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Si provi che f (A) `e un insieme limitato

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Academic year: 2021

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(1)

Universit`a di Trieste – Facolt`a d’Ingegneria.

Esercitazioni per la preparazione della prova scritta di Matematica 3 Dott. Franco Obersnel

Lezione 3: conseguenze fondamentali della continuit`a e della differenziabilit`a.

Esercizio 1. Sia A⊂ IRN un insieme limitato. Detta A la chiusura di A, sia f : A→ IR una funzione continua. Si provi che f (A) `e un insieme limitato.

Si dia un esempio di un insieme limitato A⊂ IR e di una funzione f : A → IR tale che f(A) `e un insieme illimitato.

Svolgimento.

L’insieme A `e chiuso e limitato, dunque `e compatto. Per il teorema di Weierstrass la funzione f ammette massimo e minimo su A, siano rispettivamente M e m. Dunque m≤ f(x) ≤ M per ogni x ∈ A. A maggior ragione m≤ f(x) ≤ M per ogni x ∈ A, e quindi l’immagine f(A) `e un insieme limitato.

Un esempio di un insieme limitato A ⊂ IR e di una funzione f : A → IR tale che f(A) `e un insieme illimitato `e A =

π2,π2

e f (x) = tg x.

Esercizio 2. Si consideri la funzione f (x, y) = xy1. Si osservi che f (1, 1) = 1 > 0 e f (−1, 1) < 0.

Esistono punti (x, y)T ∈ IR2tali che f (x, y) = 0? Questo fatto contraddice il teorema di esistenza degli zeri?

Svolgimento.

Non esistono tali punti. Infatti per ogni numero reale non nullo t si ha 1t = 0 come `e ben noto. Dunque se x= 0 e y = 0 si ha f(x, y) = 0. D’altra parte la funzione f non `e definita in alcun punto in cui x = 0 oppure y = 0.

Si noti che il dominio della funzione `e il piano IR2al quale dobbiamo togliere gli assi coordinati; dunque non `e connesso e quindi il teorema di esistenza degli zeri non `e applicabile.

Esercizio 3. Si calcoli il differenziale nel punto (e, 3) della funzione f (x, y) = xy. Svolgimento.

Le derivate parziali della funzione f sono ∂f

∂x(x, y) = yxy−1 e ∂f

∂y(x, y) = xylog x. Calcolate nel punto diventano ∂f

∂x(e, 3) = 3e2 e ∂f

∂y(e, 3) = e3.

Il differenziale `e dunque l’applicazione lineare L(u, v) =∇f(e, 3), (u, v)T = 3e2u + e3v.

Esercizio 4. Si calcolino nell’origine le derivate parziali e le derivate direzionali rispetto alla direzione del vettore (1, 1)T della funzione

f (x, y) =



x2y

x2+ y4 se (x, y)T = (0, 0)T 0 se (x, y)T = (0, 0)T

.

Vale la formula ∂f

∂v =∇f, v ? Come si giustifica questo fatto?

Svolgimento.

Le derivate parziali della funzione f nell’origine sono definite e sono entrambe nulle come subito si verifica utilizzando direttamente la definizione di derivata parziale, essendo

∂f

∂x(0, 0) = lim

h→0

f (0 + h, 0)− f(0, 0)

h = lim

h→0

0 h= 0.

∂f

∂y(0, 0) = lim

h→0

f (0, 0 + h)− f(0, 0)

h = lim

h→0

0 h= 0.

1

(2)

La superficie e il piano tangente

La derivata direzionale in (0, 0)T lungo la direzione w = ||v||v = 1

2(1, 1)T `e

∂f

∂w(0, 0) = lim

h→0

f



(0, 0)T + h1 2(1, 1)T

− f(0, 0)

h = lim

h→0

1 2

2h3

1 2h2+14h4

h = 1

2 = 0.

La formula ∂f

∂v =∇f, v non vale perch´e la funzione f non `e differenziabile in (0, 0)T.

Esercizio 5. Si scriva l’equazione del piano tangente la superficie di equazione z = ln(2x + y) nel punto (−1, 3, 0)T.

Svolgimento.

Controlliamo che il punto (−1, 3, 0) appartenga alla superficie: ln(2 · (−1) + 3) = 0.

L’equazione del piano tangente sar`a allora (·, · indica il prodotto scalare) z− z0=∇f(x0, y0), (x− x0, y− y0)T . Calcoliamo il gradiente della funzione f (x, y) = ln(2x + y):

∂f

∂x = 2

2x + y; ∂f

∂y = 1 2x + y;

∇f(−1, 3) = (2, 1)T. L’equazione del piano sar`a

z = 2(x + 1) + (y− 3) cio`e 2x + y− z − 1 = 0.

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