• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.22 (1895) n.1081, 20 gennaio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.22 (1895) n.1081, 20 gennaio"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XXI! - Voi. XXVI Domenica 20 Gennaio 1895 N. 1081

IL BILANCIO 01 PREVISIONE 1 8 9 »

Rispondiamo più innanzi, nella rubrica note ed appunti, alla Opinione, che ha replicato alle nostre osservazioni ; qui continuiamo nella analisi di alcune cifre, e saremo grati agli egregi confratelli di Lorna e di Milano, che sembra non dividano il nostro av-viso, se lasciando per un momento le discussioni dei principi intorno ai quali, al solito, si dicono con-cordi con noi in astratto, ma discon-cordi nei casi pratici, vorranno darci quelle spiegazioni che a noi mancano. Noi abbiamo mosso dubbio sulla verità delle eco-nomie che l'on. Sonnino ha esplicitamente promesso, ed abbiamo avvertito che si dava alla parola « eco-nomie » un significato che non ha mai avuto e non può avere. I documenti ora dimostrano che il Ministro del Tesoro, il quale aveva promesso 14,800,000 lire di economie da raggiungersi nell'esercizio 1893-94, non ha ottenuto che L. 4,800,000 di minore spesa ; — che la promessa di altri 12 milioni di economie per l'esercizio successivo, si è risolta nell'assesta-mento del bdancio in un aunell'assesta-mento di spesa di 10 milioni oltre i 13,400,000 di spese militari che stanno

fuori bilancio ; — che gli altri 19 milioni promessi

per il 1893-96 sono diventati soltanto 17 nel preven-t i v o ^ che gli alpreven-tri 13 milioni, che si dovevano con-seguire di economie coi pieni poteri (tutto questo era espressamente promesso a pag. 19 della esposizione 21 febbraio 1894), sono sfumati; che per u l -timo i 33 milioni di economie che l ' o n . Sonnino prometteva nella esposizione del 10 decembre per ora non esistono se non allo stato di promessa, ma non sono compresi nelle previsioni del bilancio.

Ora, esaminando le previsioni del bilancio per l'esercizio 1893-96, siamo costretti a muover dubbi ancora più gravi e per amore della verità dobbiamo fare alcune distinzioni intorno alle quali sentiremo volentieri il giudizio della Opinione e della

Perse-veranza.

Gli stati di previsione del 1894-93 avevano portata una spesa di 1378 milioni, quelli del 1893-96 presentali dall' on. Sonnino, danno una spesa di 1339 milioni, quindi una minore spesa di 19 milioni Ma se è una minore spesa, è poi una economia? Si noti che rimangono fuori bilancio, e quindi dovrauno includersi più tardi nella spesa 13,400,000 lire per spese straordinarie militari, per cui la vera economia si riduce a L. 17,767,041.34 se anche al bilancio 189 i-95 si aggiungano per lo stesso titolo L. 12,200,000 che sono rimaste fuori bilancio.

Ma esaminando le variazioni nelle spese, notiamo

che vi sono delle modificazioni al bilancio, che si ri-solvono bensì in minore spesa, ma che non si po-trebbero, senza illusione pericolosa, considerare corno economie.

Il Ministro divide in sei categorie o capitoli le variazioni delle spese; e la prima categoria riguarda quelle che sono l'effetto dei provvedimenti finanziari approvati nel luglio 1894, e rappresentano un au-mento di 14.5 milioni ed una diminuzione di 26.5 milioni, quindi una minor spesa di 12 milioni.

Tra le diminuzioni, che sommano, come si ò detto, a 26.5 milioni, ne troviamo 14,->34,908.88 per pas-saggio alle partite di giro di altrettante partite, tra cui le principali sono motivate testualmente così :

L. 4,092,000 rappresentanti l'antica ritenuta del 13,20 per imposta ili ricchezza mobile sulla rendila 5 e 3 per cento, da convertirsi in consoli-dalo 4,30 per cento netto, che si presume posseduto da opere di pubblica beneficenza ;

L. 10,518,222.88 riguardanti la spesa degli interessi di alcuni debiti redimibili e del prestito inglese 3 per cento creati nel 1855, pel servizio dei quali vengono aumentati i fondi della Cassa depo-siti e prestiti mediante la graduale alienazione dei 15 milioni di rendita, messi a sua disposizione in forza dell' articolo 4 dell' Allegato M alla legge 22 Lu-glio 1894.

Noi preghiamo la Perseveranza a volerci diro in quale linguaggio contabile questo passaggio alle par-tite di giro di questi 14 milioni possa dirsi una

economia, anche dando a questa parola un senso

larghissimo.

E domandiamo pure alla Perseveranza se pos-sono chiamarsi economie le eliminazioni delle se-guenti partite:

L. 1,178,240 inscritte per provvedere durante il corrente esercizio 1894-95 al pagamento degli in-teressi sulle obbligazioni ferroviarie 4 per cento netto, stante l'annullamento di dette obbligazioni per effetto dell'articolo 5 dell'allegato L alla" legge 22 luglio 1894, che prescrive di provvedere alle spese per costruzioni ferroviarie ed a quelle per le casse degli aumenti patrimoniali mediante emissione di titoli di rendita 4,50 per cento netto, ogni qual volta non sia dato provvedervi coi mezzi ordinari del bilancio;

L. 581,262 riguardanti gli interessi delle obbli-gazioni autorizzate all'articolo 3 della legge 20 luglio 1890 pei lavori edilizi di Roma, dovendosi l i -mitare lo stanziamento alla somma necessaria pel pagamento degli interessi sulle obbligazioni emesse ed alienate in applicazione alla legge 22 luglio 1894;

(2)

precedentemente fissata per il rimborso alla Cassa depositi e prestiti delle somme autorizzate pel ser-vizio delle pensioni civili e militari, cessando detta Cassa col 1° luglio 1893 dal fare anticipazioni per questo scopo, ed essendo stato disposto di eseguire la restituzione delle anticipazioni effettuate uel trien-nio finanziario 1892-93 a 1894-93, insieme ai re la Livi interessi, mediante un'annualità di 3 milioni di lire a cominciare dal 1° luglio 1897.

Qui evidentemente si fa fare alle cifre I' ufficio delle comparse di teatro, che a forza ili girare sul palco scenico danno al pubblico la illusione che una compagnia costituisca un esercito.

E contestiamo pure che abbiano il vero carattere di economia le minori spese per 4,549,000 per com-missione o cambio pei pagamenti all' estero dovuto al pagamento dei dazi in oro ordinalo fino dal no-vembre 1 8 9 3 ; ed i cinque milioni per spese di cambio, interessi e trasporti per il ritiro dall'estero degli spezzali ; e lo L. 1,914,500 per minori speso di telegrammi governativi i n servizio dell' ammini-strazione civile, ed i 3 milioni di minori vincile al lotto in relazione al previsto minor prodotta delle giuocate, ed il milione riguardante il trasporto della sposa puramente figurativa pei rimborsi dei fran-cobolli, accettati corno deposito di risparmio dagli uf-fici postali.

Queste solo cifre, alle quali nessuno può accor-dare la qualifica di economie, rappresentano già nel loro complesso la bella cifra di 25 milioni o mezzo, che sono o cessazione di spese, o trasporlo di spese da una ad altra parte del bilancio.

Le variazioni del bilancio per riforme organiche nel personale dell'Amministrazione civile non danno che una economia di L. 1,782,716.25.

Lo variazioni nelle speso facoltative danno una

maggiore spesa di 1,905,862.42.

Le variazioni nelle spese per opere pubbliche danno una maggiore spesa di 148,452.81.

Verranno forse, rome la Perseveranza spera, delle note di variazione del bilancio nelle quali si por-teranno delle economie ; per ora è bene accertare questo fatto :

nonostante che 1' on. Sonnino abbia imputato 25 milioni di minore spesa effettiva, che si radia-vano da sè nel bilancio e quindi non costituiscono nessun alto governativo di deliberata diminuzione dèlia spesa, egli ha mantenuto il bilancio a 1559 milioni di spesa e quindi, a paragone delle previ-sioni 1894-93 che si sarebbero di per sò ridotte a 1553 milioni, giacché venivano di per sè elimi-nali i 25 milioni anzidetti, I' on. Sonnino presenta un bilancio che dà una spesa di 6 milioni maggiore di quella 1894-95.

Noi saremo forse troppo esigenti nel voler le cose chiare, e nel richiedere che si chiamino col loro nome; ma il primo ad applaudirci di questa esi-genza sarà certamente l'on. Sonnino che ha tante volto e giustamente rimproverato i suoi predecessori, i quali colla incertezza delle parole rendevano in-certo perfino il significato delle cifre.

LA QUESTIONE INETAiilA MEGLI SIATI UNITI

I mercati del mondo civile sono diventati solidali a tal punto, che non è possibile disinteressarsi da ciò che succede in uno di essi, senza esporsi ai mag-giori disinganni e a molte sorprese.

Uno dei mercati che ò utile, sotto vari aspetti, di seguire è quello degli Slati-Uniti, dove una crise monetaria perdura da qualche tempo, in causa della loro pessima politica monetaria.

E noto che la circolazione degli Stati-Uniti ò una delle più complesse .che esistano. Il tipo monetario 6 il dollaro d'oro, ma nel 1878 e nel 1890 le leggi Blaud e Sherman hanno obbligato il Segretario del Tesoro ad acquistare ogni meso una quantità de-terminata di argento, che si è introdotto noi paese sotto forma di Silver dollars, ili Silver certiftcates e di Treasury notes. Vi sono inoltre i biglietti di Stalo detti greenbacks, i gold certiftcates e i biglietti delle Banche nazionali. Questi ultimi, sebbene le Banche nazionali siano 3755, non sono in grande quantità; al 1° Novembre 1891 erano in circolazione soltanto per 172,331,978 dollari. E va rammentato che i biglietti delle Banche nazionali differiscono molto dall' idea che noi ci facciamo del biglietto di Banca; essi propriamente non sono altro che il debito pubblico tradotto, per una parte piccola del resto, in biglietti. Con l'ordinamento in vigore, infatti,ogni Banca deve, se vuol emettere biglietti, trasferire al Tesoro ob-bligazioni (bonds) degli Stati-Uniti, che sono accet-tate soltanto pel 90 per cento del loro valore alla pari, e in base a questo trasferimento, la Banca riceve dalla Tesoreria i biglietti, per una somma che sta in una data relazione col suo capitale.

II sisjema é rovinoso per le Banche. Invero, una Banca avente un capitale di 15 milioni di dollari, non potrà emettere biglietti che per 9 milioni ; e col prezzo attuale delle obbligazioni degli Stati-Uniti a 115, dovrà depositare una garanzia di 11 milioni e mezzo. Non avendo alcun vantaggio, anzi dovendo subire una perdita, le Banche anziché allargare la loro circolazione, hanno la tendenza a restringerla ; in ogni caso, la emissione di biglietti di Banca non ha la necessaria elasticità,e da ciò si comprende fa-cilmente che il commercio e l'industria, in una parola il inondo degli affari, non possono trarre davvero dalle Banche nazionali tutti quei vantaggi, che esse potrebbero e dovrebbero recare. Lo si è veduto, del resto, anche nell' anno passato, e nella crise del 1893; le Banche si sono mostrate nella impossibilità di venire in aiuto al commercio che, quando non trova credito sufficiente presso le Banche, è obbligalo di vendere i suoi stochs a prezzi vili, portando il ribasso su tutti i mercati, compresi quelli che si credevano meglio prole!ti dalle alte tariffe doganali. È, in parte, alle fantasie economiche degli Stati-Uniti e all' impotenza delle loro Banche, che si devono i bassi prezzi del grano, del cotone e di molti altri articoli.

(3)

20 gennaio 1895

L' E C O N O M I S T A

35

vendibili oggi neanche per la metà del loro prezzo

d'acquisto. Come contropartita, la Tesoreria aveva in circolazione nel mese di Novembre 1891, dollari

156,900,000 di biglietti emessi in base agli acquisti d'argento. Per conservare la parità coll'oro, era stato deciso che sarebbero scambiati contro oro od ar-gento, a volo là del Segretario del Tesoro ; ma nella pratica, è la volontà del portatore che è stata sempre consultata, di modo che lo Stato emette biglietti che sono sempre garantiti dall' argento depositato e si riconosce debitore della loro somma in oro. Le con-seguenze disastrose di questo fatto non hanno tar-dato a farsi strada ; il minimo premio offerto sul-l'oro, lo fa passare nelle mani dei banchieri che, naturalmente, lo esportano. Per questo, gli Stati-Uniti hanno visto uscire dal 1891 al 1895, impor-tazioni dedotte, dollari 181,471,169 ossia quasi un miliardo di lire. Il presidente Cleveland, spaventalo da questo esodo dell' oro, che andava a esaurire la riserva del Tesoro, ottenne alla fine del 1894 la abrogazione dell' atto di Sberman, ossia la cessa-zione degli acquisti obbligatori il' argento. Era una buona misura, e certo la prima che bisognava pren-dere, ma insufficiente.

I biglietti emessi contro acquisti d' argento non aumentarono più, è vero, ina, a mano a mano che erano rimborsati in oro, il Tesoro li rimetteva in circolazione, ed essi fornivano ai loro detentori il mezzo di attingere di nuovo alla riserva aurea del Tesoro. Il Governo ha già fatto due emissioni di buoni del Tesoro per rinforzare il suo incasso e due volte l'oro è scomparso appena accumulato; si parla ora di una terza emissione da farsi nel febbraio p. v. ma essa avrà la stessa sorte delle due prime, e così succederà fino a tanto che gli Stati Uniti non avranno presa la decisione di ritirare con un prestito i loro biglietti d'argento e di sopprimerli definitivamente. Quanto all'argento, se gli Americani si decidono al grande prestito che è necessario, lo liquideranno come potranno. G'i interessi dei prestiti destinati a rinforzare la riserva e quello che, presto o lardi, sa-ranno obbligati a emettere per ritirare i biglietti d'argento, saranno la misura dt quanto i silvermen avranno costato al paese.

Tutte queste questioni preoccupano assai gli Ame-ricani, i quali ormai conoscono l'insufficienza delle loro Banche. Ispirandosi alle decisioni di un Con-gresso di banchieri che Ita avuto luogo di recente a Baltimora il segretario del Tesoro, sig. Carlisle, In elaborato un progetto di riforma i cui punti principali sono: l'interdizione alle Banche di avere per garanzia dei loro biglietti i titoli del debito federale, i quali saranno sostituiti da uu deposito di biglietti di Stato

(greenbachs) compresi i biglietti emessi nel 1890,

deposito che dovrebbe ammontare al 30 per cento delle emissioni, il privilegio dato ai portatori dei biglietti sull'attivo delle Banche, la creazione di un fondo di riscatto dei biglietti, mediante una tassa sulla circolazione, la responsabilità collettiva delle Banche pei biglietti di quelle che fallissero.

A vero dire questo progetto pare strano. Esso avrà per effetto di immobilizzare una certa quantità di biglietti dello Slato, ma non si vede bene come delle Banche separate da grandi distanze, che non si conoscono tra loro, che non avranno controllo le une sulle altre, possono assumersi !' onere di ga-rantirsi reciprocamente. Si domanda inoltre : se i biglietti di Slato sono così solidi da garantirne altri

perchè fare una doppia emissione, perchè una simile complicazione ?

Le Banche nazionali in realtà non funzionano per effetto della emissione, ma mediante i deposili. Ecco la situazione dei loro biglietti e dei loro depositi per un decennio: 1885 milioni di doli. 1886 1887 1888 > » 1880 1890 » 1891 1892 1893 1894 Biglietti in circolazione 267 . 202 . 165 . 143 . 126 . 123 . 135 . 146 . 183 . . 172 . . Depositi 1111 1170 1236 1331 1436 1485 1602 1764 1451 1728 Non si comprende nemmeno corno le Banche, per procurarsi mediante la emissione dei biglietti, delle disponibilità che non raggiungono la decima parte di quelle fornite loro dal pubblico con i suoi depositi, potranno consentire ad assumersi una responsabilità gravissima e a correre dei pericoli abbastanza seri. Ma tutto è possibile in fatto di errori economici, e agli Stati Uniti specialmente; il male è che degli errori commessi si scontano poi le conseguenze, e l'economia politica con i suoi insegnamenti non lascia dubbi che una volta che si mette I' empirismo al posto dei principi i danni sono invitabili. Vedremo se gli Stati Uniti anche in materia di Banche e di emissione fiduciaria hanno ancora degli errori da commettere.

(4)

sig. Giretti, che nessuno potrà tacciare ili fare della pura teoria, perchè egli prende le cifre fornite dalle statistiche ufficiali e lascia loro la parola.

Nota il Sig. Giretti come una fatale combinazione di casi naturali e di deplorevoli errori che si dove-vano e si potedove-vano evitare, ha esercitato una influenza nefasta nel deprimere le energie produttive del paese e nel creare le difficoltà gravissime, entro le quali esso si diballe dolorosamente e inutilmente finora.

Il protezionismo ha però la sua parte, ed una parte grandissima di responsabilità. Vediamone le prove, ; cominciando a considerare gli effetti della protezione, dal loro lato meno bruito. La protezione, diceva Bastiat concentra sopra un punto determinalo il bene ch'essa produce, ed infonde nella massa il male clic essa ! infliggo.

Tutti gl' indici statistici che abbiamo potuto rac-cogliere - scrive il Giretti - sono pressoché unanimi nel constatare come dopo un breve, troppo breve periodo di prosperità, piuttosto apparente che effet-tiva, dovuto all'eliminazione della concorrenza estera, ed all' assicurato monopolio del mercato italiano, si sono tosto rallentati il moto e lo sviluppo delle dustrio protette. Uno dei sintomi più certi ed in-fallibili è la importazione ili carbon fossile. Essa era di 2,927,092 tomi, nel 1880 e di 3,583,143 nel 1887 1

ha superato 4,300,000 tonn. nel 1890, ma poscia è ! scesa gradatamente fino a 3,721,401 nel 1893. Le industrie siderurgiche e meccaniche sono in condì- | zioni depresse anche troppo note; è bene notare tut-tavia come la ghisa in pani prodotta in Italia, da tonn. 12,265 nel 1887, salita a tonn. 14,346 nel 1890, ridiscese a tonn. 11,930 nel 1891 ; quella importata ( da tonn. 231,547 nel 1887 e tonn. 168,677 nel 1889, diminuì sino a tonn. 100,934 nel 1892, rimanendo quasi stazionaria nel 1893, a tonn. 114,342.

La produzione del ferro e dell'acciaio presenta le seguenti variazioni: nel 1886 il ferro prodotto fu di tonn. 161,633 e l'acciaio di 23,760 con 10,567 operai impiegati, nel 1892 il primo era seeso a 121,273 e il secondo ammontava bensì a 56,543 tonn., ma era stato quasi il triplo nel 1889 e più del doppio nel 1888. Gli scioperi nelle industrie minerarie, metal-lurgiche e meccaniche furono, nel 1887, 4 soltanto so-pra un totale di 69, nel 1891 furono invece 39 soso-pra

152. Così si svolgeva senza dubbio l'industria, ma | quanto artificiosamente e a quale caro prezzo è fa-cile comprendere ; del resto lo svolgimento di coleste industrie, fu di breve durata, come dimostrano i dati surriferiti.

Se passiamo alle due industrie di maggiore im-portanza, la lana e il cotone, tra quelle a cui si è cercato di procurare una difesa nell'ordinamento da-ziario, troviamo che nel 1885 la importazione al netto (cioè la eccedenza delle importazioni sulle esporta-zioni) della lana greggia e cascami di lana è stata di quintali 103,524, essa andò decrescendo sino a 71,077 nel 1893, i filali da 7,931 salirono a 11,041 quin-tali, i tessuti da 58,912 scesero a 52,475 nel 1895

E calcolando la lana greggia e lavorata a disposi-zione del consumo, si trova che nel 1885-87 è stata di quintali 165,257 ossia per abitante di ettog. 5,61, nel triennio 1888-90 di quintali 134,993 pari a ettog. 4,17 per abitante e nel triennio 1891-95 di quintali 120,664 pari a ettog. 3,95 per abitante. La lana greggia importata è dim multa in proporzioni piuttosto considerevoli, specialmente negli ultimi anni del novennio 1885-93. Anche la produzione

indi-gena dovette percorrere una curva parallela, perchè, com'è noto l'allevamento degli animali lanuti è in continua decrescenza. Il censimento del 1881 aveva trovato tra ovini e caprini 10,612,415 capi, nel 1890 la Direzione dell' Agricoltura calcolò che il numero ne fosse ridotto a 8,700,000 capi. Anche tenendo conto della produzione italiana di lana greggia si avrebbe una sensibile diminuzione nella materia prima.

Il consumo della materia prima lana, va adunque decrescendo, mentre per tante ragioni avrebbe do-vuto aumentare.

Nell'industria del cotone vi è stato certo un qual-che aumeuto di attività dal 1885 in poi, spezzata però da un nuovo accenno a debolezza negli anni 1891-92. Non producendosi più il cotone in Italia, almeno ad uso industriale, la importazione netta del cotone greggio, cioè la importazione diminuita delle quantità riesportate, ci rappresenta esattamente le quantità di materia prima rimasta in Italia per ali-mentare il lavoro degli opifici nazionali. La irr >or-tazione netta di cotone greggio (in bioccoli e in massa) fu nel 1885 di quintali 594,087 e nel 1893 di quintali 813,169; la media del triennio 1 8 8 5 - 8 7 è stata di 576,966 quintali, del triennio 1 8 8 8 - 9 0 di 750,973 quintali e del triennio 1891-93 di quin-t i l i 782,557, ma quesquin-to maggiore lavorio del coquin-to- coto-nificio nazionale, ben avverte il Giretti, fu ottenuto con duri sacrifizi imposti ai consumatori che, in causa dell'aumento fortissimo di dazi, dovettero for-zatamente ridurre la loro domanda di filati e tessuti esteri di cotone. Il dazio medio riscosso per quin-tale importato è stato infatti pei filati di cotone di L . 36,02 nel 1886 e di L. 48 nel 1888, e pei tes-suti di cotone di L. 95,05 nel 1886 e di L . 116.20 nel 1888.

Quanto alla quantità dei manufatti di cotone a disposiziono del consumo italiano, essa è stala nel triennio 1885-87 di quintali 664,023 ossia, per abi-tante, chilog. 2,25, nel triennio 1888-90 di quin-tali 691,880 ossia per abitante chilog. 2,30 o nel triennio 1891-93 di quintali 685,676, ossia per abi-tante chilog. 2,24.

Tutto si riduce, in realtà, a lavorare in casa tra 150,000 e 200,000 quintali in più di materia prima, perchè la produzione italiana di filati e di tessuti di cotone, che era di 475,269 quintali nel 1885, è salita nel 1893 a 650,535 quintali e la im-portazione netta di filati e tessuli di cotone, che nel 1885 era di 211,664 quintali nel 1885, scese gra-datamente a 36,707 quintali nel 1893.

(5)

20 gennaio 1895

L' E C O N O M I S T A

37

periodo 1870 74 e si erano ridotti a 4,431,055 nel

periodo 1879-83 salirono nel 1891 a 4,502,036 e nel 1892 a 4,529,574, ma il raccolto medio per ettaro che era stato di ettolitri 10,75 nel periodo 1870-74 ed ettolitri 10,50 nel periodo 1879-83 rimane sta-zionario nei 1890 (10,51) nel 1891 fu di 11,07 per favorevolissime circostanze meteoriche, di 9 nel 1892 e di 10,46 nel 1893. Il fatto incontestabile è che il dazio sul grano non ha menomamente contribuito ad eliminare la necessità di ricorrere all'estero, per una parte ragguardevole del nostro consumo ili pane. Eppure il dazio ha raggiunto le 7 lire e mezzo. La eccedenza media della importazione è stata nel periodo 1884-87 di tomi. 741,850 e nel periodo 1888-93 di tonn. 700,825. Glie se poi si tien conto della produzione italiana si trova che il totale a disposizione del consumo è slato di 4,011,200 tonn. nel periodo 1884-87 e di 4,060,300 nel pe-riodo 1888-93, ossia vi fu l'aumento nella quan-tità media disponibile di 19,000 tonn. pari al 0,47 per cento, mentre la popolazione è cresciuta dal 1881 al 1892 di un milione e mezzo di ab. cioè del 5,20 per cento. Gli altri cereali inferiori, che pur sono protetti, non danno aumento, anzi la produzione media per ettaro di superficie coltivala è in dimi-nuzione pel granturco, I' avena, l'orzo, la segale, il risone.

E con piena ragione il signor Giretti, dopo aver esposte queste e altre cifre, dice che dinanzi alla eloquenza dei fatti e delle cifre ci vuole davvero tutto il dottrinarismo di cui sono imbevuti i prote-zionisti italiani, per ostinarsi a sostenere la bontà del loro sistema.

Altre prove delle peggiorate condizioni economiche per opera del protezionismo si possono avere dalia emi'razione che, nel periodo 1876-80, è stata in metta di 108,000; nel 1881-83 di 154,000; nel 1886-90 di 2-21,000, e nel 1891-93 di 254,000. Le morti per pellagra salirono da 3688 nel 1887, a •1288 nel 1891. Le vendite giudiziarie d' immobili presso i Tribunali furono con progressione sinistra nel 1887, 3363; nel 1891,5520; i furti denunciati nel 1887,89,771; nel 1890, 110,276; i fallimenti dichiarati nel 1887, 1623; nel 1891, 2021; nel 1892, 2-212.

Senza negare la influenza di altre cause paral-lele e cooperatici, dice il Giretti, a meno di avere gli occhi affatto bendati dalla metafisica protezio-nista, è impossibile di ritenere la riforma di (tariffe compiuta nei 1887 estranea del tutto al profondo malessere, che da quel tempo travaglia la nazione italiana.

I diminuiti prodotti ferroviari dimostrano da soli quanto si illudessero e si illudano i protezionisti, quando parlano della intensificazione degli scambi interni, che a loro avviso dovrebbero susseguire e compensare al di là del danno arrecato al consu-matore il sistema, che respinge alla frontiera le der-rate e le merci estere. Uguale, se non maggiore, smentita ha avuta la promessa dei protezionisti che, accordata la difesa daziaria alle industrie nazionali meno progredite , i prodotti di queste avrebbero a breve andare e con vantaggio dei consumatori stessi sostituito i prodotti esteri più perfezionati.e a buon mercato. Con questo affidamento dei protezionisti era stato chiesto al paese un sacrifizio temporaneo il quale poi, come del resto si doveva e poteva prevedere, non tardò a convertirsi in definitivo e

permanente. Affinchè i prodotti delle industrie pro-tette potessero prendere il posto lasciato vacante dai prodotti esteri, tenuti lontani dal dazio, bisognava che nel mereato interno di monopolio la capacità d'ac-quisto dei consumatori fosse prodigiosameule accre-sciuta in ragione del crescente valore dei prodotti, aumento che in molti casi non è stato minore del 30, del 50, del 100 per cento, giungendo talvolta per-sino al 200 e più per cento.

I capitali furono riversati nelle industrie protetta e sottratti così a quelle non ammesse al banchetto della protezione, si manifestò l'autagonismo fra le industrie manifatturiere e quelle tra le agricole non protette, ma lo sviluppo innaturale, che per breve tempo avovano le industrie favorite dai dazi, destinalo a tosto arrestarsi, conteneva in sè stesso i germi delle prossime rovine. La concorrenza fra i produt-tori faceva ben presto perdere loro buona parte dei vantaggi risultanti dal monopolio del mercato nazio-nale. Ma di ciò ben poco dovevano avvantaggiarsi i consumatori, poiché se la concorrenza tra i venditori moltiplicati, aveva per effetto di ridurre l ' i n t e -resse del capitale ed il profitto dell' industriale al livello comune, riportando i prezzi dei prodotti verso il limite del costo di produzione, essa era inetta a diminuire in modo notevole e duraturo questo costo di produzione artificialmente elevato dal protezionismo generale e da quella che potrebbe chiamarsi « la fu-nesta solidarietà dei monopoli. »

Ci spiace non poter seguire il Sig. Giretti nelle assonnatissime considerazioni ch'egli fa sulla condi-zione economica dell'Italia prodotta dal protezionismo, ma crediamo che quanto abbiamo fin qui detto valga a dimostrare la giustezza delle idee dell'egregio scrit-tore, e come esse siano all' unisono con quelle che l ' E c o n o m i s t a ha sempre propugnato. E tanto più ce ne duole, poiché egli termina augurando che cessino le guerre di tariffe, voto che ci piace formulare anche nell' ora presente in cui una politica impul-siva sembra voler mettere tutto in discussione e ri-portarci al non lieto periodo politico che ebbe fine il 31 gennaio 1891. Auguriamo, sotto tutti gli aspetti, che ciò non sia.

NOTE ED APPUNTI

P o l e m i c a finanziarla (all'Opinione). — L'egregio scrittore dell' Opinione, risponde nel numero 17 alle osservazioni da noi f a t t e sulla finanza in risposta ai suoi appunti. Faremo breve replica, perchè in so-stanza ^autorevole eiornale ci dà ragione in teoria e torto in pratica. Noi, i lettori lo rammentano, ab-biamo criticato i nuovi aggravi, sia per sè medesimi, vale a dire dall'aspetto finanziario ed economico, sia dal punto di vista della illegalità loro.

Ci spiace dover dire ali 'Opinione che le sue argo-mentazioni non ci hanno fatto mutare parere, se mai, anzi, l'approvazione che in astratto ossa dà ai prin-cipi che abbiamo difesi, ci induce sempre più a man-tenerci fedeli ad essi. Per quanto si voglia discutere non si arriverà mai a dimostrare che il dazio sul cotone, che la tassa sui fiammiferi, che 1' aumento del dazio sul grano, sullo zucchero, ec., ec., siano provvedimenti lodevoli. E non lo sono nè economica-mente, né finanziariamente. Non economicaeconomica-mente, per-chè disturbano industrie che hanno un bisogno prin-cipale^ quello cioè di essere lasciate tranquille dal

(6)

Ci dimostri lo scrittore del!'Opinione che la tassa sui fiammiferi, studiata malissimo e applicata in modo indecoroso, non danneggi l'industria della fab-bricazione dei fiammiferi; che il dazio sul cotono non eia un antidoto dei più assurdi alla protezione, un contro-protezionismo irrazionale ; che non vi ù stato un vero mercanteggio di imposte, che tutti i nuovi aggravi non sono sentiti dai consumatori o sotto forma di aumento di prezzo, o sotto forma di ! diminuzione di prezzo impedita.

Ci dimostri che lo Stato, e lo viene a dire a chiare note la relazione doli'on. Boselli, non ha eretto a teoria clic esso può e, paro quasi che debba appro- \ priarsi i benefici derivanti dal progresso tecnico ed economico e traducentisi in ribasso di prezzo ; ci dimostri tutto questo, e tutto il rèsto che ométtiamo per brevità, e saremo allora con 1' Opinione.

Non basta; abbiamo detto, e lo pensiamo ancora, clic, i nuovi aggravi non sono, finanziariamente, lodevoli perchè consolidano sempre più lo ingiustizie tributarie aggravando sempre, incessantemente, come so non ba-stasse mai, i consumi, mentre si sa a quali riforme sui consumi bisognerebbe metter mano, e ritardano, pro-crastinano sempre più la trasformazione tributaria.

L'Opinione ci domanda se abbiamo dei provvedimenti finanziari migliori da proporre e se «crediamo possibile così d ' u n colpo togliere alcuni ingranaggi della nostra pesante macchina amministrativa per ottenere le eco-nomie necessarie, senza arrestarne il movimento, senza turbarne profondamente il funzionamento con danni anche più gravi di quelli elio potranno derivare dagli ultimi inasprimenti di imposta. »

Ecco : in fatto di provvedimenti migliori, noi vor-remmo sapere perchè l'on. Sonnino ha rinunziato alla sua imposta generale sulla entrata. A parte il metodo col quale egli proponeva di valutare i red-diti imponibili, sul quale non eravamo completamente d'accordo, crediamo clic egli avrebbe meglio agito, sotto ogni riguardo, riprendendo la sua proposta primitiva e migliorandola. Ma una simile misura do-veva essere accompagnata da altre riforme nei tri-buti d i r e t t i ; per quelli indiretti, se lo scrittore dell'Opinione vuol saperlo, pensiamo che si sia ormai a b u -sato enormemente e clic la loro prosperità finanziaria non possa trovarsi che nella diminuzione delle t a -riffe d' ogni sorta, che colpiscono la ricchezza con-sumata e scambiata. L' Opinione non è discorde dalla idea di a t t u a r e una razionale ed equa trasformazione tributaria, ma vuole che prima si abbia il pareggio. Ebbene, stia sicura che quando l'avremo, c siamo ancora lontani, so non essa, i suoi ministri prediletti diranno che non si può turbare il pareggio con le riforme tributarie e non avranno, come si è già veduto, il coraggio e forse neanche la capacità di formularle. Quanto poi alla questione delle economie, noi cre-diamo che non sia coi metodi nuovissimi dell' ono-revole Sonnino che si può dire seriamente di farle. Rico-nosciamo elio l ' o n . Boselli, e non gli abbiamo ri-sparmiato le nostre lodi, perchè amiamo essere giusti con t u t t i (vedi il N. 1073), ha f a t t o qualche cosa di utile in fatto di economie coi nuovi organici del ministero dello finanze, ma guardando la questione nel suo complesso, abbiamo già dimostrato e conti-nuiamo a dimostrarlo anche oggi, clic le economie dell'on. Sonnino sul bilancio passivo totale sono in gran p a r t e illusorie. L ' O p i n i o n e se ne convincerà studiando i bilanci, o esaminando lo cifre da noi esposte nei numeri 1078, 1080 e nel presente.

Finalmente, dobbiamo osservare all' Opinione, la quale dice che non è nè utile, nè patriottico applau-dire all' agitazione contro gli ultimi aggravi, che per noi il patriottismo e 1' utilitarismo non consistono e non consisteranno mai nell' applaudire agli arbitri del potere esecutivo e al mercanteggio indecoroso delle imposte.

Non siamo opportunisti nè in finanza, nè nel resto,

e crediamo giovare agli interessi del paese difendendo con la nostra penna il rispetto alla Costituzione.

È veramente un fenomeno patologico questo della noncuranza con cui si considerano le offeso delibera-tamente recate allo Statuto ; è un acciocamento que-sto dei conservatori, non nuovo invero, ma sempre tale da impensierire seriamente sulla refrattarietà loro agli insegnamenti della storia. Non ci preoccu-piamo affatto, se difendendo la Costituzione dello Stato ci accomuniamo con la stampa estrema; meglio senza dubbio accomunarsi con la stampa estrema, per combattere le illegalità, salvo a combattere la stampa estrema, se alla sua volta si fa r à a difendere le ille-galità; nel caso presente, peggio per quei conservatori c por quei pseudoliberali, che in omaggio a l -l' opportunismo, che tanto' danno ha procurato e pro-cura all'Italia, fanno strazio d'ogni principio, c non si peritano di violare lo Statuto. Del resto, e lo avverta bene lo scrittore dell'Opinione, noi, quando sentiamo di dover difendere un principio che erodiamo in co-scienza giusto, non ci diarno a voltarci d ' a t t o r n o per guardare con chi siamo e per regolarci a seconda dei casi; questo Io lasciamo fare agli uomini politici (e se ne hanno esempi tutti i giorni) perchè noi qui nel\'Economista di politica non ci occupiamo affatto.

Ma, dice 1' Opinione, bisogna lasciare le vane que-rimonie « per avvisare unicamente ai mezzi di uscire dalle difficoltà che ancora ci premono strettamente e che riapparirebbero in t u t t a la loro gravità, se l'opera del governo venisse interrotta o apparisse coup promessa, » e noi doWEconomista non ci siamo mai so-gnati di dire chonon si debba avvisare ni mezzi di uscire dalle presenti difficoltà; ma egli è che disapproviamo il metodo adottato dagli on. Sonnino e Borelli, è che non crediamo affatto che ossi ci possano dare il pa-reggio, senza maggiori offese alla giustizia distributiva in materia di imposto, è che siamo convinti, mancare nell'on. Sonnino la sincerità riguardo alle economie, è che un pareggio ottenuto a prezzo di illegalità e di abusi, è da respingersi. Ci. pare dopo ciò clic il nostro pensiero appaia chiaramente ; urge riordinare la finanza con idee larghe, uscendo dal pretto fisca-lismo, ristabilendo il rispetto al patto fondamentale della nazione e con lo scopo costante di trasfor-mare il sistema tributario per renderlo meno ingiu-sto e più produttivo. L'impresa è ardua, ma, lo si è visti in altri paesi, non è affatto inattuabile.

La Convenzione tra il Governo e la Banca d'Italia

Come a b b i a m o promesso, d i a m o i l testo d i q u e l l a p a r t e d e l l a relazione del D i r e t t o r e Ge-nerale della B a n c a d ' I t a l i a , che i l l u s t r a le singolo disposizioni d e l l a convenzione 3 0 Ot-t o b r e 1894 :

Passiamo ora ad esaminare separatamente le parti della Convenzione che rappresentano oneri, e quelle che si risolvono in benefizi.

Vengono tra le prime l'assunzione delle conse-guenze finanziarie della liquidazione della Banca Romana e il versamento di un decimo sulle azioni.

(7)

l'ecce-20 gennaio 1895

L' E C O N O M I S T A

39

denza sarebbe stala assegnata in aumento al fondo

di riserva della Banca. D' altra parte questa avrebbe dovuto, sulle somme anticipate alla liquidazione della Banca Romana, un interesse pari alla metà del saggio dello sconto. Questo interesse sarebbe andato sce-mando via via che, con la ricuperazione dei crediti e con l'assegnazione annuale dei due milioni, sa-rebbe diminuita la somma anticipata dalla Banca d'Italia.

Ora, rimanendo con la Convenzione interamente a carico della Banca d' Italia il risultamento della liquidazione della Banca Romana, le perdite dovranno essere sopportato dal vostro Istituto, anche quando eccedano la somma di quaranta milioni, messa a suo carico dalla legge del IO Agosto 1893.

A questo punto, poiché è stalo osservato che la assunzione dei risultai/tenti (inali della liquidazione della Banca Romana è eccessivamente gravosa nella sostanza, ed eccedo, nella forma, le facoltà della Amministrazione, noi crediamo di dover ricordare che essa era stata già accettata dai rappresentanti della Banca Nazionale e delle due Banche Toscane, come apparisce dalle Convenzioni stipulate in Borna il 18 Gennaio 1893 e, successivamente, dai Con-sigli Superiori dei tre Istituti, e dall'Art. 1 del

disegno di legge presentato dal Governo al Parla-mento il 22 Marzo dello slesso anno, modificato in questa parte dalla Commissione parlamentare.

E crediamo sopratulto di dover ricordare che I' onere della liquidazione à forfait della Banca Ro-mana fu accettato già anche da voi con le delibe-razioni prese nelle Assemblee straordinarie, tenute in Firenze dalla Banca Nazionale e dalle due Banche Toscane in date rispettivamente del 27, 23 e 23 febbraio. Ed è appunto dal voto emesso da voi con quelle deliberazioni, sul punto che costituisce l'onere maggiore della presente Convenzione, che la vostra Amministrazione è stata confortata a stipularla.

Intanto, poiché è parso a noi che sien corsi giu-dizi esagerati e non rispondenti al vero intorno alla entità di quelle perdite, crediamo opportuno di darvi alcuni schiarimenti che valgano a ristabilire la realtà delle cose.

L'attivo della Banca Romana è di circa 100 mi-lioni sui quali, in seguito a rigorosi accertamenti fatti, è dato presumere una ricuperazione di circa quaranta milioni. La perdita ammonterebbe adunque a circa 00 milioni.

Se non che è da considerarsi che, mentre per le disposizioni della legge 10 Agosto, la Banca avrebbe dovuto versare quaranta milioni per le perdite, ora, in conformità della Convenzione, potrà accantonare due milioni all'anno, e ritrnrne, con gii utili deri-vanti dall' impiego di essi in titoli di Stalo, 59 mi-lioni e mezzo, i quali sono, come si vede, sufficienti a coprire le perdite.

Quanto alla perdita dell'interesse, che è effettiva-mente il maggiore onere derivante dalie disposizioni della Convenzione stipulata col Governo, noi dob-biamo osservare che questo interesse sarebbe stato segnato in uno speciale conto, i cui risultamenti sarebbero apparsi alla line del ventennio. La Banca, rinunciando fin d' ora alla sua ragione di credito verso il Governo, non subisce alcuna perdita im-mediata e reale, che possa pesare sul suo bilancio, il quale, per le disposizioni della Convenzione, non avrà a risentirne alcuna conseguenza.

Noi vi preghiamo intanto di considerare se

que-sto onere non sia sufficientemente compensato dalle agevolazioni delle quali diremo in appresso, consen-tite dalla Convenziona e dal disegno di legge che la completa, e che noi abbiamo fiducia di vedere convertito in legge al più presto ; e di considerare ancora se, per la assunzione da parte della Banca dell' importante servizio di tesoreria in tutto il Re-gno, non vi sembri assicurata e garantita fino ad ora la rinnovazione della facoltà della emissione, quando la Banca non se ne renda immeritevole, e per la quale essa avrebbe dovuto dare certo, a suo tempo, allo Stalo corrispondenti compensi.

Quanto alla disposiziono relativa alla chiamata del versamento di un decimo sullo azioni, poiché ve-diamo elio anche di essa è slata fraintesa la portala, crediamo di dover chiarire i dubbi o di correggere gli errori sortì.

Si è credulo che, essendo il decimo del capitale nominale da versarsi destinalo a fronteggiare lo eventuali perdite risultanti dalla liquidazione delle operazioni incagliate o non consentite dalla legge, o a svalutare di trenta milioni il capitale versato, gli azionisti possono essere chiamati ancora a versare tre decimi del capitale stesso. Ora, come è detto nel primo paragrafo dell'art. 7 dolla Convenzione, gli azionisti non avranno, dopo versato il decimo ora i liiesto, elio l'obbligo del versamento degli altri due lecimi, versamento che l'insieme dei provvedi-menti escogitati reudo meno probabile.

Nulla è dunque mutato por questo rispetto alle disposizioni della legge del 10 agosto, niun onore nuovo è imposto agli Azionisti della Banca.

Ma essendo sorte da qualche parto obbiezioni circa la necessità o l'opportunità della chiamata di un decimo del capitale, crediamo di esporvi su questo punto francamente il nostro pensiero.

Senza esagerare la entità delle perdite che risul-teranno dalla liquidazione di tutto ciò, che il pas-sato ha lasciato in eredità alla Banca d' Italia, ma senza cedere ad ingannevoli illusioni, noi abbiamo veduto fin dal primo momento, che un' alta ragione di convenienza richiedeva che l'Istituto fosse raffor-zato e rinvigorito ; che, quindi, la necessità di un appello agli'Azionisti, in limiti cornportevoli, si

im-poneva nell'interesse degli stessi Azionisti e del Paese alle cui sorti l'Istituto è strettamente legato.

Noi abbiamo cieduto che il primo Istituto ban-cario del Regno non potesse rimanere in una situa-zione, che avrebbe in qualche modo autorizzato anche le esagerate preoccupazioni e le acerbe censure, in presenza specialmente delle tendenze che si mani-festano in materia di ordinamento bancario, giacché ciò avrebbe contribuito a circondare di sfiducia non soltanto l'Istituto, ma anche il Paese. | .

E la chiamata di un decimo, mentre costituisce, anche pel tempo che è lasciato agli Azionisti per compierlo, un peso moderato, dà modo all'Istituto di migliorare notevolmente la sua situazione, ed è prova eloquente della serietà dei proponimenti vostri e della vostra Amministrazione, ed aumenta la considera-zione e il prestigio dell' Istituto stesso nel Paese e fuori.

(8)

delle perdite o delle partite da liquidare ; nella fa-coltà di distribuire una parto degli utili annuali, fino a L. 40 per azione. Quelli risultanti dalle mo-dificazioni alla legge del 10 Agosto 1894, presentate dal Governo al Parlamento, consistono nel prolun-gamento da dieci a quindici anni del tempo asse-gnato per la liquidazione delle operazioni incaglialo o non consentito dalla legge; nelf aumento da 1.33 a 1.50 per cento netto dell' interesse sullo anticipa-zioni al Tesoro dello Slato ; nella facoltà di com-prendere nella riserva i conti correnti presso cor-rispondenti all' estero ; nel prolungamento dei ter-mini ai debitori por operazioni di credito fondiario, rimasti in arretralo nel pagamento delle semestralità; nella diminuzione delle tasse c sopralasse dovute per alti e contratti di compra, vendita e trapassi di pro-prietà riferentesi alla liquidazione di operazioni in-cagliate o non consentite, e di operazioni del ero-dilo Fondiario.

È, come vedete, un insieme di provvedimenti di cui a prima giunta si intende la importanza pel vostro Istillilo, che non può non trame vantaggi notevoli, sui quali crediamo di dovervi dare som-mariamente qualche schiarimento.

L'assunzione del Servizio di Tesoreria può bene a ragione considerarsi come il maggiore dei bene-fizi che la Convenzione assicura alla Banca, ed è di per sè solo tale da compensare, a nostro giu-dizio - pei vantaggi materiali e morali che ne de-rivano direttamente""ed indirettamente, - il maggiore onere dei risultamenti della liquidazione della Banca Romana.

Altri avrebbero voluto che questo onere e il cor-rispettivo del servizio di Tesoreria fossero divisi in proporzione fra i tre Istituti di emissione; ma noi dobbiamo dirvi francamente che a questa condizione non ci saremmo piegali, e che avremmo preferito, nel vostro stesso interesse, di ricercare la soluzione del problema in altri provvedimenti più gravi per voi.

Non fu sentimento di ostilità verso gli altri Isti-tuti di emissione, non fu desiderio di preponderare e sopraffare quello, che ci fece preferire che il ser-vizio delle Tesorerie e 1' onere della Banca Romana fossero a vantaggio e a carico del vostro Istituto; ma fu invece la convinzione profonda che il ser-vizio di Tesoreria, affidato a più Istituti, non avrebbe po.uto procedere regolare e spedito, perchè sarebbe mancata la indispensabile condizione dell' unità di ordinamento, di azione e di responsabilità, e si sa-rebbe perciò risolato in un imbarazzo per tutti, e avrebbe da.o agli Istituti scarso profitto.

Noi siamo ed intendiamo di rimanere in amiche-voli, cordiali rapporti, con gli altri Istituti, persuasi che ciò giovi ai comuni interessi e a quelli del paese. Perciò noi abbiamo riconosciuto equa la di-sposizione per la quale la Banca non potrà richie-dere agli altri Istituti il cambio o il rimborso dei loro biglietti, se non per una somma eguale ai bi-glietti della Banca stessa da essi posseduti. Ed invero, il servizio di Tesoreria avrebbe messo, nei r i -spetti della riscontrata, il vostro Istituto in una con-dizione privilegiata rimpetto ai Banchi meridionali, i cui biglietti, sarebbero affluiti alle nostre Casse in maggiore quantità non già per effetto di operazioni bancarie, nel qual caso essi, sostituendo i nostri bi-glietti, dovrebbero con questi, a giusta ragione, es-sere cambiati dagli altri Istituti, ma in conseguenza dei versamenti di Tesoreria.

Come sapete, la Banca dovrà prestare intanto allo Stato una malleveria in titoli di Stato, o da esso garantiti, per la somma di cinquanta milioni, da elevarsi a novanta milioni nel giro di sei anni; ma poiché il Tesoro dovrà lasciare a disposizione della Banca un fondo da trenta a quaranta milioni, come dotazione permanente per il servizio di Tesoreria, la Banca potrà provvedere in gran parte con questo stesso fondo e con quello delie quote di ammorta-mento accantonate alla prestazione della malleveria, ricavandone un notevole profitto.

Inoltre il servizio di Tesoreria ci procurerà una maggiore emissione dei nostri vaglia, i quali piglie-ranno il posto di quelli del Tesoro, procurandoci maggiori disponibilità; ci metterà in diretta rela-zione coi debitori e coi creditori dello Stato, e ci darà modo di prestare ad essi servigi svariati e ri-munerativi di apertura di conti correnti, di depositi a custodia, ed altri, estendendo la clientela e l'azione del nostro Istituto, e aprendo ad esso nuove vie di lavoro proficuo e sicuro.

Il prolungamento da dieci a quindici anni del temilo stabilito dalla legge del 10 agosto 1893 per liquidare le operazioni incagliate o non consentite, e la facoltà d'impiegare le quote annuali di ammor lamento in titoli di stato, sono provvedimenti i quali consentono alla Banca di curare con maggior agio e a migliori condizioni la liquidazione di quelle ope-razioni, e le permettono di fronteggiare le perdite e le partite non liquidate con molto minor sacrificio e in più breve tempo, facendo servire a questo scopo, non soltanto le quote di ammortamento, ma anche il prodotto dell'impiego di esse.

Q leste disposizioni mentre allontanano, come ab-biamo detto, l'eventualità della chiamata degli altri decimi, limitano la parte da destinarsi annualmente all'accennato ufficio, e consentono la distribuzione di un dividendo sulle azioni, il quale per quindici anni non potrà eccedere la somma di lire 40. Ma questo limite cesserà anche prima, non appena la Banca, compiuta anticipatamente I* opera di liquidazione, riacquisterà piena ed intera la sua libertà d'azione. L'aumento dell'interesse sulle anticipazioni al Te-soro rende più rimunerativo questo servizio, che la Banca è obbligata a prestare allo Stato. Delle altre disposizioni riguardanti lo sgravio di tasse e sopra-tasse e il prolungamento dei termini delle operazioni fondiarie, crediamo di non doverci indugiare a di-mostrarvi la utilità. Per esse vinile agevolata, con profitto dell' Istituto e dei suoi debitori, la liquida-zione delle operazioni incagliate.

Rivista Bibliografica

P. du Maroussem e C- Guérie. — La question ouvrière:

tome IV, Ilalles centralcs de Paris et commerce de l'alimentation. — Parie, A r t h u r Rousseau, 1894,

pag. 304.

(9)

20 gennaio 1895

41

analitico dei mercati parigini di commestibili, di j

mostrare I* organizzazione sociale da un punto di vista nuovo, dandoci la monografia di un mercato economico. In tal modo però non siamo più nell'am-bito vero della questione operaia; abbiamo bensì una storia descrittiva del mercato alimentare, il quale è diviso in due gruppi, per così dire ; il primo è retto amministrativamente dal potere pubblico, e sono le Halles propriamente dette, il palazzo di ghisa o di cristallo, come viene chiamato, eretto nel cuore di Parigi ; I' altro è il commercio libero, formalo da case, che vendono o all' ingrosso o al minuto, di-sperse intorno alle Halles. Una relazione incessante riunisce queste due parti del meccanismo economico che provvede degli alimenti la capitale della Francia. Talvolta il predominio I' ha il mercato amministra-tivamente regolato; talvolta, e ora sempre più, sotto le intraprese libere che dominano. Gli autori del volume che annunciamo, descrivono con molta ab bondanza di notizie e da un punto di vista stretta-mente economico, sia le Halles amministrative, sia il mercato libero ; si occupano anche delle nuove organizzazioni del commercio al minuto, dando esempi assai interessanti di esse, specialmente delle società cooperative di consumo e degli economati. Da ultimo, in due capitoli, gli autori espongono le conclusioni della loro inchiesta, ossia I' opinione dei consumatori, dei produttori, degli intermediari e le riforme possibili nell' ordinamento delle Halles.

È uno studio, questo, assai interessante dal punto di vista della morfologia economica, mentre dallo aspetto scientifico non offre conclusioni vere e pio-prie. Ma accettando il libro qual' è, dobbiamo dire che chi riesce a superare la difficoltà derivanti dal-l' abuso di termini tecnici, troverà nella lettura di esso un quadro istruttivo del commercio dell'ali-mentazione a Parigi, e potrà riscontrare alcuni punti di somiglianza con quello dei nostri grandi centri. Dr. Th. Freiherr von der Goltz. — Die agrarischen

Aufgaben der Gegenwart. — 2a edizione, -Jena, G.

Fischer, 1895, pag. VIII-190 (marchi 3). Il prof, von der Goltz, già noto per altre pub-blicazioni pregevoli di economia agraria, ha stu dialo in questo suo nuovo volume le condizioni dell' agricoltura tedesca e I' azione che a suo favore potrebbe essere esercitata. Argomento assai impor-tante in questo momento, perchè da un lato è in-negabile che le condizioni dell' industria agricola sono poco buone, e dall'altro per la depressione che 1' ha colpita e' è sempre da temere che si ri-corra a rimedi più atti a peggiorare lo stato p-e-senle di cose che a migliorarlo. E poiché le con-dizioni dell' industria agricola sono dappertutto dif-ficili, cosi interessa conoscere che cosa si propone a sollievo ili questa industria nei paesi più pro-gre iti nella economia agraria e nella scienza agro-nomica. L' Autore ha compiuto questo studio in modo completo, chiaro e istruttivo. Égli ha premesso alcune nozioni sul contenuto e lo sviluppo della agro-nomia, nonché sullo svolgimento delle imprese agri-cole e della popolazione rurale nel presente secolo, per venire poi a tracciare nn quadro sintetico della situazione attuale dell' agricoltura tedesca, mettendo in luce il suo lento svolgimento, F indebitamento crescente delle proprietà, il ribasso dei prezzi, la condizione dei lavoratori della terra, ecc. e le sue

conclusioni (pag. 103-103) sono tali che non lasciano dubbi sul peggioramento avvenuto nelle condizioni dei proprietari e dei lavoratori della terra. Segue uu capitolo che è senza dubbio il più importante sui mezzi di adempiere ai compiti agrari indicati dal momento presente, cioè per elevare il prodotto lordo e netto, per migliorare la condizione della popola-zione rurale attiva e via dicendo. Il von der Goltz crede che la erise odierna non sia più grave di quella del periodo 1807-1810 che colpì principal-mente le provincie della Prussia orientale, soltanto allora si era d'accordo, egli dice, sulle cagioni della crise e sui mezzi per rimediarvi, mentre ora le cose sono assai più complicale. Egli non esclude l'azione dello Stato, ma riconosce che sarebbe una illusione il credere che la crisi attuale possa essere eliminata rapidamente e radicalmente con qualche misura le-gislativa.

Il libro ci pare raccomandabile per la temperanza con la quale sono esaminati i rimedi possibili alla crise agricola, e per le notizie che reca stili'- agri-coltura e l'ordinamento agrario in Germania. Henry Dunning Macleod. — Bimetalism ; 2d a edizione.

— London, Longmans, Green and Co., 1894, pa-gine X X- 15 4 .

Il Macleod Ita raccolto in questo volume una serie di fatti e di considerazioni in appoggio al monome-tallismo e contro il bimemonome-tallismo. Fon ciò gli ha fatto opera utilissima che merita d'essere consultata da chiunque si interessa alla questione monetaria. Egli dimostra con la storia delle vicende del bi-metallismo in Francia, in Inghilterra noli' India i danni che il sistema del doppio tipo ha cagionato a quei paesi, confuta gli argomenti dei bimetallisti, dimostra i vantaggi di un solo tipo monetario, ap-prezza favorevolmente la riforma monetaria, diretta a stabilire il monometallismo aureo nell'India, Latta della scarsità dell'oro ch'egli non ammette e svolge brevemente, ma con vera competenza, i principi che devono regolare la moneta. Il Macleod non avendo in questo suo libro da difendere le sue teorie predi-lette sulla ricchezza, sul valore, sul credito, ecc.' è veramente obbiettivo e riesce efficace nelle sue di-mostrazioni e argomentazioni. La tesi dell'Autore non sarà accettata da tutti, questo si comprende, ma il suo libro non dovrebbe e».ere trascurato da nes-suno che voglia prendere parte alla vecchia e sem-pre nuova contesa tra i monometallisti e i bime-tallisti.

E. Masè Dari. — Le condizioni agricole della Russia. — (Estratto dalla Riforma Sociale, voi. I I ) Torino, L. Roux, 1894, pag. 55.

(10)

della Esposizione universale di Chicago in omaggio al Governo degli Stati Uniti. Questo documento in-teressantissimo della vita economica russa è stato tradotto in inglese dal sig. Crawford, console degli Stali Uniti a Pietroburgo e con pensiero lodevole il Masi) Ilari Ita reso accessibili al lettore italiano le notizie più interessanti intorno alla economia agricola della Ilussia. Per la quale coni' egli scrive (pag. 41) si può dire elio oramai la profezia di rus-sificazione dell' Europa, lanciata da Bonaparte si av-vera non per le armi, ma per il pane.

Non possiamo riassumere un lavoro che contiene notizie di fatto in gran copia, ma possiamo dire che merita d'essere consultato e che l'Autore avrebbe reso più facile di consultarlo so avesse meglio di-stribuita o separata in capitoli la materia da lui svolta.

Almanach de la coopération frangaise - 1895 - edite

par Ch. Gide. — P a r i a , I m p r i m e r l e nouvelle 1895

p a g . 116 (25 contea).

Il prof. Gido ha pubblicato per la terza volta il suo Almanacco della eooperazione francese, nel quale si trovano, corno nei precedenti, notizie e statistiche relative alla cooperazione francese ed estera. Questo volume contiene anzi la prima statistica completa delle società di consumo esistenti in Francia, stati-stica della quale ci occuperemo in un prossimo nu-mero ; vi sono poi articoli di altri fautori della coo-peraziono quali il de Boyve, il Gray, il Rabbeno, il de Rocquigny, il Pictet, ecc. In realtà l'Almanacco riguarda soltanto le cooperative di consumo, di quelle di produzione neanche una parola, sebbene in Francia non manchino. Questo non toglie ch'esso sia di let-tura olilo e dilettevole, nò potrebbe essere diversa-mente di una pubblicazione edita dal prof. Gide, dal quale si può discordare, certo in più d' una idea, ma in pari tempo bisogna riconoscergli il me-rito di saper esporre in modo chiaro e brillante le proprio lesi.

N o t i z i e . — Quantunque in ritardo vogliamo far cenno di una recente pubblicazione del Professore A r t u r o Bussei.

È sempre consolante per noi la prova, elio le forze dei nostri giovani non si sperperano in r i c e r -che oziose, ma si applicano, con grande utilità delle scienze, a lavori, che per la loro vastità, gli impe-gnano con sé stessi e col pubblico degli studiosi a perseverare in ciò che hanno intrapreso. Questo ha fatto il giovano professore Arturo Bussei che, inco-minciando per i tipi dello stabilimento Fiorentino un corso di pubblicazioni di Geografia Commerciale, ha implicitamente promesso di condurre a termine il suo vasto lavoro. E noi facciamo buon viso a questa promessa ; giacché i due fascicoli di saggio, riguardanti le regioni Scandinava, Russa e Britan-nica, meritano lode per la larga ed esatta ricerea dei dati statistici, per l'ordinata disposizionò delle parti e per lo osservazioni, che l'Autore fa sopra i rapporti commerciali fra questi paesi e l'Italia. — Come non è mancato il nostro plauso, non man-cherà a questo lavoro il plauso dello persone còlte, che anche profane agli sludi commerciali, troveranno nel saggio del prof. Bussei una lettura amena e in-teressante. F. B.

Rivista Economica

Le relazioni commerciati fra l'Italia e i paesi esteri -/ fallimenti agli Stati Uniti nel 1894 - L'esporta-zione del grano dalla Repubblica Argentina.

L e r e l a z i o n i c o m m e r c i a l i f r a l ' I t a l i a e i paesi e s t e r i . — E stato pubblicalo il decreto ministeriale che autorizza i regi uffici diplomatici o consolari al 1' estero a corrispondere direttamente col Ministero di agricoltura e commercio per quanto riguarda le materie economiche ed industriali.

Il decreto consta di 4 articoli. Esso dispone: Il Ministero di agricoltura tratterà con questi uf-fici per far eseguire le indagini e gli studi che oc-[ correrà di compioro in siffatto materie e per avere

notizie ed informazioni d'indole commerciale ed in-dustriale in generale, come pure rispetto alle con-dizioni dell'agricoltura ed all'andamento dei raccolti, alla legislazione doganale, idustriale e commerciale, alle tariffe di trasporto e di navigazione.

— Alla fine di ogni anno il ministero predetto riferirà a que'lo degli affari esteri intorno all'opera compiuta da ciascun regio rappresentante all'estero intorno alle materie suddette.

— Il servizio relativo alle agenzie commerciali italiane all'estero dipenderà esclusivamente dal m i -nistero di agricoltura, industria e commercio, e. nel bilancio di esso saranno inscritte le somme con le quali il ministero degli affari esteri concorre pre-sentemente a sussidiarle.

— Spetta pure al ministero di agricoltura, indu-stria e commercio di provvedere intorno al servi-zio degli addetti commerciali, che fossero destinati presso le regie autorità diplomatiche e consolari al-l'estero, o di scegliere, di concerto col ministero de-gli affari osteri, le persone adatte a tale ufficio.

Il ministro degli esteri ha trasmesso apposita c i r -colare ai regi agenti consolari e diplomatici avver-tendoli di queste disposizioni, autorizzandoli anche a corrispondere direttamente eoi Ministero delle finanze e con le intendenze di finanza — salvo ad infor-marne contemporaneamente il Ministero degli affari esteri — nelle questioni di carattere urgeute, come ad esempio nei casi di tentativo di frodi doganali.

Per queste circostanze il ministero degli esteri ha stimato opportuno raccomandare la stretta osservanza dell'art. 175 del regolament consolare che vieta ai consoli ili corrispondere direttamente coi privati.

Il ministro del commercio ha mandato sull'argo-mento apposita circolare alle Camere di commercio italiane, non solo all' interno ma anche all' estero, ai musei commerciali e ai Comizi Agrari. In essa dopo avere annunzialo che d'ora in poi il ministero di agricoltura corrisponderà direttamente coi R. Uf-fici diplomatici e consolari per tutlociò che riguarda le relazioni commerciali fra l'Italia ed i paesi esteri, spiega gli obbiettivi, che il ministero di agricoltura si prefigge di raggiungere.

(11)

20 gennaio 1895

L' E C O N O M I S T A

43

delle merci straniere, sia facendo trattati di

com-mercio con potenze colle quali non ne esistono, sia mi' liorando quelle esistenti, sia impiantando agenzie commerciali all' estero, sia ricorrendo ad ogni altro mezzo che promuova lo sviluppo della nostra atti-vità economica. » E prosegue :

Col 1° marzo prossimo sarà inoltre istituito presso questo ministero un ufficio di informazioni avente a scopo di fornire ai nostri produttori e commercianti le notizie e i lumi maggiori possibili per tutto ciò (die Ita attinenza col nostro commercio specialmente internazionale»

Per altro ogni sforzo di Governo riuscirebbe inu-tile se la qualità sempre buona dei nostri prodotti, o la buona fede nelle transazioni e nella loro ese-cnziono non assicurassero al nostro commercio la fiducia e la ricerca della nostra merce dall'estero. E questo è ciò che il ministero non si stancherà mai (P inculcare ai nostri produttori e commercianti per interesse non solamente di essi, ma più ancora per I' avvenire commercialo della nazione.

Il Governo si aspetta il più efficace aiuto dall'opera solerte delle nostre Camere di commercio residenti in paese e all' estero, non elio dei nostri Comizi agrari, o fa il più caldo appello al loro patriottismo ed alla loro illuminata esperienza.

I f a l l i m e n t i agli Stati U n i t i nel 1894. — Te-nendo conto dei soli fallimenti pei quali le passività superavano le attività, abbiamo, per gli ultimi quat-tordici anni, le cifre raccolte nel seguente prospetto:

Numero (lei fallimenti <o •a S i g g Passività A t t i v i t à Anno <o

•a S i g g . totali Totali sii 100 dot.

di

Anno su HO s - 2

| a 1 -3 |

' "3 ^ A

Totali sii 100 dot. di Totale caso

com-s - 2

| a 1 -3 |

' "3 ^ A milioni milioni passiviti merciali O di ilo lari iti dollari dollari

1881 5. 919 0.76 76.0 39 9 47 1882 7.635 0.93 + 28.0 93.2 47.4 51 1883 10.299 1 20 -4 34.0 175.9 90.8 52 1884 11.620 1.32 - 4 13 0 248.7 134 6 54. 1885 11.116 1.25 - A Va 119 1 53.2 46 1886 10.568 1.15 — 4 9 113 6 55.8 49 1887 9.740 1.04 — 7 . 8 130 6 64.6 50 1888 10.587 I. IO - 4 9 . 7 120.2 61.9 52 1839 14.712 1 -20 + 10.7 140.7 70.5 50 1830 10 673 1.07 - 9 0 175 0 92.7 53 1891 12.394 1.22 -4 16.2 193.1 102 8 53 1892 10.270 1.00 - 17.1 108.5 54.7 5 ) 1893 15.560 1.50 -4 51.5 402.4 262.4 65 1894 12.721 1.21 - 18 3 149.5 79.7 53

11 numero totale dei fallimenti è molto oscillante, specialmente pel quinquennio 1890-94: mentre nel 1890 se ne ebbero soli 10,673, il 1891 ne contò 12,594, a cagione del cralc della casa Baring, che ebbe la maggiore influenza sul principio di tale anno, sebbene i suoi effetti si fossero sentiti già negli ul-timi mesi del 1890; il 1892, in cui il commercio e le industrie si erano rianimati, non ha a suo ca-rico che 10,270 fallimenti; ma nel 1893, l'anno del panico, essi aumentarono del 31,1 per cento salendo a 15,360 (mentre la crisi Baring aveva por-tato al 1891 un'aggiunta, in confronto del 1890, del solo 16,2 per cento). L'anno ora chiusosi Ita risentito assai degli avvenimenti del 1893, dando 12,721 failimenti'(cioè 900 più che la media del

triennio 1890-92); ma segna un miglioramento del 18,3 per cento sull'anno precedente, senza dire delle cifre complessive dello passività (in doli. 149,595,434) e delle attività (in doli. 79,755,067) elio sono, ri-spettivamente, soltanto il 37 per cento o il 50 per cento di quelle del 1895. I»'insieme delle passività non giunge, inoltre, al totale avuto nel 1890 o nel 1891, non caratterizzati, corno quello passato, da perturbazioni finanziarie o commerciali.

Così pure nell'anno scorso, il rapporto tra atti-vità e passiatti-vità, essendo 53 : 100, tese ad avvicinarsi al normale (50-51 per cento), mentre negli un ut di crisi, come mostra il 1893, aumenta pel fatto che molto case, ordinariamente solvibili, falliscono con lieve sbilancio passivo. Dalla tabella riportala si può rilevare altresì in quale proporzione stieno i falli-menti di fronte alle caso commerciali esistenti : la più alta percentuale è quella del 1893 (1,50) men-tre la crisi del 1891 diede appena l'I,22 per cento, e soltanto l'altra del 1884 l'I,32 per conto. Occorre poi osservare che il numero complessivo delle case commerciali, andato costantemente aumentando fino al 1895 (in cui ascendevano a 1,030,000), nel 1894 subì una diminuzione riducendosi a 1,017,000, per l'intensità del perturbamento finanziario dell'anno prima. Aggiungeremo che i 12,721 fallimenti del 1894 sono tra i vari Stati dell'Unione così distri-buiti: Stati della Nuova Inghilterra 1,781, Stati centrali 3,018, Stati dell'ovest 2,883, Stati del nord 1,247, Stati del sud 2,202, Stati del Pacifico 1,182, Territori 403.

L'esportazione del grano dalla Kepubblica A r gentili». — L'importanza assunta, dopo alcuni anni

di oscillazioni, dall'esportazione Argentina, che r i -valeggia ora con quella della Russia e (logli Stali Uniti, Ita giustamente allarmato questi ultimi, e il console americano di Buenos Ayres esponeva re-centemente al governo dell'Unione alcuni dati inte-ressanti. Egli nota che non si conosce esattamente la totale produzione Argentina, perchè non v'è mezzo dt desumerla se non dall' addizione delle esporta-zioni col presunto conrumo interno, e dice come dieci anni fa soli 243,500 e», fossero coltivati a grano, mentre nel 1892 erano oltre ett. 1,322,000, e nel 1803 ett. 1,983,000. Per I' anno ora decorso alcuni indicano ett. 2,184,300, altri ett. 2,974,000. In America si valuta a 35,000,000 bushels di grano il possibile contributo dell'Argentini ai mercati eu-ropei; e il Console Baker riporta che l'esportazione da 60,000 lons, a cui ascendeva or sono dieci anni, salì nel 1890 a 328,000, aumentando sempre fino al 1893, che diede 1,000,137 tons, senza contare 37,521 lons di farina. Nel primo semestre del 1894 furono esportate 1,029,543 tons di grano, vale a dire più che nell' intero anno precedente, e 20,628 di farina. Devesi inoltre osservare che l'Argentina Ita, come la Russia, grande facilità di trasporto al mare, non distando i coltivati più di 100 miglia dai porti d'imbarco, a differenza degli Slati Uniti, dove lieti maggiori distanze li separano da questi.

(12)

e la lunghezza media di esercizio di chilom. 14,817 contro 1 4,391.

I prodotti lordi approssimativi alla fine del 1° bimestre 1894-93 ascesero a L. 42,273,189 contro L. 41,061,271 nel 1.° bimestre 48)2-93.

Qneste somme di prodotti lordi si dividevano fra le varie reti e lineo ferroviarie nelle segu mli mi-sure : Luglio-Agosto I.uglio-Agoato 1894 1893 Differenza liete M e d i t e r r a n e a . . . . L. 20,641,680 19,914,070 + 727,610 » Adriatica 17,098,546 16,879,079 + 217,467 • Slcula 1,588,686 1.536,974 + 51,712 F e r r . dello Stato eaer.

citato dalla Società

Veneta 173,000 171,817 + 1,183 Ferrovie Sarde (Oomp.

Reale) 298,101 286,269 -1- 11,832 Sarde secondarle 152,150 135,852 + 16,298 F e r r o v i e diverse 2,323,026 2,137,210 4- 185,816

Totale L. 42,273,189 41,061,271 + 1,211,918 Le ferrovie italiane nei primi due mesi dell'eser-cizio 4 8 9 4 - 9 3 ebbero un maggior prodotto ili L. 1,214,918 in confronto al 1° bimestre 4893 94 al quale aumento parteciparono tutte le reti e linee.

Ecco adesso il prodotto chilometrico. Lugtlo-Agosto Luglio-Agosto

1894 1893 Differenza Rete Mediterranea I,. 3,796 3,825 — 29

. Adriatica » 3, 149 3,065 + 84 > Slcula 1,543 1,543

F e r r . dello Stato esercitate

dalla Società V e n e t a . . » 1,235 1,227 + 8 F e r r . S a r d e (Comp. Reale) 725 696 + 29 Sarde Secondarie » 256 265 — 9 Ferrovie diverse 1,354 1,326 + 28 Media chilom. L. 2,853 2,855 — 2 Dal 4° Luglio 4 894 a (ulto Agosto sono stati aperti all'esercizio 122 chilometri di nuovi tronchi ferroviari.

Le mercedi degli agricoltori negli Stati-Uniti d'America

Il Journal d'agriculture pratique pubblica una lettera da Chicago, che contiene interessanti notizie sulle mercedi e sulle condizioni dei lavoratori agri-eoli agli Stati Uniti d' America.

Si rileva, da quella corrispondenza, che mentre nella maggior parte degli Stati dell' Unione ameri-cana, i prezzi delle derrate si sono continuamente abbassati, non è lo stesso per il costo della mano d' opera, che da 50 anni a questa parte ha subito un costante progresso.

Tranne in Australia, in verun altro luojo il la-voro dei eampi è così largamente rimuneralo come agli Stati-Uniti, dove la media dei salari si eleva a 4400 franchi per anno, mentre non oltrepassa 650 in Inghilterra, 500 in Olanda, 450 in Germania, 300 in Russia, 250 in Italia, 150 nelle Indie.

L.a scarsezza di mano d'opera è segnalata dovunque come la causa principale di questo costo elevato, e nella maggior parte degli Stali dell' Unione gli agri collori si lamentano, quantunque in misura diversa, della difficoltà di provvedersi il personale necessario per il lavoro dei campi.

Questo fatto è più accentuato negli Stati situati luDgo il Pacifico, dove un servo di fattoria è pa-galo per ogni mese fino 180 franchi, senza nutri-mento; e franchi 120 col vitto: vengono in seguito 10 Stato di Montana e >iuelli della Nuova Inghilterra, dove la insufficienza di braccia è ancora sensibile ; ed infine gli Stati del Sud dove i salari si abbas-sano a 70 ed a 50 franchi al mese, dove il nutri-mento è del pari a miglior mercato che al Nord, e dove i neri formano un immenso contingente, che si contenta di un salario minore che i lavoratori bianchi.

Confrontando i dati della statistica agraria del 1866 con quelli del 1892, si nota che le somme, le quali rappresentano le spese di nutrimento, sono gene • miniente di milite di anno in anno, fatta eccezione per gli Stali della regione montagnosa, il cui svi-luppo, dal punto di vista agricolo, è di data più re-cente.

La giornata di lavoro comincia al sorgere e fini-sce al tramonto de! sole.

Nel New-Hampshire il salario medio per i buoni lavoratori oscilla tra 100 a 123 franchi al mese, compreso il nutrimento; e la durala del lavoro vi è più corta che negli altri Stati della Nuova In-ghilterra.

In California i lavoratori di razza bianca sono di solito presi in servizio per otto mesi, con un salario mensile di 100 franchi ed un buon nutrimento.

Negli Stali del Sud il pagamento dei lavoratori della terra si presenta con caratteri speciali. Dove 11 salaria si paga in danaro, varia tra 10 e 12 dol-lari (50 a 60 franchi) oltre all'alloggio, il nutri-mento ed il godinutri-mento di una piccola porzione di terrene. Altrove, nel Sud, al salario si aggiunge una parte del prodotto netto della raccolta.

In altri luoghi si riscontra un sistema analogo alla mezzadria, secondo il quale I' agricoltore for-nisce gli animali e le macchine, e divide coi lavo-ratori il prodotto netto del raccolto.

Altre volle il proprietario affitta la sua terra a coloro che la lavorano mediante un compenso, che consiste per la maggior parte in un certo numero di balle di cotone per acre (are 40,46). Qualora però il lavoratore sia troppo povero per procurarsi il bestiame e gli strumenti, il prodotto è diviso col proprietario.

' La Cassa di risparmio di Parigi nel 1894

È stato pubblicato il resoconto sommario delle operazioni della Cassa di risparmio di Parigi, il cui bilancio fu chiuso al 31 dicembre prossimo passato. Da quel resoconto apparisce che essa ricevè nel 1894:

1.° In 391,706 versamenti,

di cui 34,463 nuovi la somma di Fr. 63,239,697.13 2.° In 2,419 rendile trasferte

provenienti dalle Casse di

ri-sparmio 1,560,223.93 3.° In 55,534 parti di

ar-retrati di rendite appartenenti ai

depositanti - » 1,463,401.75 4.° In 24 versamenti

pro-venienti da ammortamento di

Riferimenti

Documenti correlati

i diritti di altro commesso che, avendo date le dimissioni dopo vari anni di servizio, non può otte- nere il ben servito per capriccio del principale, che non vuole o non

Camera di Commercio di Carrara. Camera di lommercio di Mantova.. Prestiti già pontifici. sul prezzo fisso di fr. — In Europa le grandi nevicate cadute avendo protetto dal freddo

Tornando alle pubblicazioni ufficiali e alle economie che a loro riguardo voglionsi fare, noi crediamo che sarebbe utile affidare il riordinamento di questa ma- teria a

Sono otto anni che combattiamo la pluralità delle Banche, perchè siamo convinti che sia il sistema più alto alle mal­ versazioni ed alle corruzioni, subitochè

cole, per le quali è condizione di vita il poter realizzare subito e a qualunque condizione l'importo 'dei minerale escavato. La legislazione mineraria della Sicilia permette

E la Convenzione annovera tutti gli oneri che la Banca d'Italia si assume: — I'articolo _ primo im- pone, a rischio e pericolo della Banca d'Italia, la li- quidazione della

beneficenza positiva (Parte VI) egli, dopo aver com- battuta la carità legale, difende in via generica la carità individuale e propugna specialmente la forma naturale di carità,

F u approvata quasi senza discussione la proposta ili istituire a comodo degli azionisti, lettere, circo- lari d i credito fra Banche popolari italiane e fra queste e le