Periodico bimestrale
L'INCONTRO
Settembre - Ottobre 2020 Nr. 93 - anno XVII
Via con me , la musica al cinema di Paolo Conte
pg 4
Baccalà mantecato
pg 14
Picnic agli orti pg 10
Associazione pionieri e veterani eni Sezione di San Donato Milanese Questa rivista è edita in collaborazione con:
Foto di copertina:
Franco Brandazzi Retro di copertina:
Cartolina dell'Incontro a cura di Marco Figundio
La rivista é disponibile online sul nostro sito:
www.enipolosociale.com e sulla nostra pagina Facebook
SOMMARIO
Piazza Boldrini, 1 (2° P.U.) - 20097 San Donato Milanese
tel 02.520.42.713/47.108 www.enipolosociale.com [email protected] [email protected] Presidente
EMANUELA POZZI Direttore Responsabile GIACOMO ARICÒ Coordinatore Redazione CORTI ILARIA
Segreteria di Redazione
MYRIAM DE POLI - KATYA LUSUARGHI
L’INCONTRO
Settembre - Ottobre 2020
Hanno collaborato:
Ilaria Corti, Marco Figundio, Giacomo Aricò, Sebastiano Correra, Massimiliano Reginelli, Michele Castino, Fabio Messina, Carlo Cavagna, Alberto Radicchi, Adriana Di Pietrantonj, Micol Galbiati, Roberto Fiore, Emanuela Pozzi, Daniela Pittaluga, Carlo Santulli.
Se non esplicitato il nome dell’autore, le immagini a corredo degli articoli sono state raccolte sul sito Pexels.
Chiuso in redazione il 30 aprile 2020 e distribuito in formato digitale. Impaginazione: Edithink srl - via Andrea Mantegna 4, 20154 Milano. www.edithink.com.
Periodico registrato presso il Tribunale di Milano al n. 5777 in data 20/12/1961 L’opinione espressa dagli Autori negli articoli pubblicati in questo giornale non é da considerarsi impegna- tiva per la Direzione. I collaboratori si assumono quindi la pi- ena responsabilità dei loro scritti. Il materiale consegnato per la pubblicazione sarà comunque vagliato dalla redazione e in ogni caso non verrà restituito agli autori.
Pensavo che mi sarei ricordata attentamente di questi mesi straordinari appena passati, eppure se mi guardo indietro, i giorni mi appaiano tutti appiccicati insieme e mi trovo già ad ottobre, con i ricordi sospesi e una sensazione vaga di aver passato troppe ore davanti allo schermo del pc e tra le mura di casa. E soprattutto davanti ad un mondo troppo uguale o troppo diverso da come era prima.
Oltre a tutti gli effetti deleteri che ha avuto la pandemia per molti di noi, e parlando anche di attività lavorative e sociali, specialmente per chi si occupa di eventi, di arte e di cultura, sono sincera, quella speranza che ci ha accompagnato fino ad oggi, fatta di lezioni imparate e di nuove opportunità, mi pare che sia un work in progress a lungo termine.
Anzi adesso che ancora di più abbiamo fatto i conti con l’es- senziale, sembra ormai chiaro che la consapevolezza non è per nulla sufficiente per far accadere qualcosa. Che fatica il cambiamento! Eppure il cantiere di questo work in progress o lo abitiamo noi, oppure si ferma. Grazie a tutti gli autori che non smettono di dedicarsi alle proprie passioni e che continuano a contribuire alla rivista on-line, grazie a tutti voi che ci leggete, ognuno impegnato nel proprio work in pro- gress quotidiano.
Buona lettura!
Work in progress
di Ilaria Corti 3 L’Editoriale
5 Romain Gary La vita davanti a sé
7 Trofeo E-Vela 2020: sole adrenalina e buon vento
13 Brahms o La bellezza nascosta 6 Quanto è buono il lupo cattivo
L'EDITORIALE
19 Incontri & Sulla Luna 20 Convenzioni e Pubblicità
8 Il guanto 17 QUID Poi
10 Picnic agli orti
11 Occhio alla segnaletica
14 Baccalà mantecato 15 Borghi da visitare
Villeneuve
18 Rinnovo consiglio direttivo Elezioni 2020
4 Via con me, la musica al cinema di Paolo Conte
Alla 77esima Mostra Inter- nazionale del Cinema di Vene- zia è stato pre- sentato (Fuori Concorso) un film-tributo ad un grandissimo artista italiano, il cantautore Paolo Conte. Il documentario, diretto egregia- mente da Gior- gio Verdelli, si intitola come uno dei suoi brani più cele- bri (se non IL più celebre) Via Con Me e uscirà – speriamo – nelle sale cinematografiche solo dal 28 al 30 settembre 2020.
Un evento cinematografico che esalta il genio e l’estro di un artista internazionale la cui musica è capace di raccontare storie ed emozionare come un bel film. Paragonato dal New York Times a Tom Waits e Randy Newman, Paolo Conte è senza alcun dubbio uno dei massimi cantori della provincia del mondo: le sue canzoni visive formano un immaginario atlante dell’anima, del suono e della poesia. Il documentario
diventa così un itinerario ideale che - con la voce narrante di Luca Zingaretti – racconta un personaggio eclettico, rigoro- so e, per certi versi, misterioso. Verdelli (regista “musica- le” che già in passato diresse docufilm su Pino Daniele, Mia Martini e Vasco Rossi) ce lo racconta attraverso lo sconfinato patrimonio dell’archivio personale di Conte (dalle riprese dei tour internazionali alle tante occasioni di una carriera as- solutamente unica) e le testimonianze di grandissimi artisti:
Roberto Benigni, Vinicio Capossela, Caterina Caselli, France- sco De Gregori, Stefano Bollani, Giorgio Conte, Pupi Avati, Luisa Ranieri, Luca Zingaretti, Renzo Arbore, Paolo Jannacci, Vincenzo Mollica, Isabella Rossellini, Guido Harari, Cristiano Godano, Giovanni Veronesi, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte e Peppe Servillo.
Il film accompagna lo spettatore nel labirinto delle canzoni di Conte (anche quelle scritte per altri interpreti: da Adriano Celentano a Enzo Jannacci, da Jane Birkin a Caterina Caselli e Bruno Lauzi), oltre che nel labirinto delle sue passioni (il jazz, l’enigmistica, la pittura, il diritto, il cinema). Alla base del progetto c’è una lunga intervista “intima” dello stesso Verdelli a Paolo Conte, in cui i racconti di personaggi, canzo- ni e vicende umane mescolano tenerezza, ironia e charme ti- pici del grande artista astigiano che ci accompagnano in una scoperta continua tra il noto e l’inedito, tra le storie, i versi e le canzoni di quello straordinario altrove che è il mondo di Paolo Conte. Via Con Me non è soltanto una grande storia musicale: è un intreccio di parole, versi e musiche che han- no arricchito e il nostro immaginario attraverso le canzoni, i concerti, gli amici e le profonde riflessioni di un poeta del suono e dell’immagine.
Origini lituane, ma francese d’adozione. Una carriera diplo- matica intrecciata all’amore per la scrittura. Una vita intensa e difficile, una personalità controversa, un matrimonio con la meravigliosa, fragile Jean Seberg che nel 1979 si suicida, ingerendo una dose fatale di barbiturici.
Circa un anno dopo, Romain si spara alla tempia, avendo la delicatezza di indossare una vestaglia rossa, per confondere il sangue versato.
Questo romanzo, pubblicato sotto lo pseudonimo di Émile Ajar riscuoterà un successo enorme e verrà insignito del premio Goncourt. La regola vuole che il premio possa essere conferito allo stesso scrittore solo una volta. Ma Romain lo aveva già ricevuto nel 1956 per Le radici del cielo. Solo dopo la sua morte si scoprirà che Emile e Romain sono la stessa persona.
Nel 1977 Moshe Mizrahi realizza la versione cinematogra- fica con una ineguagliabile Simone Signoret nella parte di Madame Rosa.
La vita davanti a sé racconta la Parigi popolare, quella del quartiere di Belleville nell’immediato dopoguerra. Un ra- gazzino arabo e senza radici accolto nella casa di una donna ebrea un po’ avanti negli anni e con un passato da prostitu- ta. Racconta la loro vita insieme, il loro rapporto conflittuale ma al tempo stesso, pieno zeppo di amore. Racconta la ma- lattia della donna, Madame Rosa, e la commovente capacità del ragazzino di prendersi cura di lei. Come una adozione a rovescio. Come il film visto al contrario di cui ci racconta i dettagli il piccolo grande Momó. Una bellissima storia dove di scontato non c’è nulla, perché i pensieri di Momó arrivano dritti al cuore o allo stomaco, quando serve.
Dove l’età è un improbabile, sciocca cifra che sarebbe me- glio dimenticare, mentre il tempo delle emozioni, quello sì che ha senso tenere stretto e abbracciare quando si può.
Finché si può.
Via con me , la musica al cinema di Paolo Conte
testo di Giacomo Aricò - Cameralook.it
Romain Gary
La vita davanti a sè
di Daniela Pittaluga
UN LIBRO IN PIÙ
A Milano il mare non c’è. Si spaccia l’Idroscalo come fosse l’oceano, ma è solo illusione. È l’equivalente dell’isola di Pa- squa nel Pacifico al contrario. Eppure Giovanni Soldini è nato nel capoluogo lombardo. E anche Spray e PI Greco. Chi sono?
I due equipaggi tutti milanesi che sono calati come ciurme della guerra di corsa nelle acque antistanti Santa Marinella, per conquistare l’ambito Trofeo E-Vela organizzato dalla As- sociazione velica E-Vela Club con il supporto di Eni Polo So- ciale, come da tradizione annuale. Il buon Stefano Corazza, è riuscito nel miracolo di mettere insieme l’E-Vela Trophy 2020, estraendo dal cilindro un evento quasi impeccabile, malgrado l’assenza di sponsor blasonati e le difficoltà del COVID, che non smette di condizionare la socialità.
Il Circolo Velico Marconi della cittadina laziale ha messo a disposizione imbarcazioni classe Este 24, armate con…udite udite: il gennaker, una sorta di paracadute vecchia maniera che, se si riesce a spiegare, fa superare la barriera del suo- no alla barca. La sensazione di spinta di questa vela lascia i meno avvezzi impressionati. E così, il 4 e 5 settembre, ma- rinai provenienti da tutt’Italia, si sono trovati sulle banchi-
ne del porto di Santa Marinella per affrontare il vento. Ecco alcuni nomi dei team: Laguna Rossa (da Marte?), Simply Red (Mick Hucknall come skipper), Spray (nebulizzatore? N0, la barca di uno degli ultimi eroi della navigazione), Freedom (c’è bisogno di spiegazioni?) e PI Greco (3,1415926535897 93238462643383279502…).
Il primo giorno, con un sole spaccapietre, un cielo azzurro tonalità “incredibile”, ed Eolo condiscendente, è iniziato con un briefing per spiegare le vele...no, le regate – almeno tre al giorno, orari, percorso e per estrarre a sorte le imbarcazioni.
Con l’entusiasmo dei bambini al luna park, i marinai si sono impossessati delle rispettive barche per armarle, farsi porta- re fuori dalle dighe del porto e prendere il mare aperto. Alle 13 del venerdì è stato dato il primo start. E sul campo di gara non ci sono più amici, agonismo alle stelle, inclusi gli sfottò.
Il sabato di nuovo tutti in acqua per regatare e non sono mancati colpi di scena e…ciocchi!
Mentre stava per tagliare il traguardo l’equipaggio di Spray ha chiesto acqua a Simply Red, che si avvicinava pericolosa- Le forme più antiche di “fiction” sono i miti e le fiabe, e
nella versione originaria sono per lo più narrazioni di fatti atroci e crudeli. Gli autori traevano ispirazione da storie e leggende popolari, che non sembrano affatto rivolte a bam- bini: Biancaneve, salvata dal principe, si vendica della regina facendola danzare con delle scarpe di ferro incandescenti;
la principessa de “La bella addormentata nel bosco” viene stuprata dal re e partorisce due gemelli, che la regina tenta di far mangiare al re stesso; Cenerentola spezza il collo alla matrigna; il pifferaio magico fa sparire tutti i bambini di Ha- melin; la Sirenetta di Andersen muore di crepacuore quando il principe sposa un’altra; Peter Pan uccide i bambini sperdu- ti quando diventano troppo numerosi; e così via.
Come mai le fiabe “moderne” sono invece edulcorate? Pare che, almeno in parte, la cosa abbia avuto origine all’epoca della grande crisi economica del 1929, che generò paura e incertezza in tutto il mondo. Il presidente statunitense Fran- klin Delano Roosevelt cercò allora di rilanciare l'economia con il New Deal, un pacchetto di interventi economici. Anche il cinema fu chiamato a rilanciare l'ottimismo, la fiducia e i valori tradizionali. Un avvocato di Washington, William Hays, redasse un codice di autocensura. Iniziò così un controllo preventivo delle sceneggiature, che dovevano essere basate su: rispetto delle leggi; rappresentazione del male subordi- nata alla vittoria del bene; censura nella rappresentazione di crimine e immoralità. L’applicazione di queste regole por- tò a edulcorare le trame e impose l’immancabile lieto fine, che osserviamo ad esempio in tanti lungometraggi animati.
Proprio la diffusione planetaria di questi film ha fatto sì che la versione più conosciuta di tante favole non sia più quella originaria, ma quella che potremmo definire “buonista” (o politicamente corretta).
Anche se il codice Hays fu abbandonato nel 1967, molte tra- me di cartoni animati e di film ne sembrano ancora influen- zate. In molti film si è poi aggiunto un elemento “volitivo”, che lega il lieto fine all’impegno profuso dal protagonista nel perseguire i suoi obiettivi. Il messaggio sembra essere:
se hai un obiettivo, ti impegni e lavori sodo, alla fine sarai premiato. Questo messaggio, che qualcuno potrebbe ricolle- gare all’etica protestante, mi sembra ancora più pericoloso:
se non raggiungi quello che ti sei prefissato, non solo ti è andata male, ma è anche solo colpa tua! (in Campania si di- rebbe: sei “cornuto e mazziato!”).
Trofeo E-Vela Club 2020
Sole, adrenalina e buon vento
di Mauro Tonnarelli e Emanuela Pozzi
Quanto è buono il lupo cattivo
di Sebastiano Correra
(continua)
mente, ma in cambio questa come un iceberg le ha provo- cato un buco sulla fiancata laterale, che ha costretto Spray Team ad abbondonare il campo di regata.
La classifica ha visto salire sul podio al primo posto Free- dom, i colleghi di Ravenna, ma a un solo punto di scarto il
mitico team di Eni Polo Sociale Spray Team e a seguire i loro speronatori: Simply Red.
Si chiude così il sipario dell’evento che, viste le circostanze, ha il sapore di una vittoria di tutti. Anche se la sfida ai raven- nati è già stata lanciata…arrivederci al 2021!!!
Lui era un semplice Cuoco, partito dal Bangladesh non per diventare ricco, ma solo per guadagnare qualche soldo in più per la propria famiglia. I casi della vita lo avevano portato al servizio di una Compagnia in un campo in mezzo ad un deserto, e lì il Cuoco cucinava con serieta’ e impegno ogni giorno, nei lunghi mesi che lo separavano dai suoi 15 giorni di ferie annuali. La sua baracca era pulita, i ragazzi che la- voravano per lui erano buoni e volenterosi, e il Cuoco non chiedeva altro per andare avanti.
Un giorno il responsabile del campo gli disse che il lunedì successivo sarebbe arrivato un Italiano e avrebbe visitato il campo con la propria Moglie. Questo Italiano, gli disse il suo superiore, è un pezzo grosso molto importante della Compa- gnia, ed è fondamentale che sia soddisfatto di tutto, pranzo compreso. Il suo superiore gli ricordò pacatamente le sue re- sponsabilita’, e il Cuoco si preparò all’evento con l’impegno e la serieta’ consuete. Lui non era certo un grande chef, e le sue pietanze si limitavano ad incontrare il più possibile i gusti delle persone che lavoravano nel deserto, tuttavia un certo talento non gli mancava, e così riuscì a preparare un
pranzo davvero non male, a base di pesce al forno e pasta aglio e olio. Riuscì anche a fare delle pizze ben riuscite, e lavò con pazienza e scrupolo l’unico servizio da quattro po- sti che aveva, per non essere costretto a presentare a per- sone così importanti i soliti piatti scardati e graffiati di ogni giorno.
Il giorno fatidico arrivò, e quando la porta della mensa si aprì, il cuore del Cuoco batteva forte, nonostante gli anni di esperienza che gravavano sulle sue spalle: ma l’Italiano, questa volta, aveva gli occhi buoni, sua Moglie era bella, gentile e sorridente, ed il Cuoco portò i piatti del servizio buono con un certo orgoglio e col cuore leggero, senza pen- sare più a quanto era successo nel passato. L’Italiano e sua Moglie mangiarono con gusto, ed il Cuoco si ritirò nelle cuci- ne soddisfatto e felice.
D’improvviso, però, vide i suoi ragazzi agitarsi e chiamarlo;
in un primo tempo pensò a qualche problema dell’ultimo momento (che sfortuna!) ma poi i suoi ragazzi gli dissero, stupiti, che l’Italiano voleva semplicemente ringraziarlo di persona. Incredulo e col cuore che gli palpitava, il Cuoco
mise un grembiule pulito, cambiò i guanti da chirurgo che doveva portare, in seguito alle proteste di altri Italiani, per ragioni igieniche, ed uscì dalle cucine con le gambe che gli tremavano. L’Italiano e la sua bella Moglie erano lì che lo aspettavano sorridenti, e quando arrivò gli dissero alcune parole che lui capì solo a meta’, emozionato e frastornato com’era. L’Italiano gli parlò qualche minuto, ed alla fine, con un sorriso caldo ed amichevole gli tese la mano. Lui allungò la sua, felice di essersi ricordato di indossare anche il guanto pulito, ma l’Uomo dagli occhi buoni arretrò inorridito.
Il Cuoco chiuse gli occhi, senza sapere dove avesse sbaglia- to, quando l’ Italiano gli posò una mano sul braccio e gli chie- se, con voce pacata, di togliersi il guanto.
- È sporco, Sir ? Mi dispiace. - riuscì a dire il Cuoco, con gli occhi bassi per la vergogna. Ma guardando il viso dell’Italia-
no, vide con stupore che anche quegli occhi erano pieni di vergogna.
- Io vorrei stringerti la mano. Puoi togliere il guanto ? - chiese l’Uomo con una strana emozione nella voce. Allora il Cuoco capì, e i suoi occhi si velarono per le lacrime mentre toglieva il guanto e porgeva la mano tremante all’Uomo. Si strinsero la mano a lungo, e nonostante il Cuoco fosse un omone gran- de e grosso, la piccola mano che stringeva gli dava un calore insolito e mai provato, che gli arrivava al cuore e gli faceva venire voglia di piangere. Anche la bella Signora gli tenne a lungo la mano tra le sue, ed alla fine l’Italiano disse:
- Magari un giorno torneremo. -
- Come vuole, Sir. Io sono sempre qui. - rispose lui, e rientrò, con le gambe che gli tremavano, nelle cucine.
Il guanto
di Fabio Messina
QUELLA PARTE DI UMANITÀ
Occhio alla segnaletica
di Alberto Radicchi
Il mio amico ed io, freddati dalla comparsa del nostro inse- guitore sull’altra sponda del fiume, bagnati come pulcini, frustrati per il fatto che fino a pochi istanti prima avevamo pensato di essere riusciti a far perder le nostre tracce, ci tro- vammo di nuovo a pochi passi dal nemico. Improvvisai, per prendere tempo.
“Che cosa vuole da noi? Siamo solo turisti!” esclamai.
“Non muovetevi!” replicò, infilando uno stivale in acqua per raggiungerci.
“Ci sta spaventando da ore! Che diritto ha di seguirci?”.
Non rispose. Infilò l’altro stivale in acqua.
“Se continua a farlo chiamo io la polizia! E la denuncio” ag- giunsi.
Il tipo si bloccò.
“Sono il guardiapesca! Qui non potete pescare”.
“E chi pesca?”.
“Avete le canne! Vi ho visto! Avete preso qualcosa”.
In effetti la canna da pesca era ai miei piedi. Ma che mi aves- se visto mentre prendevo i pesci era improbabile. Il ponte, dove si era fermato con la macchina, era troppo lontano. Tor- nai al contrattacco.
“E’ vero che ho una canna, ma non ho preso pesci. Dove mi avrebbe visto pescare?”.
Raggiunsi il retino poggiato a terra e lo sollevai, mostrando che era vuoto. Il tipo rimase in silenzio e mosse un altro pas- so avanti nel fiume.
“Pesci o non pesci dovete pagare una multa!”.
Come prevedevo, non mi aveva visto.
“Non sapevamo fosse vietato, non ci sono cartelli!” dissi, sin- cero.
“Ci sono invece …” replicò, poco convinto.
Mossi un passo in salita verso gli alberi. Leonardo infilò le scarpe. Il tipo avanzò, scivolò su una roccia tra le rapide. Si tenne in equilibrio.
“Fermatevi!!!” urlò.
“Cosa vuole fare? Ci vuole arrestare?”.
“Non vi preoccupate! Ok… non vi faccio la multa, datemi solo un minuto per prendere i vostri nomi poi vi lascio andare.
Dove alloggiate?” disse, abbassando il tono di voce fino a sembrare gentile.
Leonardo sembrò aver abboccato. Lo guardai male. Nessun dubbio sul da farsi, bisognava continuare a scappare. Dissi a Leonardo di non rispondere.
“Siamo in campeggio!” inventai.
Leonardo mi guardò perplesso.
“Quale campeggio? Ce ne sono almeno tre in zona!” replicò il guardiapesca.
Per depistarlo bene però mi serviva il nome di un campeg- gio, che non sapevo. Chiesi sottovoce a Leonardo se per caso avesse visto qualcosa sui campeggi in zona prima di partire, sulla sua guida. Disse che non ne aveva idea.
“Fisherman’s Camping!”.
Leonardo sorrise. Il tipo abbassò lo sguardo. Poi ci guardò di nuovo, furioso.
“Non esiste un campeggio con un nome così!”
Tornò la faccia da serial killer. Aveva capito il bluff.
“Non lo conosce lei! E’ un campeggio nuovo… molto bello tra l’altro” risposi.
L’adrenalina aveva trasformato la paura in azione. Iniziavo quasi a divertirmi. Raccolti canna e retino scattammo verso il bosco.
Il mio amico ed io, freddati dalla comparsa del nostro inse- guitore sull’altra sponda del fiume, bagnati come pulcini, frustrati per il fatto che fino a pochi istanti prima avevamo pensato di essere riusciti a far perder le nostre tracce, ci tro- vammo di nuovo a pochi passi dal nemico. Improvvisai, per prendere tempo.
“Che cosa vuole da noi? Siamo solo turisti!” esclamai.
“Non muovetevi!” replicò, infilando uno stivale in acqua per raggiungerci.
“Ci sta spaventando da ore! Che diritto ha di seguirci?”.
Non rispose. Infilò l’altro stivale in acqua.
Quest’anno, come tutti gli anni, si è svolta la festa degli orti. Il 4 e il 11 luglio, seguendo una formula straordinaria, ogni famiglia o gruppo di amici ha avuto la possibilità di prenotare un tavolo nell’area feste degli orti e passare una giornata all’aria aperta gustando i propri piatti portati da casa. Nonostante la mascherina non è mancata occasione di scambiarci battute e fare quattro chiacchiere su come stanno andando le nostre coltivazioni in questo anno un po’ particolare. Le novità non si fermano qui: come nei mesi precedenti, non si fermano i corsi di “Miglioriamoci col ver- de” online. Giovedì 24 settembre e giovedì 1 ottobre, dalle 18.30 alle 20.00 Ezio Giraudo ci parlerà di “Acque e terreno.
Suggerimenti per migliorare la fertilità del suolo” e “Fertili-
tà, Cosa ci offre madre natura per migliorare la fertilità del suolo”. Entrambe gli incontri si svolgeranno online, possono partecipare un massimo di venti persone e per partecipare è necessario scrivere a [email protected] Alla conferma dell’avvenuta iscrizione verrà inviato il link per partecipare alla videoconferenza.
Anche in un momento straordinario come è quello che stia- mo vivendo, l’attività degli orti non si ferma mai.
Buon Orto!
Picnic agli orti
di Adriana Di Pietrantonj
DIARIO DEI MILLE E UN VIAGGIO
(continua)
“Se continua a farlo chiamo io la polizia! E la denuncio” ag- giunsi.
Il tipo si bloccò.
“Sono il guardiapesca! Qui non potete pescare”.
“E chi pesca?”.
“Avete le canne! Vi ho visto! Avete preso qualcosa”.
In effetti la canna da pesca era ai miei piedi. Ma che mi aves- se visto mentre prendevo i pesci era improbabile. Il ponte, dove si era fermato con la macchina, era troppo lontano. Tor- nai al contrattacco.
“E’ vero che ho una canna, ma non ho preso pesci. Dove mi avrebbe visto pescare?”.
Raggiunsi il retino poggiato a terra e lo sollevai, mostrando che era vuoto. Il tipo rimase in silenzio e mosse un altro pas- so avanti nel fiume.
“Pesci o non pesci dovete pagare una multa!”.
Come prevedevo, non mi aveva visto.
“Non sapevamo fosse vietato, non ci sono cartelli!” dissi, sin- cero.
“Ci sono invece …” replicò, poco convinto.
Mossi un passo in salita verso gli alberi. Leonardo infilò le scarpe. Il tipo avanzò, scivolò su una roccia tra le rapide. Si tenne in equilibrio.
“Fermatevi!!!” urlò.
“Cosa vuole fare? Ci vuole arrestare?”.
“Non vi preoccupate! Ok… non vi faccio la multa, datemi solo un minuto per prendere i vostri nomi poi vi lascio andare.
Dove alloggiate?” disse, abbassando il tono di voce fino a sembrare gentile.
Leonardo sembrò aver abboccato. Lo guardai male. Nessun dubbio sul da farsi, bisognava continuare a scappare. Dissi a Leonardo di non rispondere.
“Siamo in campeggio!” inventai.
Leonardo mi guardò perplesso.
“Quale campeggio? Ce ne sono almeno tre in zona!” replicò il guardiapesca.
Per depistarlo bene però mi serviva il nome di un campeg- gio, che non sapevo. Chiesi sottovoce a Leonardo se per caso avesse visto qualcosa sui campeggi in zona prima di partire, sulla sua guida. Disse che non ne aveva idea.
“Fisherman’s Camping!”.
Leonardo sorrise. Il tipo abbassò lo sguardo. Poi ci guardò di nuovo, furioso.
“Non esiste un campeggio con un nome così!”
Tornò la faccia da serial killer. Aveva capito il bluff.
“Non lo conosce lei! E’ un campeggio nuovo… molto bello tra l’altro” risposi.
L’adrenalina aveva trasformato la paura in azione. Iniziavo quasi a divertirmi. Raccolti canna e retino scattammo verso il bosco.
DIARIO DEI MILLE E UN VIAGGIO
Brahms o La bellezza nascosta
di Roberto Fiore
Vi sono musiche che, come certe persone, possiedono una bellezza segreta non immediatamente percepi- bile ai sensi, ma che l’intel- ligenza sa riconoscere con sforzo, e con sorpresa.
È questo il caso di Johan- nes Brahms, compositore attivo nella seconda metà dell’Ottocento e su cui il giudizio critico ha visto una radicale revisione all’i- nizio del secolo seguente.
Benché il suo genio sia stato immediatamente ri- conosciuto da personaggi del calibro di Schumann, Wagner e Liszt, e l’enorme cultura musicale e perizia tecnica ammessa anche dai detrattori, l’apprezzamento dell’opera ha subito nel corso della sua vita la pesante ipoteca di valu- tazioni che lo volevano musicista accademico, bacchettone e, in definitiva, sommamente noioso.
In effetti le sue composizioni, estremamente accurate e inti- me, avevano scarso “appeal” per una generazione innamo- rata del titanismo e dell’estroversione sentimentale della musica a programma romantica, fortemente intrisa di sug- gestioni letterarie e idealismi politici. A fronte dei musicisti
“dell’avvenire” la posizione riservata di Brahms appariva deludentemente di retroguardia e compromessa col conser- vatorismo borghese.
A volerne immaginare un corrispettivo figurativo, la musica di Brahms appare come un grigio monolite, perfettamente levigato ed impenetrabile, capace di suscitare ammirazio- ne ma raramente di appassionare. Tuttavia, ad avvicinarsi e scrutarlo con maggiore attenzione, quell’opaco oggetto si rivela in realtà traslucido ed iridescente, brulicante di un’i- nesausta vita interiore.
Quel che accade è in definitiva un ripensamento degli aspet- ti formali della composizione, trasferiti da un piano macro- strutturale ad un più nascosto e profondo piano microstrut- turale. Se la logica compositiva “classica” faceva perno sulla chiarezza e pregnanza dei materiali tematici, armonicamen- te variati e dialetticamente confrontati come personaggi sulla scena, i temi brahmsiani sono spesso esili e sfuggenti, costituiti da cellule in costante mutamento ed evoluzione, cosicché la composizione appare in perenne divenire, senza mostrare chiare campiture o simmetrie architettoniche. Da qui la scarsa presa immediata, e la necessità di un ascolto concentrato e competente per scorgerne appieno perfezio- ne e bellezza.
A ribaltare il giudizio su Brahms fu uno dei principali pro- tagonisti delle esperienze musicali del Novecento, Arnold Schoenberg, in un famoso articolo dal titolo “Brahms pro- gressivo”, in cui il lavoro di ripensamento e rielaborazione della tradizione strenuamente condotto da Brahms veniva riconosciuto come un importante presupposto dell’evolu- zione musicale in atto.
La musica nuova aveva preso un corso diverso da quello ipo- tizzato dalla generazione romantica, e Brahms passava ino- pinatamente dalle retrovie all’avanguardia.
RICETTARIO
La ricetta che vi propongo questo mese, complice un week end fuori porta, è un piatto veneto molto conosciuto, dav- vero ottimo e in realtà anche semplice da realizzare. Pre- pariamo dunque il baccalà mantecato con crostoni di po- lenta!
Innanzitutto mettiamo in acqua fredda il baccalà e lascia- molo a mollo per 24 h in modo da farlo rinvenire, trascorso questo tempo lo scoliamo e lo mettiamo a cuocere in acqua bollente per una decina di minuti insieme ad uno spicchio di aglio, poi spegniamo il fuoco e lo lasciamo raffreddare nell’ acqua di cottura.
Intanto iniziamo a preparare i crostoni di polenta (per le dosi riferitevi a quanto riportato sulla confezione): in una pentola portiamo ad ebollizione l’acqua salata con un goc-
cio di olio, versiamo a pioggia la farina di mais e mescolia- mo fino ad ottenere una consistenza piuttosto densa. Ver- siamo la polenta su una teglia ricoperta di carta da forno, formando uno strato uniforme di altezza 2 cm e lasciamo raffreddare.
Sgoccioliamo il pesce, togliamo pelle e lische e mettiamolo a pezzetti in un robot da cucina (o nel vaso del frullato- re) insieme all’aglio ed iniziamo a frullare, aggiungendo a filo ed alternandoli l ‘olio e latte, finchè non otteniamo un composto cremoso. Regoliamo di sale e pepe e lasciamolo riposare ancora qualche ora.
Ribaltiamo la polenta su un tagliere, tagliamola a fette (ret- tangolari, rotonde.. a vostro piacimento) e facciamole ab- brustolire su una piastra calda oppure spennelliamole con del burro fuso e inforniamo a 200° per 10 minuti, ed una volte pronte serviamole con il baccalà mantecato.
Bon apetit!
Il borgo di Villeneuve sorge a pochi chilometri dalla citta di Aosta, lungo la via che porta al Monte Bianco. Pittoresco e ricco di storia, in passato ha rivestito un ruolo di primo piano nella regione, per via della posizione strategica. Si trova, infatti al crocevia di diverse valli: val di Rhemes, Val- savaranche e Valle di Cogne.
A 690 metri sul livello del mare, il centro cittadino è so- vrastato dal monte Becca ed è lambito dalla Dora Baltea e dal torrente Savara. A colpo d’occhio sembra un presepe, caratterizzato da stretti vicoli e case addossate le une alle altre, tanto che sembrano intersecarsi tra loro. Bellissimi i tetti in losa, tipica pietra locale.
Al centro del paese si può ammirare la Chiesa di Santa Ma- ria Assunta, della fine del 1700. Si può ammirare, inoltre, il punto di confluenza del Savara nella Dora Baltea.
Chatel Argent.
Dal paese, con 20 minuti di camminata, si raggiunge il ca- stello di Châtel Argent, costruito intorno all’anno 1000, di cui rimangono la torre principale di forma cilindrica, ori- ginariamente divisa in tre piani, parte delle vaste mura di cinta e la cappella. L’origine del nome Châtel Argent sem- brerebbe derivare dal fatto che vi si battesse moneta (in francese argent). Secondo un’altra versione, invece, il nome Argent si dovrebbe alla pietra usata per la costruzione: la pietra di Villeneuve, dotata di un particolare riflesso ar- genteo. La sua posizione strategica ha fatto sì che il castel- lo restasse sempre sotto il diretto controllo dei Savoia. La forma circolare si deve all’architetto inglese Master James of Saint-George, che la importò dai paesi anglosassoni.
Antica Chiesa di Santa Maria.
Ai piedi del castello si trova l’antica chiesa di Santa Maria, costruita nel basso medioevo. Molto belli il campanile ro- manico a torre quadrata ornata da monofore, bifore e trifo- re, il ciclo pittorico del XVI secolo che decora gli intradossi delle volte e la cripta dell’XI secolo. Gli scavi archeologici hanno rivelato resti di una Chiesa paleocristiana preceden- te, risalenti al V secolo. Nel cimitero antistante la Chiesa riposa Emile Chanoux, il più celebre cittadino di Villeneu- ve, teorico del federalismo e martire della resistenza anti- fascista.
Barmé.
Peculiari le cantine del borgo, dette barmè, scavate nella roccia. Il 16 Agosto è tradizione aprire i barmè per la Festa di San Rocco, Santo patrono del paese. Durante la festa è possibile degustare i vini locali e visitare i barmè. Purtrop- po quest’anno, a causa del Covid 19 la festa è stata annul-
Baccalà mantecato
di Micol Galbiati
Per 4 persone:
baccalà 400g latte caldo 100 ml olio 150 ml
1 spicchio aglio
Farina di mais precotta Sale, pepe
INGREDIENTI
Borghi da visitare: Villeneuve
di Stefania Arcaini
(continua)
lata, l’appuntamento è rimandato al prossimo anno...
Molteplici le ragioni per visitare questo bellissimo borgo:
gli amanti dello sport possono provare un’inebriante disce- sa in rafting sulle tumultuose acque della Dora Baltea. Gli amanti del trekking possono seguire uno dei tanti itinerari di montagna. Chi vuole rilassarsi, invece, può godersi una passeggiata lungo il percorso vita, dal parco fluviale fino al centro sportivo. Per chi ama la buona tavola, tra i tanti piatti tipici, meritano un assaggio gli gnocchi con boudin e crema di fonduta.
Da visitare nelle vicinanze
Castello di Aymaville e il ponte - acquedotto romano di Pont d’Ael; Castello di Sarriod de la Tour; Castello di Sarre;
Castello di Introd e Casa Museo Giovanni Paolo II a Le Com- be (fraz. di Introd).
Dove soggiornare
Per chi volesse fermarsi per un week end o una vacanza, è possibile soggiornare all’Hotel Valdotain in centro paese, all’Hotel Des Roses, all’Hotel Edelweiss o all’agriturismo Maison David.
QUID Poi
Di Carlo Cavagna
Teatro QUID è iniziato quando un pomeriggio, guardando una locandina appesa alla bacheca di fianco alla macchi- netta del caffè in ufficio, Terry contava le Sezioni elencate in presentazione delle attività dell'allora Dopolavoro.
A un certo punto si volta e mi dice: "Sai una cosa, manca il Teatro". Vado a vedere: "Ma no, c'è anche quello, anzi, ci sono sconti per un sacco di Teatri, non vedi?". Terry ride, mi prende il bicchierino del caffè e sentenzia: "Carlo, man- ca una Compagnia Teatrale, e quindi la apriamo noi". "Ma aspetta, come la apriamo noi", le dico, "E poi?". Quante vol- te mi sarà capitato nei giorni, mesi, anni successivi di ripe- tere quella domanda: “E poi?”.
La storia è lunghissima e piena di tante altre storie e mi pia- ce ricordare il nostro debutto, celebrato da "Il giorno" con
il titolo che potete vede- re nel riquadro qui sotto.
E poi? La nostra prima trasferta, indimentica- bile e puntualmente re- censita ...
E poi? Siamo sempre andati avanti: c'è stata un'inevitabile rotazione di attori, attrici e registi, ci sono stati cambiamenti logistici e Di- rettivi, siamo andati in scena tantissime volte, abbiamo organizzato corsi per adulti e bambini, per principianti e avanzati, abbiamo realizzato Commedie, Fiabe, Momenti Poetico-musicali, Videoclip e recentemente Corsi online.
Stiamo affrontando la Stagione 2020-2021 con tre Com- medie in preparazione ad opera di ben 3 gruppi diversi e ci sono ancora Corsi in partenza ma in tutta questa odissea c'è stato un momento più particolare e significativo di tutti e lo racconto per la prima volta.
E' accaduto all'indomani di uno dei nostri eventi più accla- mati e importanti: quando siamo andati in scena al Crowne
Plaza Hotel con “Macchiolina: una macchia bizzarra”, la fia- ba inedita scritta e diretta da Elisabetta Predi in occasione del Natale 2015.
(Inserire foto allegata "incontro_2020-09_10-foto_3") Fino al giorno prima dello spettacolo, non so quante volte avrò chiesto “E poi?” a tutti i presenti, e poi come risolvia- mo quel problema, e poi cosa facciamo, e poi come impo- stiamo questo e quello.
Dal giorno successivo il punto interrogativo dopo “E poi” è sparito, mi ero reso conto che oramai il QUID sarebbe anda- to avanti sempre, in un modo o nell’altro, che, non so come dire, era diventata una macchina da spettacolo in qualche modo autonoma, che ce l’avrebbe fatta sempre, ci sareb- be sempre stato un POI senza punto interrogativo e così è stato.
E’ tempo di Elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo di Eni Polo Sociale, spero di restare in carica sia come Con- sigliere che come Responsabile della Sezione Teatro QUID ma non dovesse accadere sono tranquillo, da quel giorno di
“Macchiolina” non mi sono più chiesto cosa sarebbe acca- duto dopo: in cuor mio il “QUID e POI?” era diventato e lo è ancora oggi il “QUID POI”.
Punto, orami il QUID avrà comunque un suo POI.
Un caro saluto a tutti, per info sulla nostra Sezione Teatro QUID EPS, chiamatemi al 339 1404585 oppure scrivetemi a [email protected].
TEATRO QUID
A tutti i soci di Eni Polo Sociale
Entro la fine dell'anno in corso si deve procedere all'elezio- ne del nuovo Consiglio Direttivo che resterà in carica per i prossimi 4 anni.
Come da statuto una commissione elettore opportunamen- te composta, ha stabilito le modalità di voto qui di seguito elencate e regolarmente verbalizzate e depositate in Segre- teria
Data di svolgimento delle elezioni
Gli aventi diritto potranno votare tramite la piattaforma pre- disposta sul sito di Eni Polo Sociale da lunedì 9 novembre 2020 (ore 9.00) a domenica 15 novembre 2020 (ore 15.00).
Espressione delle preferenze di voto
La preferenza di voto avverrà su Liste anziché su singoli, fornendo la Lista una maggior garanzia di unità d’intenti e di disponibilità delle competenze necessarie (in particola- re informatiche e di conoscenza delle realtà associative del territorio).
Come ampiamente divulgato dal Sodalizio attraverso tutti i canali telematici, è stata data a tutti i Soci l’opportunità di organizzare e promuovere una Lista elettorale, formata da 5 candidati, di cui quattro (4) dipendenti Eni o Saipem e un (1) pensionato Eni o Saipem.
Le Liste saranno ufficializzate c/o la Segreteria di Eni Polo Sociale entro il giorno 23 ottobre 2020.
Modalità di votazione
Possono votare tutti i soci che risultino in regola col tesse- ramento 2020.
Il voto verrà espresso per via telematica, tramite la piattafor- ma predisposta sul sito di Eni Polo Sociale. Questa modalità
tiene anche conto della convivenza con il Covid-19
Il votante sarà invitato ad esprimere la propria preferenza per una sola delle Liste ammesse.
Ai fini di garantire una miglior sicurezza del voto, l’accesso sarà consentito tramite l’introduzione di una doppia chiave, rappresentata dal numero di tessera e dalla e-mail del vo- tante. Tale opzione ha reso necessario apportare una miglio- ria al sistema già utilizzato nelle scorse elezioni.
Esito delle votazioni
Lo spoglio telematico e la designazione della lista che diri- gerà Eni Polo Sociale per i prossimi 4 anni avverranno lunedì 16 novembre 2020, ore 17.30.
Rinnovo consiglio direttivo - Elezioni 2020
dalla Redazione
Incontri & Sulla Luna
Di Carla Arcaini e Barbara Benvegnù
Sulla Luna di Barbara Benvegnù
50 cm di diametro con inserto di foglie di rame
INCONTRI
di Carla Arcaini
La luna bussa Al cuore
Scrigno d'emozione L'animo
incontra La luna
Al suo cospetto Il capo
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