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Appunti di Storia Economica STORIA ECONOMICA

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Academic year: 2022

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STORIA ECONOMICA

PREFAZIONE ... 2

CICLI ECONOMICI ... 4

LATEORIADEGLISTADIDIROSTOW ... 6

SIDNEYPOLLARD ... 8

DOUGLASSNORTH. ... 8

PAULDAVID ... 8

LA POPOLAZIONE ... 9

LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ... 12

CHECOSAVUOLDIRERIVOLUZIONEDEITRASPORTIPERL'INGHILTERRA. ... 14

LA COSTRUZIONE DELLE FERROVIE ... 16

LA FASEPIONIERISTICA(1830-1850) ... 16

FASENELLAQUALESISTRUTTURATUTTALARETEFERROVIARIAEUROPEA(1850-1870). . 16

FASEDEIGRANDICOLLEGAMENTIINTERNAZIONALI(1870-1900). ... 17

LA NAVIGAZIONE ... 17

LA GLOBALIZZAZIONE ... 18

NOVITA'TECONOLOGICHEDIQUESTOPERIODO ... 21

LA PRIMA COLONIZZAZIONE ... 22

COLONIZZAZIONESPAGNOLA ... 23

COLONIZZAZIONEPORTOGHESE ... 24

CONSEGUENZEDELCOMMERCIOGLOBALE ... 26

IL MERCANTILISMO ... 30

LA MONETA ... 34

LE INNOVAZIONI ... 39

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ... 41

EVOLUZIONE INDUSTRIALE ED ECONOMICA ... 43

INGHILTERRA ... 43

BELGIO ... 45

FRANCIA ... 46

STATIUNITID’AMERICA ... 50

GERMANIA ... 55

RUSSIA ... 57

GIAPPONE ... 60

ITALIA ... 63

LA PRIMA GUERRA MONDIALE ... 71

ECONOMIADIGUERRA ... 73

GLIACCORDIDIPACE ... 75

GLI ANNI ‘20 E CRISI ‘29 ... 77

LA SECONDA GUERRA MONDIALE ... 86

GLIACCORDIDIBRETTON-WOODS ... 87

PIANOMARSHALLOEUROPEANRECOVERYPROGRAM(ERP) ... 88

COSASUCCEDENELL’ECONOMIAITALIANAUNAVOLTATERMINATALASECONDA GUERRRAMONDIALE ... 91

GOLDEN AGE (1950-1973) ... 94

SHOCKPETROLIFERI ... 100

GLI ANNI ‘80 ... 102

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PREFAZIONE

Uno degli obiettivi della storia economica è quello di capire i motivi per cui si verifica uno sviluppo ineguale dei vari paesi.

Uno degli indici che permettono di misurare e confrontare lo sviluppo di paesi diversi è il reddito pro-capite.

Il reddito pro-capite è un dato utile, ma non esaustivo, per capire il livello di sviluppo di un paese.

Esistono infatti altri indicatori altrettanto utili a tal scopo:

 il tasso di alfabetizzazione;

 la speranza di vita (aspettativa di vita media);

 La mortalità infantile.

I termini “crescita”, “sviluppo” e “progresso” non sono sinonimi. “Crescita” e “sviluppo” non sono connotati necessariamente da un'accezione positiva, ma possono essere anche utilizzati con

un'accezione neutra.

CRESCITA ECONOMICA

Si definisce crescita economica un aumento sostenuto del volume totale dei beni e dei servizi prodotti all'interno di una società.

La crescita economica si misura in due modi: attraverso il PIL e attraverso il Prodotto Nazionale Lordo.

◦ PIL: valore dei beni e dei servizi finali prodotti in un determinato periodo (in genere un anno) all'interno di un paese (e quindi su tutto il territorio nazionale) da residenti e da stranieri, al lordo degli ammortamenti, cioè compreso il valore dei beni che sono stati consumati nel processo produttivo.

◦ PNL: valore dei beni e dei servizi finali prodotti in un determinato periodo soltanto dai residenti, all'interno di un paese e all'estero, sempre al lordo degli ammortamenti.

Più si va indietro nel tempo, soprattutto nell'epoca preindustriale, più è difficile misurare il benessere per mancanza di dati.

Inoltre, quando si vuole confrontare la crescita economica di due paesi, si deve tenere conto anche del tasso di cambio, che può inficiare i calcoli. Infatti, nel momento in cui si effettua il cambio, esso è determinato dalla domanda e dall'offerta della valuta.

Invece di usare il tasso di cambio, si può utilizzare la PARITA' DI POTERE D'ACQUISTO.

L'indice di parità di potere d'acquisto consiste nel scegliere un paniere di beni sigificativo ed indicativo per tutti i paesi da confrontare. Si calcola il valore del paniere con le valute di tutti i paesi considerati e poi si procede al confronto tra i vari valori ottenuti.

ACCEZIONE NEUTRA DI CRESCITA ECONOMICA: non c'è la certezza che, in seguito alla crescita economica di un determinato paese, si viva meglio di prima. Infatti, l'aumento del volume dei beni e dei servizi prodotti potrebbe essere dipeso da un aumento dell'impiego dei fattori produttivi, per cui la produttività rimane invariata.

Addirittura, la produttività potrebbe diminuire per la legge dei rendimenti decrescenti: all'aumento dell'utilizzo dei fattori produttivi, a un certo punto la produttività diminuisce.

Proprio per questo, al posto di focalizzare l'attenzione sull'aumento della quantità prodotta, sarebbe meglio valutare l'aumento della produttività.

Un aumento della produttività può essere determinato da cambiamenti tecnologici (innovazioni nel processo produttivo) che consentono una resa migliore dei fattori produttivi; oppure può essere determinato da innovazioni di carattere istituzionale (norme, cambiamenti del sistema fiscale, stabilità politica).

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SVILUPPO ECONOMICO

Si definisce sviluppo economico, una crescita economica unita ad un sostanziale cambiamento strutturale e organizzativo dell'economia.

Lo sviluppo economico può essere causato dalla crescita economica, ma può verificarsi anche il contrario (es. rivoluzioni industriali; e-commerce).

Lo sviluppo economico è un fenomeno reversibile, infatti si potrebbe verificare una regressione economica.

ACCEZIONE NEUTRA DI SVILUPPO ECONOMICO: lo sviluppo economico non è detto che sia sempre un fenomeno positivo (regressione economica).

PROGRESSO

Il progresso è un aumento/sviluppo stabile delle conoscenze che si pongono ad un livello più elevato rispetto al passato.

ACCEZIONE UNICAMENTE POSITIVA DI PROGRESSO: il progresso non è reversibile.

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CICLI ECONOMICI

Modello che tende ad analizzare l'economia studiando il suo andamento ciclico. L'andamento ciclico è scandito da una serie di crisi. Cioè, bisogna capire come mai il sistema economico, già in epoca preindustriale, non ha mai avuto un trend di sviluppo lineare, ma ha sempre visto un

alternarsi di fasi di crescita positive o fasi di crisi.

A questo riguardo, gli studiosi che per primi si sono occupati di questo tipo di analisi sono studiosi che troviamo già tra tardo Ottocento e primi del Novecento. Il primo in assoluto è il francese Juglar, seguito da Kitchin e Kondrat'ev. Questi tre studiosi hanno studiato l'andamento ciclico

dell'economia. In particolare, si sono focalizzati su tempistiche diverse di durata del ciclo economico.

Prima di vedere le specifiche durate, diamo una definizione di ciclo economico. Il ciclo economico può essere definito come una fluttuazione nell'attività economica globale. Questa definizione è fornita da uno studioso americano, W. Mitchell, vissuto tra gli anni Settanta dell'Ottocento e la metà del Novecento. Mitchell ha pubblicato un'opera chiamata “Business Cycles” (1913).

La manifestazione dell'attività economica è il reddito (il Pil), quindi per individuare l'andamento ciclico dell'economia, uno degli strumenti è andare a verificare l'andamento del reddito prodotto.

Una fluttuazione del PIL ci fa capire che l'economia ha un andamento ciclico con una fase

ascendente, magari una fase di stallo e una fase regressiva (negativa). L'andamento dell'economia e la crescita nel lungo periodo non sono mai stati, fino ai giorni nostri, costanti, ma sono sempre state caratterizzate da un andamento ciclico.

Parallelamente all'analisi del Pil, si potrebbe andare a verificare l'andamento dei tassi di

occupazione. Pil e occupazione hanno un andamento speculare, quindi a fronte di una contrazione del Pil ci sarà anche una contrazione del tasso di occupazione.

Quando dura un ciclo economico?

Juglar è colui che ha analizzato un andamento ciclico dell'economia individuando dei cicli

cosiddetti di medio periodo. Cioè quella fluttuazione, l'ascesa e la decrescita che caratterizza il ciclo, Juglar l'ha individuata con una durata di 8-12 anni (ciclo di medio periodo). Significa che

storicamente, se si va ad analizzare l'andamento dell'economia, si vede che per periodi di una decina d'anni di durata l'economia, e quindi il Pil e l'occupazione, hanno avuto una fase di crescita e una fase di decrescita. Le due fasi (fase a- positiva e la fase b- negativa) sono quelle che determinano un ciclo. Secondo Juglar questo ciclo aveva una durata di 8-12 anni.

Kondrat'ev è famoso per aver studiato cicli di medio-lungo periodo, cioè le grandi onde e il grande andamento ondulatorio dell'economia. Il ciclo individuato da Kondrat'ev ha una durata di circa una cinquantina d'anni. Kondrat'ev ha iniziato ad effettuare la sua analisi dalla rivoluzione industriale in avanti. Ha visto che anche nel medio - lungo periodo l'economia si caratterizza per un andamento ciclico: fasi positive, determinate essenzialmente dall'introduzione sul mercato di innovazioni tecnologiche, seguite da fasi di contrazione, dovute al fatto che le innovazioni sono ormai obsolete. Questo determina un ciclo economico. Dopo la fase di contrazione, nel sistema emergeranno nuove innovazioni che determineranno l'inizio di un nuovo ciclo di lungo periodo.

Sostanzialmente questo studioso ha studiato le onde lunghe che sono scandite da innovazioni tecnologiche e relativa maturità del sistema.

Kitchin è colui che ha studiato dei cicli di breve periodo. Il ciclo breve dura 2-4 anni circa. Kitchin ha focalizzato l'analisi in un ambito sempre più ristretto.

Ciò significa che l'economia può essere analizzata in un'ottica macro (ciclo Kondrat'ev), ma anche in un'ottica di periodi più brevi (ciclo Juglar), ma anche i periodi minori vedono al loro interno cicli ancora più brevi (cicli Kitchin). Ciò significa che dentro un ciclo Kondrat'ev ci sono 4-5 cicli Juglar e in un ciclo Juglar un paio di cicli Kitchin.

Volendo si può anche analizzare un ciclo annuale o stagionale per quei settori in cui la stagionalità è

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essenziale. Ad esempio, il settore dei gelati: il ciclo ha senso sia in un'ottica di lungo periodo, ma anche in un'ottica annuale (stagione estiva- trend crescente; stagione invernale- trend decrescente).

Ipotizzando un trend stazionario (nel lungo periodo l'economia ha sempre avuto un trend crescente, per convenzione a livello di analisi si assume un trend stazionario), ogni onda è un ciclo

caratterizzato da una fase espansiva al cui vertice si verifica una crisi, una fase negativa

caratterizzata da una contrazione al termine della quale nasce una ripresa. Questa è un tipo di analisi che ci ha fornito Mitchell.

È interessante come Mitchell spiega perché l'economia ha un andamento ciclico e perché la crescita ciclicamente si interrompe, cioè vi sono delle crisi che interrompono la crescita.

Per prima cosa bisogna capire da che cosa sono determinate le crisi. Le crisi hanno motivazioni assolutamente differenti tra l'epoca preindustriale (età moderna) e l'epoca industrializzata.

 Epoca preindustriale: le crisi che si manifestavano nel sistema economico erano tutte crisi di sottoproduzione (carenza di risorse rispetto alla domanda) che facevano sì che la

popolazione si riducesse. Le risorse di cui la popolazione aveva carenza erano esclusivamente risorse alimentari.

Le crisi avevano come causa scatenante esclusivamente la carenza di risorse alimentari: carestie. La popolazione, sebbene crescesse lentamente, tendeva a crescere più velocemente di quanto erano in grado di crescere le risorse alimentari, cioè i raccolti. L'agricoltura non era in grado di produrre cibo sufficiente per sostenere una popolazione che, sebbene molto lentamente, cresceva. Questo

determinava delle crisi: innanzitutto spesso si verificavano delle carestie (bastava che andasse male un raccolto). Le carestie provocavano malnutrizione che provocava a sua volta un abbassamento delle difese immunitarie. Il risultato finale erano le epidemie. Anche le guerre portavano con sé carestie, perché gli eserciti distruggevano spesso i raccolti, e epidemie.

Quindi la crisi significava che ad un certo punto non vi erano risorse sufficienti per la popolazione che si ammalava e moriva. La mortalità catastrofica riduceva la popolazione sotto al livello di sussistenza. Quindi se la popolazione era troppo numerosa rispetto alle risorse, la popolazione si ammalava e moriva e tutto ciò riportava la popolazione ad un livello sostenibile. Il livello

sostenibile (poca popolazione e risorse sufficienti) era accompagnato da una nuova fase di crescita dell'economia.

 Epoca industriale: Le crisi dell'epoca industrializzata sono crisi di sovrapproduzione. La crisi del 1929 è l'esempio più tipico di crisi di sovrapproduzione. Per capire quali sono le crisi che determinano l'andamento ciclico dell'economia nell'epoca industrializzata, basta che ci si ricordi la crisi del 1929.

Nella fase positiva dell'economia, la domanda cresce e i prezzi aumentano. Un aumento dei prezzi, se non è determinato dall'inflazione, è un aspetto positivo dell'andamento dell'economia; la

contrazione dei prezzi è un andamento positivo se determinata da innovazioni tecnologiche, ma non lo è se determinata da prodotti invenduti. La domanda supera l'offerta e quindi i prezzi aumentano.

L'offerta cerca di adeguarsi alla domanda crescente e al trend dei prezzi crescente. Perché l'offerta aumenti, si aumentano gli investimenti e il ricorso al credito. L'offerta cresce troppo, per un eccesso di ottimismo degli operatori economici e il mercato non è in grado di assorbire questa crescita dell'offerta, e supera la domanda. Si verifica un eccesso di offerta rispetto alla domanda. Il risultato sono i prodotti invenduti che provocano un crollo dei prezzi e la conseguente crisi di

sovrapproduzione.

La crisi del 1929 ha avuto effetti di natura finanziaria, ma che ha come motivo principale quello di natura economica (sovrapproduzione).

La differenza è che per andare a capire i motivi che determinano l'andamento ciclico, i due studiosi focalizzano l'attenzione su quello che succede in momenti diversi.

Mitchell per capire che cosa determina lo scoppio della crisi, va a vedere il punto massimo della crisi e il punto minimo della curva negativa, cioè il punto di ripresa. In altre parole, cosa succede all'apice (crisi) e cosa succede nel momento minimo (ripresa). Secondo Mitchell, una visione corretta deve partire da questi presupposti: studiare cosa accade nelle variabili macroeconomiche in

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quei due momenti.

Schumpeter fa un tipo di analisi diversa: non va a focalizzare l'analisi su un punto massimo e sul punto minimo, ma sui punti di flesso, cioè quando la curva interseca la linea del trend.

Successivamente al punto di flesso, ad esempio nella fase positiva, è vero che l'economia continua a crescere, ma in realtà cresce ad un tasso via via decrescete cioé sta già rallentando, c'è già

l'inversione di tendenza. L'analisi di Schumpeter è basata su quando cambia l'inclinazione della curva.

La differenza tra i due studiosi è quindi il momento in cui si deve andare a fare la propria analisi.

Entrambi hanno ragione, ma dipende dal tipo di analisi che si vuole fare.

Schumpeter (è uno studioso austriaco, ma si è trasferito nei primi del Novecento nei stati uniti) è proprio uno degli studiosi che ha analizzato l'andamento ciclico dell'economia rapportandolo ai gruppi di innovazioni che entrano nel sistema economico con le rivoluzioni industriali. La sua analisi sull'importanza delle innovazioni tecnologiche per determinare l'andamento ciclico dell'economia è molto importante.

LA TEORIA DEGLI STADI DI ROSTOW

La teoria degli stadi è stata proposta da uno studioso americano, Rostow. Rostow ha pubblicato

“The stages of economic growth” il suo scritto nel 1960. Gli stadi ovvero i passaggi o le fasi attraverso i quali ciascun paese arriva a un processo di industrializzazione completo.

Rostow propone un modello che è proprio chiamato “La teoria degli stadi”. Individua cinque fasi attraverso cui ciascun paese si industrializza.

Il suo modello, molto criticato, prende in considerazione il caso inglese. Analizza come si è industrializzata l'Inghilterra e come è cambiata l'economia britannica. Rostow ha poi esteso questo modello a tutti i paesi. Individuare un modello unico e standardizzare il processo di

industrializzazione inglese è stato il primo errore che ha commesso perché ciascun paese ha il proprio processo di industrializzazione.

1. FASE DELLA SOCIETA' TRADIZIONALE. La società tradizionale è la società dell'epoca preindustriale. Essa ha un'economia relativamente statica e vive le crisi di sottoproduzione.

La popolazione vive essenzialmente di agricoltura.

2. FASE DI TRANSIZIONE O DELLE PRECONDIZIONI. È la fase nella quale nel sistema economico, in particolare in quello britannico, si iniziano a verificare una serie di

cambiamenti (rivoluzioni) che sono le premesse per quello che accadrà nella fase successiva, cioè nel processo di industrializzazione (rivoluzione industriale). Consiste in cambiamenti nel sistema economico:

 In questa fase iniziano ad esserci innovazioni nel settore agricolo che fanno aumentare sia la produzione che la produttività: nuove colture, nuove tecniche di coltivazione. Questo aumento di produzione e di produttività della terra può essere chiamato come Rivoluzione agraria.

 La rivoluzione agraria è la premessa alla Rivoluzione demografica, cioè la popolazione inizierà a crescere con tassi di crescita mai visti in precedenza.

 Anche la Rivoluzione dei trasporti è una premessa alla rivoluzione industriale: la costruzione di strade, canali e ferrovie. I trasporti diventano più economici, più veloci e più efficienti.

 Rivoluzione del credito, cioè credito a tassi di interesse più bassi. In questo modo circola più capitale.

 Rivoluzione commerciale con una maggiore circolazione delle merci e una maggiore divisione del lavoro.

3. FASE DEL TAKE-OFF. Per Rostow la fase del take-off è la fase più importante. È la fase del decollo industriale. Il decollo è ciò che lui definisce un processo spontaneo o indotto

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che porta l'economia a livelli di sviluppo superiori mai raggiunti prima. Cioè tassi di sviluppo e di crescita dell'economia mai avuti prima. È un processo di accelerazione dell'economia spontaneo, perché si sono verificati i prerequisiti, o indotto. Si verifica in un periodo molto breve di venti o trent'anni, quindi il decollo è un processo molto rapido.

Rostow per ciascun paese individua quali sono stati gli anni del take-off.

 Inghilterra: ultimi trent'anni del settecento;

 Belgio: tra il 1830 e il 1860;

 Francia come Belgio.

 Italia: fine ottocento fino alla prima guerra mondiale.

Per individuare il take-off di ciascun paese, monitora alcuni parametri:

 I tassi d'investimento. A suo parere, perché ci sia il take-off i tassi di investimento devono essere almeno al 10%.

 Si devono sviluppare i settori chiave. Per la prima rivoluzione industriale, il settore tessile, metallurgia, macchina a vapore, utilizzo del carbon coke.

L'industrializzazione prima riguarda i settori chiave e poi si estende man mano a tutti gli altri ed è un processo molto rapido.

4. FASE DELLA MATURITA'. Nella fase della maturità, l'industrializzazione prosegue.

Rostow non dà tempistiche sulla durata, ma ci dice che in questa fase l'industrializzazione, che aveva riguardato solo i settori chiave, si estende a tutti gli altri settori produttivi. Per questo motivo, nella fase della maturità, i tassi d'investimento crescono ancora di più e arrivano al 20%. L'aumento degli investimenti significa grande circolazione di capitale.

5. ERA DEI CONSUMI DI MASSA. Questi paesi, nello specifico l'Inghilterra, hanno ormai completato il loro processo di industrializzazione. Tutti i settori sono meccanizzati e gli investimenti iniziano a diminuire già alla fine della fase della maturità. Aumentano i consumi perché la popolazione è più ricca e ha più capacità di spesa. Gli investimenti delle imprese devono dirigersi verso un altro tipo di impiego dei capitali: si inizierà ad investire in standardizzazione della produzione. Rendere la produzione in serie al fine di velocizzarla, ridurre i costi, far fronte a una domanda crescente e conseguire economie di scale.

 Aumentare volumi → economie di scala

 Aumentare rapidità → economie di rapidità.

I prezzi scendono perché la produzione inizia a costare meno. È ciò che accadrà nell'America degli anni trenta quando si inizierà a produrre in serie.

LE CRITICHE

Gerschenkron ha analizzato e criticato Rostow dicendogli che il concetto di take-off e i cinque stadi non sono applicabili a tutti i paesi. In particolare, Gerschenkron ha studiato come si sono industrializzati i paesi ritardatari: paesi dell'est, Italia, Spagna, Nord Europa, Giappone, etc. Per i paesi che si sono industrializzati tardi le fasi non valgono perché si industrializzano molto più rapidamente. Gerschenkron parla di vantaggi dell'arretratezza: più un paese arriva tardi, più si industrializza velocemente. Questo accade perché trova capitali (investimenti esteri) e tecnologia (già disponibile sul mercato) da disponibili.

Gerschenkron dice che i paesi che si industrializzano tardi non solo non seguono il modello di Rostow, ma per loro non si verifica completamente la fase di transizione. I paesi ritardatari si industrializzano senza che si verifichino le precondizioni e le premesse alla rivoluzione industriale.

Come aveva detto Rostow, essi si industrializzano attraverso un processo di accelerazione indotta:

per i paesi ritardatari nei quali non si verificano le precondizioni, subentrano dei fattori sostitutivi che fan sì che il processo di industrializzazione sia indotto. I fattori sostitutivi sono l'iniziativa da parte dello stato e gli investimenti da parte delle banche.

Stato e banche sono gli elementi cruciali che determinano l'industrializzazione dei paesi ritardatari

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SIDNEY POLLARD

Ci sono altri modelli di analisi dell'economia. Uno di quelli che evidenziamo è di uno studioso americano chiamato Sidney Pollard che ha scritto un'opera chiamata “La conquista pacifica” nel 1981. Per spiegare le caratteristiche dell'andamento dello sviluppo economico dei vari paesi, svolge un'analisi che non è incentrata su cosa succede nelle singole nazioni, ad esempio

l'industrializzazione inglese (Rostow) o l'industrializzazione dei paesi ritardatari (Gerschenkron), etc.

Pollard sostiene che l'analisi deve essere basata su realtà territoriali che non necessariamente e non esattamente coincidono con i confini nazionali. A suo parere non è corretto andare a vedere come si industrializza l'Inghilterra perché l'Inghilterra, come tutti i paesi, presentano al loro interno realtà differenti: ciascuna regione, anche microregione, ha avuto ritmi e fasi di sviluppo differenti. Un conto è andare a vedere le regioni più evolute dell'Inghilterra, quelle che si sono industrializzate per prime come il Lancashire o lo Yorkshire dove si produceva la lana, un altra cosa era andare a vedere le regioni rimaste arretrate come la Cornovaglia ad esempio.

A suo parere, per un'analisi più precisa dello sviluppo economico sarebbe più utile e corretto andare a vedere che succede in realtà territoriali più piccole non coincidenti con un'intera nazione. In una nazione coesistevano e continuano a coesistere realtà differenti.

DOUGLASS NORTH.

Un'altra teoria è quella di Douglass North, uno studioso americano che è stato premio Nobel per l'economia nel 1993. North è appartenente alla corrente istituzionalista e sostiene che è

fondamentale andare ad analizzare il legame tra cambiamento economico e cambiamento istituzionale. “Istituzionale” significa che ciascun paese per svilupparsi economicamente deve necessariamente registrare dei cambiamenti istituzionali adeguati, senza i quali non è possibile perseguire un determinato sviluppo economico.

Nel caso inglese, tutte le innovazioni che caratterizzeranno la rivoluzione industriale hanno alcune premesse essenziali in termini di cambiamenti istituzionali come, ad esempio, leggi che tutelano la proprietà privata, leggi che tutelano i brevetti, leggi che tutelano gli investimenti, che tutelano la circolazione del credito, etc. Cioè lo stato, secondo North, ha un ruolo essenziale nella creazione delle regole e delle norme che sono di contorno al funzionamento del sistema economico, ma che sono una premessa essenziale.

Quindi la corrente istituzionalista focalizza l'analisi sui cambiamenti istituzionali e sul ruolo dello stato.

PAUL DAVID

Paul David è un economista che a metà degli anni ottanta ha pubblicato articoli che sviluppavano un concetto assolutamente importante e attuale. Questo concetto prende il nome di “Path

dependence”. Secondo la Path dependence, i cambiamenti tecnologici e istituzionali che si

verificano in un paese non è detto che dipendano da leggi economiche che possono essere applicate uniformemente in tutti i casi, spesso dipendono da eventi casuali. Questi eventi casuali sono eventi che contribuiscono o hanno un ruolo essenziale nel determinare l'andamento dell'economia.

Questa teoria trova applicazione proprio in questo periodo: possiamo fare tutte le analisi

economiche del passato o del presente o fare tutte le previsioni future che vogliamo, ma qualunque modello di analisi crolla davanti alla path dependence, cioè davanti al verificarsi di eventi casuali e non prevedibili. La path dependence è anche l'evento catastrofico che cambia il ciclo economico, come un terremoto o un'epidemia.

Sotto il profilo economico, l'epidemia di coronavirus è un evento non prevedibile, sicuramente catastrofico e che rappresenterà un cambiamento significativo sull'andamento dell'economia.

Sicuramente non si ripartirà da dove si è interrotto questo ciclo economico: cambieranno gli equilibri internazionali e tante altre cose.

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LA POPOLAZIONE

Il regime demografico che caratterizza l'epoca preindustriale è caratterizzato da alta natalità è alta mortalità. Il saldo era positivo, ma con una crescita molto lenta, intorno all'1,3 per mille.

È utile parlare di popolazione e dello sviluppo che la caratterizza dall'epoca preindustriale alla rivoluzione industriale perché:

1. Perché nel corso della storia il regime demografico cambia più volte.

2. Perché l'andamento della popolazione ha implicazioni sulla domanda e sull'offerta di beni.

In particolare, la domanda di beni può essere rigida o elastica. La LEGGE DI ENGEL ci dice che minore è il reddito, più alta è la percentuale di questo reddito destinata ai consumi alimentari. Ciò significa che i beni alimentari sono beni a domanda rigida, cioè che la domanda di questi beni non varia o varia in misura minima in funzione del reddito disponibile.

All'epoca l'alimentazione era basata essenzialmente sui cereali, che erano il bene di prima necessità.

Ora che abbiamo analizzato l'andamento della popolazione dal lato della domanda, analizziamo l'andamento dell'offerta, cioè la produzione agricola, per vedere se domanda e offerta sono

bilanciate, oppure se esiste un punto di rottura. In epoca preindustriale questo punto di rottura esiste, cioè le risorse alimentari (bene a domanda rigida), in epoca preindustriale e prima della rivoluzione agraria, non crescono in maniera sufficiente e tale da supportare quella che naturalmente sarebbe la crescita della popolazione.

L'offerta di beni dipende dalla capacità produttiva (es. disponibilità di terre), dalla tecnologia, dalle fonti di energia e dalla disponibilità di forza lavoro.

Innanzitutto, consideriamo il periodo, caratterizzato dalla crescita della popolazione molto lenta, che va dal medioevo alla prima rivoluzione industriale. Per capire da che cosa è determinato l'andamento della popolazione si deve considerare una serie di elementi:

 Tasso di natalità

 Tasso di mortalità. Mortalità che si divide in:

◦ mortalità ordinaria

◦ mortalità catastrofica

 Tasso di nuzialità (età del matrimonio).

TASSO DI NATALITA'

Il tasso di natalità esprime quanti nati ci sono ogni mille abitanti. In epoca medievale e

preindustriale, la natalità era molto alta. A seconda dei paesi andava tra il 37-45 per mille: cioè 37- 45 nati ogni mille abitanti.

TASSO DI FECONDITA'

Il tasso di fecondità esprime quanti figli faceva mediamente una donna nella vita fertile. Era tra i 5- 7 figli.

TASSO DI MORTALITA'

La mortalità ordinaria era piuttosto alta, andava tra il 35-40 per mille (35-40 morti ogni mille abitanti). In particolare, era molto alta la mortalità infantile, cioè i morti entro il primo anno di vita.

La mortalità infantile era tra il 20-30% (mediamente un bambino su tre - quattro moriva entro il primo anno di vita).

In condizioni normali, cioè in annate dove non si verificavano catastrofi, il saldo tra natalità e mortalità era positivo, cioè la popolazione cresceva seppur lentamente. La popolazione molto lentamente tendeva a crescere con un tasso annuo del 1,3 per mille circa.

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Oltre alla mortalità ordinaria c'era la mortalità catastrofica. La mortalità catastrofica è quella che si verificava ciclicamente.

Il trend crescente della popolazione preindustriale nasconde al suo interno un trend ondulatorio, cioè un ciclo che nel lungo periodo è crescente, ma che si caratterizza da fasi di ascesa e di brusche cadute. Le brusche cadute sono dovute alla mortalità catastrofica, che si verificava ciclicamente ed impediva una crescita continua e costante della popolazione. La mortalità catastrofica era

sostanzialmente determinata da quelli che venivano chiamati i tre cavalieri dell'apocalisse: le carestie, le epidemie e la guerra.

Le carestie in età preindustriale erano molto frequenti perché l'agricoltura era esposta alle variabili climatiche, come oggi d'altronde. La carestia non uccideva direttamente la popolazione, ma

determinava un crollo delle risorse alimentari che indeboliva la popolazione che era più vulnerabile all'attacco delle malattie. Fame e carestie erano collegate.

Le pestilenze erano la prima causa di mortalità catastrofica dell'Europa dell'età moderna. In

particolare, per la presenza della pesta, una malattia che ciclicamente si manifestava. Erano malattie endemiche che possono scomparire per decenni e poi ricomparire.

La prima grande ondata di peste è la peste era del 1348. La peste continua a colpire fino ai primi del settecento, poi scomparirà. La peste aveva origine da un bacillo che si era andato a instaurare nelle pulci e nei topi e che così venne a contatto con l'uomo.

L'epidemia di peste nera arrivava dall'oriente. La popolazione europea intorno all'anno mille

contava 30-35 milioni di abitanti. Prima dello scoppio della peste nera (1347) era circa 80 milioni di abitanti. Con l'arrivo della peste, tra il 1348 e il 1351, la popolazione europea si è ridotta di circa un terzo. Le conseguenze della peste nera sono state il crollo della popolazione e il crollo della

domanda di beni. Per la popolazione rimasta i beni alimentari saranno quindi ampiamente

sufficienti. La popolazione sopravvissuta, avendo risorse alimentari sufficienti, potrà crescere molto rapidamente passata l'epidemia di peste. Nel giro di circa un secolo (fine 1400), la popolazione europea era tornata ai livelli preposte.

La popolazione quindi crolla rapidamente, ma rapidamente si ricostituisce.

Il terzo elemento di mortalità catastrofica era la guerra. La guerra non era catastrofica per quanta gente moriva in combattimento, perché la guerra veniva combattuta sul campo con armi poco distruttive. La guerra era catastrofica perché implicava confisca di beni alimentari che venivano dati agli eserciti, eserciti che dove passavano distruggevano terreni e raccolti, eserciti che portavano con sé epidemie che diffondevano dove passavano.

La mortalità catastrofica (epidemie, carestie e guerre) impediva alla popolazione di crescere rapidamente perché ne interrompeva la crescita.

TASSO DI NUZIALITA'

Il tasso di nuzialità indica a che età ci si sposava. L'età in cui le donne arrivavano al matrimonio era un aspetto essenziale perché più ci si sposava tardi, meno figli si facevano. Oggi nascono tanti figli fuori dal matrimonio, ma all'epoca erano un'eccezione. Se una donna si sposava tardi, tenendo conto che l'età fertile arrivava circa fino ai 40 anni, aveva la possibilità di fare meno figli.

La cosa sorprendente è che, in epoca preindustriale, l'età del matrimonio non era così precoce come ci aspetteremmo. Si aggirava intorno ai 20-25 anni.

Se una donna si sposava intorno ai 15 anni, mediamente faceva 8-10 figli nella sua vita. Se una donna si sposava a 25 anni, mediamente ne faceva 5-7.

Ci si sposava relativamente tardi perché si dava origine a una sorta di freno preventivo della popolazione.

Oltre alle epidemie, esistevano dei freni naturali, cioè dei meccanismi che in automatico entravano in funzione per impedire alla popolazione di crescere oltre il limite che l'agricoltura poteva

sostenere

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