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IDENTIKIT DEL “MEDICOASSICURATIVO” di Giovanni Cannavò

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Academic year: 2022

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IDENTIKIT DEL “MEDICOASSICURATIVO”

di

Giovanni Cannavò *

Il ruolo del medico legale sta cambiando essendo mutata la medicina legale.

Questa, al pari di tutta la scienza, non solo ha beneficiato del progresso scientifico e tecnologico con conseguente sviluppo delle attività di laboratoristica e di ricerca, ma soprattutto è stata profondamente mutata dal prepotente sviluppo della motorizzazione e del settore assicurativo privato.

Oggi l’attività libero professionale ruota in larghissima parte intorno alle lesioni tutelate dalle polizze in materia di Responsabilità Civile Auto e dalle polizze in Infortunistica Privata.

L’insegnamento della medicina legale, così come viene fatto nelle pur validissime scuole universitarie, privilegia ancora gli insegnamenti classici che magari ben scarsa applicazione troveranno nella vita professionale quotidiana.

L’esempio tipico potrebbe essere lo “sfregio”, tuttora oggetto di ampia trattazione nei libri di testo, ma ormai, perlomeno nell’accezione classica, retaggio di un mondo rurale e di una cultura di fatto scomparsa.

E’ cresciuto così in questi anni, autarchicamente, una figura professionale nuova che potremmo definire “medico assicurativo”. Questi ha dovuto far tesoro dalla propria esperienza professionale quotidiana; così la traumatologia clinica che non è stata neppure oggetto di insegnamento è stata invece appresa dalla pratica, le “polizze malattia” sono state studiate dai depliant delle compagnie di assicurazione e non dai libri di testo.

Dunque, un medico autarchico, ma estremamente pragmatico che ha saputo crearsi uno spazio e darsi una sicura dignità professionale.

L’Italia, rispetto agli altri paesi europei è il fanalino di coda per ciò che riguarda il comparto assicurativo. Il rapporto premi/pil nel 1993 è stato del 3,2% contro il 5,7% della Germania, il 6,6% della Francia ed addirittura l’11,4% dell’Inghilterra.

Queste cifre devono far pensare che il settore sia destinato a crescere in Italia a ritmi più sostenuti, tanto più che sta venendo meno quell’onnipresenza dello stato nella sicurezza sociale con l’attuale riduzione del welfare state. La conferma si trova nella costante e progressiva crescita del ramo vita che ha raggiunto una patrimonializzazione nel 1993 di 85000 miliardi.

Queste prime considerazioni fanno ritenere il medico personaggio determinante nel comparto per i compiti che svolge nel determinismo dei livelli di liquidazione nel settore infortunistico e per il ruolo che può svolgere nell’assunzione del rischio nelle polizze malattia e vita.

Cominciano ad essere maturi i tempi perché questa figura professionale venga definita in modo più netto, e come già è avvenuto per i periti tecnici, anche per i medici legali che svolgono prevalentemente attività assicurativa si giunga ad un albo, con parametri prefissati che ne definiscano le competenze e le caratteristiche, superando l’attuale situazione.

In particolare non dovrebbero avere validità elaborati che spesso è improprio definire "perizie medico legali" quando queste non siano redatte da persone competenti ed autorizzate in tal senso. L'esempio potrebbe essere lo specialista in radiologia che è l'unico autorizzato a redarre i referti di lettura del radiogramma; analogamente il medico legale, in quanto specialista di quella specifica branca e quindi si presume depositario di particolari ed esclusive conoscenze, potrebbe essere l'unico titolare del diritto a quantificare il danno psicofisico risarcibile.

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La proposta potrà apparire forzata e corporativa, ma essa ha una sua logica ed un risvolto pratico, ove si pensi all'attuale caos dove chiunque si sente autorizzato, motu proprio, a

"periziare".

Soprattutto permetterebbe di superare la prevalente usanza che vede confusi il momento clinico e quello valutativo, dove chi cura spesso certifica con l'obiettivo finale di poter effettuare la perizia, che altro non sarà, in questo caso, che l'acritica valutazione di un iter surrettiziamente sostenuto e prolungato con questo fine.

Poiché la sola etica non appare sufficiente a contrastare tale fenomeno che porta soprattutto a sovrastimare i piccoli danni o addirittura a far risarcire danni inconsistenti, tale proposta ricondurrebbe l'attività peritale in un contesto più consono ad esigenze di equità e giustizia.

Tutto ciò comunque potrà trovare il suo naturale sbocco solo in presenza di questa nuova figura professionale preparata e veramente padrona esclusiva del proprio campo di interesse.

Il nostro questionario da un aiuto a comprendere se essa è maturata fissandone alcuni elementi di connotazione, anche se i dati che emergono da esso, forse, possono avere più chiavi di lettura e lascerei ad ognuno trarre le indicazioni che preferisce.

Personalmente ritengo che, al di là di ogni iniziativa concreta che potrà emergere nei prossimi anni, molto vi sia da fare nel settore, già da adesso, per migliorare il rapporto

medico-compagnia di assicurazione, facendo intanto del medico nei settori di sua competenza un vero protagonista e non una figura marginale che troppo spesso non conosce neppure l’esito finale delle proprie decisioni.

RISULTATI DEL QUESTIONARIO

Nel questionario abbiamo cercato prima di tutto di capire la figura del medico assicurativo e vedere quale è il suo rapporto con le compagnie di assicurazione.

Le prime domande permettono di identificare la figura professionale del medico assicurativo, avendo dato la possibilità a tutti di rispondere in modo anonimo, in quanto qualcuno avrebbe potuto ritenere negativo fornire dei dati sulla propria attività professionale.

Il 95% delle persone ha messo nome, cognome ed indirizzo, mentre gli anonimi sono stati una quota molto bassa.

Complessivamente questi dati fanno riferimento a 183 risposte; è un dato significativo, perché non si va probabilmente oltre le mille persone che fanno in maniera continuativa questo tipo di attività.

Da queste 183 risposte risulta che ben il 66% dei medici si è laureato negli ultimi 20 anni, quindi si tratta di medici abbastanza giovani e di questi il 95% è specialista. Credo che questo sia un dato conosciuto perché da diversi anni le compagnie di assicurazione scelgono gli specialisti in medicina legale.

Invece, può meravigliare che ben il 46% dei medici si dichiari libero professionista, mentre la rimanente quota è formata da medici dipendenti dal USL, INAIL, INPS.

Probabilmente questo dato è in accordo con la giovane età, perché i laureati dal 1980 in poi hanno avuto difficoltà a trovare un rapporto di lavoro dipendente per cui, l'attività medico legale libero professionale ha finito con il diventare l'attività prevalente se non esclusiva.

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E dico questo perché alla domanda: “di quante compagnie sei fiduciario?” risulta che ben il 66% collabora con più di quattro compagnie.

Chi fa il medico legale per le compagnie di assicurazione, evidentemente, lo fa in maniera continuativa, rivelandosi una figura ben identificata nell'ambito del territorio dove lavora.

Questo è confermato dal numero di visite che vengono fatte da questi medici poiché il 61%

va oltre le 200 visite per anno e solo il 36% ne fa meno di 200; quindi si ribadisce ancora il principio che si tratta di un medico che lavora a tempo pieno con le compagnie.

Abbiamo ritenuto opportuno chiedere quale fosse l'onorario in modo da capire quanto le compagnie pagano per questo rapporto professionale: la cifra è piuttosto bassa, ben il 66%

arriva a 100.000 lire, quindi l'onorario prevalente si colloca fra le 70 e le 100 mila lire. Fra le 100 e le 150 mila lire c'è il 28%. Complessivamente aggregando questo dato risulta che il 94% è pagato fra le 70 e le 150 mila lire. Infine, esiste un 4% che va oltre le 150 mila lire.

Questa quota di pagamento elevata è riservata probabilmente a consulenti di maggior prestigio e professori universitari, cioè figure che hanno un tipo di rapporto diverso della media.

Inoltre è stata posta la domanda se il medico effettua delle Consulenze Tecniche d’Ufficio e/o svolge attività privata: il 91% viene nominato Consulente Tecnico d’Ufficio, solo il 7%

non riceve tali incarichi.

L'attività privata viene svolta dal 99% e credo che questo sia in armonia con il dato iniziale del libero professionista che svolge il proprio lavoro in maniera completa.

Questo dato del medico fiduciario che effettua Consulenze Tecniche d’Ufficio e fa molta attività privata è importante perché si ha un ritorno a quel principio del medico completo, che non ha una sola visuale del problema, ma lo vive in tutti i suoi aspetti.

Abbiamo chiesto, perché lo ritenevamo abbastanza importante, se il medico di compagnia facesse anche attività di controparte nei confronti delle imprese assicuratrici. Il 73% dice di no, il 24% qualche volta e il 4% spesso. Quindi c'è una certa quota che fa attività privata anche nei confronti delle compagnie per le quali lavora. Questo è un dato che va letto con attenzione. Certamente il medico legale che è consulente unico della compagnia in ambito locale, non fa attività contro quella assicurazione, ove invece, come spesso accade, la stessa compagnia si avvale di più professionisti è tollerata anche un'attività di questo tipo perché lo stesso caso può essere tranquillamente valutato da uno degli altri consulenti.

Questa è la conclusione della prima parte.

Riassumendo questi primi dati emerge che il medico assicurativo di oggi è un medico giovane, libero professionista, impegnato, che lavora ad ampio raggio anche come Consulente Tecnico d’Ufficio e per i privati.

Nella seconda parte ho cercato di capire con quali persone e con quali figure professionali il medico legale instaura dei rapporti all’interno delle compagnie di assicurazione.

Qui emergono delle sorprese: alla domanda se il medico legale ha rapporti con il funzionario assicurativo, la stragrande maggioranza dice di sì, però c'è un 5% che dice mai.

Ciò è abbastanza strano, perché la percentuale pur essendo bassa è significativa e non si comprende come un medico legale possa avere un rapporto di lavoro con la compagnia di assicurazione se non ha questo interlocutore principale che indubbiamente è il funzionario assicurativo.

Sul rapporto invece con l'avvocato fiduciario il 20% non ha mai occasioni di incontro, qualche volta il 46%, spesso il 26%. Anche qui c'è un dato importante: infatti, aggregando le risposte di chi ha risposto mai e qualche volta, si ottiene un 66% che non ha rapporti con il legale. E' una lacuna abbastanza grave perché il medico legale non può esaurire il rapporto di lavoro con la relazione ma deve seguire lo svolgimento della pratica.

Se c'è un contenzioso, dovrebbe esserci quella collaborazione necessaria per portare a buon fine questa pratica ma, in realtà questo come abbiamo visto troppo spesso non esiste.

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E’ invece abbastanza scontato che con il perito tecnico si ottengano queste risposte: il 49% dice mai, il 19% qualche volta, il 29% non risponde. Questo vuol dire che il rapporto con il perito è sostanzialmente occasionale.

Con l'agente della compagnia ben il 48% ha contatti abituali qualche volta il 36%, spesso il 13%.

Questo dipende verosimilmente dal fatto che l'ufficio liquidazioni è sovente localizzato presso l'agenzia per cui il medico finisce per avere una certa frequenza con l'agente della compagnia.

E' abbastanza singolare che il medico abbia contatti più con l'agente che non con l'avvocato con il quale per contro i rapporti dovrebbero essere costanti.

Concludendo, abbiamo messo dei dati che ci indicassero il gradimento di questo lavoro con le compagnie di assicurazione e chiedendo anche se l'onorario fosse ritenuto congruo o inadeguato.

L'80% dei medici che hanno risposto lo ritiene inadeguato, il 14% adeguato e solo il 6%

non risponde.

Alla richiesta di quale sia la tariffa giusta: fino a 100.000 risponde il 2% dei medici, 100.000 il 6%, fino a 150.000 il 9% e 150.000 precise il 59% dei medici.

Emerge dunque che circa il 60% ritiene che il valore giusto di una prestazione medico legale sia 150.000 lire. Quest'ultimo dato va tenuto presente poiché alla domanda: “come consideri il rapporto con le compagnie di assicurazione?” ben l'83% è soddisfatto, il 72% lo ritiene buono e l'11% ottimo. In pratica l'83% dei medici è contento di lavorare con le compagnie ed il 66% ritiene di rappresentarne anche l'immagine, cosa non facile visto che questo tipo di lavoro non si basa su legami profondi e non ci sono contratti che legano le parti; però l'87% vorrebbe che il lavoro fosse più garantito.

E' un concetto che andrebbe ulteriormente sviluppato e per ulteriore informazione posso aggiungere che alla domanda se il fiduciario ha rapporti di scambio ed informazione con la compagnia di assicurazione il 94% sta fra il mai e il qualche volta.

Il medico quindi non conosce spesso la compagnia per la quale lavora, dove per conoscere intendo un rapporto professionale costante con dirigenti ed in particolare la direzione medica.

A conferma di ciò vi è che nelle note aggiuntive del questionario emergeva che la stragrande maggioranza lamenta di sentirsi isolata, di non avere sufficienti informazioni, di non sapere come vanno a finire i propri casi.

E' legittimo, credo, che chi ha fatto una prima visita ed ha affrontato una Consulenza Tecnica d’Ufficio finisca con il voler sapere quale sia stato l'esito del proprio lavoro.

E ultimo elemento estremamente importante la stragrande maggioranza dei medici chiede che vi siano dei corsi di aggiornamento.

E' un'altra nota positiva da parte di chi svolge con estrema professionalità il proprio lavoro e si aspetta che da parte del proprio interlocutore privilegiato, ovvero le compagnie di assicurazione, vi sia maggiore attenzione.

In pratica il messaggio che emerge con forza da questo significativo campione che ha interessato una buona parte dei medici legali italiani è la volontà di continuare a perfezionare un rapporto ritenuto sostanzialmente molto buono.

*- Riprendiamo, per la sua attualità, l’articolo pubblicato sul volume N. 2

della collana medico giuridica dedicato alla perizia medico legale.

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Al prossimo congresso è prevista nella sessione del Sabato mattina la presentazione di un codice deontologico del perito e verrà lanciata la proposta di istituire un albo dei consulenti assicurativi.

Tale esigenza nasce proprio dai dati emersi dal questionario su riportato, significativo per entità delle risposte e per attendibilità dei risultati, che mostra con chiarezza non solo le aspettative dei medici, ma anche quanto la figura del medico fiduciario sia cambiata in meglio sotto il profilo professionale.

Oggi, sono forse maturi i tempi che questa categoria di medici, diventata

sempre più omogenea e sempre più qualificata, come dimostra il grande

consenso ottenuto dal Master in medicina assicurativa attualmente in corso, si

dia anche un codice etico e comportamentale che permetta a questi medici di

darsi una loro autonoma entità e di porsi sul mercato professionale a livelli alti

come ormai preteso dalla realtà assicurativa.

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