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Impianto per la produzione di energia da fonte fotovoltaica

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Academic year: 2022

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fonte fotovoltaica

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Categoria documento Documentazione tecnica

Oggetto Studio paesaggistico

Progetto Realizzazione di un parco fotovoltaico

Localizzazione Comune di Trapani

Località Coniglia

Committente RETE VERDE 19 s.r.l.

Redatto Dott. agr. Enrico Russo

Numero pagine 66

Indice Revisione Rev. 0

Dott. agr. Enrico Russo - Via della Libertà, 56 - 90143 Palermo Tel. 091 88.89.587 - cell. 338 36.54.630

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INDICE PARTE PRIMA: RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

INTRODUZIONE

1.1 Premessa... p. 3

2 TITOLO DEL PROGETTO

2.1 Descrizione del progetto………….………...………. p. 5 2.1.1 informazioni generali

2.1.2 l'impianto nel dettaglio

3 ANALISI DELLO STATO DI FATTO E DEL CONTESTO PAESAGGISTICO

3.1. Localizzazione…...…...……… p. 7 3.1.1 Inquadramento geografico

3.1.2 Assetto della proprietà 3.1.3 Inquadramento storico

3.2 Analisi del territorio ………...……..………... p. 11 3.2.1 Il territorio provinciale

3.2.2 Il territorio comunale 3.2.3 Habitat naturali ed artificiali

3.3 Caratteri del contesto paesaggistico e dell’area di intervento …….………p. 19 3.3.1 Caratteri geomorfologici, pedologici ed idrografici

3.3.2 Caratteri naturalistici 3.3.2.1 Componente vegetativa 3.3.2.2 Componente faunistica

3.3.3 Tessitura insediativa del contesto 3.3.4 Sistemi tipologici

3.3.5 Caratteristiche tipologiche 3.3.6 Caratteri paesaggistici dell’area

3.4 Rappresentazione fotografica dello stato attuale.………….…..………...p. 25 3.5 Analisi dei livelli di tutela...………...p. 25

3.5.1 Gli ambiti territoriali

3.5.2 Il contesto paesaggistico d'ambito 3.5.3 Elementi di pregio ambientale 3.5.4 Il sistema naturalistico

3.5.5 Il piano regolatore generale

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4 ELABORATI DI PROGETTO

4.1 Inquadramento dell’area e dell’intervento………...………..p. 33 4.2 Area di intervento…….………...p. 33 4.3 Opera in progetto………...p. 35

5 ELEMENTI PER LA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA’ PAESAGGISTICA 5.1 Introduzione...p. 37 5.2 Simulazione dello stato dei luoghi a seguito delle realizzazione del progetto….p. 38

5.2.1 La componente visiva

5.2.2 Interferenze con il paesaggio

5.2.3 Rendering/fotoinserimento nel contesto 5.2.4 Previsioni degli effetti dell'intervento 5.2.5 Opere di mitigazione

CONCLUSIONI……….p. 43 ALLEGATI...p. 45 e seg.

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Introduzione

1.1 Premessa

Con il presente elaborato il professionista incaricato, Dott. Enrico Russo, agronomo libero professionista in forma esclusiva, iscritto all’Ordine professionale dei Dottori agronomi e forestali della Provincia di Palermo al n° 518, con studio in Palermo, via della Libertà n° 56 – telefono 091 88.89.587 – mail: info@agrisit.com - codice fiscale RSSNRC60B01G273X – P. IVA 03500430826

in base alla normativa vigente in materia di beni culturali e paesaggio, predispone la

“Relazione Paesaggistica” relativa al progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da realizzare nel territorio comunale di Trapani, contrada Coniglia.

La presente “Relazione Paesaggistica” è articolata in n° 2 parti:

- parte prima: relazione tecnico-illustrativa (contenuti testuali)

- parte seconda: elaborati grafici (contenuti cartografici, iconografici e grafici di rilievo e progetto)

Per la redazione della presente Relazione Paesaggistica è stata utilizzata la seguente documentazione:

− Convenzione Europea del Paesaggio sottoscritta a Firenze nell’ottobre 2000;

− Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio. Ai sensi dell’art. 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137 (CODICE URBANI), integrato e modificato dal D.Lgs. 24.03.2006, n° 156 e dal D.Lgs 24.03.2006, n° 157;

− Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 dicembre 2005, con allegato – pubblicato sulla G.U. 31.01.2006, n° 25;

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− “La Relazione Paesaggistica – finalità e contenuti” guida all’applicazione del D.P.C.M. 12 dicembre 2005 redatta per conto del Ministero per i Beni e le attività Culturali a cura di Anna Di Bene e Lionella Scazzosi;

− "Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, approvato con D.A.

n. 6080 del 21 maggio 1999.

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Titolo del progetto

Il progetto ha il seguente titolo: “progetto per la realizzazione di una centrale fotovoltaica da 2 MWp” denominata “Fulgatore”, che verrà realizzata nel territorio comunale di Trapani. L'incarico progettuale nonché il soggetto responsabile del progetto è RETE VERDE 19 srl, con sede in Roma.

2.1 DESCRIZIONE DEL PROGETTO

• Tipo di impianto

• Dimensioni

2.1.1 Informazioni generali

La tecnologia fotovoltaica consente di trasformare direttamente in energia elettrica l'energia associata alla radiazione solare; essa sfrutta il cosiddetto effetto fotovoltaico, basato sulle proprietà di alcuni materiali semiconduttori (fra cui il silicio, elemento molto diffuso in natura) che, opportunamente trattati ed interfacciati, sono in grado di generare elettricità una volta colpiti dalla radiazione solare (senza quindi l'uso di alcun combustibile tradizionale).

Il rapporto benefici/costi ambientali è nettamente positivo dato che il rispetto della natura e l’assenza totale di scorie o emissioni fanno dell’energia solare la migliore risposta al problema energetico in termini di tutela ambientale.

2.1.2 L'impianto nel dettaglio

I moduli fotovoltaici sono posizionati su supporti appositamente dimensionati per resistere alle sollecitazioni esterne a cui saranno sottoposti (vento, neve ecc.).

L’impianto avrà una potenza installata pari a 2 MWp e sarà composto da 2 “campi fotovoltaici” ; ogni campo è costituito da 161 strutture con n. 1 stringhe da 18 moduli, che generano una potenza di picco pari a circa 1000 kWp ciascuno.

Le strutture di sostegno delle stringhe saranno realizzate in acciaio inox e alluminio mentre i moduli saranno disposti in modo da far penetrare nel suolo sottostante luce e

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umidità a sufficienza. La distanza minima dello spigolo inferiore della struttura rispetto al suolo sarà di 1 m, facilitando le operazioni di pulitura del suolo sottostante e rendendo possibile ipotetiche attività agricole o il pascolo ovi-caprino.

Per ciascun campo è prevista una cabina di conversione e trasformazione bt/MT equipaggiata con n. 2 inverters da 560 kW nominali ed un trasformatore innalzatore 400v/20.000V in resina.

Le linee MT 20kV provenienti da ciascuno dei 2 campi convergeranno ad una cabina di raccolta che convoglierà l'energia prodotta verso la cabina di consegna all'ENEL.

Le opere civili strettamente inerenti alla realizzazione della centrale fotovoltaica saranno costituite dalle fondazioni delle strutture di supporto dei pannelli e dei locali per le apparecchiature elettriche, nonché dalla viabilità interna, a fondo sterrato, e dai cavidotti di collegamento interrati.

Tutta l'area d'impianto è già protetta da intrusioni da parte di estranei mediante una chiudenda perimetrale costituita rete tipo Orsogril di altezza fuori terra di 2,50 metri, sostenuti ad intervallo regolare da pilastri in acciaio con dado di fondazione cemento armato.

Per i disegni delle opere si rimanda al cap. 4.

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Analisi dello stato di fatto e del contesto paesaggistico

3.1 LOCALIZZAZIONE

3.1.1 Inquadramento geografico

Il sito d’impianto è ubicato nel territorio comunale di Trapani in contrada Coniglia e ricade, nella Carte Tecnica Regionale, alla Sezione n. 605120. Interessa la Tavola Geografica IGM n. 257 IV SE “Borgofazio”.

In particolare le coordinate piane, espresse nel sistema di riferimento nazionale Gauss Boaga (ED Roma 40), del centro dell’area dell'impianto sono le seguenti:

X = 2 308 080 Y = 4 194 650

Di seguito è riportata un'immagine che consente una immediata localizzazione del sito interessato dall’impianto mentre, per un più dettagliato inquadramento geografico dell’area in questione, si rimanda al cap. 4 par. 4.1.2 .

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3.1.2 Assetto della proprietà

La proprietà dell’immobile (terreno) è "T.E.R.N.A. s.p.a." con sede in Roma.

In catasto è descrivibile come segue:

Agenzia del Territorio di Trapani, Comune Censuario di Trapani, Catasto terreni:

Foglio 165, particelle nn. 43 e 123 di superficie complessiva pari ad ettari 2.65.20 catastali (cap. 4 par. 4.1.1)

3.1.3 Inquadramento storico

L'insediamento dei primi abitanti nell'area provinciale trapanese risale a tempi molto lontani. Tracce preistoriche risalenti al paleolitico sono presenti in varie località del comprensorio (vedi Levanzo).

Al mesolitico appartiene l'insediamento della Grotta dell'Uzzo, nei pressi di San Vito Lo Capo, con i suoi cocci di ceramiche non decorate ma con manici e tacche per facilitarne la presa, nonché tracce evidenti di abitanti dediti alla caccia e alla pesca e che praticavano l'agricoltura. Inoltre tracce della presenza dell'uomo in Sicilia, attorno al 10.000 a.C. si rilevano anche dai graffiti con scene di caccia e rituali ritrovati nelle pareti della Grotta del Genovese a Levanzo.

La provincia conobbe, tra XI e X secolo a.C., la colonizzazione dei Fenici, ritenuti i fondatori di Solunto, Mozia, Palermo e Lilibeo (Marsala), che vi stabilirono proprie basi costiere, in seguito passate in mano cartaginese. Le aree centro meridionali videro lo stanziamento degli Elimi mentre la colonizzazione greca si fermò ai margini della provincia, con la fondazione di Selinunte da parte dei megaresi. La conquista e la dominazione romana impoverì il territorio e ridusse di molto l'importanza commerciale degli antichi siti portuali. La caduta dell'impero romano tuttavia aprì la strada alle invasioni e alle distruzioni. I Vandali prima e poi gli Ostrogoti di Teodorico occuparono la provincia e il resto dell'isola. Nel 535 fu Belisario ad occuparla annettendola all'Impero romano d'Oriente e riportando la Sicilia, dove ancora si parlava il greco, all'ambiente culturale bizantino.

A partire dal 652 iniziarono le scorrerie degli Arabi dalla Tunisia e la provincia ne risultò particolarmente esposta. Nel 827, infine, con lo sbarco a Mazara del Vallo, iniziò la conquista dell'isola. La provincia di Trapani e in genere la Sicilia occidentale si integrarono abbastanza presto con i nuovi arrivati e, proprio nel cuscus, il piatto

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tradizionale, e nella pasticceria, ne rimane la traccia. Gli arabi introdussero le nuove tecniche di coltivazione dell'olivo e degli agrumi.

Tale integrazione però fu fonte di serie difficoltà durante il periodo normanno, a causa dei conflitti e delle ribellioni di varie città ai nuovi signori. Durante il XIV secolo l'arrivo di mercanti genovesi ed inglesi che si stabilirono a Messina ed a Trapani, promosse il rifiorire dei commerci. Nel 1492 a causa della persecuzione antisemita della Spagna anche gli ebrei delle fiorenti comunità di Salemi e Trapani dovettero abbandonare la Sicilia.

La Provincia fu testimone e parte attiva della spedizione dei Mille; Garibaldi infatti scelse proprio il territorio trapanese per iniziare la campagna di liberazione dell'isola.

Le navi sbarcarono a Marsala l'11 maggio 1860 e due navi da guerra borboniche giunte nel frattempo, tardarono a bombardare gli invasori, data la presenza di due navi britanniche presenti nel porto. Il 14 maggio, a Salemi, Garibaldi assunse la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele. I Mille poi vinsero la battaglia di Calatafimi il 16 maggio.

Durante l'ultima fase della seconda guerra mondiale le installazioni aeroportuali di Trapani e di Pantelleria nonché i porti che si affacciavano sul canale di Sicilia vennero duramente bombardati dagli alleati.

La provincia di Trapani nel gennaio 1968 venne duramente colpita dal terremoto del Belice; tra i tanti centri colpiti dal sisma vi furono paesi che rimasero completamente distrutti: Gibellina, Poggioreale e Salaparuta. Subirono danni ingenti i comuni di Partanna, Santa Ninfa, Salemi, Vita e Calatafimi. La ricostruzione avvenne con estrema lentezza ed irrazionalità, ma venne costruita l'autostrada A-29, al posto della disastrata viabilità ordinaria e questa fu anche l'occasione in cui la provincia perse una delle sue linee ferroviarie, la Castelvetrano-Santa Ninfa-Salaparuta, che nonostante fosse di grande utilità per i pendolari, non venne più riattivata.

Evoluzione demografica

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L’economia

Fino alla fine dell'800 Trapani svolse un ruolo fondamentale di polo agroalimentare del Mediterraneo. Il sale delle sue saline era il più apprezzato per la salagione dei merluzzi del Mare del Nord e questa circostanza favorì un ricco interscambio con la Norvegia. Il tonno era pescato dalle tonnare più ricche del Mediterraneo a beneficio di una diffusa attività nella conservazione sott'olio. La provincia forniva in particolare il vino marsala, molto apprezzato sul mercato inglese. Una importante flotta commerciale aveva base nel porto. Divenne famosa anche per l'artigianato del corallo e l'argenteria.

Cominciò poi un'epoca di decadenza e, nonostante gli sforzi, questo ruolo centrale non fu più recuperato. Nel ventennio fascista si assistette ad una ripresa dell’economia del territorio, che proseguì nel dopoguerra. Negli anni '50 e per un decennio, si sviluppò l’industria marmifera e delle cave dell’agro ericino. Oggi resta solo il bacino di Custonaci.

L'estrazione del sale marino è stata rilanciata dalla Sosalt e da altre aziende del comprensorio.

Il settore terziario è alquanto sviluppato. Importante è la produzione vinicola: le aziende più affermate sono la Fazio wines, la Cantina sociale di Trapani e la Firriato.

Di rilievo è la cantieristica. Il porto ospita due bacini di carenaggio e otto scali d'alaggio.

La pesca e la lavorazione del corallo hanno contribuito molto a far conoscere Trapani e il suo territorio nel mondo. Tra XV e XVI secolo i pescatori trapanesi iniziarono a praticarle grazie all'abbondanza dei banchi corallini; la pesca iniziava nel mese di maggio e terminava a settembre. L'artigianato della lavorazione del corallo divenne quindi sistematico: i pescatori corallari, riuniti nella corporazione dei Pescatori della marina piccola del Palazzo, abitavano concentrati nella odierna via Corallari. Nella

«Historia di Trapani» del 1591 si parla dell'attività dei corallini e corallari trapanesi:

il bono magisterio si era già affermato da mezzo secolo come vera espressione d'arte.

Le zone più ricche di corallo erano quelle antistanti il mare di Trapani lungo le coste settentrionali, ma i pescatori si avventuravano spesso fino alle coste dell'Africa.

Arrivato in porto il corallo veniva venduto ai mercanti, ai fabbricanti di gioielli e agli artisti che, dopo un lungo e laborioso processo di lavorazione, lo trasformavano in vere e proprie opere d'arte. Oggi la pesca è quasi del tutto scomparsa, mentre la lavorazione del corallo è limitata a qualche artigiano.

La pesca a Trapani vanta un'antica tradizione, specialmente del tonno, per la quale si usava la classica tecnica della mattanza nelle varie tonnare situate in città e nei

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dintorni: (San Giuliano, San Cusumano, Isola di Formica) e in provincia (Favignana, Bonagia, San Vito Lo Capo, Scopello, Capo Granitola).

Oggi il porto peschereccio ospita 252 imbarcazioni, di piccola e media pesca. La commercializzazione del prodotto ittico avviene sia sul molo sia al mercato ittico all'ingrosso. Il 30 % è destinato al mercato locale, il resto all'esportazione o alla trasformazione.

La cultura I monumenti

Il museo regionale Agostino Pepoli - Ospitato nell'ex convento trecentesco dei carmelitani, adiacente al Santuario dell'Annunziata - è tra i più importanti musei siciliani. Ospita un'imponente collezione di arti decorative, di sculture (tra cui opere del Gagini) coralli, e una pinacoteca che comprende, tra gli altri, dipinti di Tiziano e di Giacomo Balla.

− Museo del Sale - Situato a Nùbia (Comune di Paceco), il museo è ospitato nei locali del mulino della salina Culcasi all'interno della splendida Riserva Naturale delle Saline di Trapani e Paceco. È possibile ammirare gli antichi strumenti utilizzati nelle saline trapanesi nonché l'ingranaggio del vecchio mulino a vento.

− Museo di Preistoria - Ospitato all'interno della secentesca Torre di Ligny, sull'estrema punta occidentale della città, custodisce importanti testimonianze preistoriche della presenza umana nel territorio nonché reperti (manufatti, anfore, ancore, un elmo punico) provenienti dal mare di Trapani.

− DiArt, collezione diocesana di arte contemporanea, ospitata nei locali del seminario vescovile nel quartiere di Raganzìli (località Casa Santa) che amministrativamente ricade nel territorio comunale di Erice.

i) Chiesa e collegio dei Gesuiti - Progettati dall'architetto messinese Natale Masuccio, costituiscono uno splendido esempio di barocco siciliano. Il collegio gesuitico è sede del Liceo Ximenes.

l) Basilica-Santuario di Maria Santissima Annunziata, detta Madonna di Trapani - La chiesa, costruita nel Trecento e ampliata nel Settecento, custodisce la preziosa statua marmorea della Madonna di Trapani, una Madonna con bambino opera di Nino Pisano o della sua bottega, venerata in tutto il Mediterraneo.

li) Chiesa di Sant'Agostino - Edificata nel Trecento, si distingue per il suo magnifico rosone e si staglia sulla piccola ma deliziosa piazzetta Saturno, ornata da una fontana trecentesca.

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lii) Chiesa di Santa Maria del Gesù - Notevole esempio di romanico, ospita una bellissima terracotta smaltata, la "Madonna degli Angeli", di Andrea della Robbia.

liii) Chiesa del Purgatorio - Ospita i venti sacri gruppi dei Misteri.

liv) Cattedrale di San Lorenzo - La chiesa si distingue per l'originale facciata barocca settecentesca costituita da archi. Al suo interno è possibile ammirante un dipinto raffigurante una Crocifissione attribuita alVan Dyck.

lv) Chiesa di Maria SS. dell'Itria - Altro notevole esempio di barocco siciliano, questa chiesa è comunemente chiamata Santa Rita perché vi si venerano la santa di Cascia e le reliquie del venerabile Fra' Santo.

lvi) Chiesa di San Pietro - Questa chiesa, che dà il nome al quartiere più antico della città, sorge in un sito in cui probabilmente erano officiati i culti precristiani in onore di Saturno. Il fiore all'occhiello della chiesa è il suo splendido organo, costruito da La Grassa nel 1842 e composto da quattromila canne

lvii) Chiesa della Badia Nuova - Nell'elegante via Garibaldi, è una piccola ma preziosissima chiesa barocca.

Chiesa di Sant'Alberto - In via Garibaldi, barocca e a unica navata circolare, è oggi chiusa al culto e ospita rassegne di arte contemporanea.

3.2 ANALISI DEL TERRITORIO

3.2.1 Il territorio provinciale

La Provincia di Trapani è una provincia della Sicilia di 435.974 abitanti. Occupa una superficie di 2.459,84 km quadrati ed ha una densità abitativa di 176,61 abitanti per km quadrato; è la provincia più occidentale tra quelle siciliane e confina ad est con quella di Palermo, a sud-est con quella di Agrigento, mentre ad ovest ed a sud è bagnata dal mar Mediterraneo. A nord il territorio è bagnato dal mar Tirreno.

Il comprensorio in esame possiede poche aree pianeggianti e di estensione limitata;

la prevalenza è collinare con rilievi che non raggiungono i mille metri. La parte nord occidentale è, di massima, quella più accidentata rispetto a quella posta a sud.

Il territorio provinciale comprende anche l'arcipelago delle Isole Egadi (comune di Favignana) e l'Isola di Pantelleria (comune di Pantelleria).

La provincia di Trapani è povera di corsi d'acqua degni di rilievo se si eccettua il Belice che segna anche il confine provinciale. Altri fiumi a carattere torrentizio sono il Modione, il Mazaro e Fiume Freddo. Nel comune di Marsala scorre anche il fiume Birgi che, cambiando nome dalla sorgente alla foce varie volte, raggiunge la

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lunghezza di circa 40 chilometri. Nello stesso comune di Marsala, proveniente dall'entroterra di Salemi, scorre altresì, sempre a carattere stagionale, il torrente Sossio.

Nel territorio non vi sono laghi naturali. I due esistenti sono artificiali: il Lago Rubino, che è stato ricavato mediante uno sbarramento sul torrente della Cuddia e che fa parte del bacino idrografico del fiume Birgi, ed il Lago Trinità presso Castelvetrano. Esiste invece una laguna costiera, nei pressi di Marsala, detta Stagnone. Questa si è formata in tempi abbastanza recenti; all'interno si trovano l'isola di San Pantaleo e Mozia.

Le uniche vette che superano i mille metri sono, il Monte Sparagio, alto 1110 metri s.l.m., il Monte Inici di 1064 m. ed il Pizzo delle Niviere di 1042 m., ubicati tutti e tre a nord, tra Castellammare del Golfo e il Capo San Vito. Al centro del territorio provinciale i Monti di Gibellina raggiungono al massimo i 751 metri, con la Rocca delle Penne.

La costa della provincia di Trapani si presenta alta e frastagliata a nord, con discese a picco sul mare fino a poco prima del capoluogo. Forma a nord il Golfo di Castellammare e dopo Capo San Vito i due piccoli golfi di Cofano e Bonagia, separati dal Monte Cofano che discende a picco sul mare. Da Trapani, procedendo verso sud, la costa diventa bassa e spesso sabbiosa, con alternanza di piccoli rilievi che non raggiungono i duecento metri; è in questa parte del territori che si trovano i maggiori porti come quello di Trapani, di Marsala e di Mazara del Vallo.

A Marsala, nel tratto di costa compreso tra Punta Alga e Capo San Teodoro, si trova la laguna dello Stagnone, la più estesa di Sicilia (2000 ha), diventata dal 1984 una Riserva naturale orientata. Le acque sono basse e molto salate, per cui nel tempo sono nate numerose saline sulla costa e sull'isola Longa. La laguna comprende quattro isolette: l'isola Longa, Santa Maria, San Pantaleo e Schola.

Il clima è caratterizzato da temperature miti nei mesi invernali e da estati calde e prolungate. La nebbia è un fenomeno abbastanza frequente specie in estate (vista l'umidità della zona) e le precipitazioni, scarse in quantità, sono concentrate nei mesi invernali. La temperatura dei mesi di gennaio e febbraio difficilmente scende al di sotto dei 5 gradi C, mentre nei mesi estivi raggiunge anche i 45 gradi C.

La provincia di Trapani possiede otto riserve regionali di protezione floro-faunistica fra le quali la più importante è certamente la Riserva naturale orientata dello Zingaro che si estende nella penisola di San Vito Lo Capo; essa si affaccia sul Tirreno, tra Castellammare del Golfo e Trapani. Il territorio, per gran parte nel comune di San Vito Lo Capo e in misura minore nel comune di Castellammare del Golfo, si estende per 7 Km di costa e quasi 1.700 ha di natura incontaminata. La costa

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formata da calcarenite e da rilievi calcarei di natura dolomitica, presenta falesie intercalate da numerose calette. Il suo rilievo altimetrico va dai 913 metri di Monte Speziale fino a degradare ripidamente verso il mare. La Riserva ospita oltre 650 specie vegetali, alcune endemiche e rare.

Oltre alla Riserva dello zingaro si annoverano la Riserva naturale marina Isole Egadi, la Riserva naturale orientata Isola di Pantelleria, la Riserva naturale Bosco di Alcamo, Riserva naturale regionale delle Isole dello Stagnone di Marsala, la Riserva naturale orientata Monte Cofano, la Riserva naturale integrale Saline di Trapani e Paceco e la Riserva naturale Foce del Fiume Belice e dune limitrofe.

* ** * ** *

La provincia di Trapani, con i circa 67.000 ettari di terreno coltivati a vigneto, ha la maggior superficie d'Italia coltivata a vite per singola provincia, cui consegue una produzione annua di 4-5 milioni di ettolitri di vino. Lo sviluppo della vite è favorito dalle caratteristiche naturali del terreno, dal clima caldo-umido e dalle scarse piogge.

Vengono prodotti molti vini D.O.C. e IGT tra i quali il famoso vino liquoroso Marsala, l'Alcamo, il Moscato di Pantelleria, lo Zibibbo, oltre che il Nero d'Avola.

Le aree interessate alla coltivazione dell'olivo ricadono nella Valle del Belice, con i territori di Castelvetrano, Partanna, Campobello di Mazara e la Valle di Erice. La cultivar diffusa nella zona del Belice è la Nocellara ma, altrove, troviamo anche la Cerasuola e la Biancolilla. Il metodo di raccolta è prevalentemente manuale. L'olio viene ottenuto mediante sistemi di estrazione a ciclo continuo, con spremitura a freddo, che permettono di ottenere un prodotto di ottime qualità chimiche e organolettiche.

La presenza di importanti attività portuali a carattere peschereccio ha prodotto lo sviluppo dell'industria legata al settore della conservazione e della refrigerazione del pescato. Notevole è quindi lo sviluppo dell'industria legata alla conservazione ittica con produzione di affumicati di tonno e pesce spada, tonni in scatola e in vetro, sott'olio, bottarga di tonno.

Altro settore importante è quello dell'estrazione del marmo, di elevata purezza e qualità, che ha il suo polo a Custonaci dove sono presenti diverse cave che esportano i prodotti in tutto il mondo.

3.2.2 Il territorio comunale

Trapani, città del sale e della vela, è un comune di 70.638 abitanti, capoluogo della omonima provincia. La sua conurbazione, cioè l'inserzione di un centro abitato in un

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altro centro urbano, conta circa 100 mila abitanti perché una parte della città, la popolosa frazione di Casa Santa, fa capo al Comune di Erice.

Ha sviluppato nel tempo una fiorente attività economica legata all'estrazione e al commercio del sale, giovandosi della sua posizione naturale, proiettata sul Mediterraneo, e del suo famoso porto che anticamente fungeva da sbocco commerciale per la più famosa Eryx (l'odierna Erice), sita sul monte che sovrasta la città. Altre fiorenti attività erano - e sono tuttora - la pesca (anticamente quella del tonno, con la mattanza), l'estrazione e il commercio del marmo, la lavorazione del corallo. Oggi la città vive prevalentemente di terziario, delle attività legate alla pesca, al commercio e al turismo.

3.2.3 Habitat artificiali e naturali.

La carta dell’uso del suolo è stata prodotta dall'Assessorato dei Beni Culturali ed ambientali sulla scorta delle ortofoto di cui alla ripresa aerea effettuata nel mese di giugno 1994. Lo stralcio relativo al territorio comunale di Trapani è riportato nella specifica tavola (v. cap. 4, par. 4.2.8 , 4.2.8 bis) con i relativi codici di identificazione.

Il sistema di classificazione colturale ha tenuto conto sia delle potenzialità produttive della zona, sia delle pratiche agronomiche più in uso, come i sistemi di allevamento, gli avvicendamenti colturali, le sistemazione dei suoli ecc. .

Si è voluto rappresentare, nel modo più chiaro possibile, la situazione che caratterizza il territorio comunale di Trapani, facendo riferimento sia agli habitat naturali sia a quelli artificiali, questi ultimi in rapida evoluzione rispetto ai primi. La classificazione delle varie aree è qui sotto evidenziata:

Territori modellati artificialmente Primo livello - 1 -

A questa classificazione appartengono tutte quelle aree fortemente antropizzate ed aventi un grado di naturalità da molto basso a nullo.

Secondo livello

Appartengono a tale classificazione:

11 le zone urbanizzate

12 le zone produttive e infrastrutture 13 le zone in trasformazione

14 le zone verdi urbane e zone archeologiche

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- Centro urbano (tessuto denso)

Si tratta di spazi costituiti da elementi artificiali in cui gli edifici, la viabilità e le superfici ricoperte artificialmente occupano più dell'80% della superficie totale; la vegetazione non lineare ed il suolo nudo rappresentano un'eccezione.

Relativamente all'area in esame, la superficie interessata da questa classe è nulla. Si tratta, nello specifico, dell'abitato di Trapani il quale non ricade all'interno del terreno esaminato ma è, posto ad una distanza in linea d'aria di 16 chilometri.

- Urbano discontinuo (tessuto rado)

Tale spazio è caratterizzato dalla presenza significativa di edifici ed altri elementi artificiali. Gli edifici, la viabilità e la superficie a copertura artificiale coesistono con superfici coperte da vegetazione, in una certa misura spontanea, e con il suolo nudo.

Gli edifici, la viabilità e le superfici ricoperte artificialmente coprono dal 10% all'80%

della superficie totale; comprendono altresì insediamenti produttivi, servizi pubblici e privati, vie di comunicazione ed infrastrutture. Tale tipologia è riscontrabile nelle aree periferiche dei centri urbani.

- Residenze extraurbane

Sono rappresentate da unità abitative discontinue ed isolate, caratterizzate talvolta dal possedere una piccola striscia di terreno utilizzata generalmente come orto familiare ovvero come giardino.

Primo livello - 2 - Territori agricoli

La tipologia in esame comprende tutte le aree coltivate, inclusi gli edifici rurali sparsi ed i relativi annessi quando questi non possono essere classificati a parte poiché di estensione inferiore alla unità cartografabile.

Secondo livello

Appartengono a tale classificazione:

21 le zone a seminativo 22 le zone legnose agrarie 23 le zone agricole eterogenee

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- Seminativi (terreni arabili)

Si tratta di superfici regolarmente arate e generalmente sottoposte ad un sistema di rotazione (cereali, leguminose da pieno campo, colture foraggere, prati temporanei, coltivazioni industriali erbacei e maggesi), anche se ormai è molto praticato il reingrano. In questa Provincia l'agricoltura e in parte l'allevamento sono due attività fiorenti. L'allevamento di ovini e caprini è concentrato nella maggior parte della Provincia. In passato molti campi agricoli erano attivati a foraggere ma oggi, a seguito del forte aumento delle quotazioni del frumento ed al forte impulso dell'attività viticola, unitamente al basso reddito ottenuto dalle aziende zootecniche nonché alla scarsa reperibilità della mano d'opera, nel territorio in esame la zootecnia è molto ridimensionata.

- Seminativi irrigui e non, colture in serra e sotto tunnel.

I seminativi non irrigui sono rappresentati dalle colture erbacee da pieno campo (graminacee) e/o dalle foraggere (leguminose). Questa unità colturale è costituita da appezzamenti coltivati a frumento e/o avena e/o orzo che sono tra le cultivar più rappresentative della zona e che si alternano negli anni con le leguminose da granella, per una corretta pratica agronomica (generalmente sulla o veccia).

L'avvicendamento colturale nelle zone più fertili, dove è possibile effettuare una irrigazione di soccorso, è di tipo graminacea – orticola da pieno campo. Le orticole da pieno campo maggiormente rappresentative sul territorio, per le caratteristiche geopedologiche dei terreni, sono quelle relative alla coltivazione di pomodori ed ortaggi in genere, che hanno permesso anche lo sviluppo di industrie di trasformazione.

La coltivazione degli ortaggi sotto serra è concentrata soprattutto nel territorio costiero a confine con i comuni di Trapani e Marsala. Le strutture serricole sono costituite in maggior parte da pilastri di sostegno in cemento armato e tavolame in abete. La copertura è garantita da film in polietilene.

Vi sono altresì serre realizzate con profilati in ferro zincato e copertura ad archi.

Le colture permanenti

Sono costituite da impianti arborei o arbusti fruttiferi. Rappresentano colture pure o miste a specie produttive di frutta fresca o secca, talvolta in associazione con superfici stabilmente investite a seminativi (seminativi misti). I frutteti misti sono da includere in questa classe. Ne fanno parte:

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- Frutteti vari

A questa unità appartengono tipi colturali a diffusione limitata in aree della Sicilia particolarmente vocate. Nel caso in esame sono stati individuati pochi appezzamenti di terreno impiantati a pescheto o ad albicoccheto poiché gli impianti hanno nuovamente lasciato il posto ai vigneti più redditizi. In ogni modo nessuna di queste unità colturali è interessata dalla realizzazione della centrale fotovoltaica.

- Oliveti

Questa unità comprende le superfici impiantate sia ad oliveto in monocoltura, sia a volte, in coltura mista (vigneto-uliveto), secondo quanto previsto dalle vecchie tradizioni colturali del luogo. Si tratta in generale giovani o di vecchi impianti, in questo caso spesso plurisecolari, appartenenti alle cultivar Nocellara del Belice e Biancolilla.

- Vigneti

A seguito dell'entrata in vigore del Reg. CEE 2078/92 recante le disposizioni per il ritiro della produzione (SET-ASIDE) delle superfici destinate a colture estensive quali i seminativi, unito ai maggiori redditi che le uve di qualità hanno dato ai produttori, si è verificato un ulteriore incremento delle superfici investite a vigneto, con ciò trasformando una buona parte delle aziende agricole, un tempo ad indirizzo esclusivamente cerealicolo e/o olivicolo, in viticole. La vocazionalità dei terreni, nonché l'influenza del clima mite, hanno contribuito a fare ottenere un prodotto di elevate qualità, elemento essenziale per la preparazione di vini dalle caratteristiche assolutamente eccezionali.

Gli impianti riscontrati nel territorio in esame sono sia in asciutto sia in irriguo ed il sistema di allevamento ormai consolidato è la spalliera con potatura a Guyot. Le varietà più diffuse sono quelle autoctone come il Grillo, il Catarratto comune, il Nerello Mascalese o il rinomato Nero d'Avola; non mancano certamente varietà alloctone quali lo Chardonnay, il Caubernet Sauvignon, lo Syrah ed il Merlot.

Primo Livello - 3 -

Terreni boscati ed ambienti semi-naturali

Secondo livello – appartengono a tale classificazione:

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I boschi

32 le aree a vegetazione arbustiva

33 le zone aperte con vegetazione rada o assente

Aree boscate

Boschi artificiali misti.

Sono mediamente diffusi soprattutto nelle zone a morfologia irregolare e si riferiscono a macchie, più o meno isolate, sia artificiali sia naturali, aventi lo scopo di proteggere aree a rischio erosivo (monte Erice e parte della Montagna Grande di Salemi), ovvero per la protezione delle proprietà private con funzione di frangivento.

I

Ambienti semi naturali caratterizzati da vegetazione arbustiva e/o erbacea in evoluzione.

Area a pascolo naturale e praterie

Sono rappresentate da aree foraggere a bassa produttività e sono spesso situate in zone accidentate o percorse nel passato da incendi. Buona parte delle superfici prive di vegetazione arborea ed arbustiva riscontrate nell'area in esame, possono essere considerate dei pascoli.

I frequenti incendi, nonché l'intensa attività pascolativa che ormai si esplica quasi costantemente durante tutto il corso dell'anno, impediscono qualsiasi evoluzione della vegetazione verso situazioni più complesse e strutturate. In massima parte si tratta di forme di degradazione di cenosi più evolute (gariga) o di ex terreni coltivati, caratterizzati da una forte rocciosità affiorante, dove predominano sia le graminacee annuali che le vegetazioni arbustive e/o arboree come il Sommacco (Rhus coriaria), la Ginestra (Genista communis) e l'Asparago (Asparagus acutifolius). In alcune aree in cui le pendici sono piuttosto degradate, sono frequenti le Ginestre spinose (Ulex europea), inframmezzata a volte ai verdi Asfodeli (Asphodeline lutea ed Asphodelus albus) e all'Erba amara selvatica (Tenacetum vulgare).

3.3 CARATTERI DEL CONTESTO PAESAGGISTICO E DELL’AREA DI INTERVENTO1

1Al fine di fornire un orientamento omogeneo, si ritiene utile indicare i principali contesti paesaggistici di riferimento cui corrispondono diverse specificità di analisi e di intervento. In particolare, si fa riferimento, orientativamente, ai contesti naturale, agricolo tradizionale, agricolo industrializzato, insediamento agricolo, urbano, perturbano e insediativi diffuso

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3.3.1 Caratteri pedologici ed idrografici

Dallo studio geomorfologico eseguito emerge che l’area in esame è caratterizzata morfologicamente da un’ampia pianura alluvionale elevantesi alla quota media di 36 m s.l.m.

Il pianoro della suddetta contrada costituisce parte di una unità morfologica costituita dalla piana fluviale del Fiume Birgi.

Il F. Birgi nasce con il nome di Fiume Fittasi nel territorio del comune di Buseto Palizzolo e si sviluppa per circa 43 Km, attraverso il territorio comunale di Trapani e Paceco.

e/o sparso. Dal punto di vista della morfologia dei luoghi: costiero, di pianura, collinare e montano.

Si elencano a titolo esemplificativo, alcuni parametri per la lettura delle caratteristiche paesaggistiche, utili per l'attività di verifica della compatibilità del progetto:

Parametri di lettura di qualità e criticità paesaggistiche:

diversità: riconoscimento di caratteri/elementi peculiari e distintivi, naturali e antropici, storici, culturali, simbolici, ecc.;

integrità: permanenza dei caratteri distintivi di sistemi naturali e di sistemi antropici storici (relazioni funzionali, visive, spaziali, simboliche, ecc. tra gli elementi costitutivi);

qualità visiva: presenza di particolari qualità sceniche, panoramiche, ecc.;

rarità: presenza di elementi caratteristici, esistenti in numero ridotto e/o concentrati in alcuni siti o aree particolari;

degrado: perdita, deturpazione di risorse naturali e di caratteri culturali, storici, visivi, morfologici, testimoniali;

Parametri di lettura del rischio paesaggistico, antropico e ambientale:

-

sensibilità: capacità dei luoghi di accogliere i cambiamenti, entro certi limiti, senza effetti di alterazione o diminuzione dei caratteri connotativi o di degrado della qualità complessiva;

-

vulnerabilità/fragilità: condizione di facile alterazione e distruzione dei caratteri connotativi;

-

capacità di assorbimento visuale: attitudine ad assorbire visivamente le modificazioni, senza diminuzione sostanziale della qualità

-

stabilità: capacità di mantenimento dell'efficienza funzionale dei sistemi ecologici o situazioni di assetti antropici consolidate

-

instabilità: situazioni di instabilità delle componenti fisiche e biologiche o degli assetti antropici.

Elementi principali per la descrizione dei caratteri paesaggistici del contesto paesaggistico e dell’area di intervento:

-

configurazioni e caratteri geomorfologici; appartenenza a sistemi naturalistici (biotopi, boschi, riserve, parchi naturali);

-

sistemi insediativi storici (centri storci, edifici storici diffusi), paesaggi agrari (assetti colturali tipici, sistemi tipologici rurali quali cascine, masserie, baite, ecc.), tessiture territoriali storiche (centuriazioni, viabilità storica);

-

appartenenza a sistemi tipologici di forte caratterizzazione locale e sovralocale (sistema delle cascine a corte chiusa, sistema delle ville, uso sistematico della pietra, o del legno, o del laterizio a vista, ambiti a cromatismo prevalente);

-

appartenenza a percorsi panoramici o ad ambiti di percezione da punti o percorsi panoramici;

-

appartenenza ad ambiti a forte valenza simbolica (in rapporto visivo diretto con luoghi celebrati dalla devozione popolare, dalle guide turistiche, dalle rappresentazioni pittoriche o letterarie).

La descrizione sarà corredata anche da una sintesi delle principali vicende storiche, da documentazione cartografica di inquadramento che ne riporti sinteticamente le fondamentali rilevazioni paesaggistiche, evidenziando le relazioni funzionali, visive, simboliche tra gli elementi e i principali caratteri di degrado eventualmente presenti.

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Esso prosegue, nel suo tratto centrale assumendo il nome di F. Bordino e poi di F.

Borrania, ambedue scorrenti con direzioni NE-SO. In questo tratto il corso d’acqua riceve, in sinistra idrografica gli apporti del Torrente della Cuddia e della Fiumara Pellegrino.

Dopo tale innesti il Fiume assume il nome di F. della Marcanzotta ed assume direzione E/NE-O/SO. L’ultimo tratto del Birgi è stato deviato ed incanalato nel F.Chinisia, che sfocia a mare, poco a Nord delle Isole dello Stagnone in località Torre S.Teodoro.

La morfologia pianeggiante è da correlare al deposito di sedimenti alluvionali con grane media e fine. Le alluvioni, nell’area in studio, si estendono trasversalmente per circa 1 km. All’interno della piana fluviale scorre il fiume, con andamento meandriforme; il suo corso è delimitato da alti argini.

Il reticolo idrografico nell’area di C.da Marcanza Soprana – Conigliera – Favarotta ed in genere in tutta l’area della piana fluviale, è assente a testimoniare una discreta permeabilità dei terreni affioranti.

La stabilità morfologica dell’area esaminata, sia per la scarsa o nulla pendenza dei terreni, sia per l’assenza di linee d’incisione sul terreno, è elevata; non si rilevano infatti forme di dissesto in atto o potenziali.

I fabbricati vicini presenti nell’area sono esenti da quadri fessurativi che possano denotare traslazione dei terreni di sedime.

La natura pedologica del terreno, relativamente allo strato coltivabile, rientra nell'associazione n. 18 “Suoli alluvionali - Vertisuoli”. I suoli rientranti in questa associazione sono profondi, ben strutturati con contenuti medi di sostanza organica, con discreta dotazione in carbonato, sia totale che attivo. La permeabilità è buona; la reazione chimica è sub-alcalina (pH 7,5 - 8,0), la capacità di scambio oscilla intorno a 35 N.E.; la capacità di ritenzione idrica è sempre elevata per cui questi terreni riescono più a lungo a mantenersi freschi. La capacità produttiva di questa associazione di suoli è ottima, trovando nelle coltivazioni di agrumi, nel vigneto, nell’arboreto in generale e nei seminativi, la migliore espressione quali - quantitativa.

La giacitura del terreno è pianeggiante.

3.3.2 Caratteri naturalistici

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3.3.2.1 Componente vegetativa

Osservando la carta dell'uso del suolo (v. cap. 4 par. 4.2.8 - 4.2.8 bis) nella parte riguardante l'area dove è prevista la realizzazione dell'impianto fotovoltaico, si può riscontrare il codice di identificazione n. 222 rappresentato dai vigneti.

Dalla carta dell'uso del suolo (v. cap. 4 par. 4.2.9), prodotto dall'Assessorato Territorio ed Ambiente - Dipartimento di urbanistica - Area Interdipartimentale "B" - nodo regionale - S.I.T.R., si può riscontrare anche qui un solo tipo di campitura, corrispondente ad una zona coltivata a vigneto (cod. 222).

Dalla carta dell'Habitat (v. cap. 4 allegato 4.2.10), prodotto sempre dall'Assessorato Territorio ed Ambiente - Dipartimento di urbanistica, nell'area dell'impianto si può riscontrare due campiture: "colture di tipo estensivo e sistemi agricoli complessi"

(codice 83.21) e “Vigneti” (codice 83.21).

Osservando l'allegato prodotto (v. tavola ortofoto, cap. 4 par. 4.2.11), è possibile notare le coltivazioni oggi presenti nell'area circostante. Nella fattispecie predomina il seminativo.

In generale si può affermare che l'area dove sorgerà la centrale fotovoltaica è costituita da un appezzamento di terreno, adibito alla coltivazione di cereali. Su tutta l'area dell'impianto è possibile effettuare una lavorazione andante.

Dal sopralluogo è emerso che sul terreno che ospiterà i pannelli la componente vegetativa risulta priva di specie spontanee di natura erbacea, arbustiva od arborea, ma sono presenti soltanto specie vegetali erbacee d'interesse esclusivamente agrario.

Si evidenzia come l'area oggetto dello studio si trovi in una fase di successione retrograda con un paesaggio vegetale profondamente modificato dall'uomo.

A causa di ripetuti e frequenti passaggi di mezzi agricoli, sia cingolati sia gommati, la vegetazione è ormai bloccata ad uno stadio durevole e, pertanto, non si ha una ulteriore ripresa: la degradazione è quindi irreversibile.

Nel complesso questi aspetti relativi alla vegetazione possono venire interpretati come il risultato di un generale processo di degradazione, con carattere permanente.

3.3.2.2 Componente faunistica

Gli agricoltori in passato hanno incrementato le loro produzioni agricole abbandonando la zootecnia e dedicandosi alla cerealicoltura; hanno modificato le aree marginali trasformandole in aree a produzione intensiva o piantato varietà più produttive di grano o foraggio; hanno incrementato l'uso di fertilizzanti e pesticidi. Tutto ciò ha provocato conseguenze negative sulla fauna, come la perdita di habitat

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specializzati, indispensabili per tutte quelle specie numericamente poco rappresentate;

come la crescita dell’inquinamento nel foraggio del bestiame; come la riduzione della qualità ambientale per la fauna selvatica, la perdita di bellezza nel paesaggio e le opportunità ricreative.

Il declino degli Uccelli nelle aree agricole è sostanzialmente dovuto, anche in questo caso, all’intensificazione dell’agricoltura (Tucker & Heath, 1994) che ha ridotto l’eterogeneità ambientale a tutte le scale, con effetti negativi sulla biodiversità, sulle risorse alimentari per la fauna e sulla qualità dell’habitat. Oggi le aree non coltivate rappresentano un’importante risorsa per gli uccelli ed altre specie animali; molti di essi vivono ai margini delle aree coltivate, di cui sfruttano parzialmente le risorse (Fuller et al., 2004).

Gli Uccelli sono considerati da tutte le fonti bibliografiche indicatori biologici di buon livello in quanto sono molto diffusi e si trovano all’apice (o quasi) delle catene alimentari; sono ben conosciuti e popolari e riflettono i cambiamenti dello stato di altri animali e delle popolazioni di certe specie vegetali (Gregory et al., 2004). Inoltre sono ritenuti uno dei gruppi tassonomici a maggiore rischio. Va sottolineato che con la Direttiva “Uccelli” l’Unione Europea ha deliberato di “adottare le misure necessarie per preservare, mantenere o ristabilire una varietà e una superficie sufficienti di habitat per tutte le specie viventi allo stato selvatico nel territorio europeo”, elencando nell’Allegato I della Direttiva le specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione, tra cui l’individuazione di Zone di Protezione Speciale (ZPS), aree privilegiate nell’applicazione di alcune misure agro-ambientali.

* ** * ** * ** *

Considerato che nel comprensorio in studio la pratica agricola è piuttosto attiva ed è intensa l'antropizzazione delle aree prossime alla centrale fotovoltaica, rispetto al passato i vertebrati oggi presenti sono nettamente diminuiti e le poche specie di animali sopravvissuti sono molto comuni a livello regionale. Questi sono concentrati nelle zone più marginali, più depresse e ricche di anfratti dove trovano sicuri nascondigli per la loro sopravvivenza. Inoltre è da ricordare che tutta l'area è circondata da una chiudenda in pannelli prefabbricati di cemento armato che ostacola o la rende inaccessibile agli animali.

In generale definire il panorama completo di tutte le specie presenti in un'area, costituisce un lavoro non indifferente che richiede lunghi periodi di studio; inoltre un'ampia varietà di tecniche di indagine, il cui uso si rende necessario solamente in funzione di scopi ben precisi, non di certo è utilizzabile per acquisire un primo livello

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generale di conoscenze utili ad individuare le emergenze faunistiche e la loro tutela.

L'individuazione delle emergenze è orientata soprattutto verso le specie rare, endemiche oppure minacciate di estinzione. Inoltre si tratta di specie piccole, se non addirittura di minuscole dimensioni, per lo più notturne e crepuscolari, nascoste tra i cespugli o nel tappeto erboso, spesso riparate in tane sotterranee. Le tracce che lasciano (orme, escrementi, segni di pasti, ecc.) sono poco visibili e poco specifiche;

infine esistono problemi di sistematica di non facile soluzione.

Come la vegetazione ed anche in dipendenza di essa, la realtà della fauna riscontrabile nell'area dell'impianto è condizionata dall'intervento dell'uomo, in relazione alla presenza degli insediamenti presenti.

In conclusione si può dire che nell'area circoscritta all'impianto fotovoltaico è scarsa la presenza di specie animali poiché si tratta, come visto, di un terreno immerso in un areale coltivato dove mancano cespugli, anfrattuosità o fitta vegetazione arborea, che potrebbero costituire un rifugio sicuro per molti esseri viventi. Inoltre l'area in studio verrà totalmente circondata da una chiudenda che renderà difficile, se non impossibile, il passaggio di animali al suo interno.

3.3.3 Tessitura insediativa del contesto.

L'area oggetto di studio è a sud del centro abitato di Trapani, ad una distanza in linea d'aria di circa 16 chilometri. I terreni limitrofi la centrale elettrica sono di fatto attualmente destinati all'attività agricola e tutto l'areale non è interessato da insediamenti antropici.

3.3.4 Sistemi tipologici

In un'area di 1 - 4 chilometri di distanza dal terreno interessato dall'impianto fotovoltaico esistono a volte dei centri aziendali di piccole dimensioni, senza particolari architettonici degni di nota, con costruzioni ad un piano fuori, raramente a due piani, adibite in maggior parte a depositi di derrate alimentari o macchinari ed attrezzature;

scarsa è la presenza di fabbricati rurali adibiti al personale o all'abitazione padronale.

Gli operatori agricoli infatti, con la diffusione dei mezzi di trasporto, rispetto al lontano passato, al termine dei lavori raggiungono il centro abitato di Rilievo, poco distante, o di Paceco, Trapani e Marsala ove soggiornano tutto l'anno.

3.3.5 Caratteristiche tipologiche

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I pochissimi edifici presenti nell'areale di contrada Coniglia - Favarotta vennero realizzati attorno agli anni '60 grazie al contributo regionale e/o statale a fondo perduto in favore della piccola proprietà contadina. Le caratteristiche tipologiche non hanno pregi architettonici di rilievo poiché nelle costruzioni si è tenuto conto dell'aspetto funzionale dell'immobile, posto a servizio dell'agricoltura, tralasciando quello estetico;

in maggior parte si tratta di semplici corpi di fabbrica realizzati con muratura portante in conci di tufo o con pilastri di cemento armato e copertura piana con travetti di cemento e laterizio. Gli infissi esterni solitamente sono in ferro. Sovente si rinviene un battuto di cemento davanti al fabbricato. Gli intonaci esterni sono di tipo rustico, costituito da uno stato di intonacatura lasciata al grezzo, di colore grigio. Quando i fabbricati sono stati completati e rifiniti con intonaco fine, il colore predominate degli edifici è il bianco.

Nell'areale si rinvengono inoltre due cantine sociali, la cantina Garibaldi e la Cantina Enotria (chiusa ormai da diversi anni) nonché la Stazione Elettrica 150/220 kV

“Fulgatore” di proprietà TERNA, ubicata quest'ultima a confine con l'area dell'impianto proposto.

3.3.6 Caratteri paesaggistici dell’area

L'area dove verrà realizzata la centrale fotovoltaica di località Coniglia è immersa in una zona dove domina l'attività agricola, in cui la componente vegetativa risulta priva di specie spontanee di natura erbacea, arbustiva o arborea. Sono soltanto presenti specie vegetali di interesse esclusivamente agrario come le coltivazioni di vigneti e cereali.

3.4 RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLO STATO ATTUALE

Lo stato attuale del contesto in cui si inserisce l’intervento è inizialmente rappresentato dall’ortofoto inserita nella specifica tavola (cap. 4 par. 4.2.11), la quale evidenzia l’impianto vegetativo e residenziale e l'ingombro nel contesto territoriale.

3.5 ANALISI DEI LIVELLI DI TUTELA 3.5.1 Gli ambiti territoriali

La Regione Siciliana, con il Decreto dell’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali n.

5820 dell’8 maggio 2002, ha recepito i principi sanciti nella Convenzione Europea di

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Firenze, ribadendo la volontà di promuovere e assicurare protezione e valorizzazione del paesaggio tramite la pianificazione territoriale.

Per rispondere alla complessità delle istanze, delle criticità, delle stesse opzioni di sviluppo legate al paesaggio, la Regione, a partire dagli anni ’90, ha avviato un’attività di pianificazione paesistica che ha riguardato dapprima le piccole isole circumsiciliane e, successivamente, l’intero territorio regionale mediante le “Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale”, che è stato approvato con D.A. n. 6080 del 21 maggio 1999.

Tali linee guida sono state poste a base per un futuro Piano Territoriale Paesaggistico Regionale che non è ancora vigente.

In attesa dell’approvazione dei piani d’ambito si sono prese a riferimento le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTP) il quale suddivide il territorio regionale in ambiti sub-regionali, individuati sulla base delle caratteristiche geomorfologiche e culturali del paesaggio e preordinati all'articolazione sub-regionale della pianificazione territoriale paesaggistica. L’area interessata dalla realizzazione dell'impianto fotovoltaico ricade all’interno del comune di Trapani, nella parte occidentale della Sicilia.

Il contesto paesaggistico d'ambito

Ambiti territoriali (tratto dalle Linee guida del piano Paesistico Regionale)

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Con riferimento alle linee guida del piano paesistico regionale il terreno interessato dall’impianto ricade all’interno dell’Ambito n. 3 denominato “colline del trapanese".

Nello stesso documento si legge che le basse ed ondulate colline argillose, rotte qua e là da rilievi montuosi calcarei o da formazioni gessose nella parte meridionale, si affacciano sul mare Tirreno e scendono verso la laguna dello Stagnone e verso il mare d’Africa formando differenti paesaggi: il golfo di Castellammare, i rilievi di Segesta e Salemi, la valle del Belice.

Il Golfo di Castellammare si estende ad anfiteatro tra i monti calcarei di Palermo ad oriente e il monte Sparagio e il promontorio di S. Vito ad occidente. Le valli dello Jato e del Freddo segnano questa conca di ondulate colline dominate dal monte Bonifato, il cui profilo visibile da tutto l’ambito costituisce un punto di riferimento.

La struttura insediativa è incentrata sui poli collinari di Partinico e Alcamo, mentre la fascia costiera oggetto di un intenso sviluppo edilizio è caratterizzata da un continuo urbanizzato di residenze stagionali che trova in Castellammare il terminale e il centro principale distributore di servizi.

Il territorio di Segesta e di Salemi è quello più interno e più montuoso, prolungamento dei rilievi calcarei della penisola di S. Vito, domina le colline argillose circostanti, che degradano verso il mare. Da questi rilievi si diramano radialmente i principali corsi d’acqua (Birgi, Mazaro, Delia) che hanno lunghezza e bacini di dimensioni modeste ed i cui valori di naturalità sono fortemente alterati da opere di ingegneria idraulica tesa a captare le scarse risorse idriche. Salemi domina un vasto territorio agricolo completamente disabitato, ma coltivato, che si pone tra l’arco dei centri urbani costieri e la corona dei centri collinari (Calatafimi, Vita, Salemi).

Il grande solco del Belice, che si snoda verso sud con una deviazione progressiva da est a ovest, incide strutturalmente la morfologia del territorio determinando una serie intensa di corrugamenti nella parte alta, segnata da profonde incisioni superficiali, mentre si svolge tra dolci pendii nell’area mediana e bassa, specie al di sotto della quota 200.

Il paesaggio di tutto l’ambito è fortemente antropizzato. I caratteri naturali in senso stretto sono rarefatti. La vegetazione è costituita per lo più da formazioni di macchia sui substrati meno favorevoli all’agricoltura, confinate sui rilievi calcarei. La monocultura della vite incentivata anche dalla estensione delle zone irrigue tende ad uniformare questo paesaggio.

Differenti culture hanno dominato e colonizzato questo territorio che ha visto il confronto fra Elimi e Greci.

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Le civiltà preelleniche e l’influenza di Selinunte e Segesta, la gerarchica distribuzione dei casali arabi e l’ubicazione dei castelli medievali (Salaparuta e Gibellina), la fondazione degli insediamenti agricoli seicenteschi (Santa Ninfa e Poggioreale) hanno contribuito alla formazione della struttura insediativa che presenta ancora il disegno generale definito e determinato nei secoli XVII e XVIII e che si basava su un rapporto tra organizzazione urbana, uso del suolo e regime proprietario dei suoli. Il paesaggio agrario prevalentemente caratterizzato dal latifondo, inteso come dimensione dell’unità agraria e come tipologia colturale con la sua netta prevalenza di colture erbacee su quelle arboricole, era profondamente connaturato a questa struttura insediativa.

Anche oggi la principale caratteristica dell’insediamento è quella di essere funzionale alla produzione agricola e di conseguenza mantiene la sua forma, fortemente accentrata, costituita da nuclei rurali collinari al centro di campagne non abitate.

Il terremoto del 1968 ha reso unica la storia di questo territorio e ha posto all’attenzione la sua arretratezza economica e sociale.

La ricostruzione post-terremoto ha profondamente variato la struttura insediativa della media valle del Belice ed ha attenuato l’isolamento delle aree interne creando una nuova centralità definita dal tracciato dell’autostrada Palermo-Mazara e dall’asse Palermo-Sciacca.

I principali elementi di criticità sono connessi alle dinamiche di tipo edilizio nelle aree più appetibili per fini turistico-insediativi e alle caratteristiche strutturali delle formazioni vegetali, generalmente avviate verso lenti processi di rinaturazione il cui esito può essere fortemente condizionato dalla persistenza di fattori di limitazione, quali il pascolo, l’incendio e l’urbanizzazione ulteriore. Altri elementi di criticità si rinvengono sulle colline argillose interne dove il mantenimento dell’identità del paesaggio agrario è legato ai processi economici che governano la redditività dei terreni agricoli rispetto ai processi produttivi.

3.5.3 Elementi di pregio ambientale, paesaggistico, storico ed archeologico

Nell’ambito n. 3 del Piano Territoriale Paesistico Regionale, denominato come visto

“COLLINE DEL TRAPANESE", sono riscontrabili vari elementi di pregio ambientale, paesaggistico, storico ed archeologico.

Pur tuttavia va posto l’accento al fatto che l’impianto fotovoltaico in oggetto in alcun modo interferisce, direttamente o indirettamente, né con i beni culturali ed ambienti riportati nelle linee guida del piano paesaggistico regionale, né con i beni etno-

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antropologici, architettonici, archeologici e naturalistici riportati nell’elenco del patrimonio culturale vincolato (Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 e del decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 - titolo I, a cura delle Unità Operative VI Tutela Ambientale e VIII Tutela dei Beni culturali e Acquisizioni dell’Assessorato dei Beni Culturali Ambientali e P.I.). Per una più immediata individuazione delle aree interessate dal progetto fotovoltaico rispetto ai beni di cui sopra si faccia riferimento agli stralci cartografici riportati in allegato e tratti dalle cartografie allegate alla Linee guida del Paesistico Territoriale Paesaggistico.

Si riportano di seguito i siti di interesse archeologico, i centri e nuclei storici, i beni isolati, i biotopi ed i tratti panoramici che interessano il comune di Trapani.

Sottosistema biotico – biotopi

Sottosistema insediativo – siti archeologici

Sottosistema insediativo - centri e nuclei storici

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Sottosistema insediativo - beni isolati

Sottosistema insediativo - paesaggio percettivo - tratti panoramici

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3.5.4 Il sistema naturalistico nel territorio in studio.

Notevole importanza riveste nella politica ambientale per la conservazione della natura la Rete Natura 2000 (ex. Direttiva 92/43/CEE – Habitat e Direttiva 79/409/CEE - Uccelli) alla cui realizzazione le amministrazioni locali sono state chiamate non solo per l'individuazione dei siti da salvaguardare ma anche per la definizione delle forme di tutela, per la realizzazione di una rete di monitoraggio, per l’applicazione della valutazione di incidenza, per la gestione e attivazione di piani e progetti di sviluppo sostenibile.

L’APAT ha dato grande impulso al settore della Conservazione della Natura e della Biodiversità con il supporto del CTN - Natura Biodiversità, il Progetto Interagenziale

“Aree Naturali Protette e conservazione della Biodiversità ambientale” e Carta della Natura.

La Carta della Natura in particolare rappresenta un importante strumento di conoscenza del territorio in quanto consente di individuare lo stato dell’ambiente naturale, evidenziando i valori naturali ed i profili di vulnerabilità.

Il Programma Operativo Regionale (P.O.R.) Sicilia 2000 – 2006, nell’ambito dell’

Asse 1 - Risorse naturali, compendia la Misura 1.11 “Sistemi territoriali integrati ad alta naturalità” la quale ha portato alla realizzazione, a cura del Dipartimento Territorio ed Ambiente, della Carta della natura della Rete Ecologica Siciliana (RES).

In base al decreto ARTA del 14 novembre 2005, facendo altresì esclusivo riferimento agli impianti fotovoltaici da istallare sul suolo, il territorio siciliano è stato così suddiviso:

- zone escluse;

- zone sensibili;

- zone consentite.

1) Sono da considerarsi zone escluse le aree di riserva integrale, generale, di protezione e di controllo dei parchi, le oasi e le riserve naturali. Sono altresì da considerarsi zone escluse (nelle quali può essere consentito, previa valutazione d'incidenza, il passaggio dei cavidotti interrati e l'istallazione delle cabine di trasformazione) i siti d'importanza comunitaria SIC e le zone di protezione speciale ZPS che annettono tra i motivi di protezione specie vegetali ed habitat prioritari di cui

(33)

agli allegati della direttiva n. 92/43/CEE, e le zone di rispetto delle stesse, individuate in 1.000 m. dalla perimetrazione di detti siti.

2) Sono da considerarsi zone sensibili, nelle quali la possibilità dell'installazione di impianti solari e di porzioni dello stesso, quali cavidotti e cabine di trasformazione, sarà valutata caso per caso riguardo al patrimonio naturale che s'intende tutelare:

- le zone di rispetto delle zone umide e/o di nidificazione e transito d'avifauna migratoria o protetta e le aree immediatamente limitrofe alle stesse, entro il raggio di due chilometri dal loro perimetro; - i siti di importanza comunitaria (SIC) e le zone di protezione speciale (ZPS) che non annettono tra i motivi di protezione specie vegetali ed habitat prioritari di cui agli allegati della direttiva n. 92/43/CEE e le zone di rispetto degli stessi individuate entro due chilometri dal loro perimetro.

3) Sono da considerarsi zone consentite, nelle quali l'installazione degli impianti solari è consentita facendo particolare attenzione all'inserimento di detti impianti nel paesaggio e prescrivendo tutte le misure necessarie alla mitigazione degli impatti, le porzioni del territorio regionale non sottoposte ai precedenti vincoli e limitazioni.

Tutto ciò premesso, le distanze dell'area interessata dall'impianto fotovoltaico con i siti “sensibili” più vicini, quali i siti di importanza comunitaria, le zone di protezione speciale o centri abitati, sono le seguenti:

Zona SIC

ITA 010026 “Fondali dell'Isola dello stagnone di Marsala”, metri 8.050 ITA 010012 “Marausa: macchia a Quercus Calliprinos ”, metri 10.000 ITA 010023 "Montagna grande di Salemi", metri 13.900

ITA 010014 “Sciare di Marsala”, metri 10.300

Zona ZPS

ITA 010021 “Saline di Marsala”, metri 7.900

ITA 010001 “Isole dello stagnone di Marsala”, metri 10.850 ITA 010007 "Saline di Trapani", metri 11.000

Centri abitati più vicini Marsala – metri 14.000

(34)

Trapani – metri 17.600 Paceco – metri 12.500 Rilievo – metri 6.400

L'impianto fotovoltaico verrà quindi realizzato al di fuori delle cosi dette “zone escluse o sensibili “ in un'area di interesse prettamente agricolo e non coinvolgendo in alcun modo la Rete Natura (V. tavole cap. 4 par. 4.2.1 / 4.2.7).

3.5.5 Il Piano Regolatore Generale

Dal certificato di destinazione urbanistica, per l'area in esame, non sono indicati vincoli. Infatti, secondo il PdF approvato con D.A. n.- 138 del 5 giugno 1970 e secondo il PRG, adottato dal Commissario ad acta n. 166 del 28 novembre 2006, le particelle interessate dall'impianto ricadono in zona E1 (verde agricolo) ed in zona E3 (zona a verde di rispetto degli impianti tecnologici).

(35)

4

Elaborati di Progetto

4.1 INQUADRAMENTO DELL’AREA E DELL’INTERVENTO

4.1.1 Planimetria generale catastale

Estratto planimetrico catastale del foglio di mappa n. 165 del comune di Trapani (allegato)

4.1.2 Cartografia

Estratto della Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 con la individuazione dell’area d’intervento (allegato)

4.2 AREA DI INTERVENTO

4.2.1 Planimetria con le zone SIC e ZPS

Estratto della carta con i limiti dei territorio comunale con individuazione dell'area d'impianto e delle zone sensibili "SIC e ZPS" (allegato)

4.2.2 Planimetria con le Riserve naturali e Parchi

Estratto della carta con i limiti del territorio comunale con l'individuazione dell'area d'impianto rispetto le aree a Riserva naturale e Parchi più vicine (allegato)

4.2.3 Planimetria con le aree boschive

Estratto della carta con i limiti del territorio comunale con l'individuazione dell'area d'impianto rispetto le aree boschive più vicine (allegato)

4.2.4 Planimetria con i siti archeologici

Estratto della carta con i limiti del territorio comunale e con l'individuazione dell'area d'impianto rispetto i siti archeologici più vicini (allegato)

(36)

4.2.5 Planimetria con i centri abitati più vicini

Estratto della carta tecnica regionale con la individuazione dell'area d'impianto ed i centri abitati più vicini (allegato)

4.2.6 Planimetria con i corsi d'acqua principali

Estratto della carta tecnica regionale con la individuazione dell'area d'impianto ed i corsi d'acqua più importanti (T.U. acque pubbliche) (allegato)

4.2.7 Planimetria con le aree sottoposte a vincolo paesistico

Estratto della carta tecnica regionale con la individuazione dell'area d'impianto e le aree sottoposte a vincolo paesistico - L 1497/39 - (allegato)

4.2.8 Carta dell'uso del suolo (BB.CC.AA.)

Estratto della carta riportante le aree con i codici dell'uso del suolo, l'area d'impianto ed il limite del territorio comunale (allegato)

4.2.8 bis I codici uso del suolo

Tabella con le classi di uso del suolo (allegato)

4.2.9 Carta dell'uso del suolo (A.T.A.)

Estratto della carta riportante le aree e l'uso del suolo (allegato)

4.2.10 Carta dell'habitat

Estratto della carta riportante gli habitat e l'area d'impianto (allegato)

4.2.11 Ortofotocarta

Stralcio della foto aerea dell'area d'impianto (allegato)

4.2.12 Documentazione fotografica

Stralcio della CTR con i punti di visualizzazione e documentazione fotografica (allegato)

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