1 CONGRESSO STRAORDINARIO COMUNALE
DEL PARTITO DEMOCRATICO DI VENEZIA.
“RIAPRIRE AL FUTURO, RIAPRIRE IL TEMPO DELLA POLITICA”
DOCUMENTO PROGRAMMATICO di MARIA TERESA MENOTTO
Il rilancio del nostro Partito passa obbligatoriamente attraverso il prossimo Congresso straordinario comunale e deve mettere al centro la capacità di operare in modo efficace per il bene della nostra Città, in piena sintonia con i suoi cittadini, e di mantenere un ruolo centrale e strategico in un centrosinistra che punti a riconquistare in breve tempo la guida politica dei processi di cambiamento di questo territorio. Un obiettivo certo non semplice ma ricco di potenzialità specie ora nel quadro della nuova Città Metropolitana.
Per questo dovrà essere un congresso aperto, coraggioso da tutti i punti di vista, che ci consenta di riconfermare il senso del nostro essere comunità. Una comunità in grado di ripensarsi organizzativamente, di tratteggiare un piano strategico complessivo per lo sviluppo del nostro territorio, di discutere - al proprio interno ma anche con tutto il corpo vivo della città - su tutti i nodi irrisolti che ne hanno segnato e ne segneranno la progressiva definizione, e quindi di decidere.
E questo percorso richiede la generosa e leale disponibilità di ogni iscritto, vecchio e nuovo, ma anche il più ampio coinvolgimento possibile esterno.
Con questo spirito abbiamo steso questo testo che rappresenta il punto di arrivo di una serie di confronti avvenuti all’interno e all’esterno del partito, con iscritti ma anche con persone semplicemente interessate e vicine, un documento che affronta alcuni temi che a noi sembrano centrali per dare sostanza al progetto per il futuro di Venezia-Mestre, indica alcune priorità e propone alcune soluzioni.
Veniamo da una pesante sconfitta elettorale avvenuta dopo una lunga stagione amministrativa che ha visto al governo il centro sinistra. Dobbiamo chiudere la riflessione sul perché non si è stati in grado di creare un progetto in cui la città si sentisse partecipe e che i cittadini percepissero come proprio e ciò nonostante gli sforzi dell’ultima fase politica del nostro partito.
Anche a Venezia ci sono stati un progressivo aumento della non partecipazione al voto e un abbandono della politica. Il nostro partito, inteso come comunità di azione, è andato perdendo in questi anni le relazioni con una parte della Città, delegate troppo spesso all’iniziativa singola se pur importante, con il rischio di ritrovarsi scollegato dai processi di cambiamento necessari e di perdere il ruolo di interlocuzione.
Dobbiamo rinnovare la capacità della sinistra di interpretare una fase dinamica e conflittuale, come si fece quando si investì nella generazione di una nuova classe dirigente, guadagnando la legge speciale e mettendo a punto un patto tra Venezia e l’intero paese per una salvaguardia ambientale, sociale e produttiva che tenesse insieme tutela del territorio, sviluppo socio-economico, sistema dei servizi. Una Legge Speciale per Venezia capace di tutelarne il suo delicato equilibrio, ancor più alla luce dei fenomeni meteorologici che negli ultimi anni ne hanno segnato il territorio.
Una sfida possibile, una sfida necessaria, una sfida irrinunciabile
La nostra Città deve essere il luogo privilegiato e centrale del piano strategico della Città Metropolitana, in un disegno programmatico vero, partecipato e condiviso che assuma il ruolo urbano di Venezia e del suo territorio come elemento sul quale costruire politiche di sviluppo nel senso richiesto dall’UE, ovvero quello di una città e un territorio intelligenti, sostenibili e inclusivi.
Abbiamo ritenuto fondamentale cominciare le nostre riflessioni a partire dall’analisi della situazione attuale: a Venezia governa il centro destra e noi dobbiamo chiederci il perché.
2 Sicuramente hanno avuto un forte ruolo le difficoltà delle amministrazioni precedenti in relazione al quadro nazionale; basta pensare alle riduzioni di entrate che precedentemente provenivano da Casinò e Legge Speciale, alle quali vanno sommati i tagli dei trasferimenti. Basta pensare che Venezia negli ultimi cinque anni ha subito un taglio di 74 milioni di trasferimenti ordinari dallo Stato, un taglio lineare che non ha tenuto in nessun contro la specificità e l’unicità della nostra città. Anche il patto di stabilità, con il suo meccanismo di calcolo ha ulteriormente peggiorato la situazione rispetto agli altri enti locali, facendo di Venezia la città più penalizzata.
E più nel dettaglio:
a) crisi di un modello e rottura del patto tra Amministrazione e Cittadino
minori risorse, minori manutenzioni, abbassamento della qualità urbana, aumento del disagio e dell’insicurezza;
nella prospettiva della Città Metropolitana si rende necessario far fare alle Municipalità un salto di qualità ridisegnandone il ruolo fondamentale di livello istituzionale/politico più vicino al cittadino, di democrazia e sussidiarietà e riconoscendone la funzione centrale nella vita politico/sociale cittadina. Rimane aperto il possibile tema del quinto referendum sulla divisione del Comune a seguito dell’eventuale elezione diretta del Sindaco della Città Metropolitana (questione su cui riflettere);
difficoltà di ciascun iscritto di dare valore a quanto scelto, finanziato e deciso nelle passate amministrazioni e che ora vede inaugurazione e/o risultati;
b) le difficoltà dell’amministrazione precedente costretta a gestire le emergenze e la fatica di una visione strategica in chiave di città metropolitana di cui Venezia è il cuore:
non c’è stata la forza di aggregare la città intorno ai temi e alle scelte politiche e quindi la capacità di trasformarli in progetti condivisi, compresi e partecipati; il rapporto con la Città si è nel tempo modificato senza riuscire a sostenere una visione di futuro nell’interesse comune e con al centro la Città né a condividere le difficoltà e gli sforzi di cui oggi vediamo i frutti;
c) un lunghissimo anno di governo commissariale ha ulteriormente aggravato la situazione
una gestione attenta solo ai tagli e al contenimento delle spese ha avuto come risultato una forte conflittualità con i dipendenti comunale, un aggravio della fiscalità soprattutto per le fasce di reddito più basse e una riduzione dei servizi
una valutazione politica sbagliata che non ho tenuto sufficientemente conto della specificità della Città non riconducibile alla logica dei costi standard
contemporaneamente c’è stato un abbandono di iniziative di prestigio e di innovazione;
d) le elezioni: in una Regione profondamente segnata dalla vicenda “MOSE” e in una Città che di questo ha pagato tutte le conseguenze, il percorso per l’individuazione del candidato sindaco, e lo strumento delle primarie, non sono stati in grado di far comprendere il proprio senso politico e saldare la relazione con la città attorno ad una persona e ad un progetto anche per eccessiva competizione all’interno della coalizione. Occorre ricordare anche la poca
attenzione ricevuta dal partito nazionale che non ha compreso appieno il peso della sfida in gioco, non sostenendola di fatto nonostante il lavoro di valore fatto sul programma elettorale dal PD Veneziano.
La politica dell’amministrazione Brugnaro
L'amministrazione di destra che ci governa, tutta piegata sulla persona del sindaco Brugnaro, sta dimostrando l'assenza di una visione e di decisioni strategiche, capace soprattutto di negare ogni partecipazione plurale, pronta a rompere con gli organismi istituzionali delle Municipalità democraticamente elette, per svuotarle di competenze e deleghe, peraltro previste nello statuto del
3 Comune.
Una Amministrazione con una visione della struttura organizzativa del Comune solo aziendalista, che ha peggiorato le relazioni sindacali e dimostrato una vergognosa disattenzione verso le competenze e le professionalità del personale.
Il Sindaco ci ha inoltre portato ad una crisi istituzionale, da una parte attraverso un conflitto con gli altri sindaci della città metropolitana; dall’altra con una rottura con gli organismi istituzionali delle Municipalità democraticamente elette, con uno svuotamento di competenze e deleghe, peraltro previste dallo Statuto della Città di Venezia, a dispetto di ogni principio di sussidiarietà e partecipazione cittadina.
Tutto questo porta a un’assenza di visione e di decisioni strategiche, come evidenzia anche il bilancio pluriennale recentemente approvato. Non è di questo che il nostro Comune, il nostro Territorio e la nostra Città hanno bisogno.
Il PD all’opposizione
Il Partito Democratico deve porsi l’obiettivo di tornare rapidamente al governo della Città, deve rilanciare il proprio impegno programmatico, deve fare opposizione seria nel merito dell’azione amministrativa con proposte puntuali su ogni tema, indicando la propria agenda politica, mantenendo fede agli impegni assunti con coerenza e a tutti i livelli. Per migliorare la propria incisività il PD dovrà pensare a strutturare un’opposizione coordinata tra municipalità, gruppi consiliari (costituzione del gruppo unico), consiglieri metropolitani, consiglieri regionali, parlamentari definendo anche responsabilità di settore. Sarà quindi fondamentale una sinergia tra i livelli territoriali del PD, il gruppo dirigente nazionale e il Governo.
Il rilancio di Porto Marghera
Passa attraverso questa strada obbligata: l’idea di una nuova economia ecocompatibile ed ecosostenibile.
Dobbiamo cogliere l’occasione derivante dalla nuova società per Porto Marghera voluta dalla precedente amministrazione evitando la creazione di una semplice “agenzia immobiliare”
senza strategia, ma con pieni poteri su bonifiche, riqualificazione industriale e sviluppo della green economy, contrastando le politiche che ENI sta mettendo in atto (vedi la cessione di Versalis) e che rischiano di pregiudicare i virtuosi processi avviati per una chimica ambientalmente compatibile.
L’impegno su logistica e trasformazione non devono venir meno, ma facendo di ricerca ed innovazione i punti essenziali.
Crocieristica
La crocieristica deve essere sostenuta e rilanciata, deve essere ribadita la funzione di Home Port crocieristico del porto di Venezia con il definitivo allontanamento delle navi dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca garantendo la drastica riduzione della pericolosità del transito.
Essere chiarissimi sulla tutela della laguna e della salvaguardia allontanando interessi e progetti che portino allo scavo di altri canali e all’alterazione di un sistema tanto fragile e composito.
La portualità
Va colto il percorso di attuazione del nuovo “Piano Regolatore Portuale” per una più ampia riflessione sull’idea e il disegno di città di qui ai prossimi 20 anni.
All’interno del riassetto del porto il terminal off-shore per il traffico commerciale e petrolifero garantisce l’accessibilità complessiva dello stesso porto ed estromette il traffico petrolifero dalla laguna, come previsto dalla legislazione speciale per Venezia.
La cultura e il turismo
Rappresentano per Venezia una delle primarie fonti di ricchezza e di lavoro e un potente motore di sviluppo per una città caratterizzata, come pochi altri luoghi al mondo, dalla
4 presenza di un enorme patrimonio culturale e da un gran numero di attività e imprese culturali che, della città stessa, costituiscono uno dei principali elementi qualificanti, rappresentando, per ricchezza generata e numero di operatori impiegati, uno dei più rilevanti settori economici della città.
Se, infatti, alle attività direttamente legate ai Beni Culturali, ai Musei, al cinema, alla musica, allo spettacolo dal vivo, all’ambiente (parchi e laguna), aggiungiamo la formazione e l’alta formazione (non solo in ambito universitario), il settore della cultura rappresenta un complesso sistema di attività e relazioni che produce significativi risultati, sia in termini di indotto economico sia di produzione di lavoro. Bisogna porre più attenzione alla gestione e valorizzazione dell’inestimabile patrimonio culturale della Città di Venezia, anche e soprattutto ripensando e innovando l’offerta turistica e i servizi connessi. Venezia non deve essere solo una vetrina di eventi, ma deve riappropriarsi del suo ruolo di autonomo centro di produzione culturale, anche attraverso la vastissima rete di associazioni, gruppi, che operano nella città, in un’ottica di crescita e promozione delle realtà locali anche “di frontiera”.
In questa prospettiva e nel contesto storico e culturale prende senso realizzare a Venezia, città per tradizione, storia e cultura, luogo di incontro e confronto, la sede della “Biennale delle religioni e della pace”, rivolta non solo ai capi di stato e di governo ma ai popoli
Venezia deve investire su una reale gestione dei flussi per un’industria turistica sostenibile affinché “l’invasione” possa essere trasformata in opportunità, attraverso la programmazione, la prenotazione e la diversificazione degli accessi. I proventi derivanti dalle attività turistiche devono essere utilizzati per il mantenimento dei servizi al cittadino e all’ampliamento dell’offerta turistica, attraverso la possibilità di definire nuovi e/o diversi strumenti impositivi nel settore.
Aiutare le imprese
E’ necessario rafforzare la capacità competitiva delle attività economiche e facilitarne lo sviluppo, semplificando fortemente procedure amministrative e burocratiche, mettendo a disposizione delle aziende personale di supporto altamente qualificato e competente all’interno delle amministrazioni pubbliche, incentivando (attraverso fiscalità locale, garanzie pubbliche, maggiore celerità ed elasticità negli iter di approvazione) aziende disposte ad investire, partecipando all'istituzione di organizzazioni sinergiche per la condivisione di strutture e strumenti, operando in collegamento con università, istituzioni culturali, centri di ricerca e, ove opportuno, società partecipate dei comuni
Il rilancio dell’artigianato di qualità, del commercio di vicinato (sgravi fiscali, programmazione urbanistica, valorizzazione delle peculiarità ed eccellenze produttive come vetro, cantieristica minore) e del sistema universitario, dovranno essere uno dei pilastri dello sviluppo urbano, economico e sociale: il PD dovrà aprire in città un confronto culturale e programmatico sul tema di Venezia Metropolitana che veda come centrale il lavoro costituendo un forum permanente di confronto con tutte le associazioni che rappresentano le diverse categorie dei lavoratori, nonché stringere maggiormente il rapporto tra città e istituzioni universitarie affinché queste ultime assumano senza più indugi un ruolo di protagonismo per favorire politiche culturali e processi di innovazione.
Il territorio e lo sviluppo
La sfida che abbiamo davanti è quella di saldare lavoro, vivibilità e ambiente, in un territorio in parte disgregato ma ancora ricco di potenzialità, come Porto ed Aeroporto.
Lo sviluppo aeroportuale e le scelte sulle aree contermini (cd quadrante tessera) sono una cosa sola cui dare priorità nelle politiche territoriali della Città Metropolitana. Si tratta di un nodo che contiene questioni di natura economica e di sostenibilità sociale e ambientale (la proposta di integrazione aeroportuale del PD le coniuga e non le mette in conflitto) insieme a questioni squisitamente democratiche legate alla governance (può un privato in concessione espropriare le scelte che una comunità compie attraverso i suoi organismi rappresentativi?) ed è sempre più necessaria la partecipazione reale della Città nella definizione dei progetti strategici per i territori su
5 cui insistono queste infrastrutture (tema porto off shore tema grandi navi?)
Una partecipazione che abbiamo già portato avanti durante la definizione del PAT e che ha definito le linee di indirizzo per la gestione del territorio, con l’obiettivo di uno sviluppo urbano senza consumo di suolo, ma basato, invece sulla rigenerazione urbana ed energetica dell’edificato esistente affiancato da un sistema di trasporto pubblico efficiente.
Il risanamento e la manutenzione del patrimonio edilizio della Città storica, delle sue isole e della terraferma, sono priorità non rimandabili, assieme a nuove strategie per il rilancio al Lido di un turismo di qualità, con la ridefinizione di rapporto tra Mostra del Cinema ed il Lido stesso
Queste devono essere politiche che, saldando lavoro e casa, favoriscano la residenza permanente in Centro storico, invertendo il trend di progressivo spopolamento anche attraverso il recupero del patrimonio edilizio pubblico destinato a favorire la residenza di cittadini veneziani e nuovi cittadini in tutte le sue forme, contrastando trasformazioni indebite delle destinazioni urbanistiche d’uso, se del caso intervenendo sulla legislazione regionale (occorre censire tutto il patrimonio pubblico, ottimizzare l’uso del patrimonio immobiliare esistente anche con convenzioni, favorire la locazione tra privati e residenti, semplificare le procedure di ristrutturazione e recupero del patrimonio immobiliare privato in uso diretto anche per migliorarne l’utilizzabilità da parte di anziani e persone a mobilità ridotta).
Combattiamo perché non vengano più permessi cambi di destinazione d’uso che privino ancora lo spazio alla residenza a favore di quello destinato alla ricezione, ai B&B, agli alberghi.
Nell’organizzazione territoriale Mestre si conferma baricentro metropolitano in quanto luogo delle grandi trasformazioni infrastrutturali, produttive e culturali. Dobbiamo perseguire il mantenimento del progetto di Alta Velocità nel centro di Mestre, aspetto fondamentale per la sua nuova vocazione come capitale del terziario, con a fianco una nuova idea di Trasporto Pubblico Locale per una città vivibile e sostenibile sia nelle reti di navigazione sia di terraferma, per garantire il diritto alla mobilità di chi vive, studia e lavora nella Città. Pur nel rispetto delle normative nazionali ed europee, abbiamo il dovere di privilegiare scelte di riassetto societario senza spezzettamenti, che garantiscano il controllo e l’indirizzo pubblico sul sistema cittadino ma rinnovandolo completamente all’interno della nuova scala metropolitana, a partire dalla ridefinizione delle reti di collegamento in funzione del Tram (vettore in grado di ridisegnare i flussi di accesso tra città storica e terraferma) e dall’istituzione di un’authority pubblica, a livello metropolitano, in grado di governare l’intero sistema del trasporto pubblico
Un sistema di trasporto pubblico, quindi, che riesca ad unire quel nuovo asse strategico delle aree di gronda che parte dal parco di San Giuliano passando per Forte Marghera, p.zza XXVII Ottobre, in grado di realizzare un mix di funzioni ambientali e ricreative, commerciali come l’M9 ed il distretto culturale della contemporaneità.
L’Arsenale
Sviluppare nuove attività e nuova occupazione non turistica può rendere l’Arsenale un nuovo quartiere integrato nella città storica e valorizzare il suo ruolo di contenitore-compendio non in un'ottica esclusivamente immobiliare e d'impiego delle aree, ma in vista dell'uso di spazi da adibire a funzioni produttivo-artigianali attinenti alla cultura e civiltà del mare, purché non di tipo esclusivamente cantieristico, poiché, vista la presenza della Biennale, sembra più congruente la prospettiva dell'integrazione “tecnica - arte”.
Le somme a disposizione del Comune derivanti dalle attività di VeLa, ovviamente non sono sufficienti ad avviare un processo virtuoso di valorizzazione di un compendio che coniuga la complessità alla vastità. Inoltre l'intera modalità di funzionamento e l'impiego di queste somme introitate e la conseguente loro destinazione, rimangono nelle pieghe dell'Amministrazione, anche se consultabili facilmente da quanti sono pratici del funzionamento della macchina comunale, risultando difficilmente gestibili e indecifrabili ai più.
L’obiettivo di coniugare artigianato della tradizione rivisitato magari attraverso la
6 manifattura additiva integrando questa tecnologia con l’ICT (Internet Cloud computing e of Things), potrebbe restituire all'Arsenale quel "genius loci" che storicamente gli compete quale luogo storico di Enciclopedia delle tecniche.
La Città: vecchi e nuovi bisogni, quale modello di welfare
Le modificazioni apportate dalla crisi economica nella struttura sociale hanno segnato profondamente il tessuto sociale con la conseguente nascita di nuovi modelli di famiglia, ma soprattutto nuove povertà, solitudini e fragilità transgenerazionali. Le politiche di welfare devono avere al centro la persona nel suo contesto di vita e non rappresentare solo un costo ma piuttosto essere risorsa nel senso della valorizzazione e della responsabilità di tutti, anche dei soggetti oggetto degli interventi. Occorrerà scegliere interventi che pur nella garanzia della cura, privilegino azioni di prevenzione e di promozione, di mantenimento delle persone nei propri territori (medicina di comunità, distretti funzionanti, domiciliarità, centri diurni per contrastare ricoveri impropri).
Interventi non settoriali per garantire l’efficacia, l’inclusività, riconosciuti e sostenuti dalla comunità.
Il Comune ha competenza e responsabilità proprie e rappresenta le istanze di tutti i propri cittadini verso la Regione e lo Stato. Una politica di welfare innovativa, emancipante, responsabilizzante, lo abilita ad esercitare al massimo funzioni di pressione, richieste specifiche per i propri cittadini.
Venezia ha ruolo e responsabilità importanti nei confronti della città metropolitana nel rafforzare il ruolo dei territori, il protagonismo dei comuni, promuovendo sinergie e valorizzando eccellenze, sostenendo il valore dell’integrazione, in particolare sociosanitaria.
Più nel dettaglio:
operare per le nuove presenze tra convivenza e ostilità e per politiche di cittadinanza e patti di convivenza
vivere in sicurezza consolidando e allargando i percorsi di conoscenza, convivenza e condivisione, caratterizzati dal protagonismo attivo dei cittadini, già avviati in alcune aree cittadine in coordinamento anche con le diverse forze dell’ordine;
rafforzare la legalità anche attraverso politiche attive di contrasto alla criminalità
salvaguardare il un patrimonio cittadino anche con la costituzione di una fondazione/istituzione che riunisca le IPAB veneziane
aprire un confronto con l’ULSS12 e la Regione Veneto su piani di zona, specificità veneziana, centralità delle risorse territoriali di base come elemento generativo di welfare
Una città per le nuove generazioni
Le politiche destinate ai giovani non possono limitarsi agli slogan. Come in tutta Italia, purtroppo, anche nel veneziano i tassi di disoccupazione giovanili sono preoccupanti (oltre il 23%), e i cosiddetti NEET (cioè quei giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti a scuola né all’università, che non lavorano e che nemmeno seguono corsi di formazione, stage o aggiornamento professionale) sono circa il 16%. Il rapporto “Oltre il PIL” di Unioncamere del 2015 ci conferma che non solo il numero di laureati rimane sotto la media nazionale e ben lontano dai target europei, ma anche che i moltissimi “nuovi” cittadini potenziali, gli studenti fuorisede degli Atenei di Venezia, non rimangono più dopo la laurea nel nostro territorio, per mancanza di opportunità. È del tutto evidente che occorre disegnare una prospettiva diversa che non solo consenta al territorio di trattenere giovani talenti, ma permetta anche di far tornare Venezia un punto di riferimento nel mondo per tutti le professioni creative. Fra le misure concrete da affrontare ci sono in primis quelle della residenzialità e del sostegno nuove forme d’imprenditorialità. Anche per le politiche giovanili, solo attraverso il binomio casa-lavoro si può immaginare una Venezia che si ripopola di energie, all’insegna di un vero rinnovamento sociale ed
7 economico.
Dobbiamo far si che il partito democratico della nostra Città:
recuperi la pienezza del proprio essere comunità anche tra Mestre e Venezia;
ripensi alla propria organizzazione e a nuove forme di raccordo con la società (“stati generali dei democratici di Venezia” percorso per ridisegnare e la forma organizzativa, nuove forme di partecipazione, referendum di elettori e iscritti su temi rilevanti, tra i quali le
“grandi navi” ad esempio), ripartire dai circoli riscrivendone i paradigmi;
pensi ad una campagna di adesione seria e motivata per ridare protagonismo alla partecipazione degli iscritti;
far si che le azioni seguano sempre quanto detto, siano limpide e lontane da chi da sostegno all’attuale governo della città, che è da combattere in modo chiaro e senza tentennamenti;
ripensi a momenti pubblici di confronto e di “apertura” nei confronti dei cittadini su una pluralità di temi e sullo stile “feste dell’Unità” consapevoli che vada trovata anche una formula innovativa
ponga al centro la formazione dei propri gruppi dirigenti, valorizzi l’impegno volontario e personale a tutti i livelli
torni ad avere il ruolo di interlocutore privilegiato nei confronti della Città grazie al proprio progetto politico intorno al quale si possa rifondare un nuovo centro sinistra attento e partecipe anche alle nuove forme politiche aggregative (comitati, gruppi informali) anche mettendo a sistema forum permanenti con categorie economiche e del volontariato
per garantire un più efficace e continuativo confronto con le componenti attive della città, preveda forme di coordinamento dei circoli a livello territoriale (ad esempio aree omogenee del centro storico e della terraferma, delle Municipalità)
assuma la differenza sessuale come elemento vitale e propulsivo e la pluralità come presupposto di percorsi comuni, che non snaturino le differenze ma, al contrario le arricchiscano
si interroghi su come finanziare la propria rete organizzativa e le proprie iniziative politiche.