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SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! LETTERE DAL FRONTE DEL 06/09/13

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Academic year: 2022

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SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 06/09/13 INDICE

Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it LE FABBRICHE SCOMPARSE

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com

MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO NEI PRIMI OTTO MESI DEL 2013 Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

RICORDANDO MICHELANGIOLO BOLOGNINI A MONTALE Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it

DALLA NEWSLETTER DI MEDICINA DEMOCRATICA Enrico Cardinali spartacok@alice.it

NO ELCON: MA QUALE OCCUPAZIONE? QUESTA E’ SOLO DISTRUZIONE!

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From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it To:

Sent: Sunday, September 01, 2013 11:51 PM Subject: LE FABBRICHE SCOMPARSE

Care/i amiche/i e compagne/i

Dopo la pausa estiva agostana riprendo con la tematica della condizione operaia e più in generale del lavoro in questo paese triste che è l’Italia di oggi. Voglio pertanto socializzare lo splendido articolo di Furio Colombo sul Fatto Quotidiano di oggi a proposito delle fabbriche scomparse e delocalizzate in paesi in cui i lavoratori hanno ancor meno diritti che da noi.

Ormai di fronte a fatti come questi è necessaria una reazione davvero potente!

Sono reduce dalla partecipazione a due iniziative piccole ma importanti: il 13 agosto a Marina di Massa alla Festa della Riscossa Popolare (del Partito dei CARC) si è parlato di come è possibile reagire alle chiusure selvagge delle aziende, qualche volta anche vincendo come nell’esperienza della Richard Ginori (ovviamente le vittorie in un sistema come il nostro attuale vanno considerate sempre provvisorie). Si è parlato anche della (difficile) possibilità di autogestione delle aziende da parte dei lavoratori. E’ ovviamente anche auspicabile che i cosiddetti “esperti” (e tra questi quelli di Medicina Democratica) possano dare una mano ai lavoratori impegnati nel far rinascere le aziende in cui i datori di lavoro sono “scappati o falliti”.

La seconda iniziativa si è svolta il 17-18 agosto, organizzata dalla “Associazione Minatori” a Pagliarelle di Petilia di Policastro (Kr) per ricordare i lavoratori caduti sul lavoro e tra questi il nostro amico e compagno Pietro Mirabelli. Anche in questo caso si è parlato di una realtà, quella del lavoro del minatore, a continuo rischio e pericolo si perdere la vita. L’importanza di sensibilizzare e fare formazione alle nuove generazioni sulla condizione del minatoreè stata ribadita da un po’ tutti i partecipanti: aprire il Museo del Minatore, un gemellaggio tra Petilia Policastro e Barberino di Mugello, la impellente richiesta di giustizia nei processi in corso (Svizzera per Pietro Mirabelli e Varese per Palmo Costanzo). Medicina Democratica si impegna ovviamente a fare la sua parte.

Saluti

Gino Carpentiero – Sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica -Firenze Fabbriche scomparse, il silenzioso furto del lavoro

di Furio Colombo

Qualcuno ricorda l’abigeato? Voleva dire rubare a un contadino e a tutta la sua famiglia il bestiame, cioè la vita. Le pene erano severe, e la sanzione sociale durissima: espulsione dalla comunità, perché in quel reato si coglieva disprezzo e crudeltà: intaccavano il legame umano e i doveri fondamentali del vivere accanto. Il furto della fabbrica è più grave. Lo è perché è fondato sull’inganno e perpetrato da persone che restano rispettabili. Torni dalle ferie e trovi

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un lucchetto ai cancelli, non c’è più il nome della ditta o della persona. Se riesci a entrare, trovi i capannoni vuoti. Tutte le macchine sono state portate via. A volte accade che qualcuno si trovi a passare davanti alla sua fabbrica mentre dovrebbe essere “in ferie”, e scopra il furto in corso, veda con stupore incredulo che stanno caricando le macchine del suo lavoro su camion senza identificazione, forse vendute, forse in trasferta, per un altrove sconosciuto. Succede che si possano radunare altri operai e bloccare il trasloco, ma quando te ne accorgi non sei mai in tempo.

Per questo furto, più grande del furto rubricato dai codici, non esiste “flagranza di reato”.

Qualcuno, che tu credevi il tuo “principale” ha venduto, e qualcuno ha comprato, e poi qualcun altro, e nessuno si farà vivo per spiegare la storia. È una storia macabra con tre vergognose spiegazioni; liberarsi della fabbrica senza tante storie sindacali, vendendo il macchinario;

cedere la fabbrica a qualcuno che la rivende a qualche altro finché non si trova più il padrone (e intanto nessuno paga i dipendenti, persino se il lavoro continua e l’organizzazione del lavoro rimane intatta); delocalizzare l’impianto, che vuol dire che io continuo a produrre, ma con altri operai, in un altro Paese, dove non esistono leggi del lavoro. C’è anche l’imprenditore del tutto persuaso di avere diritti medievali che dice agli ex dipendenti che protestano: “Se volete, io vi riassumo in Polonia. Qui costa troppo”. E così si torna alle due superstizioni che umiliano sia chi le dice sia chi se le sente dire (e inutilmente due premi Nobel come Amartya Sen e Joseph Stiglitz le hanno confutate da anni): “Il lavoro si salva solo se ha più flessibilità” (vuol dire che, se l’avesse, non ci sarebbe bisogno di andare in Polonia, basterebbe licenziare e poi riassumere pagando la metà dei salari). E: “Il nostro vero problema è il costo del lavoro”. La frase è falsa fin dall’inizio (i salari italiani sono sempre stati i più bassi in Europa).

Ma c’è di peggio dello scarico di responsabilità dai padroni ai dipendenti, dai dirigenti ai lavoratori di una fabbrica, dove l’incapacità di amministrare e di vendere viene gettata addosso a chi scrupolosamente provvede a produrre. Il furto della fabbrica, infatti, avviene quasi sempre mentre non solo i lavoratori, ma anche i fornitori e i clienti non hanno alcuna ragione di sospettare, e infatti, inizia regolarmente per tutti il periodo di “ferie”. Nessuno ne parla in anticipo perché si tratta di una azione ovviamente vergognosa, che però non trova nella vita sociale alcuna censura e in quella giuridica alcuna condanna, benché vi siano varie evidenti violazioni di natura penale e civile. Il fatto è che rispettati economisti spiegano la delocalizzazione come inevitabile effetto della globalizzazione, che consente – e anzi suggerisce – di spostare la propria fabbrica dovunque sia più conveniente per le buste paga. E infatti si sono creati nuovi luoghi di schiavitù, come i centri di produzione di Taiwan e molte fabbriche cinesi, in cui i suicidi degli operai sono molto frequenti, quando i lavoratori riescono a raggiungere i piani alti delle loro prigioni di lavoro. Spiego in che senso ho detto “prigioni”.

Dovunque si uniscono, con una ferrea e assurda alleanza Stato e impresa, impegnati ad abbassare drasticamente le paghe con un dirigismo che è l’opposto del libero mercato, le condizioni di chi lavora diventano lavoro forzato e il legame con il posto di lavoro, pagato una miseria per un numero sproporzionato di ore, diventa una caienna.

La catena delle vendite false (ovvero di cessioni di fabbriche in sequenza per far perdere le tracce di un responsabile), è l’altro problema che ha coinvolto anche aziende con intatta reputazione e capacità produttiva, e senza alcuna perdita di quote di mercato. Si tratta di un irresponsabile progetto di abbandono di impegno imprenditoriale e di rapida e clandestina capitalizzazione di valori ben più grandi (per non parlare delle persone). Moralmente è un fenomeno spregevole, molto simile a quello dell’abbandono dei cani in autostrada. Legalmente, la clandestinità o semi clandestinità dell’operazione, solo in apparenza ammissibile, dovrebbe essere intercettata da norme civili e penali che costringano alla continua identificazione pubblica dei passaggi, delle responsabilità, degli intenti.

Lo svuotamento estivo di uno stabilimento a cui vengono segretamente asportate le macchine dovrebbe essere considerato un vero furto ai cittadini e non solo al lavoratori, se si pensa al reticolato di impegni e doveri che una impresa stabilisce con il luogo e le persone del luogo in cui si è insediata, compresa l’apertura di negozi e di altre imprese. Non credo che politica, Stato e governi locali debbano osservare a distanza, come se si trattasse della forza brutale del

“mercato”: si tratta di furto.

Il Fatto Quotidiano, 1 settembre 2013 ---

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com To:

Sent: Sunday, September 01, 2013 1:36 PM

Subject: MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO NEI PRIMI OTTO MESI DEL 2013

Cari amici, sono a darvi la situazione delle morti sul lavoro nei primi 8 mesi del 2013. Anche in agosto sono morti 39 lavoratori, anche se non troverete tutti i morti nei post.

Dall’Inizio del 2012 al 31 agosto dello stesso anno i morti sui luoghi di lavoro furono 420, registriamo un decremento dell’8%, che a noi non sembra particolarmente incoraggiante.

La crisi che in questo anno si è aggravata in modo drammatico a livello occupazionale ha prodotto questo piccola differenza.

Analizzando i dati raccolti si comprende benissimo che sul fronte della sicurezza non è stato fatto niente da parte di chi ci sta governando. Si susseguono governi di ogni colore ma non notiamo nessuna differenza sostanziale nel combattere con determinazione questo triste fenomeno che ci vede sempre al vertice per numero di morti in Europa nei grandi paese che si possono confrontare per dimensioni all’Italia.

Anzi, sembra sempre di più che la sicurezza sia un lusso che il Paese non si può permettere in tempo di crisi, visto che si cerca sempre di “alleviare” la normativa, che non sono altro che norme per il rispetto delle regole per svolgere un lavoro in sicurezza.

Rimane anche un macigno, che non scuote la nostra classe dirigente, sui gravi pericoli che corrono milioni di lavoratori che lavorano sotto capannoni che non rispettano le norme antisismiche del 2005 (e questo vale anche per molti supermercati frequentati da migliaia di persone ogni giorno). In caso di nuovi forti terremoti, che possono verificarsi durante un normale orario di lavoro, potremmo assistere a delle autentiche carneficine tra i lavoratori che sotto questi capannoni ci lavorano, non ci risulta che a livello locale e nazionale si stia affrontando questo problema seriamente. Non ci risulta nessuna ispezione di tecnici del settore su questi capannoni costruiti prima delle norme antisismiche. Quando entrano dentro le fabbriche i lavoratori guardando in alto e pensano ”io speriamo che me la cavo”.

Ma che tristezza questo nostro paese che è forte con i deboli e debole con i forti...

Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.com

Dall’inizio dell’anno sono documentati 387 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro e oltre 790 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere.

Dal 1 gennaio 2008 giorno d’apertura dell’Osservatorio sono stati registrati 3.481 morti sui luoghi di lavoro comprese le vittime morte anche molto tempo dopo a causa dell’infortunio.

Con le morti sulle strade e in itinere si arriva a superare i 6.860 morti complessivi (stima minima).

Un’autentica carneficina, mentre le statistiche “ufficiali” danno molto meno morti. La politica potrebbe fare moltissimo, e con poche risorse, per far diminuire drasticamente questo fenomeno che ci vede primi in Europa in questa triste classifica e dove i morti sono mediamente un terzo di quelli italiani.

L’Osservatorio registra tutti i “morti sul lavoro” e non solo quelli che dispongono di un’assicurazione. Moltissime vittime lavoravano in “nero” e alcune categorie non sono considerate “morti sul lavoro” solo perché hanno assicurazioni diverse.

Quest’anno Il 38.3% sono morti in agricoltura dei quali la maggioranza schiacciati dal trattore che guidano, il 24,6% in edilizia, il 16,6% nei servizi, il 5,6% nell’industria (compresa la piccola industria e l’artigianato), il 4,6% nell’autotrasporto, molti altri morti sono in altre categorie che sono percentualmente più basse.

Nel 2012 sono morti 1.180 lavoratori (stima minima) di cui 625 sui luoghi di lavoro (tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1.180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti.

L’Osservatorio considera “morti sul lavoro” tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un’attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età.

Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.

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e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro/lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro/lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come “morti per incidenti stradali”

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro e le relative Regioni: Genova 14 morti (Liguria 19); Roma 11 (Lazio 20); Brescia 10, Milano 9, Pavia e Sondrio 5 (Lombardia 50);

Torino 9 e Cuneo 7 (Piemonte 25); Chieti 8 (Abruzzo 14); Foggia 9, Bari 5 (Puglia 21);

Cosenza 10 (Calabria 18); Palermo 7, Agrigento e Trapani 5 (Sicilia 31); Bologna 8, Modena 6, Reggio Emilia 5 (Emilia Romagna 36); Verona 7, Padova 6 (Veneto 30); Salerno 10, Napoli 6 (Campania 24); Cagliari 6 (Sardegna 10); Perugia 9 (Umbria 10); Ancona 6 (Marche 16);

Trento 5 (Trentino Alto Adige 7); Toscana 18; Friuli Venezia Giulia 7; Basilicata 3; Molise 2; Val D’Aosta 0.

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From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it To:

Sent: Wednesday, September 04, 2013 11:49 PM

Subject: RICORDANDO MICHELANGIOLO BOLOGNINI A MONTALE Da Gian Luca Garetti, il ricordo del nostro Michelangiolo a Montale Gino Carpentiero

RICORDANDO MICHELANGIOLO

I comitati, gli amici e i cittadini della piana, nella ricorrenza del primo anno dalla scomparsa, hanno promosso un incontro per ricordare Michelangiolo Bolognini, indimenticabile Medico ed Amico, sempre presente a fianco dei cittadini a difesa della salute e contro le nocività.

L’evento è programmato per la sera del sabato7 Settembre alle ore 18.00 nella sala conferenze della Villa Smilea a Montale (PT); sarà l’occasione per completare la raccolta fondi per la

“Borsa di studio a Michelangiolo Bolognini” (vedi dopo), già istituita in sua memoria dall’associazione Medicina Democratica, in cui Michelangiolo ha sempre militato.

Per ragioni organizzative si prega di confermare la partecipazione all’evento che si concluderà con un buffet predisposto a cura dei cittadini, amici e appartenenti ai comitati locali, coinvolti nell’organizzazione dell’evento.

La registrazione dei partecipanti è raccomandata e indispensabile, tramite il recapito di posta montalechiudeince@virgilio.it entro il prossimo 25 Agosto per evidenti motivi organizzativi.

Informazioni: Alessandro 328 96 83 575 Montale Agliana luglio 2013

BORSA DI STUDIO A MICHELANGIOLO BOLOGNINI 30 dicembre 2012

Il Direttivo Nazionale di Medicina Democratica ha deciso all’unanimità di aprire una sottoscrizione per finanziare una borsa di studio in memoria di Michelangiolo Bolognini da devolvere a un giovane studente meritevole.

Medico, epidemiologo, specialista in Igiene e Medicina Preventiva, punto di riferimento delle lotte ambientaliste e dei Comitati contro gli inceneritori in Toscana, Michelangiolo si avvicinò alla militanza in Medicina Democratica da studente, partecipando insieme alla compagna della sua vita Adriana alle iniziative della sezione Pietro Mirabelli di Firenze-Pistoia fino alla sua improvvisa e crudele morte avvenuta il 25 agosto scorso.

Michelangiolo era una persona assolutamente unica per rigore morale,intelligenza e lucidità di analisi, cultura storica e politica. Ma Michelangiolo era anche persona generosa , sempre disponibile ad offrire il suo sapere e a mettersi a disposizione di tutti senza pregiudizio alcuno.

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Per Michelangiolo la salute era un bene non negoziabile, da difendere innanzi tutto promuovendo la Prevenzione Primaria, ovvero l’eliminazione dei rischi a cominciare da quelli totalmente evitabili quali quelli provenienti dall’incenerimento dei rifiuti.

Il suo rigore, i suoi giudizi taglienti, la coerenza con cui difendeva le sue idee, l’insofferenza per ogni forma più o meno larvata di ipocrisia e la sua determinazione a difendere la salute delle popolazioni dalle nocività che sempre più la minacciano gli crearono non pochi problemi.

Michelangiolo non fu mai tenero con coloro che, anteponendo le ragioni del profitto a quelle della salute, tendono al compromesso e ammettono un margine di rischio “accettabile” invece di battersi per la rimozione di ogni rischio dall’ambiente di lavoro e di vita.

La bussola, per Michelangiolo, era costituita da figure di scienziati come Giulio Maccacaro e Renzo Tomatis, di cui apprezzava il rigore scientifico e morale oltre che la capacità e il coraggio di schierarsi apertamente contro la presunta “Neutralità della Scienza” per la promozione dell’Autodifesa della Salute da parte dei lavoratori e del popolo “inquinato”.

Medicina Democratica, riconoscendo in Michelangiolo un testimone esemplare dei principi basilari dell’associazione, che da sempre pone al centro del proprio impegno la prevenzione primaria, la non delega sul fronte della salute, la critica alla presunta neutralità della scienza e della ricerca medica in particolare, ha deciso, attraverso il Direttivo Nazionale, di premiare con una Borsa di Studio uno studente che si proponga di analizzare con efficacia i modi con i quali oggi si manifesta in concreto, nell’ambito della medicina e della ricerca biomedica, la “Non Neutralità della Scienza”.

Medicina Democratica si impegna a fornire informazioni periodiche sull’espletamento del bando in tutte le fasi a tutti coloro che sottoscriveranno.

La sottoscrizione dovrà avvenire tramite bonifico ordinario intestato a:

Medicina Democratica ONLUS Via dei Carracci, 2 Milano

codice IBAN IT48U0558401708000000018273

presso la Banca Popolare di Milano Via Faruffini, 3 Milano

indicando la causale “Per borsa di studio a studente meritevole in memoria di Michelangiolo Bolognini”.

IL DIRETTIVO NAZIONALE DI MEDICINA DEMOCRATICA ---

From: Gino Carpentiero ginocarpentiero@teletu.it To:

Sent: Wednesday, September 04, 2013 11:55 PM

Subject: DALLA NEWSLETTER DI MEDICINA DEMOCRATICA Dalla newsletter di Medicina Democratica

www.medicinademocratica.org

www.facebook.com/MedicinaDemocratica Saluti

Gino Carpentiero

UNDICESIMA EDIZIONE DEL FORUM DI SBILANCIAMOCI!

ROMA 6-8 SETTEMBRE

L’impresa di un’economia diversa.

“Loro a Cernobbio, noi a Roma”

EUROPA DISEGUALE

Le alternative alle recessione e alle diseguaglianze.

VENERDÌ 6 SETTEMBRE

Officine Zero, via Umberto Partini (zona Portonaccio) PRIMA SESSIONE

Quale modello redistributivo in Europa e in Italia?

SECONDA SESSIONE

Come finanziare una nuova economia che crei lavoro, sostenibile e più equa?

SABATO 7 SETTEMBRE

Teatro Valle Occupato, via del Teatro Valle 21

GRUPPI DI LAVORO AUTOGESTITI DALLE ORGANIZZAZIONI ADERENTI

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TERZA SESSIONE

Riconversione ecologica come occasione di redistribuzione: pace, ambiente, cooperazione DOMENICA 8 SETTEMBRE

Teatro Valle Occupato QUARTA SESSIONE

Lavoro, welfare e conoscenza: come combattere le diseguaglianze sociali QUINTA SESSIONE

Fare rete per cambiare rotta: le proposte di Sbilanciamoci!

LORO A CERNOBBIO, NOI A ROMA

Dopo il successo dell’appuntamento dello scorso anno a Capodarco di Fermo presso la Comunità di Capodarco, il Forum “L’impresa di un’economia diversa” si sposta a Roma per la sua undicesima edizione. Da venerdì 6 a domenica 8 settembre, tre giorni di incontri e dibattiti sul tema delle diseguaglianze – e della lotta alle diseguaglianze – in Europa e in Italia. Cinque le sessioni in programma, cui si aggiungono sei seminari autogestiti che si svolgeranno in parallelo nel corso della mattina del sabato.

Parola d’ordine del Forum 2013: rovesciare le politiche di austerità e ridare voce alle ragioni dell’uguaglianza per uscire dalla crisi e rifondare il progetto democratico a livello nazionale e continentale.

In questo senso, l’analisi delle cause dell’aumento delle disparità di reddito, ricchezza, accesso a beni e servizi fondamentali, sarà accompagnata dalla elaborazione di proposte politiche alternative per fronteggiare la crisi, rilanciare l’economia, creare nuovo lavoro, dare speranza ai giovani, assicurare diritti e solidarietà sociale. Il tema delle diseguaglianze verrà così declinato nelle sue molteplici dimensioni e ricadute, con una particolare attenzione alla compenetrazione, nel susseguirsi degli interventi e nella costruzione del discorso, tra il piano europeo e il piano italiano. Nel corso della tre giorni dei lavori si parlerà di redistribuzione e di finanza, di credito e di spesa pubblica, di altraeconomia e di cooperazione, di modello di difesa e di riconversione ecologica, di welfare, reddito e conoscenza.

Anche quest’anno la scelta dei luoghi che ospiteranno l’evento annuale di Sbilanciamoci! è dettata dal valore simbolico e politico-culturale che essi esprimono: le Officine Zero e il Teatro Valle Occupato incarnano due realtà che narrano e sperimentano concretamente nuove forme di socialità e di cooperazione dal basso, alternative contro disoccupazione e precarietà, percorsi di sostenibilità ambientale e di contrasto alla mercificazione della cultura, delle arti e dei saperi.

LA CAMPAGNA SBILANCIAMOCI!

Dal 1999 oltre 50 organizzazioni della società civile si sono unite nella campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace. Sbilanciamoci!, nata per iniziativa dell’associazione di promozione sociale Lunaria che ne coordina le attività, propone e organizza azioni di denuncia, sensibilizzazione, advocacy, animazione culturale, affinché la politica, le istituzioni, l’economia e la società si indirizzino verso la realizzazione dei principi della solidarietà, dell’uguaglianza, della sostenibilità, della cooperazione. La campagna elabora strumenti di ricerca, analisi critica e proposta: dai Rapporti annuali sulla spesa pubblica e sulla qualità dello sviluppo in Italia, ai dossier sui temi della cooperazione allo sviluppo, delle spese militari, del benessere a livello locale. Dall’attività di Sbilanciamoci! è nato nel 2008 il sito di informazione socioeconomica www.sbilanciamoci.info.

IL FORUM “L’IMPRESA DI UN’ECONOMIA DIVERSA”

È uno degli appuntamenti principali di Sbilanciamoci!: un Forum di discussione e confronto che si svolge ogni anno in concomitanza e simbolica alternativa al workshop degli industriali di Cernobbio, organizzato dallo Studio Ambrosetti. Mentre a Cernobbio vengono presentate le tradizionali ricette dell’ideologia neoliberista, nel Forum “L’impresa di un’economia diversa”

sono prospettate vie ed esperienze diverse di sviluppo economico basate sul rilancio del welfare, le regole e i diritti del lavoro, la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale delle imprese e su una fiscalità solidale che colpisca sprechi, rendite e privilegi. Le precedenti edizioni del Forum si sono tenute a Napoli-Bagnoli (2003), Parma (2004), Roma-Corviale (2005), Bari (2006), Venezia-Marghera (2007), Torino-Mirafiori (2008), Cernobbio (2009- 2010), Lamezia Terme (2011), Capodarco di Fermo (2012).

ADERISCONO A SBILANCIAMOCI!

ActionAid, Agices, Altreconomia, Antigone, Arci, Arci Servizio Civile, Associazione Obiettori Nonviolenti, Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, Cipsi, Cittadinanzattiva, Cnca,

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Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua, Comunità di Capodarco, Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, Ctm Altromercato, Crocevia, Donne in nero, Emergency, Emmaus Italia, FairWatch, Federazione degli Studenti, Fondazione Culturale Responsabilità Etica, Icea, Gli Asini, Legambiente, Link, Lila, Lunaria, Mani Tese, Medicina Democratica, Movimento Consumatori, Nigrizia, Pax Christi, Re:Common, Reorient onlus, Rete Universitaria Nazionale, Rete degli Studenti, Rete della conoscenza, Terre des Hommes, Uisp, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Un Ponte per..., Wwf Italia.

Per contatti, informazioni e materiali:

Campagna Sbilanciamoci!

c/o Lunaria

via Michelangelo Buonarroti 39 00185 Roma

www.sbilanciamoci.org info@sbilanciamoci.org telefono 06 88 41 880 fax 06 88 41 859

A ROMA, CONTRO CRISI E DISEGUAGLIANZE

DAL 6 ALL’8 SETTEMBRE, L’UNDICESIMO FORUM DI SBILANCIAMOCI!

di Duccio Zola (campagna Sbilanciamoci!)

Tra la certezza di una crisi economica e sociale sempre più profonda e le avvisaglie di una imminente crisi di governo, con un autunno rovente alle porte, riparte da Roma il calendario degli appuntamenti della campagna Sbilanciamoci!. Da venerdì 6 a domenica 8 settembre, la città capitolina ospiterà l’undicesima edizione del Forum della campagna, quest’anno intitolato

“Europa diseguale. Le alternative alla recessione e alle diseguaglianze”.

Il tema delle diseguaglianze – e della lotta alle diseguaglianze – al centro della tre giorni di lavori verrà declinato nelle sue molteplici dimensioni e ricadute, con una particolare attenzione alla compenetrazione tra gli indirizzi delle politiche europee e di quelle nazionali. E alla discussione sulle cause dell’aumento delle disparità di reddito, ricchezza, accesso a beni e servizi fondamentali, si accompagnerà l’elaborazione di proposte politiche alternative per rilanciare l’economia, creare nuovo lavoro, dare speranza ai giovani, assicurare i diritti di cittadinanza.

Come ogni anno, il Forum si svolgerà in concomitanza e simbolica alternativa al workshop degli industriali di Cernobbio organizzato dallo Studio Ambrosetti, in cui vengono presentate le ricette dell’ideologia neoliberista in salsa di austerity: privatizzazioni, tagli al welfare, precarizzazione del lavoro, supremazia del mercato, allentamento dei vincoli ambientali. Non a caso, a testimoniare la distanza – non soltanto geografica – tra l’evento di Cernobbio e quello romano, il Forum di Sbilanciamoci! sarà ospitato dalle Officine Zero (venerdì 6) e dal Teatro Valle Occupato (sabato 7 e domenica 8 settembre), due realtà che sperimentano nuove forme di riappropriazione di spazi di socialità e democrazia, alternative contro disoccupazione e precarietà, percorsi di riconversione ecologica e sostenibilità ambientale e di contrasto alla mercificazione della cultura e dei saperi.

Fitto il programma delle iniziative, con cinque sessioni plenarie, sei seminari autogestiti (su economia solidale, immigrazione, comunicazione economica, consumo di suolo, reddito di cittadinanza, istruzione), due eventi serali e cinquanta relatori. Altrettanto numerosi i temi in agenda: venerdì 6 settembre si parlerà di redistribuzione e finanza, politiche fiscali a favore dell’equità e piani industriali a sostegno dell’occupazione; sabato 7 di riconversione ecologica e modello di sviluppo, pace e cooperazione internazionale, tutela del lavoro, promozione del welfare e diritto allo studio.

Il Forum si chiuderà domenica 8 settembre con una tavola rotonda dedicata alla questione europea che ospiterà, a fianco dei rappresentanti delle organizzazioni di Sbilanciamoci!, alcuni economisti delle reti continentali attive sul fronte del contrasto alle politiche di austerità della troika: Trevor Evans (Euromemorandum), Mireille Bruyère (Économistes atterrés), Martin Myant (Istituto sindacale europeo).

Tra gli altri ospiti del Forum, oltre a Massimiliano Smeriglio e Luigi Nieri, che porteranno in apertura i saluti istituzionali di Regione Lazio e Comune di Roma, l’ex portavoce di Sbilanciamoci! e deputato indipendente di Sel Giulio Marcon, il direttore del dipartimento delle statistiche sociali dell’Istat Linda Laura Sabbadini, gli economisti Mario Pianta, Tonino Perna, Claudio Gnesutta, Angelo Marano, Vincenzo Comito, Felice Roberto Pizzuti, Annamaria

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Simonazzi, Giulio Tagliavini; i sociologi Chiara Saraceno e Francesco Garibaldo, esponenti di associazioni e movimenti quali Grazia Naletto, Andrea Baranes, Marco Bersani, Monica Di Sisto, Marica Di Pierri, Mauro Palma, Federico Del Giudice, Stefano Lenzi, Licio Palazzini, Massimo Paolicelli, Martina Pignatti, Andrea Ranieri, Raffaele Salinari, Anna Donati, Carlo Testini, Riccardo Troisi, i giornalisti Roberta Carlini, Angelo Mastrandrea e Guglielmo Ragozzino.

Infine, uno sguardo al programma serale del Forum: venerdì 6 settembre, presso le Officine Zero, i rappresentanti di alcune delle lotte più significative condotte dai lavoratori colpiti dalla crisi (Irisbus, Montefibre, Fiat-Pomigliano D’Arco, Rail Service Italia, Fabbrica Motori Automobilistici, Paese Sera) faranno sentire la propria voce nell’incontro “L’Italia è capace di futuro?”. Sabato 7 settembre, appuntamento imperdibile al Teatro Valle Occupato, che ospiterà l’anteprima nazionale dell’ultimo film di Ken Loach “The spirit of ‘45”.

Il programma completo del Forum è disponibile su www.sbilanciamoci.org.

* * * * *

LIVORNO 14 SETTEMBRE-28 OTTOBRE

CORSO “LA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI: PROMOZIONE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA”

Libera Università Popolare “Alfredo Bicchierini” Via La Pira, 11 Livorno IN COLLABORAZIONE CON:

Circoscrizione 1 del Comune di Livorno,

A.P.P.L. - Assemblea Permanente per la Partecipazione a Livorno, Associazione don Nesi/Corea,

Associazione Ita-Nica, Eco-Mondo, Gruppo Utenti Linux Livorno,

Centro Mondialità Sviluppo Reciproco, Medicina Democratica Livorno.

Il corso, di quaranta ore, si articola attraverso due seminari, 12 lezioni in aula e tirocini, con relatori ed operatori che hanno conoscenze ed esperienze nel campo della gestione dei rifiuti. Il corso è finalizzato a:

migliorare l’informazione di base sul tema rifiuti e sulle tipologie tradizionali di smaltimento;

creare consapevolezza sui rischi ambientali e per la salute dovuti allo smaltimento

“tradizionale” dei rifiuti;

migliorare la conoscenza di strategie alternative di raccolta, riuso, riciclo e smaltimento;

promuovere la realizzazione di alternative concrete sul territorio livornese.

Il corso si rivolge a volontari o aspiranti volontari con interesse o esperienze nel campo della gestione dei rifiuti e con l’obiettivo di farsi promotori di un’alternativa ecosostenibile, partecipata e solidale, in grado anche di produrre benefici in termini di occupazione e reddito.

La partecipazione è prevista sino ad un massimo di 20 iscritti/e.

In base alle esigenze formative ed organizzative del corso, i responsabili selezioneranno le domande.

Coloro che sono interessati a partecipare al corso devono comunicarlo alla Segreteria organizzativa, anche tramite fax, entro il 6 settembre 2013.

Ad ogni partecipante che sarà stato presente ad almeno 2/3 delle lezioni verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Per informazioni rivolgersi alla Segreteria Organizzativa Libera Università Popolare “Alfredo Bicchierini”

via La Pira, 11 – 57121 quartiere Corea, Livorno cellulare 349 81 23 460 / 340 86 33 175

fax 0586 42 46 37

orario di apertura: lunedì e giovedì dalle ore 17,30 alle 19,30

via La Pira, 11 57121 quartiere Corea, Livorno www.liberauniversitapopolare.wordpress.com libunivlivorno@gmail.com

PARTECIPANO

Marcello Allegri: Esperto in comunicazione ambientale Associazione Don Nesi Corea

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Vincenzo Baggiani: Esperto in percorsi e metodologie partecipative – APPL Lino Balza: Esperto in Ecomafie

Antonella Bruschi: Dirigente medico ASL 5 Pisa – Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro Marco Caldiroli: Esperto in rifiuti

Alessio Ciacci: Dirigente medico ASL 5 Pisa _ Prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro Rossano Ercolini: Esperto in rifiuti – Fondatore movimento “Rifiuti Zero”

Amanda Floridi: Esperta in tematiche salute e rifiuti – Medicina Democratica Lorenzo Gatti: Esperto in comunicazione ambientale

Valerio Gennaro: Esperto in epidemiologia

Patrizia Gentilini: Esperta in prevenzione – Oncologa

Marcello Lenzi: Esperto in comunicazione ambientale Presidente Libera Università Popolare Fabio Lucchesi: Esperto in rifiuti

Massimo Maggini: Esperto in tematiche ambientali – Membro di vari comitati a difesa Alessio Maiorano: Membro e cofondatore del GULLI

Mauro Rubichi: Esperto in comunicazione Ambientale Presidente Associazione Ita-Nica Livorno

Federico Valerio: Esperto in rifiuti.

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From: Enrico Cardinali spartacok@alice.it To:

Sent: Thursday, September 05, 2013 11:52 AM

Subject: NO ELCON: MA QUALE OCCUPAZIONE? QUESTA E’ SOLO DISTRUZIONE!

Ciao a tutt*

vi ricordiamo che, come ogni mercoledì, dalle 18 in poi ci sarà il presidio NO ELCON al Buon Gesù.

Qui sotto il testo del volantino distribuito per l’occasione.

A seguire un articolo del quotidiano “Prealpina” riguardanti la contestazione di domenica scorsa.

MA QUALE LAVORO, MA QUALE OCCUPAZIONE?

QUESTA E’ SOLO DISTRUZIONE!

Siamo poco inclini a pensare che ci siano padroni troppo avidi o governanti corrotti, che la società non funzioni come invece dovrebbe.

Pensiamo piuttosto che, come sempre, i padroni mantengono profitti e privilegi espropriando tutti quanti delle risorse esistenti e della ricchezza sociale che gli sfruttati (e non altri) producono.

Quello che oggi accade è il tentativo di sfruttare sempre di più e meglio, contemporaneamente il dotarsi degli strumenti, di leggi atte a garantire l’esclusione, il privilegio e a contenerne le reazioni e le ribellioni di chi non è più disposto a subire.

Occorre elencare la lista dei tagli sociali, del numero di cassintegrati, della percentuale di disoccupati il carovita e le tasse, o le condizioni di detenzione, quelle di lavoro, i progetti urbanistici, di controllo o di devastazione che stravolgono le nostre esistenze? Non è evidente la violenza, quella più materiale e quella più viscida, che subiamo e vediamo tutti i giorni?

E NOI COME RISPONDIAMO?

Con la disperazione di chi difende il posto di lavoro senza guardare alle velenosità delle condizioni produttive?

Difendendo aziende - per esempio l’ILVA di Taranto - e lottando a favore del padrone Riva (come impongono i sindacati confederali) e dei suoi leccapiedi che hanno ucciso migliaia di persone e lavoratori, inquinato e devastato l’ambiente?

Piangendo sulle macerie di quei diritti che i lavoratori avevano conquistato in anni di lotte e che sono stati venduti dai sindacati, per posti di potere o prebende come i Caf , le assicurazioni pensionistiche o le assunzioni clientelari?

Sperando che arrivi la ELCON di turno ad “assorbire manodopera”?

In ogni occasione i sindacati confederali, instancabili portavoce delle ragioni di Confindustria e del governo di turno, inneggiano alla competitività e alla produzione ad ogni costo, alla creazione di nuovi posti di lavoro. Per chi non l’avesse ancora notato ciò significa essere

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lavoratori usa e getta (alias precari!) peggiori (condizioni di lavoro e abbassamento dei salari (competitività).

I progetti che hanno in serbo per noi, dalla ELCON all’Expo 2015, dalla Pedemontana al TAV , devastano ancor di più l’ambiente in cui viviamo producendo condizioni di lavoro sempre più precarie, bestiali e sottopagate. Per questo garantiscono profitti da urlo e per questo è più selvaggio l’accanimento per la loro realizzazione.

Capire da che parte stare non è una scelta, ma una necessità dettata dalla propria condizione di vita. Elemosinare posti di lavoro è chiedere di continuare ad essere sfruttati e autocondannarsi a vivere una vita di miseria!

Delegare il posto di lavoro e la salute al sindacato, alle istituzioni e al padrone, è il modo migliore per perderli!

Delegare al padrone e agli istituti specializzati il controllo della nocività e dell’inquinamento ambientale sul lavoro e sul territorio è come legarsi al collo una corda sperando nella buona fede del boia che l’ha in mano!

GRAN FINALE, L’AUTORGANIZZAZIONE

Unire le lotte non é solo mostrare i collegamenti e le radici uniche dei nostri problemi - il capitalismo e lo Stato -, ma anche mettere in comune le esperienze e le idee che dalle lotte nascono.

Il sistema capitalista, nella sua ricerca del massimo profitto, distrugge gli esseri umani e la natura.

CHI SFRUTTA,DEVASTA, SACCHEGGIA, INQUINA DEVE PAGARE CARO!

E’ QUESTA LA LOTTA CHE VALE LA PENA DI FARE

“Capelli corti generale ci parlò all’università dei fratelli tute blu che seppellirono le asce, ma non fumammo...con lui non era venuto in pace”

Dal quotidiano Prealpina Martedì 3 Settembre 2013 INFERMIERI DALL’AVVOCATO

OSPEDALE: “IL PRONTO SOCCORSO INSICURO PER PAZIENTI E OPERATORI”

Stavolta, a denunciare tutto ciò che non va e a mettere “le mani avanti”, sono gli infermieri e il personale socio-sanitario del Pronto soccorso. Stavolta non si tratta della lamentela di un paziente che ha atteso un paio di notti prima di essere ricoverato in reparto. Stavolta a dire che non vi sono le condizioni di sicurezza per i malati e per gli operatori sono gli infermieri del Pronto soccorso. Stavolta non lo fanno tramite i loro sindacati, ma chiedendo la consulenza di un avvocato. Quattro i punti trattati nella lettera inviata a Villa Tamagno, quartier generale del Circolo: la sicurezza del reparto, il sovraffollamento, i numeri risicati di infermieri in servizio e la montagna di ore di ferie da recuperare.

L’attenzione, anche perché investe i cittadini-pazienti, è sui troppi pazienti da gestire in spazi non adeguati, con tutti i rischi del caso. In gergo viene chiamata la barellaia. Se preferite: il Pronto soccorso 2. Si tratta di quell’area dietro e accanto la “fila” degli ambulatori di visita del Pronto soccorso dove vengono accuditi i pazienti seguiti dai medici e più spesso in attesa di essere ricoverati nei reparti. Malati che non sono in grado di stare in piedi e che vengono fatti

“accomodare”, appunto, sulle barelle. In quali condizioni? Senza campanello individuale di allarme con il quale segnalare se stanno male, senza divisori decenti se non qualche tendina, senza la possibilità di privacy, senza un comodino dove mettere le proprie suppellettili, soprattutto se in quelle condizioni devono trascorrere più di 24 ore, sempre con la luce accecante negli occhi, sempre in mezzo ai rumori.

Con una situazione di promiscuità tra uomini e donne e con solo tre bagni per tutti (senza docce e bidet), servizi che usano anche i parenti accanto ai letti a curare i loro cari, visto che spesso si tratta di persone anziane che vanno accudite. Un situazione di disagio fisico e psicologico per i cittadini che sperano, ora dopo ora, di essere ricoverati in reparto, e una situazione di forte disagio degli infermieri e degli operatori socio-sanitari: i primi hanno firmato il documento inviato alla direzione in 52, i secondi in 36. Pochissimi, dunque, hanno preferito non aderire alla protesta tradotta in un garbato documento. Nessuna polemica, solo un mettere le mani avanti. Come dire: attenzione, così non ci sono i requisiti minimi per la sicurezza dei pazienti e il nostro lavoro è folle. E, dunque, a rischio.

Una situazione che è peggiorata da un anno in qua. Con l’accumulo di centinaia di ore di ferie da fare e con condizioni di stress aumentate dai tanti spazi e dagli ingressi da controllare.

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La sicurezza del reparto è comunque al primo posto nella preoccupazione degli infermieri, troppo spesso aggrediti e non solo verbalmente. Da qui la richiesta di un servizio di vigilanza più forte. Da qui le richieste di provvedimenti per migliorare le condizioni della “barellaia”

assicurando ai pazienti le cure in condizioni dignitose.

Dice Daniele Pizzi, che è anche consulente della redazione di Striscia la notizia: “I problemi del Pronto soccorso rappresentano rischi conosciuti e conoscibili e auspichiamo che la direzione intervenga” - dice l’avvocato, dello studio legale Lamarmora di Milano, che ha firmato il documento inviato a Villa Tamagno insieme con il collega Stefano Poretti - “La finalità ultima dei nostri assistiti non è certo quella di screditare o mettere in cattiva luce l’azienda per la quale lavorano ma di tutelarsi, dal punto di vista legale”. E, ovviamente, di sollecitare quegli interventi che forse è più difficile raggiungere percorrendo altre strade.

Barbara Zanetti

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