unità di misura dell’obiettivo. Insieme all’indicatore viene previsto il target da raggiungere, cioè il valore in termini quantitativi, qualitativi o di tempo dell’indicatore prescelto.

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16 LA “CASCATA DEGLI OBIETTIVI”

La misurazione e la valutazione delle attività hanno lo scopo di migliorare la qualità dei servizi offerti e far crescere le competenze professionali dei dipendenti anche attraverso la valorizzazione del merito, la misurazione dei risultati e delle risorse impiegate per il loro perseguimento.

La Regione Liguria ha, pertanto, adottato alcuni strumenti organizzativi e programmatori finalizzati ad una razionale gestione delle attività, alla loro misurazione e valutazione, nonché al riconoscimento dei risultati realizzati dalle strutture e dai dipendenti regionali.

Il Sistema di Misurazione e Valutazione della Performance è quindi, prima di tutto, un sistema organizzativo che mira a far lavorare meglio la “macchina” regionale.

Il sistema misura l’attività sotto due diversi profili: la performance organizzativa e la performance individuale.

PIANO DELLA PERFORMANCE 2021/2023 PROGRAMMA DI GOVERNO XI LEGISLATURA

DOCUMENTI PROGRAMMATICI

OBIETTIVI 2021 DELLE DIREZIONI E DIPARTIMENTI

OBIETTIVI 2021 DELLE STRUTTURE DIRIGENZIALI

OBIETTIVI 2021 DELLE POSIZIONI ORGANIZZATIVE

CONTRIBUTO DEL PERSONALE AGLI OBIETTIVI COLLETTIVI 2021 DELLE STRUTTURE

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17 1) PERFORMANCE ORGANIZZATIVA

(risultati complessivi)

La performance organizzativa è l’insieme dei risultati dell’ente e delle sue unità organizzative, dei suoi progetti e processi trasversali. Essa permette di programmare, misurare e poi valutare come l’organizzazione, consapevole dello stato e della salute delle risorse dell’ente, utilizza le stesse in modo razionale per assolvere alle funzioni amministrative di competenza ed erogare servizi quanti-qualitativamente adeguati alle attese degli utenti, al fine ultimo di creare Valore Pubblico, ovvero di migliorare il livello di benessere degli utenti e degli stakeholder.

La misurazione della performance organizzativa avviene secondo diverse modalità relativamente agli ambiti interessati e a cinque diverse dimensioni.

Il Nucleo di Valutazione ha un ruolo proattivo nella programmazione della performance organizzativa e dei suoi indicatori nei vari livelli organizzativi in base ai quali essa è declinata; a tal fine propone all’Amministrazione la configurazione e gli indicatori della performance organizzativa da definire nell’ambito del Piano della Performance di ciascun anno.

2) PERFORMANCE INDIVIDUALE (obiettivi + comportamenti)

In questo ambito vengono valutati:

A) il grado di raggiungimento di specifici obiettivi individuali predeterminati o il contributo individuale al raggiungimento degli obiettivi collettivi della struttura di appartenenza.

B) l’adeguatezza delle competenze e dei comportamenti organizzativi dimostrati nell’espletamento delle attività e/o dei compiti assegnati, in relazione alla categoria ed al profilo professionale posseduto ed all’eventuale incarico ricoperto.

E’ prevista inoltre la possibilità di prevedere una tipologia di performance correlata al raggiungimento di progetti ed obiettivi di gruppo.

Il sistema prevede altresì l’attribuzione di premi annuali per le migliori performance ad una quota di personale (ex premi di eccellenza), valutabile ai sensi dell’art. 8 (dirigenti, responsabili di posizione organizzativa, cat. D, C, B e A), secondo le modalità, i criteri e gli importi stabiliti in sede di contrattazione decentrata, in considerazione di elementi valutativi connessi al merito, alle prestazioni svolte ed ai risultati conseguiti

In sintesi il ciclo della performance ed il sistema di misurazione e valutazione delle prestazioni sono così articolati:

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18 CICLO DELLA PERFORMANCE

MISURAZIONE, CONTROLLO E RENDICONTAZIONE

RISULTATI

SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI DEL PERSONALE

DEFINIZIONE OBIETTIVI STRATEGICI E

OPERATIVI PIANO DELLA

PERFORMANCE

MONITORAGGIO DEGLI OBIETTIVI E INTERVENTI CORRETTIVI

RELAZIONE SULLA PERFORMANCE PROGRAMMA DI GOVERNO XI

LEGISLATURA

PROGRAMMAZIONE REGIONALE

(18)

19 IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

(19)

20

4. L’INTEGRAZIONE DEL PIANO DELLA PERFORMANCE CON LE FONTI DI PROGRAMMAZIONE

Nell’ambito del ciclo di programmazione e controllo dell’Ente, il Piano della Performance assume un ruolo centrale nel tradurre le finalità istituzionali, il programma di governo e le varie programmazioni che ne scaturiscono, in obiettivi specifici di performance rilevanti, misurabili e determinati, che si estendano a tutte le

articolazioni organizzative

dell’amministrazione.

In tale direzione si pone la norma stabilita dal D.Lgs n. 150/2009 e ss.mm. che all’art.

5, comma 1, lett.) b, prevede che gli obiettivi specifici di ogni Pubblica Amministrazione siano individuati nel Piano della Performance sulla base delle priorità strategiche delle pubbliche amministrazioni previste a livello nazionale.

A tal fine, per garantire un’efficace programmazione degli obiettivi di performance occorre che questi siano strettamente correlati con le diverse fonti di programmazione che hanno valenza per l’Ente Regione ed in particolar modo con quelle di bilancio e finanziarie e tengano anche conto delle priorità strategiche individuate dai documenti programmatori nazionali.

In particolare il Piano della Performance deve attingere dalle varie programmazioni: DEFR, Piano degli indicatori di bilancio, Programma Nazionale di Riforma, Programmazione comunitaria, Piano di prevenzione della Corruzione, altre programmazioni settoriali etc… e reinterpretare in chiave di performance gli obiettivi e le azioni previste da tali documenti programmatori.

Integrazione non significa coincidenza. I vari documenti programmatori rivestono ognuno per il proprio ambito una diversa natura e finalità. Non deve quindi trattarsi di una semplice trasposizione di contenuti da un documento all’altro, ma di un’operazione di selezione, qualificazione e integrazione degli obiettivi, eventualmente individuando

ulteriori obiettivi o ampliandone il perimetro di azione per garantire un’adeguata copertura delle articolazioni organizzative dell’Ente in una logica di performance management.

Tale attività di “traduzione/integrazione”

ragionata è peraltro fondamentale per assolvere alla funzione assegnata dal D.Lgs n. 150 al Piano della Performance di orientare l’azione amministrativa, favorire l’accountability nei confronti dei cittadini e delle comunità territoriali e promuovere il miglioramento della qualità dei servizi e degli interventi regionali.

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21

5. LE PROGRAMMAZIONI ESTERNE

A) AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese), articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030. È un evento storico, sotto diversi punti di vista.

Infatti, è stato espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Inoltre, tutti i Paesi sono chiamati a contribuire allo sforzo, senza più distinzione tra Paesi sviluppati, emergenti e in via di sviluppo, anche se con problematiche diverse:

pertanto ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli SDGs, rendicontando sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu.

Infine, l’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.

“The new agenda is a promise by leaders to all people everywhere. It is an agenda for people, to end poverty in all its forms – an agenda for the planet, our common home” (Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite dal 2007 al 2016)

Il processo di cambiamento del modello di sviluppo viene monitorato attraverso un sistema basato su 17 Obiettivi, 169 Target e oltre 240 indicatori. Rispetto a tali parametri, ciascun Paese viene valutato periodicamente in sede Onu e dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali. In Italia nel febbraio 2016 è nata l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), su iniziativa

della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. ASviS ha un ruolo fondamentale nel nostro paese poiché riunisce oltre 270 soggetti ed enti appartenenti alla società civile tra cui Università e centri di ricerca sia pubblici sia privati, associazioni rappresentative delle parti sociali, associazioni di enti territoriali, reti di associazioni della società civile, fondazioni e reti di fondazioni, soggetti italiani appartenenti ad associazioni e reti internazionali attive sui temi dello sviluppo sostenibile e associazioni di soggetti attivi nei mondi della cultura e dell’informazione.

Il Rapporto ASviS 2020 è uno strumento unico per monitorare l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Goals dell’Agenda 2030. Il rapporto di quest’anno (2020) evidenzia come la pandemia abbia rallentato lo sviluppo sostenibile provocando arretramenti per molti degli 17 SDGs (Sustainable Development Goals). Tra gli altri, alcuni fenomeni hanno avuto un impatto particolarmente negativo sul raggiungimento dei SDGs: l’elevato numero di morti, il peggioramento delle condizioni igienico- sanitarie, il blocco della didattica nelle scuole, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione causati direttamente dalla pandemia, l’intensificarsi e il perpetrarsi dei casi di violenza contro le donne durante i periodi di lockdown.

Nonostante la straordinarietà della situazione attuale, l’Unione Europea ha mantenuto un orientamento a favore dello sviluppo sostenibile nei programmi di risposta alla crisi da Covid 19 favorendo in questo modo la centralità all’interno del dibattito pubblico nei paesi europei dei temi della transizione

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22 ecologica, della transizione digitale e della

lotta alle disuguaglianze.

Il monitoraggio degli SDGs in Italia.

ASviS ha calcolato un indicatore composito per ognuno dei 17 Goal, per fornire agli stakeholder, ai media e al pubblico in generale una misura sintetica, chiara e di facile lettura dell’andamento dell’Italia rispetto ai vari Goal.

Gli indicatori utilizzati permettono un monitoraggio rapido e sintetico. Per sintetizzare gli indicatori elementari è stata adottata la stessa metodologia Istat per gli indicatori compositi del Bes.

Il Rapporto ASviS 2020 riporta i seguenti dati relativi ai 17 SDGs dell’Agenda 2030.

I grafici descrivono l’andamento del nostro paese per ogni obiettivo dell’Agenda 2030 e indicano le previsioni per l’anno 2020.

La posizione dell’Italia rispetto agli SDGs:

GOAL 1 SCONFIGGERE LA POVERTA’

Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 1 L’indicatore, dopo un andamento stazionario nel periodo 2012- 2014, registra un netto peggioramento fino al 2016 dovuti al peggioramento di alcuni indicatori elementari tra cui quello riguardante la povertà assoluta. Dal 2016 ad oggi si registra una tendenza positiva grazie alla diminuzione sia della grave deprivazione materiale sia delle persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali. Nel 2019

si riduce l’incidenza della povertà assoluta (meno 0,7% rispetto al 2018). Nonostante questo miglioramento, il rapporto evidenzia come il fenomeno della povertà non sia da sottovalutare poiché conta nel nostro paese circa 4,6 milioni di individui. La povertà assoluta è maggiormente diffusa tra gli individui che hanno un’età inferiore a 17 anni (11,4%) rispetto a quelli che hanno più di 65 anni (4,8%). Le famiglie povere con un figlio minore corrispondono al 6,5% delle famiglie italiane, mentre quelle con tre o più figli minori corrispondono al 20,2%.

Le previsioni per il 2020 sono invece negative a causa della crisi da Covid 19, che confermano gli effetti negativi della crisi in atto, nonostante l’intervento del Governo a sostegno delle imprese e dei lavoratori, che - secondo l’Istat - nel primo trimestre ha limitato all’1,6% la riduzione del reddito disponibile delle famiglie a fronte della forte caduta del PIL. In Italia (secondo stime di Prometeia), la crisi dovrebbe portare ad un crollo del PIL pari al 9,6% e una riduzione del reddito disponibile pari al 3,1% (a prezzi costanti). Appare quindi evidente l’impatto negativo della pandemia su questo Obiettivo assolutamente centrale dell’Agenda 2030.

GOAL 2 SCONFIGGERE LA FAME

Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 2 Dopo l’aumento registrato fino al 2016 - dovuto principalmente all’incremento della produzione per unità di lavoro delle aziende agricole e della quota di superficie agricola utilizzata (SAU) per coltivazioni biologiche - si rileva un

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23 andamento stabile negli ultimi quattro anni,

causato da tendenze diverse quali l’aumento delle coltivazioni biologiche e della produttività del lavoro e un peggioramento del margine operativo lordo per le piccole aziende e dell’indicatore della buona alimentazione (con cui si misura la quota di popolazione che ogni giorno consuma almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura che nel 2019 registra il peggior dato dell’intera serie storica). Secondo i dati Istat la crisi da Covid-19 avrà un impatto negativo su questo obiettivo poiché nei primi due trimestri del 2020 si è registrato un calo del valore aggiunto, una diminuzione delle unità

di lavoro e una contrazione dei redditi da lavoro dipendente.

GOAL 3 SALUTE E BENESSERE

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 3 L’indicatore migliora nell’arco di tempo considerato (2010-2019). In particolare, l’andamento positivo è dovuto in primis ad un aumento della speranza di vita in buona salute alla nascita che ad oggi ammonta a 58,6 anni; in secondo luogo ad un calo dei feriti a causa di incidente stradale ed infine la diminuzione di comportamenti a rischio quali fumo e alcool. Elementi negativi sono la diminuzione di copertura vaccinale da parte di persone anziane con un’età di 65 anni o più e la diminuzione del 14% del numero dei posti letto per ogni 10mila abitanti.

Per quanto riguarda l’anno 2020 il Rapporto ASviS segnala come, sia per gli effetti diretti del Covid sia per le ripercussioni sulle strutture sanitarie che curano altre malattie importanti, a inizio anno si registri un

drammatico aumento dei decessi (90.946), con elevate differenze territoriali, per il complesso delle cause rispetto alla media del periodo 2015-2019 (65.592), che corrisponde ad una variazione del 49%. Il 91% dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia. Nel mese di maggio, grazie alle misure di prevenzione, si osserva invece una riduzione della mortalità pari al 2,2%. Secondo l’ultima analisi dell’Istat, sono 1 milione 482 mila le persone (il 2,5% della popolazione residente in famiglia) con IgG positivo, che hanno sviluppato gli anticorpi per il SARS-CoV-2. Anche in questo caso le differenze territoriali sono molto accentuate.

GOAL 4 ISTRUZIONE DI QUALITA’

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 4 L’indicatore composito migliora sensibilmente fino al 2014, osservando un deciso aumento sia della quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario sia della quota di persone di 25- 64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado (scuola media superiore). Dal 2014 in poi la tendenza positiva si inverte in negativa, a causa della minore partecipazione culturale, delle competenze di base in lettura e di un più basso tasso di partecipazione alle attività educative dei bambini di cinque anni. Da sottolineare poi come la percentuale di studenti di 15 anni che non raggiungono il livello di competenze matematiche di base sia diminuita nel corso del tempo. La crisi da

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24 Covid-19 ha impattato negativamente su

questo obiettivo per due ordini di motivi a causa della difficoltà da parte degli studenti con età tra i 6 e i 17 anni di seguire le lezioni nella modalità DAD (didattica a distanza) e presumibile calo dei lavoratori che

partecipano ad attività di

istruzione/formazione.

GOAL 5 PARITA’ DI GENERE Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 5 L’indicatore composito mostra un andamento crescente per il periodo considerato (2010-2019). Dopo la lieve flessione avvenuta nel 2016, l’indicatore migliora poiché si registra un aumento della percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e negli organi decisionali, nonché la tendenza crescente dei rapporti di femminilizzazione del tasso di occupazione e di quello dei laureati.

ASviS evidenzia come gli indicatori che registrano un peggioramento in vista del raggiungimento dell’uguaglianza di genere sono relativi al rapporto di femminilizzazione del tasso di immatricolati in corsi universitari scientifici e tecnici e il tasso di part-time involontario, quest’ultimo significativamente cresciuto proprio per le donne. Per il 2020 si prevede uno svantaggio maggiore delle donne rispetto agli uomini nel mondo del lavoro e un conseguente peggioramento delle disuguaglianze di genere.

GOAL 6 ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI

Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 6 Tra il 2010 e il 2014 l’indicatore composito italiano mostra un andamento altalenante, con un peggioramento dal 2015 al 2017 e una successiva stabilizzazione. Il peggioramento è dovuto alla crescita dell’indice di sfruttamento idrico (prelievi idrici per tutti gli usi rispetto alle risorse idriche disponibili), più che raddoppiato in sette anni (dal 6,7% nel 2010 al 15,7% nel 2017). L’incremento dell’indice di sfruttamento idrico è influenzato dall’incidenza dei periodi di particolare siccità, che causano contestualmente l’incremento dei prelievi in alcuni settori (per esempio, per l’irrigazione) e la ridotta disponibilità nei corpi idrici. Questa tendenza, unita alla bassa efficienza del sistema idrico nazionale, mette in grave pericolo la sostenibilità idrica del nostro Paese, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

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25 GOAL 7 ENERGA PULITA E

ACCESSIBILE

Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 7 Per quanto riguarda l’indicatore composito italiano, il Rapporto registra un andamento complessivamente positivo tra il 2010 e il 2019, grazie ai miglioramenti della quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia, nonché grazie al rapporto tra consumi energetici lordi e valore aggiunto.

Negli ultimi tre anni, l’indice segnala un andamento pressoché stabile, dato dalla mancata crescita della quota di energia rinnovabile. Ciononostante, l’Italia dovrebbe superare il target predisposto dalla Strategia Europa 2020 (relativo alla quota di energia da fonti rinnovabili) che nel 2019 si attesta al 18,1%, rispetto al target del 17%.

Nel 2020, secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), per i Paesi che hanno subìto una forte riduzione delle attività economiche, come l’Italia, si stima un significativo calo dei consumi energetici e un incremento della quota di rinnovabili, unico settore energetico a non essere stato intaccato dalla crisi. D’altro canto, la drastica riduzione del Pil porterà a un deterioramento del rapporto tra i consumi finali lordi di energia rispetto al valore aggiunto, pertanto non è possibile valutare complessivamente gli effetti della crisi su questo Goal per il 2020.

GOAL 8 LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 8 L’indicatore è fortemente influenzato dal ciclo economico. Di conseguenza, esso peggiora fino al 2014, a causa dell’andamento sfavorevole del PIL per occupato e dell’aumento della disoccupazione e della quota dei giovani NEET (Neither in Employment or in Education or Training), mentre nel successivo quinquennio si registra un lento

recupero dovuto all’aumento

dell’occupazione e del reddito disponibile. Nel periodo dal 2010 al 2019 la quota di part- time involontario sul totale dell’occupazione aumenta dal 7,3% del 2010 al 12,2% del 2019. Nel 2019 il nostro paese in tema di tasso di occupazione (63.5%) è ancora molto distante dal target della Strategia Europea 2020 l’Italia (67%).

A causa della crisi sanitaria, nel secondo trimestre del 2020 si assiste ad una drammatica diminuzione, rispetto allo stesso trimestre del 2019, del Pil (-17,7%), del reddito disponibile, delle ore lavorate (-20%) e dell’occupazione (-1,9 punti percentuali).

Le ore lavorate sono diminuite del 13,1% nel secondo trimestre rispetto al trimestre precedente e la diminuzione delle unità di lavoro si attesta a -11,8%. Si registra, invece, un aumento dell’1,5% rispetto al trimestre precedente per i redditi da lavoro dipendente pro-capite (+2% rispetto al secondo trimestre del 2019), conseguente all’aumento dell’1,4% nei servizi, del 2,4%

nell’industria in senso stretto e del 6,5% nelle costruzioni. L’agricoltura presenta invece un

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26 calo dello 0,7%. Sul piano occupazionale,

saranno giovani e donne le categorie più colpite, non solo per la generalizzata precarietà dei contratti in essere, ma anche per la concentrazione di occupati di queste due fasce in alcuni dei settori più colpiti dalla pandemia, come la ristorazione/accoglienza e il commercio al dettaglio. In conclusione, la crisi impatterà molto negativamente su questo Goal, uno dei più colpiti nel 2020, anche nel medio termine.

GOAL 9 IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE

Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 9 Tra il 2010 e il 2019 quale continuano a migliorare significativamente tutti gli indicatori elementari. In particolar modo, aumentano gli indicatori relativi alla diffusione di banda larga tra le famiglie, l’uso di internet, il tasso di ricercatori per 10.000 abitanti e la specializzazione produttiva nei settori ad alta tecnologia.

Nell’anno 2019 nel nostro paese si registra un aumento della quota del Pil destinata alla Ricerca e sviluppo (1,37%), ma si osserva anche un’inversione di tendenza dell’indice composito, dovuta alla forte riduzione della quota di occupati e studenti che utilizzano i mezzi pubblici (18%, il valore più basso di tutta la serie storica). Le previsioni per il 2020 confermano l’impatto negativo della crisi su questo obiettivo.

GOAL 10 RIDURRE LE

DISUGUAGLIANZE

Ridure l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 10 Nel triennio 2012-2015 l’indicatore composito evidenzia una tendenza negativa causata sia dal peggioramento dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile (che nel 2015 raggiunge il valore massimo osservato nella serie storica) sia dall’aumento della differenza tra il tasso di occupazione giovanile e quello totale. Negli ultimi quattro anni, l’indice composito risulta stabile come conseguenza della compensazione tra il peggioramento della quota di permessi di soggiorno emessi sul totale dei cittadini non comunitari residenti e il miglioramento dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile.

Le previsioni per il 2020 prevedono un aumento delle disuguaglianze sociali dovuto al calo dell’occupazione giovanile tra i 15 e i 34 anni (-3,2 punti percentuali) e dell’occupazione degli stranieri (-5,5 punti percentuali).

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27 GOAL 11 CITTA’ E COMUNITA’

SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 11 Si registra una diminuzione nell’anno 2015 a causa dell’incremento dell’inquinamento da PM10, e un successivo miglioramento fino al 2018, grazie alla diminuzione dell’inquinamento da PM10;

inoltre in questo anno per la prima volta l’Italia rispetta il target europeo di numero di giorni in cui si registra un superamento dei limiti di PM10 (31,4 giorni rispetto a un obiettivo di 35). Nel 2019 si registra un andamento negativo rispetto all’anno precedente. Le cause di questa flessione possono essere identificate nell’aumento dell’abusivismo edilizio (+5,5% dal 2010 al 2019), nel sovraffollamento delle abitazioni (+3,5%) e nell’aumento dell’utilizzo dei mezzi privati per recarsi sul posto di lavoro.

Ad oggi, non si ha una previsione su quale sarà l’impatto della crisi da Covid-19 su questo obiettivo poiché se, da un lato si registrano meno spostamenti e di conseguenza un miglioramento della qualità dell’aria nelle città, dall’altro lato si registra una diminuzione nell’utilizzo dei mezzi pubblici.

GOAL 12 CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILI

Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 12, L’indicatore composito aumenta significativamente tra il 2010 e il 2019 grazie al miglioramento di quasi tutti gli indicatori elementari. In particolar modo, si osservano progressi importanti per l’indice di circolarità della materia e la percentuale di riciclo dei rifiuti, che con un valore di 49,8%

si avvicina al Target europeo per il 2020 (50%). Oltre a ciò, è in costante diminuzione il consumo materiale interno per unità di PIL(-27,5% rispetto al 2010). Nel 2020, a causa della grave diminuzione del Pil, si assiste a un calo nella produzione di rifiuti urbani che avrà come conseguenza un miglioramento dell’indicatore riferito a questo Goal.

GOAL 13 LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 13 L’’indicatore headline (gas serra totali secondo l’inventario nazionale delle emissioni) migliora fino al 2014 per poi mantenere un andamento stabile nei successivi cinque anni; ciò evidenzia come il nostro paese sia in notevole ritardo nella lotta al cambiamento climatico. Gli obiettivi

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28 da raggiungere sono due: riduzione del 20%

delle emissioni rispetto ai livelli del 1990 definito dalla Strategia Europa 2020 e raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050. Nel 2020 a causa del lockdown e della crisi economica derivante dalla pandemia Covid-19 si rileva una diminuzione considerevole delle emissioni di CO2. Come conseguenza si prevede un miglioramento dell’indicatore.

GOAL 14 VITA SOTT’ACQUA

Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 14 L’indicatore mostra un andamento altalenante nell’ultimo decennio:

migliora fino al 2015, grazie alla crescita significativa dell’indicatore relativo alle aree marine protette, per poi peggiorare sensibilmente, a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici, il cui dato si attesta all’90,7% rispetto ad una media europea del 38,2%. La situazione si caratterizza per una diminuzione dello sforzo di pesca (calcolato come il prodotto tra il tonnellaggio delle barche e i giorni di pesca, che cala del 36%

circa rispetto al 2010) e per un l’aumento del catturato per unità di sforzo (che aumenta di oltre il 25% rispetto al 2010). Non si osserva dunque il complessivo recupero delle risorse sfruttate.

GOAL 15 VITA SULLA TERRA

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 15 L’indicatore composito è caratterizzato da una tendenza negativa per tutto il decennio, causata dal netto peggioramento degli indicatori elementari relativi alla frammentazione del territorio e alla copertura del suolo, per i quali si registrano nel 2019 i valori peggiori.

Migliora, invece, l’indice di boscosità, il cui andamento è però dovuto al progressivo abbandono dei terreni agricoli. La situazione all’anno 2019 è caratterizzata da un processo di riduzione della continuità di ecosistemi, habitat e unità di paesaggio a seguito di fenomeni come l’espansione urbana e lo sviluppo della rete infrastrutturale.

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29 GOAL 16 PACE, GIUSTIZIA E

ISTITUZIONI SOLIDE

Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile;

offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 16 L’indicatore registra una tendenza negativa fino al 2013, per poi migliorare notevolmente, grazie al complessivo miglioramento degli indicatori relativi alla criminalità. Si evidenziano miglioramenti per gli indicatori relativi all’efficienza del sistema giuridico e la fiducia nelle istituzioni; invece, si segnala l’aumento delle frodi informatiche (in aumento del 92% dal 2010 al 2018) e la diminuzione della partecipazione sociale.

Per il periodo marzo-maggio 2020 secondo i dati del Ministero dell’Interno si evidenzia una diminuzione dei reati commessi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2019).

GOAL 17 PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

(fonte dei dati: asvis.it)

Obiettivo 17 L’indicatore headline (quota dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo - APS – sul reddito nazionale lordo) peggiora fino al 2015 a causa dell’aumento del debito pubblico e del calo delle importazioni da paesi in via di sviluppo.

Nel 2019 la quota dell’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) sul reddito nazionale lordo si attesta allo 0,24% del Rnl (Reddito Nazionale Lordo), valore lontano rispetto l’obiettivo fissato a livello internazionale (0,7%).

In relazione all’anno 2020 l’Eurostat prevede un aumento del rapporto debito pubblico e Pil pari al 137,6% evidenziando come gli effetti della crisi su questo obiettivo siano fortemente negativi.

La posizione del territorio ligure rispetto agli SDGs

Il Rapporto ASviS 2020 propone un’analisi delle variazioni degli indici compositi rilevate, tra il 2010 e il 2019, per ogni Regione rispetto ai diversi Obiettivi.

E’ interessante osservare l’evoluzione delle regioni italiane rispetto al raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Sono presentati 14 indici compositi per ogni Regione, allo scopo di sintetizzare l’andamento di ciascuna regione rispetto all’Italia e alla ripartizione geografica di appartenenza. Questo permette di mettere in luce gli andamenti delle singole regioni e i cambiamenti più significativi dal 2010 al 2019. È a livello territoriale, infatti, che si osserva concretamente l’impatto di molte politiche e la traduzione della realizzazione degli Obiettivi dell’Agenda 2030 in un più elevato benessere dei cittadini. Ed è nei territori che si possono realizzare più efficacemente quelle politiche di consultazione, inclusione e partecipazione dei cittadini nella fase di monitoraggio e di valutazione delle politiche realizzate.

Le tendenze di ciascun ambito regionale vengono analizzate rispetto a numerosi fenomeni economici, sociali e ambientali, attraverso indici compositi che sintetizzano oltre 80 indicatori statistici elementari.

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30 Ogni territorio ha le sue tipicità dovute ai

trend di sviluppo nazionali ed internazionali, alle politiche restrittive dell’ultimo decennio a livello nazionale, al particolare contesto di ogni singola area del paese.

In Liguria il progresso nell’ambito Salute (Goal 3) è dovuto principalmente alla riduzione del tasso di mortalità per le maggiori cause e all’aumento del numero di medici e infermieri (+7,3%rispetto al 2013).

Il livello d’istruzione (Goal 4) migliora rispetto al 2010 grazie all’aumento dei laureati e della formazione continua (+5,2% e +3,1% punti percentuali) e alla diminuzione dell’abbandono scolastico (-6,0%). Infine, gli aumenti delle famiglie con connessione a banda larga (+33,9%) e dell’utilizzo di mezzi pubblici di trasporto (+2,9 punti percentuali) portano la regione a progredire rispetto al Goal 9.

Si osservano, invece, peggioramenti nell’ambito Povertà (Goal 1), indotto dall’aumento – rispetto al 2010 - della percentuale di persone che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale (+1,7%) o in abitazioni con problemi strutturali (+2,5%). L’aumento dei consumi finali lordi di energia sul valore aggiunto (+19,1% rispetto al 2010) causa un peggioramento nell’ambito del Goal 7.

Per il Goal 8 peggiora per l’aumento della mancata partecipazione al lavoro e della quota di part-time involontario, mentre diminuisce la quota di investimenti fissi lordi sul PIL.

Peggiorano, infine, gli indici di frammentazione (+3,3%) e di copertura del suolo (Goal 15).

La Liguria ha già raggiunto i Target relativi alle emissioni di gas serra e alla quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale. Se fosse confermato anche in futuro l’andamento degli ultimi cinque anni, appaiono raggiungibili anche gli obiettivi sulle emissioni di PM10, sull’affollamento negli istituti di pena e sul tasso di occupazione.

Diversamente, per i Goal 6 e 7 si osservano significativi allontanamenti dai Target, dovuti alla minore efficienza delle reti idriche e alla diminuzione della quota di energia derivante da fonti rinnovabili.

La partecipazione di Regione Liguria all’Agenda 2030

Regione Liguria nel 2018 ha dato il via alle attività che, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni locali e dei portatori di interesse, hanno portato alla costruzione della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile, declinando gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 a livello locale, con l'individuazione delle azioni prioritarie e la definizione del sistema degli indicatori, operando un raccordo tra obiettivi strategici regionali, strumenti di attuazione e Documento di Economia e Finanza regionale (DEFR).

Nel 2015 i Governi dei paesi membri dell'ONU hanno sottoscritto l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità, strutturato in cinque aree, le cosiddette 5 P: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership.

Il primo passo per declinare a livello nazionale i principi e gli obiettivi dell'Agenda, con un sistema di scelte strategiche, declinate in obiettivi strategici nazionali, specifici per la realtà italiana, è stato l'approvazione della Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile (SNSvS), documento di riferimento per tutte politiche settoriali e territoriali in Italia sino al 2030, che trattino di ambiente, di società o di economia.

Come previsto dall’art. 34 del d.lgs. 152/06, le Regioni, a seguito dell’approvazione della SNSvS sono state chiamate a dotarsi di una complessiva strategia di sviluppo sostenibile che sia coerente e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale, individuando la strumentazione, le priorità, le azioni che si intendono intraprendere.

Tutti i dipartimenti regionali hanno contribuito alla costruzione della Strategia regionale coordinati dal Settore VIA e Sviluppo Sostenibile. Il Gruppo di Lavoro interdipartimentale ha concluso nel 2018 l'analisi del posizionamento della Regione Liguria rispetto all'attuazione degli obiettivi nazionali e di Agenda 2030 (DGR n.

1061/2018) attraverso la mappatura degli

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