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COMUNE DI CADELBOSCO DI SOPRA

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Academic year: 2022

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Provincia di Reggio Emilia

DUP

DOCUMENTO UNICO DI PROGRAMMAZIONE SeS 2016-2019

SeO 2019-2021

Pianificazione coordinata Unione Terra di Mezzo e Comuni di Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra e Castelnovo di Sotto

(2)

INDICE

_____________________________________________________________

GUIDA ALLA LETTURA pg.4

1. SEZIONE STRATEGICA (SeS) pg.7

1.1 Quadro delle condizioni esterne pg.8

1.1.1 Scenario economico internazionale, italiano e regionale pg.9

1.1.2 La popolazione pg.16

1.1.3 Condizioni e prospettive socio-economiche del territorio pg.52

1.2 Quadro delle condizioni interne pg.55

1.2.1 Evoluzione della situazione finanziaria ed economico-patrimoniale pg.56 1.2.2 Analisi degli impegni già assunti e investimenti in corso

di realizzazione pg.64

1.2.3 Le risorse umane disponibili pg.65

1.2.4 Organizzazione e modalità di gestione dei servizi pg.66 1.2.5 Situazione economica e finanziaria degli organismi costituenti il

“Gruppo Amministrazione Pubblica” pg.67

1.3 Indirizzi e obiettivi strategici pg.82

1.3.1 Indirizzi strategici pg.83

1.3.2 Indirizzi in materia di risorse e impieghi pg.101

1.3.3 Obiettivi strategici per missione pg.103

1.4 Strumenti di rendicontazione dei risultati pg.122 1.4.1 Strumenti di rendicontazione dei risultati dei programmi e obiettivi

contenuti nel DUP pg.123

2. SEZIONE OPERATIVA (SeO)

2.1 Parte prima pg.124

2.1.1 Descrizione dei programmi e obiettivi operativi pg.125 2.1.2 Valutazione dei mezzi finanziari e delle fonti di finanziamento pg.166 2.1.3 Fabbisogni di risorse finanziarie ed evoluzione

degli stanziamenti di spesa pg.170

2.1.4 Gli investimenti previsti per il triennio 2019/2021 pg.173

2.1.5 Gli equilibri di bilancio pg.174

2.2 Parte seconda pg.176

2.2.1 Programmazione del fabbisogno di personale per il triennio 2019/2021 pg.177 2.2.2 Programma relativo al conferimento di incarichi e collaborazioni

a soggetti estranei alla Amministrazione pg.188

(3)

2.2.3 Programma triennale delle opere pubbliche 2019-2021

ed elenco annuale 2019 pg.189 2.2.4 Programma biennale degli acquisti di forniture e servizi 2019-2020 pg.190 2.2.4 Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari pg.191

(4)

GUIDA ALLA LETTURA

_____________________________________________________________

Il decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 “Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi” ha introdotto il principio applicato della programmazione che disciplina processi, strumenti e contenuti della programmazione dei sistemi contabili delle Regioni, degli Enti Locali e dei loro organismi.

Per quanto riguarda gli strumenti della programmazione, il Piano Generale di Sviluppo e la Relazione previsionale e programmatica, prevista dall’art. 170 del TUEL (Testo unico degli Enti locali), sono sostituiti dal DUP: il Documento unico di programmazione "strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative".

Il ciclo della pianificazione – programmazione dell'Unione Terra di Mezzo e dei Comuni ad essa aderenti è sviluppato attraverso un percorso coordinato che garantisce la coerenza degli obiettivi strategici ed operativi dell'Ente sovracomunale con quelli dei Comuni, ne evita la duplicazione o sovrapposizione ed inoltre è condotto con una metodologia completamente omogenea per tutti gli enti. Anche gli aspetti temporali di elaborazione e approvazione risultano unici e contestuali.

Il DUP è articolato in due sezioni: la sezione strategica (SeS) e la sezione operativa (SeO).

La sezione strategica (SeS)

La SeS sviluppa e concretizza la strategia programmatica avviata con le linee programmatiche di mandato approvate con deliberazione del Consiglio comunale n. 16 del 12 giugno 2014 e proseguita con il Piano Generale di Sviluppo 2014-2019 il cui aggiornamento per l’anno 2015 è stato approvato con deliberazione del Consiglio comunale n 30 del 5 giugno 2015, con un orizzonte temporale pari al mandato amministrativo. Il Dup SeS 2016-2019/SeO 2019-2021 rappresenta inoltre l'evoluzione scorrevole del DUP SeS 2016-2019/SeO 2016-2018, approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 73 del 29 dicembre 2015, del Dup SeS 2016-2019/SeO 2017- 2019, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 50 del 27 dicembre 2016 e del Dup SeS 2016-2019/SeO 2018-2020 approvato con deliberazione del Consiglio

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Comunale n. 58 del 28 dicembre 2017.

Individua gli indirizzi strategici dell’Ente, ossia le principali scelte che caratterizzano il programma dell’Amministrazione, da realizzare nel corso del mandato amministrativo, in coerenza con il quadro normativo di riferimento, nonché con le linee di indirizzo della programmazione regionale, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica.

Ogni anno gli obiettivi strategici, contenuti nella SeS, possono essere, a seguito di variazioni significative di contesto, opportunamente riformulati. Sono altresì verificati gli indirizzi generali e i contenuti della programmazione strategica con particolare riferimento alle condizioni interne dell’ente, al reperimento e impiego delle risorse finanziarie e alla sostenibilità economico – finanziaria. Il presente documento, pertanto, nella sezione strategica, risulta adeguato rispetto al DUP SeS 2016-2019/SeO 2018-2020, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 58 del 28 dicembre 2017, in considerazione delle variazioni delle condizioni esterne e interne intervenute nel corso del primo semestre dell'esercizio 2018. Il presente documento sarà altresì modificato e integrato in sede di elaborazione e approvazione della Nota di aggiornamento al DUP, contestualmente all'elaborazione e approvazione del bilancio 2019-2021.

Tra i contenuti della sezione, si sottolineano in particolare i seguenti ambiti:

• analisi delle condizioni esterne: considera il contesto economico internazionale e nazionale, gli indirizzi contenuti nei documenti di programmazione nazionali e regionali, nonché le condizioni e prospettive socio-economiche del territorio dell’Ente;

• analisi delle condizioni interne: evoluzione della situazione finanziaria ed economico-patrimoniale dell’ente, analisi degli impegni già assunti e investimenti in corso di realizzazione, quadro delle risorse umane disponibili, organizzazione e modalità di gestione dei servizi, situazione economica e finanziaria degli organismi partecipati.

Nell’ambito della Sezione Strategica sono definiti, in coerenza con gli indirizzi strategici elaborati dall’Amministrazione, gli obiettivi strategici da perseguire entro la fine del mandato, articolati per missione di bilancio.

La sezione operativa (SeO)

La SeO contiene la programmazione operativa dell’ente con un orizzonte temporale corrispondente al bilancio di previsione ed è strutturata in due parti.

Parte prima: contiene per ogni singola missione i programmi e, per ogni programma, gli obiettivi operativi da raggiungere nel corso del triennio, sia con riferimento all’Ente nel suo complesso che al gruppo amministrazione pubblica.

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Gli obiettivi operativi discendono dagli obiettivi strategici indicati nella precedente Sezione Strategica. L'orizzonte temporale previsto nelle singole schede relative agli obiettivi operativi corrisponde alla fine del mandato amministrativo (2019). La durata complessiva della sezione è però indicata con riferimento al triennio 2019-2021 perché corrisponde alla durata del bilancio di previsione.

Si ricorda che i programmi non possono essere liberamente scelti dall’Ente, bensì devono corrispondere, per quanto di competenza, all’elenco contenuto nel D.lgs. 118/2011 e ss.mm.ii.

Parte Seconda contiene:

1. la programmazione in materia di personale 2. la programmazione in materia di incarichi esterni

3. la programmazione in materia lavori pubblici (programma triennale delle opere pubbliche 2019-2021 ed elenco annuale 2019)

4. programmazione biennale di forniture e servizi (programma biennale degli acquisti di forniture e servizi 2019-2020)

5. i piani delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari.

Si precisa che il programma triennale delle opere pubbliche 2019-2021 ed elenco annuale 2019 e il programma biennale degli acquisti di forniture e servizi 2019-2020, sono stati redatti sulla base degli schemi tipo allegati al Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 16 gennaio 2018, n. 14. I relativi referenti sono stati provvisoriamente individuati, rispettivamente, nel Responsabile dell'Area lavori Pubblici e Patrimonio e nel referente per la BDAP. Si provvederà all'individuazione definitiva dei soggetti referenti, anche a seguito dei chiarimenti degli organismi competenti in merito alla compilazione e alle specifiche tecnico-informatiche dei programmi, preliminarmente alla elaborazione della Nota di Aggiornamento.

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Sezione Strategica

(SeS)

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1.1 Q UADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE

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1.1.1 S CENARIO ECONOMICO INTERNAZIONALE , ITALIANO E REGIONALE

Tra gli elementi citati dal principio applicato della programmazione, a supporto dell’analisi del contesto in cui si colloca la pianificazione degli enti locali, sono citate le condizioni esterne. Si ritiene pertanto opportuno tracciare, seppur sinteticamente, lo scenario economico internazionale, italiano e regionale. La presente sezione sarà integrata in occasione della predisposizione della nota di aggiornamento del presente DUP .

Si riportano in questo quadro:

a) le linee principali di pianificazione internazionale e nazionale elaborate dalla Banca d’Italia;

b) il DEF 2018;

c) le linee principali di pianificazione regionale elaborate dalla Banca d’Italia d) la previsione macroeconomica a medio termine in Emilia Romagna.

a) Linee principali di pianificazione internazionale e nazionale elaborate dalla Banca d’Italia - La sintesi1

La crescita globale si è rafforzata ma emergono rischi di restrizioni commerciali

La crescita globale si è rafforzata e la dinamica del commercio mondiale resta vivace. Sulle prospettive dell'attività economica internazionale gravano però il rischio che l'introduzione di tariffe sulle importazioni di alcuni prodotti da parte dell'amministrazione statunitense inneschi restrizioni commerciali su più ampia scala e quello che incertezze sulla crescita o sull'evoluzione delle politiche monetarie in alcune economie avanzate diano luogo a brusche correzioni sui mercati finanziari, come osservato all'inizio dell'anno in corso.

Nell'area dell'euro si valutano necessarie condizioni monetarie ancora accomodanti

Nell'area dell'euro la crescita è proseguita; deve però ancora emergere una stabile tendenza al ritorno dell'inflazione di fondo verso livelli prossimi al 2 per cento. Il Consiglio direttivo della BCE valuta necessario mantenere un ampio accomodamento monetario; quest'ultimo viene fornito dagli acquisti netti di titoli che continueranno almeno fino a settembre del 2018, dallo stock di attività finanziarie presenti nel portafoglio delle banche centrali e dal loro reinvestimento a scadenza, nonché dalle indicazioni prospettiche sui tassi di interesse.

In Italia la crescita prosegue a un passo più moderato

Nostre stime basate sulle informazioni finora disponibili indicano che in Italia il prodotto sarebbe cresciuto nel primo trimestre dell'anno attorno allo 0,2 per cento, rallentando rispetto al periodo precedente. La frenata della produzione industriale si sarebbe accompagnata a un rialzo dell'attività nei servizi, nonostante i segnali meno favorevoli anche per questo comparto in marzo.

Le indagini congiunturali mostrano che la fiducia delle famiglie e delle imprese continua ad attestarsi su livelli ciclicamente elevati e compatibili con la prosecuzione dell’espansione del prodotto; le aziende segnalano l'intenzione di aumentare gli investimenti produttivi rispetto al 2017.

1 Fonte: Banca d'Italia, Bollettino economico aprile 2018

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Si consolidano le vendite all'estero

La dinamica delle esportazioni italiane è stata particolarmente sostenuta nell'ultimo trimestre dello scorso anno ed è giudicata moderatamente favorevole nei primi tre mesi del 2018 dalle imprese che hanno partecipato ai sondaggi più recenti. Il buon andamento delle vendite all'estero si è tradotto in un ulteriore aumento dell'avanzo di conto corrente, salito al 2,8 per cento del PIL nel 2017, e in un significativo miglioramento della posizione debitoria netta del Paese, scesa al 6,7 per cento del prodotto.

Aumentano gradualmente le ore lavorate

Prosegue il graduale rafforzamento del mercato del lavoro, che però presenta ancora tassi di disoccupazione elevati e una dinamica salariale modesta. Le ore lavorate aumentano; il numero di occupati è cresciuto dell'1,1 per cento nella media del 2017, nonostante una lieve battuta d'arresto nel quarto trimestre; secondo le indicazioni più recenti è tornato a espandersi all'inizio del 2018.

L'inflazione è ancora bassa

In Italia l'inflazione al consumo rimane contenuta, all'1,1 per cento in marzo. A moderare la crescita dei prezzi sui dodici mesi ha contribuito il venir meno dell'accelerazione di quelli delle componenti più volatili osservata nella prima parte del 2017, un effetto che dovrebbe gradualmente riassorbirsi nel corso dell'anno. L'inflazione di fondo rimane modesta (0,7 per cento in marzo sui dodici mesi, 1,4 sui tre mesi in ragione d'anno). Le imprese e le famiglie intervistate nelle indagini congiunturali si attendono una moderata accelerazione dei prezzi nel 2018.

I prestiti alle imprese sono aumentati a un ritmo sostenuto…

Il credito alle imprese mostra segnali di una più decisa espansione. L'incremento è stato del 2,1 per cento nel trimestre terminante in febbraio in ragione annua e dell'1,2 per cento sui dodici mesi.

Nostre indagini indicano un rafforzamento della domanda di credito bancario, che risente positivamente della crescita degli investimenti, mentre le condizioni di offerta restano accomodanti.

L'espansione dei prestiti ha interessato le imprese manifatturiere e quelle dei servizi.

…e i crediti deteriorati sono scesi

Nel 2017 la qualità del credito bancario è migliorata. L'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti erogati dalle banche classificate come significative è scesa a fine anno al 14,5 per cento al lordo delle rettifiche di valore e al 7,3 per cento al netto, contro il 17,6 e il 9,4 del 2016, rispettivamente. Nell'ultimo periodo vi hanno contribuito sia le operazioni di cessione di crediti deteriorati sia l'attività di recupero interno.

Il miglioramento ciclico ha sostenuto la borsa…

All'inizio di febbraio l'indice della borsa italiana ha risentito negativamente, come in altre economie, di un significativo incremento della volatilità sui mercati internazionali. Le tensioni sono in seguito rientrate ed è ripreso l'aumento dei corsi, che riflette soprattutto revisioni al rialzo degli utili attesi delle società quotate. La crescita è particolarmente sostenuta per le azioni bancarie, pari negli ultimi dodici mesi al 18,7 per cento, contro il 13,0 per l'intera borsa italiana e lo 0,2 per la media delle banche europee.

…e compresso i premi per il rischio

Restano bassi i premi per il rischio sovrano dell'Italia, che non hanno risentito delle tensioni internazionali e non indicano aumenti dell'incertezza sulle prospettive dell'economia nazionale.

Rispetto alla fine del 2017 lo spread sul titolo decennale è sceso di 30 punti base, a 129 punti. Ad attenuare l'impatto sul nostro paese delle tensioni globali di inizio anno e a favorire il contenimento dei premi per il rischio hanno contribuito il miglioramento delle prospettive economiche e il rientro delle tensioni sul sistema bancario. Il permanere di condizioni favorevoli presuppone la prosecuzione di un credibile aggiustamento dei conti pubblici e delle riforme volte a innalzare il potenziale di crescita di lungo periodo dell'economia italiana.

È lievemente diminuito il rapporto tra debito pubblico e prodotto

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L'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL è sceso di circa due decimi di punto percentuale nel 2017, al 2,3 per cento. Vi ha contribuito l'ulteriore riduzione della spesa per interessi. Il rapporto fra il debito e il prodotto è lievemente diminuito al 131,8 per cento.

b) Il DEF 2018 2

Il quadro macroeconomico e di finanza pubblica di medio periodo offerto dal Def 2018 si limita a descrivere proiezioni meramente tendenziali, in attesa che un nuovo Governo proponga gli indirizzi programmatici da sottoporre al Parlamento. Ma anche uno scenario a legislazione vigente costituisce una base di riferimento importante ed utile per definire i criteri di scelta di politica economica e, in particolare, delle politiche di bilancio dei prossimi anni.

Si tratta, infatti, di uno scenario che contiene, allo stesso tempo, indicazioni favorevoli e rassicuranti, ma anche elementi critici che provengono sia dal quadro internazionale che dall’emergere di nuove fragilità sulle tendenze, anche di medio-lungo periodo, dei nostri conti pubblici. E che si traducono, alla fine, nella necessità di programmare il futuro sulla base di scelte molto caute e di interventi di politica economica molto selettivi.

L’evoluzione positiva della congiuntura trova conferma nelle recenti Spring Forecast della Commissione europea che hanno rivisto al rialzo le precedenti previsioni sulla crescita economica.

Tuttavia, alcune incertezze non possono essere sottovalutate: il quadro macroeconomico internazionale deve far considerare come gli sviluppi della politica commerciale USA su dazi e restrizioni all’ingresso siano così incerti da non poter escludere uno scenario di rallentamento della domanda per le nostre esportazioni e di un aumento del costo delle importazioni, nonché ripercussioni sul tasso di cambio a medio termine; l’esaurimento delle politiche monetarie accomodanti; e, infine, gli effetti di un quadro tendenziale considerando (come fa il Def) o meno (come fa la Commissione) gli effetti delle clausole di salvaguardia connesse all’aumento dell’imposizione indiretta.

Con riguardo alla finanza pubblica, gli effetti degli andamenti macroeconomici e delle misure già contenute nella legislazione vigente determinerebbero, secondo il Def, un deciso miglioramento dei saldi di bilancio, sia in termini nominali che strutturali, e del rapporto debito/Pil. Pur con differenze non irrilevanti, in buona misura imputabili ai diversi approcci metodologici (lo scenario delle Spring Forecast non è a legislazione vigente), anche nelle proiezioni della Commissione Europea il profilo dei saldi e del debito risulta in miglioramento in termini nominali, mentre più netto è lo scostamento rispetto all’obiettivo del saldo strutturale.

Ma rispetto ad un quadro sostanzialmente positivo, sembra alla Corte necessario non lasciare in ombra i numerosi fattori di incertezza che si proiettano sul futuro prossimo e meno prossimo. Si tratta di fattori diversificati, che vanno dal verificato insuccesso che finora hanno segnato i tentativi di recuperare livelli più adeguati di investimenti pubblici (fattore importante per il sostegno della crescita economica), all’evidenza di scenari demografici che, in particolare in Italia, potrebbero comportare un crescente assorbimento di risorse pubbliche per far fronte alle esigenze connesse all’invecchiamento della popolazione. E ancora: la necessità di non sottovalutare la precarietà dell’assetto del nostro sistema fiscale che, in questi anni segnati dall’urgenza di reperire nell’immediato risorse ai fini del riequilibrio dei conti pubblici, si è progressivamente allontanato dai principi di fondo cui esso dovrebbe ispirarsi.

Oltre all’impegno finanziario che richiederebbe l’eventuale sostituzione delle clausole di salvaguardia Iva, si sconta nel quadro tendenziale un profilo della spesa in riduzione nei principali comparti dei servizi: flette ancora la quota del prodotto destinata alla sanità, si restringe lo spazio riservato alle amministrazioni locali per spesa non sanitaria, quella destinata ai servizi più vicini ai 2 Audizione Commissioni Congiunte Camera e Senato – Audizione della Corte dei Conti – Maggio 2018

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cittadini (trasporti locali, servizi alla persona etc.). Il quadro tendenziale descrive, pertanto, quanto limitati siano i margini entro i quali i cittadini possono attendersi un miglioramento nella qualità dei servizi. Ciò richiede che la “revisione della spesa” sia orientata verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, anche attraverso un attento screening della qualità dei servizi resi e una più penetrante capacità di misurazione dei risultati raggiunti dai diversi programmi. Ma richiede anche che vengano adottate scelte selettive in assenza delle quali vi è il rischio di un graduale spostamento della spesa verso quella a carico dei cittadini. Tale processo, al di fuori di meccanismi di solidarietà e di perequazione, oltre ad accrescere le disuguaglianze, tende ad acuire le difficoltà di soluzione della questione del lavoro.

Nei prossimi anni, il rapido invecchiamento della popolazione eserciterà pressioni molto significative sulla spesa pubblica di tutti i Paesi europei, inclusa l’Italia. L’intero comparto delle uscite per la protezione sociale considerata in senso lato (previdenza, assistenza e sanità) ne sarà influenzato. Il tasso di dipendenza degli anziani crescerà in misura ragguardevole. Le recenti revisioni delle stime di lungo periodo della spesa age-related, di cui il Def dà conto, prefigurano, per molte sue componenti, ed in primo luogo per la spesa pensionistica, andamenti meno favorevoli di quelli stimati fino a qualche anno fa. Si tratta di novità legate soprattutto ad un deterioramento del quadro macroeconomico e demografico di lungo termine che può, però, essere contrastato con politiche a favore della natalità, con una equilibrata gestione dei flussi migratori e con una maggiore partecipazione al mercato del lavoro.

L’obiettivo di costruire un modello di welfare in grado di assicurare: adeguati trattamenti previdenziali senza che si metta a repentaglio la sostenibilità finanziaria del sistema, politiche di assistenza che puntino all’inclusione e al contrasto delle povertà, servizi sanitari di elevato livello, richiama l’esigenza di salvaguardare alcuni degli equilibri già conseguiti in singoli comparti e gestire l’accesso alle prestazioni assistenziali in una logica di unitarietà ed assicurando anche una maggiore correlazione tra i servizi resi e le condizioni economiche e sociali complessive delle famiglie che li richiedono.

Sul fronte delle entrate, negli anni più recenti il sistema tributario italiano ha generalmente assicurato un gettito in linea con gli obiettivi di riequilibrio graduale dei conti pubblici, pur in un quadro nel quale l’elasticità delle entrate totali rispetto al Pil è risultata inferiore a quella registrata negli altri maggiori paesi.

Le modalità di prelievo che hanno caratterizzato negli ultimi anni la politica tributaria (il recupero di base imponibile sottratta a tassazione, l’anticipazione di quote di gettito futuro e misure di attenuazione del prelievo di natura “straordinaria”) sono state dettate dall’intento di riequilibrare e, ove possibile, alleggerire l’onere fiscale, e di far fronte ai vincoli di bilancio senza ricorrere ad effettivi inasprimenti fiscali. Scelte giustificate dalle esigenze poste dalla crisi ma non esenti da rischi che la Corte ha più volte sottolineato. Si tratta di modalità di intervento, inoltre, che non sostituiscono la necessità di una più strutturale rivisitazione del sistema impositivo per renderlo coerente con maggiore equità e con un più favorevole ambiente per la crescita.

La necessità di affrettarsi a ridurre, ed in prospettiva a rimuovere, l’inevitabile pressione che un elevato debito pubblico pone sui tassi di interesse e sulla complessiva stabilità finanziaria del Paese - dunque, in definitiva, sulle potenzialità di crescita – trova motivazioni anche nel fatto che in questi anni a fronte della mancata compliance con la regola del debito, l’apertura di una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo è stata evitata grazie ad una serie di “fattori rilevanti”, alcuni dei quali risultano oggi indeboliti dalle nuove proiezioni circa gli effetti di lungo periodo delle tendenze demografiche.

In conclusione, il quadro che emerge dal Def 2018, pur testimoniando i progressi ottenuti nell’azione di risanamento, rimane ancora complesso. Il difficile percorso che ci attende non consente cedimenti o rallentamenti ma richiede scelte coerenti.

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c) L'economia emiliano-romagnola – La sintesi3

In Emilia-Romagna nel 2017 e nei primi mesi del 2018 l'attività economica ha continuato a crescere, sostenuta dagli investimenti e dalle esportazioni.

Le imprese

La produzione industriale è aumentata per il terzo anno consecutivo in tutti i comparti e con particolare intensità nella metalmeccanica; la congiuntura nelle costruzioni ha mostrato qualche debole segnale di ripresa. Il settore terziario ha registrato una crescita moderata, sostenuta dal turismo e dai trasporti. Dopo una diminuzione più accentuata di quella media italiana, la dinamica della produttività totale dei fattori delle imprese della regione si è invertita, allineandosi nel 2014-15 a quella nazionale. I livelli di produttività delle imprese della regione restano peraltro superiori a quelli italiani. Fra i settori di eccellenza della regione, il comparto alimentare e quello del packaging hanno attraversato la doppia recessione aumentando significativamente fatturato ed esportazioni;

l'espansione è stata più intensa per il comparto del packaging, riflettendo la maggiore intensità tecnologica della produzione. L'accelerazione della domanda mondiale ha sostenuto la crescita delle esportazioni in tutti i mercati di sbocco e con un contributo significativo di quelle di macchinari. È proseguito il recupero delle quote di mercato favorito dalla specializzazione dell'industria regionale in settori a domanda in crescita sostenuta. La partecipazione del sistema produttivo regionale a filiere globali del valore è elevata. La fase di recupero della redditività delle imprese continua ininterrottamente dal 2013, accrescendo la capacità di autofinanziamento e la liquidità; i divari fra settori e fra imprese grandi e piccole stentano a colmarsi. Nel 2016 la redditività della manifattura è stata di oltre tre volte superiore a quella delle costruzioni; quella delle imprese di minore dimensione si colloca ormai stabilmente oltre un punto percentuale al di sotto di quella delle imprese medio-grandi. Le imprese attive nei settori a maggiore intensità tecnologica e a competenze più elevate raggiungono livelli di redditività notevolmente più elevati della media. Il maggiore ricorso all'autofinanziamento ha limitato la domanda di prestiti bancari delle imprese, che sono rimasti stabili anche nel 2017. Le condizioni di offerta di credito permangono favorevoli, in particolare per le imprese più solide. Le banche hanno continuato a mantenere un atteggiamento più prudente nei confronti dell'edilizia.

Il mercato del lavoro

È proseguita la crescita dell'occupazione e delle ore lavorate, anche se a tassi inferiori a quelli medi nazionali. L'aumento ha riguardato i lavoratori dipendenti, gli uomini, le persone con più di 54 anni e quelle con almeno il diploma. La domanda di lavoro qualificato è stata più intensa nelle province in cui si concentrano maggiormente imprese grandi e operanti in settori a tecnologia medio-alta. Il tasso di disoccupazione medio si è ulteriormente ridotto ma è rimasto stabile per i giovani.

Le famiglie

Il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro e le valutazioni positive sulla situazione economica da parte delle famiglie hanno sostenuto i consumi. La quota delle famiglie povere è rimasta stabile nel 2016, inferiore al dato italiano; la distribuzione dei redditi in regione si è mantenuta più equa di quella nazionale. L'indebitamento delle famiglie è ulteriormente cresciuto;

sono aumentati sia i mutui sia il credito al consumo, riflettendo la dinamica degli acquisti di abitazioni e di beni durevoli, nonché condizioni di accesso al credito distese. In presenza di modesti rendimenti offerti sulla raccolta bancaria a scadenza, il risparmio finanziario si è diretto verso altre forme d'investimento, come depositi in conto corrente o quote di fondi comuni. Fra il 2008 e il 2016 l'aumento del valore delle attività finanziarie nei portafogli delle famiglie ha controbilanciato la diminuzione di quello delle attività reali, dovuta al calo dei prezzi delle case, mantenendo stabile il valore corrente della ricchezza netta.

Il mercato del credito

3 Fonte: Banca d'Italia, rapporto annuale economia dell'Emilia Romagna, giugno 2018

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La riduzione del numero di intermediari operanti sul territorio regionale è stata più intensa rispetto agli anni precedenti, a seguito di operazioni di fusione e ristrutturazione che hanno coinvolto in particolare le banche di credito cooperativo, oggetto di un importante processo di riforma ancora in corso. Anche il numero di sportelli bancari si è ridotto in favore dei canali telematici, proseguendo una tendenza in atto da diversi anni. Lo stock di crediti deteriorati è diminuito, beneficiando sia della diminuzione del flusso di nuovi crediti problematici sia dell'intensificarsi delle operazioni di cessione e di stralcio attivate dagli intermediari.

La finanza pubblica

Nel triennio 2014-16 le entrate correnti degli Enti territoriali sono leggermente aumentate; la spesa è diminuita, soprattutto quella in conto capitale. La flessione di quest'ultima è proseguita anche nel 2017, nonostante dal 2016 sia subentrato un nuovo sistema di regole di bilancio, più favorevole alla spesa per investimenti. Nel 2017 il prelievo fiscale locale sulle famiglie è lievemente cresciuto, pur risultando inferiore alla media delle RSO. È proseguito il calo del debito delle Amministrazioni locali, la cui incidenza sul PIL nel 2017 è rimasta inferiore alla media nazionale.

d) La previsione macroeconomica a medio termine in Emilia Romagna.4

Gli “Scenari per le economie locali” elaborati da Pro meteia ci permettono di esaminar e la previsione macro- economica pe r l’Emilia-Romagn a. Il quadro di ipotesi su cui lo sc enario si fonda è quello di una crescita che prosegu e più sostenuta n el 2018 e che rallenterà leggerme n te nel 2019, più marcatamente nei paesi avanzati e in Cina. La crescita del prodotto mondiale nel 2017 ha mostrato una buona accelerazione e dovrebbe avere un passo leggermente più elevato nel 2018, nonostante un leggero rallentamento del ritmo di espansione del commercio mondiale.

Pil e conto economico

L’edizione corrente , rispetto alla precedente, prospetta un consolidamento a breve e un sensibile miglioramento a lungo termine della tendenza positiva che carat terizza lo scenario regionale. La crescita stimata del prodotto i nterno lordo per il 2017 dovrebbe essere stata dell’1, 7 per cento, quella attesa nel 2018 dovrebbe risultare lievemente superiore, pari a ll’1,8 per cento, e tendere poi a ridursi lievemente (+1,7 per cento) nel 2019. Il Pil regionale in termini reali nel 2018 dovrebbe risultare superiore del’8,6 per cento rispetto ai livelli minimi toccati al culmine della crisi nel 2009, ma ancora sostanzialmente in linea con il livello del 2007 e superiore di solo il 10,5 per cento a quello del 2000. L’andamento regionale risulta migliore di quello nazionale. La crescita italiana dovrebbe assestarsi all’1,4 per cento nel 2018 e con un lieve rallentamento rallentare nuovamente all’1,3 per cento nel 2019. Ne deriva che il Pil nazionale in termini reali nel 2018 risulterà superiore del 2,5 per cento a quello del 2009, ma ancora inferiore di 4,2 punti percentuali al livello del 2007.

L’Emilia-Romagna si è confermata la prima regione italiana per ritmo di crescita nel 2017, insieme alla Lombardia, e nel 2018 si prospetta come la prima assoluta, davanti a Lombardia e Veneto. La crescita regionale appare allineata a quella della Francia stimata al 2,1 per cento nel 2018 e all’1,6 per cento nel 2019. Nel 2017 i consumi hanno accelerato la tendenza positiva (+1,8 per cento), oltre quella del Pil, ma rallenteranno lievemente (+1,6 pe cento) nel 2018 . Quest’anno i consumi privati aggregati risulteranno superiori del 3,1 per cento rispetto a quelli del picco del 2011, ma probabilmente con una maggiore diseguaglianza. A trainare la crescita della domanda interna sono gli investimenti fissi lordi. Nel 2017 hanno rafforzato la buona tendenza positiva, che troverà conferma anche nel 2018 (+4 ,4 per cento). I livelli di accumulazione raggiunti prima della crisi restano comunque lontanissimi. Nel 2018 gli investimenti risulteranno inferiori del 22,4 per cento rispetto a quelli riferiti al precedente massimo risalente al 2008. La dinamica delle esportazioni regionali ha fortemente accelerato nel 2017 a +4,8 per cento, pur risultando inferiore a quella nazionale. Per il 2018 se ne stima un’ulteriore aumento (+5,0 per ce nto), nonostante l’evoluzione del cambio. Al termine dell’anno corrente il valore reale delle esportazioni regionali dovrebbe superare del 24,3 per cento il livello massimo precedente la crisi, toccato nel 2007. Una misura del successo sui mercati esteri dell’economia regionale e dei rischi potenziali derivanti da restrizioni 4 Fonte: Unioncamere Emilia Romagna - aprile 2018

(15)

commerciali. Con la ripresa, nel 2017, ha trovato conferma la rapida crescita delle importazioni (+5,0 per cento), sia beni di consumo, sia input del sistema produttivo. Per il 2018, si prevede un rallentamento della cresicita delle importazioni (+4,3 per cento) al di sotto del ritmo di quella dell’export.

La formazione del valore aggiunto: i settori

La ripresa si è diffusa in tutti i settori, trainata dalla nuova accelerazione nel settore industriale, e dal ritorno alla crescita per le costruzioni, dopo una fase di recessione durata nove anni, mentre si conferma, la crescita nel settore dei servizi. Nel 2017 il valore aggiunto delle costruzioni dovrebbe avere messo a segno un primo incremento (+1,0 per cento) dopo nove anni di segni negativi consecutivi. Nel 2018 la crescita dovrebbe accelerare ulteriormente (+1,6 per cento). Al termine del corrente anno l’indice del valore aggiunto delle costruzioni risulterà inferiore del 38,7 per cento rispetto al livello del precedente massimo toccato nel 2007. Nel 2017 la crescita del valore aggiunto dell’industria in senso stretto regionale è salita al 2,1 per cento. Nel corso del 2018 il ruolo dell’industria come settore trainante dell’economia regionale troverà conferma con una sensibile accelerazione della crescita del valore aggiunto (+3,2 per cento). Ma al termine dell’anno corrente, l’indice reale del valore aggiunto industriale risulterà superiore di solo il 2,5 per cento rispetto al precedente massimo del 2007. Infine, il valore aggiunto del settore dei servizi, è aumentato dell’1,8 per cento nel 2017, ma nel 2018 rallenterà (+1,3 per cento) . Alla fine di quest’anno il valore aggiunto dei servizi dovrebbe risultare non di molto più elevato (+3,4 per cento) rispetto a quello del precedente massimo toccato nel 2008.

Il mercato del lavoro

Rispetto all’edizione precedente, gli indicatori relativi al mercato del lavoro prospettano un quadro in più contenuto miglioramento. Aumentano lentamente le forze di lavoro e più rapidamente gli occupati, si conferma il lento consolidamento su un livello più elevato del tasso di attività, sale meno rapidamente quello di occupazione, mentre si riduce più lentamente il tasso di disoccupazione. In dettaglio, le forze di lavoro sono diminuite lievemente nel 2017 (-0,1 per cento) e nel 2018 cresceranno leggermente (+0,5 per cento). L’aumento delle forze di lavoro supererà il ritmo di crescita della popolazione nel biennio. Il tasso di attività, calcolato come quota sulla popolazione presente totale, è salito al 47,8 nel 2017 e si porterà al 47,9 per cento nel 2018. Lo scorso anno, la buona ripresa del Pil si è accompagnata a una più contenuta tendenza positiva degli occupati (+0,3 per cento). Nel 2018 la crescita dell’occupazione (+0,8 per cento) risulterà ancora inferiore a quella del Pil, a vantaggio di un recupero del livello di produttività. Il tasso di occupazione è salito nel 2017 (44,6 per cento) e nel 2018 crescerà ulteriormente (44,9 per cento), ma risulterà ancora inferiore di 1,4 punti rispetto al livello del 2008 e di 2,4 punti al di sotto del precedente massimo risalente al 2002. Il tasso di disoccupazione, che era pari al 2,8 per cento nel 2007, è salito all’8,4 per cento nel 2013. Da allora si è ridotto, tanto che è sceso al 6,5 per cento nel 2017. Nel corso del 2018, dovrebbe ridursi lievemente al 6,3 per cento.

(16)

1.1.2 LA POPOLAZIONE

Al fine di contestualizzare i dati relativi alla popolazione dell'Unione Terra di Mezzo, si riporta un breve estratto del Rapporto Annuale ISTAT 2018 dal quale emergono alcune considerazioni interessanti in merito all'andamento della popolazione residente in Italia al 31 dicembre 2017 e al futuro demografico del paese.

I

L

B

ILANCIO DEMOGRAFICO NAZIONALE

Prosegue nel 2017 la diminuzione della popolazione residente già riscontrata nei due anni precedenti. Al 31 dicembre risiedono in Italia 60.483.973 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all’8,5% dei residenti a livello nazionale (10,7% al Centro- nord, 4,2% nel Mezzogiorno).

Complessivamente nel 2017 la popolazione diminuisce di 105.472 unità rispetto all’anno precedente. Il calo complessivo è determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana con 202.884 residenti in meno, mentre la popolazione straniera aumenta di 97.412 unità.

Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 200 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 61 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto ampio e pari a 251.537 unità. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il terzo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (458.151, -15 mila sul 2016), di cui 68 mila stranieri (14,8%

del totale), anch’essi in diminuzione. I decessi sono stati quasi 650 mila, circa 34 mila in più rispetto al 2016, proseguendo il generale trend di crescita rilevato negli anni precedenti dovuto all’invecchiamento della popolazione.

Il movimento migratorio con l’estero fa registrare un saldo positivo di circa 188 mila unità, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. Nel 2018 aumentano le iscrizioni dall’estero: poco più di 343 mila (erano 300.823 nel 2016), di cui l’88% riferite a stranieri.

Le cancellazioni per l’estero sono stabili, intorno alle 114 mila unità per gli italiani, di nascita e naturalizzati, mentre sono più di 40 mila per gli stranieri, in leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti. Le acquisizioni di cittadinanza registrano una battuta d’arresto rispetto al trend crescente degli anni precedenti: nel 2017 i nuovi italiani superano i 146 mila.

In Italia risiedono persone di circa 200 nazionalità: nella metà dei casi si tratta di cittadini europei (oltre 2,6 milioni). La cittadinanza più rappresentata è quella rumena (23,1%) seguita da quella albanese (8,6%).

Si conferma la maggiore attrattività delle regioni del Nord e del Centro, verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall’estero sia dall’interno.

ILFUTURODEMOGRAFICO DEL PAESE

Si stima che in Italia la popolazione residente attesa sia pari, secondo lo scenario mediano, a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065. La flessione rispetto al 2017 (60,6 milioni) sarebbe pari a 1,6 milioni di residenti nel 2045 e a 6,5 milioni nel 2065.

Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62. La probabilità che aumenti la popolazione tra il 2017 e il 2065 è pari al 9%.

Il Mezzogiorno perderebbe popolazione per tutto il periodo mentre nel Centro-nord, dopo i primi trent’anni di previsione con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione soltanto dal 2045 in avanti. La probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi supera il 30% mentre nel Mezzogiorno è nulla.

(17)

È previsto negli anni a venire uno spostamento del peso della popolazione dal Mezzogiorno al Centro-nord del Paese. Nel 2065 il Centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il Mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29%

contro il 34% attuale.

Le future nascite non saranno sufficienti a compensare i futuri decessi: dopo pochi anni di previsione il saldo naturale raggiunge quota -200 mila, per poi passare la soglia -300 e -400 mila nel medio e lungo termine.

La fecondità è prevista in rialzo da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 2017-2065.

Tuttavia, l’incertezza aumenta lungo il periodo di previsione. L’intervallo di confidenza proiettato al 2065 è piuttosto alto e oscilla tra 1,25 e 1,93 figli per donna.

La sopravvivenza è prevista in aumento. Entro il 2065 la vita media crescerebbe di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettivamente per uomini e donne (80,6 e 85 anni nel 2016). L’incertezza associata assegna limiti di confidenza compresi tra 84,1 e 88,2 anni per gli uomini e tra 87,9 e 92,7 anni per le donne.

Si prevede che il saldo migratorio con l’estero sia positivo, mediamente pari a 165 mila unità annue (144 mila l’ultimo rilevato nel 2016), seppure contraddistinto da forte incertezza. Non è esclusa l’eventualità ma con bassa probabilità di concretizzarsi (9,1%) che nel lungo termine esso possa diventare negativo.

Il saldo naturale della popolazione risente positivamente delle migrazioni. Sempre nello scenario mediano l’effetto addizionale del saldo migratorio sulla dinamica di nascite e decessi comporta 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo previsivo.

(18)

L

A POPOLAZIONE NEL TERRITORIO DELL

'U

NIONE

T

ERRADI

M

EZZO

Al 31 dicembre 2017 la popolazione complessiva residente nei comuni dell'Unione Terra di Mezzo è pari a 28.902 unità. Si evidenzia una sostanziale stabilità della popolazione con un leggero incremento di 167 unità rispetto al 31 dicembre 2014.

Bagnolo in Piano

Al 31 dicembre 2017 la popolazione residente nel comune di Bagnolo in Piano è pari a 9.752 residenti mentre, al 31 dicembre 2016 era di 9.788, determinando un leggero decremento, in valore assoluto, di 36 residenti, pari allo 0,37%.

La tabella seguente riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente.

Anno Data rilevamento Popolazione residente

Variazione assoluta

Variazione percentuale

Numero Famiglie

Media componenti per famiglia

2001 31 dicembre 8.120 - - - -

2002 31 dicembre 8.327 +207 +2,55% - -

2003 31 dicembre 8.568 +241 +2,89% 4.188 2,05

2004 31 dicembre 8.758 +190 +2,22% 3.450 2,54

2005 31 dicembre 8.902 +144 +1,64% 3.496 2,55

2006 31 dicembre 8.995 +93 +1,04% 3.550 2,53

2007 31 dicembre 9.192 +197 +2,19% 3.643 2,52

2008 31 dicembre 9.376 +184 +2,00% 3.738 2,51

2009 31 dicembre 9.519 +143 +1,53% 3.775 2,52

2010 31 dicembre 9.536 +17 +0,18% 3.793 2,51

2011 (¹) 8 ottobre 9.589 +53 +0,56% 3.809 2,52

2011 (²) 9 ottobre 9.386 -203 -2,12% - -

2011 (³) 31 dicembre 9.403 -133 -1,39% 3.807 2,47

2012 31 dicembre 9.591 +188 +2,00% 3.847 2,49

2013 31 dicembre 9.660 +69 +0,72% 3.799 2,54

(19)

2014 31 dicembre 9.714 +54 +0,56% 3.830 2,53

2015 31 dicembre 9.712 -2 -0,02% 3.826 2,53

2016 31 dicembre 9.788 +76 +0,78% 3.868 2,52

2017 31 dicembre 9.752 -36 +0,37% 3.893 2,50

(¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011.

(²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011.

(³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.

La popolazione residente a Bagnolo in Piano al censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 9.386 individui, mentre all' anagrafe comunali ne risultavano registrati 9.589. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 203 unità (-2,12%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione. I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in anagrafe.

Variazione percentuale della popolazione al 31 dicembre 2017

Si riportano le variazioni annuali della popolazione di Bagnolo in Piano espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Reggio Emilia e della regione Emilia-Romagna.

Flusso migratorio della popolazione al 31 dicembre 2017

Il grafico visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Bagnolo in Piano negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e cancellati dall'anagrafe del comune. Fra gli iscritti sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

(20)

La tabella seguente riporta il dettaglio del comportamento migratorio dal 2002 al 2017.

Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione.

Anno 1 gen- 31 dic

Iscritti Cancellati

Saldo Migratorio con l'estero

Saldo Migratorio totale DA

altri comuni

DA estero

per altri motivi (*)

PER altri comuni

PER estero

per altri motivi (*)

2002 371 53 1 223 8 13 +45 +181

2003 366 98 0 241 1 16 +97 +206

2004 313 89 18 264 5 29 +84 +122

2005 362 87 0 243 7 60 +80 +139

2006 299 86 1 309 9 22 +77 +46

2007 349 116 12 287 11 10 +105 +169

2008 364 118 6 286 8 26 +110 +168

2009 277 95 19 244 8 22 +87 +117

2010 227 91 4 250 11 47 +80 +14

2011 (¹) 246 41 2 210 19 12 +22 +48

2011 (²) 50 14 4 60 0 1 +14 +7

2011 (³) 296 55 6 270 19 13 +36 +55

2012 329 44 103 253 11 11 +33 +201

2013 276 48 72 259 28 55 +20 +54

2014 275 36 21 213 32 14 +4 +73

2015 261 32 17 245 24 26 +8 +15

2016 270 80 23 246 21 5 +59 +101

2017 282 34 10 301 35 2 -1 -12

(*) sono le iscrizioni/cancellazioni in Anagrafe dovute a rettifiche amministrative.

(¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre)

(³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

(21)

Movimento naturale della popolazione

Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

La tabella seguente riporta il dettaglio delle nascite e dei decessi dal 2002 al 2017.

Vengono riportate anche le righe con i dati ISTAT rilevati in anagrafe prima e dopo l'ultimo censimento della popolazione.

Anno Bilancio demografico Nascite Decessi Saldo Naturale

2002 1 gennaio-31 dicembre 100 74 +26

2003 1 gennaio-31 dicembre 111 76 +35

2004 1 gennaio-31 dicembre 118 50 +68

2005 1 gennaio-31 dicembre 93 88 +5

2006 1 gennaio-31 dicembre 116 69 +47

2007 1 gennaio-31 dicembre 116 88 +28

2008 1 gennaio-31 dicembre 104 88 +16

2009 1 gennaio-31 dicembre 118 92 +26

2010 1 gennaio-31 dicembre 86 83 +3

2011 (¹) 1 gennaio-8 ottobre 70 65 +5

2011 (²) 9 ottobre-31 dicembre 31 21 +10

2011 (³) 1 gennaio-31 dicembre 101 86 +15

2012 1 gennaio-31 dicembre 85 98 -13

2013 1 gennaio-31 dicembre 100 85 +15

2014 1 gennaio-31 dicembre 86 105 -19

2015 1 gennaio-31 dicembre 86 103 -17

2016 1 gennaio-31 dicembre 79 104 -25

2017 1 gennaio 31 dicembre 84 108 -24

(¹) bilancio demografico pre-censimento 2011 (dal 1 gennaio al 8 ottobre) (²) bilancio demografico post-censimento 2011 (dal 9 ottobre al 31 dicembre)

(³) bilancio demografico 2011 (dal 1 gennaio al 31 dicembre). È la somma delle due righe precedenti.

(22)

Popolazione per età, sesso e stato civile al 1 gennaio 2017

Il grafico in basso, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente a Bagnolo in Piano per età, sesso e stato civile al 1 gennaio 2017.

La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.

In generale, la forma di questo tipo di grafico dipende dall'andamento demografico di una popolazione, con variazioni visibili in periodi di forte crescita demografica o di cali delle nascite per guerre o altri eventi. In Italia ha avuto la forma simile ad una piramide fino agli anni '60, cioè fino agli anni del boom demografico.

Distribuzione della popolazione al 1 gennaio 2017 Età Celibi

/Nubili

Coniugati /e

Vedovi /e

Divorziati

/e Maschi Femmine Totale

%

0-4 484 0 0 0 266

55,0%

218

45,0% 484 4,9%

5-9 572 0 0 0 292

51,0%

280

49,0% 572 5,8%

10-14 591 0 0 0 316

53,5%

275

46,5% 591 6,0%

(23)

15-19 442 0 0 0 229 51,8%

213

48,2% 442 4,5%

20-24 438 9 0 0 221

49,4%

226

50,6% 447 4,6%

25-29 394 86 1 1 228

47,3%

254

52,7% 482 4,9%

30-34 304 234 0 6 266

48,9%

278

51,1% 544 5,6%

35-39 279 384 2 11 311

46,0%

365

54,0% 676 6,9%

40-44 274 480 6 39 421

52,7%

378

47,3% 799 8,2%

45-49 194 542 10 38 375

47,8% 409

52,2% 784 8,0%

50-54 160 582 10 46 404

50,6%

394

49,4% 798 8,2%

55-59 99 446 18 41 292

48,3%

312

51,7% 604 6,2%

60-64 75 417 26 21 258

47,9%

281

52,1% 539 5,5%

65-69 55 396 51 22 262

50,0%

262

50,0% 524 5,4%

70-74 44 319 65 10 202

46,1%

236

53,9% 438 4,5%

75-79 30 274 102 7 179

43,3%

234

56,7% 413 4,2%

80-84 11 182 119 5 145

45,7%

172

54,3% 317 3,2%

85-89 12 74 130 2 74

33,9%

144

66,1% 218 2,2%

90-94 4 28 65 0 37

38,1%

60

61,9% 97 1,0%

95-99 1 1 17 0 6

31,6%

13

68,4% 19 0,2%

100+ 0 0 0 0 0

0,0%

0

0,0% 0 0,0%

Totale 4.463 4.454 622 249 4.784 48,9%

5.004

51,1% 9.788 100,0%

Popolazione per classi di età scolastica: anno scolastico 2017/2018

Il grafico successivo riporta l'utenza scolastica potenziale per le scuole di Bagnolo in Piano evidenziando la popolazione per classi di età da 0 a 18 anni al 1 gennaio 2017. Con colori diversi i differenti cicli scolastici: asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado.

(24)

Distribuzione della popolazione per età scolastica 2017

Età Maschi Femmine Totale

0 40 43 83

1 55 40 95

2 55 41 96

3 59 50 109

4 57 44 101

5 49 58 107

6 55 49 104

7 63 64 127

8 59 51 110

9 66 58 124

10 62 60 122

11 51 52 103

12 71 52 123

13 64 58 122

14 68 53 121

15 46 43 89

16 44 42 86

17 44 41 85

18 55 38 93

Popolazione straniera al 1 gennaio 2017 e al 1 gennaio 2018

(25)

Gli stranieri residenti a Bagnolo in Piano al 1 gennaio 2017 sono 1.139 e rappresentano l'11,6% della popolazione residente, mentre al 1 gennaio 2018 sono 1.073 pari all'11%.

Nel corso del 2017 sono diventati cittadini italiani 87 stranieri residenti. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

Al 1 gennaio 2017 la comunità straniera più numerosa è quella proveniente dall'India con il 17,5% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Repubblica Popolare Cinese (12,3%) e dalla Romania (11,0%). Al 1 gennaio 2018 si conferma che l'India rappresenta la comunità straniera più numerosa con una leggera flessione passando al 16%. In leggero incremento le comunità provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese e dalla Romania, rispettivamente, con una percentuale pari al 13% e al 11,6%.

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Struttura della popolazione dal 2002 al 2017

L'analisi della struttura per età di una popolazione considera tre fasce di età: giovani 0-14 anni, adulti 15-64 anni e anziani 65 anni ed oltre. In base alle diverse proporzioni fra tali fasce di età, la struttura di una popolazione viene definita di tipo progressiva, stazionaria o regressiva a seconda che la popolazione giovane sia maggiore, equivalente o minore di quella anziana. Lo studio di tali rapporti è importante per valutare alcuni impatti sul sistema sociale, educativo e scolastico, e, a livello nazionale e regionale sul sistema lavorativo e sanitario.

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Anno

1° gennaio 0-14 anni 15-64 anni 65+ anni Totale

residenti Età media

2002 1.083 5.388 1.649 8.120 42,7

2003 1.133 5.507 1.687 8.327 42,6

2004 1.222 5.622 1.724 8.568 42,3

2005 1.283 5.721 1.754 8.758 42,2

2006 1.335 5.786 1.781 8.902 42,0

2007 1.403 5.768 1.824 8.995 42,0

2008 1.468 5.888 1.836 9.192 41,9

2009 1.504 6.022 1.850 9.376 41,9

2010 1.570 6.079 1.870 9.519 41,8

2011 1.574 6.091 1.871 9.536 42,1

2012 1.546 5.977 1.880 9.403 42,2

2013 1.585 6.080 1.926 9.591 42,2

2014 1.602 6.072 1.986 9.660 42,4

2015 1.616 6.096 2.002 9.714 42,6

2016 1.620 6.087 2.005 9.712 42,7

2017 1.647 6.115 2.026 9.788 42,8

Indicatori demografici

I principali indici demografici calcolati sulla popolazione residente a Bagnolo in Piano

AnnoIndice di vecchiaia

Indice di dipendenza strutturale

Indice di ricambio della

popolazione attiva

Indice di struttura della

popolazione attiva

Indice di carico di figli per donna feconda

Indice di natalità (x 1.000 ab.)

Indice di mortalità (x 1.000 ab.) 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1° gennaio 1 gen-31 dic 1 gen-31 dic

2002 152,3 50,7 146,2 95,6 17,8 12,2 9,0

2003 148,9 51,2 138,8 97,5 18,3 13,1 9,0

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