Stabilità dei pendii in condizioni sismiche p
Prof. Ing. Claudia Madiai
La letteratura geotecnica è ricca di notizie di frane in pendii naturali e artificiali avvenute in tempi lontani e recenti in
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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Corso di Ingegneria Geotecnica Sismica
naturali e artificiali avvenute in tempi lontani e recenti in occasione di terremoti
Dall’osservazione dei fenomeni franosi sismo-indotti è stato rilevato che il rapporto causa-effetto è molto complesso:
deboli terremoti possono scatenare frane imponenti
terremoti forti possono non attivare movimenti di pendii in condizioni di stabilità precarie
Soprattutto le osservazioni più numerose ed attente effettuate negli ultimi 30 anni hanno permesso di:
evidenziare che il rapporto causa-effetto dipende dalla combinazione di molti fattori
identificare i principali fenomeni fisici e parametri chiave
Le manifestazioni osservate sono molto varie:
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
crolli
distacchi parziali
rotture generalizzate
collassi istantanei
movimenti ritardati, più o meno lenti
I materiali coinvolti sono i più diversi:
I materiali coinvolti sono i più diversi:
rocce lapidee, rocce tenere alterate
terreni granulari, argille
33
Crollo di una parete rocciosa durante il terremoto di Lisbona 1755
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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durante il terremoto di Lisbona, 1755
Trodi - Calabria meridionale, 1783
44
Terranova - Calabria meridionale, 1783
Terremoti e frane
Anchorage - Alaska, 1964
55
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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Loma Prieta – California, 1989
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
S. Francisco, 1906
77
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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Diga di Pacoima - California, 1971
88
Terremoti e frane
Northridge - California, 1994
99
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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Kobe - Japan, 1995
Northridge - California, 1994
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
Terremoti e frane
11 11
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI Terremoti e frane
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Niigata - Japan, 2004
12 12
Frana circolare sismoindotta
Terremoti e frane
dopo gli eventi del 1783…
Frana circolare sismoindotta osservata in Calabria
... e oggi
13 13
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
Il i t i è il t d
Calitri - Irpinia, 1980
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Il movimento si è sviluppato ad una distanza epicentrale di circa 17km dopo 3-4 ore dall’evento principale (MW= 6.9, profondità ipocentrale D 20 km, d 50s) e si è arrestato nelle 24h successive
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
Movimento esteso (L750 m prof 100m) e
Calitri - Irpinia, 1980
Movimento esteso (L750 m, prof.100m) e complesso (movimento principale profondo + movimenti secondari profondi e superficiali + diverse colate) in materiali argillitici,
fortemente sovraconsolidati, fessurati e dilatanti
15 15
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
Alaska, 1964: i maggiori danni all’ambiente fisico derivarono da diffusi fenomeni franosi, talora molto estesi di cui restano ancora tracce. La frana di Turnagain Heights fu particolarmente spettacolare, con fronte di 2.5 km, formazione di graben e spostamenti orizzontali di blocchi di terreno fino a 600m
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Il sottosuolo è costituito da terreni argillosi con morfologia quasi piana.
Il collasso fu attribuito alla liquefazione di alcune lenti sabbia e alla caduta di resistenza di argille sensitive (quick clays) favorita dalla lunga durata del terremoto (4min!). Il cinematismo fu
attribuito al moto asincrono dei blocchi di argilla e al meccanismo di rottura retrogressiva 1616
S. Fernando - California 1971: collasso per liquefazione di sabbie sature della sponda di monte della diga in seguito ad un sisma di magnitudo 6.6 e durata significativa di circa 10s
Il serbatoio, fortunatamente non era completamente invasato.
Poteva essere il più grande disastro naturale nella storia degli USA, perché a valle della diga vivevano circa 80.000 persone
17 17
Frana di Nikawa
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
movimenti franosi identificati mediante foto interpretazione
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Il cinematismo ricostruito indica lo scorrimento lungo una superficie prossima al pelo libero
della falda (combinazione più sfavorevole tra Frana di Nikawa fattori predisponenti e scatenanti)
affioramento d’acqua G.W.T.: ground water table
(m)
MANIFESTAZIONI E OSSERVAZIONI
Terremoto del Salvador, 2001 Frana di Las Colinas (Santa Tecla)
Colata rapida di ceneri vulcaniche (tephra), probabilmente per un meccanismo di liquefazione favorito dalla presenza di strati poco permeabili di paleosuolo e da fenomeni di amplificazione delle accelerazioni (>0.6g!) dovuti ad effetti topografici e all'elevato rapporto di impedenza tra substrato e coltre superficiale
19 19
OGGETTO DELLE ANALISI
Obiettivo dell’analisi Geometria Stratigrafia Proprietà
geotecniche Condizioni idrauliche Pendio Valutazione effetti del sisma sul
pendio (frana attiva, quiescente o Complesse, spesso solo parzialmente note
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Pendio artificiale
Progetto o verifica sismica del manufatto in terra (diga, argine, rilevato)
Generalmente semplici e note e/o scelte dal progettista
naturale di primo distacco) e su eventuali manufatti
Complesse, spesso solo parzialmente note
Fronte di scavo
Verifica o scelta della geometria per assicurare stabilità adeguata in condizioni sismiche
Semplice e nota e/o
scelta dal Complesse, spesso solo parzialmente note
Problemi applicativi diversi a causa di:
- natura e origine dei terreni - storia tensionale e deformativa - condizioni idrauliche
pendio
naturale rilevato
in condizioni sismiche progettista
fronte di scavo
20 20
Statica Varnes (1978) Sismica Keefer & Wilson (1989)
Cat. II
Crolli Ribaltamenti
Cat. I
Espansioni laterali Colate
Scorrimenti traslazionali Scorrimenti rotazionali
Cat. III 21 21
CLASSIFICAZIONE CINEMATICA (Keefer e Wilson, 1989)
I. crolli e ribaltamenti (con disgregazione della massa in frana):
- in pendii acclivi movimento
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- in pendii acclivi, movimento veloce, spesso superficiale
II. scorrimenti (senza disgregazione della massa in frana):
-sia in roccia che in terreni sciolti;
-anche colate lente (in pendii da moderatamente pendii da moderatamente acclivi ad acclivi)
III. espansioni laterali e colate rapide (‘fluidificazione’ del terreno)
- movimenti rapidi in pendii da poco a moderatamente acclivi
Dalle osservazioni sui movimenti franosi sismo-indotti si è visto che:
magnitudo e raggio dell’area interessata da frane sono correlati
le correlazioni sono diverse per i diversi tipi di movimenti
i movimenti franosi più frequenti sono i crolli di roccia
TERREMOTI E FRANE
i movimenti franosi più frequenti sono i crolli di roccia
Analisi statistica di Keefer & Wilson su 40 terremoti storici + terremoti statunitensi dal 1958 al 1977 (M = 5.2 – 8.7)
Frane rare anche in zona epicentrale se:
M < 4 per la I categoria M < 4.5 per la II categoria M < 5 per la III categoria
23 23
È stato osservato inoltre che :
i cinematismi e le fenomenologie sono in generale diversi rispetto ai movimenti in condizioni statiche
TERREMOTI E FRANE
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movimenti in condizioni statiche
in molti casi i movimenti sono ritardati rispetto all’evento sismico
il comportamento di un pendio durante l’evento sismico e per un periodo successivo all’evento stesso è strettamente legato alla natura del terreno e alle condizioni esistenti prima del terremoto
le analisi di stabilità di un pendio in zona sismica devono sempre essere effettuate con riferimento alle tre condizioni:
PERTANTO
essere effettuate con riferimento alle tre condizioni:
a) PRIMA del terremoto: condizioni statiche b) DURANTE il terremoto: condizioni dinamiche
c) DOPO il terremoto: condizioni statiche, con resistenza al taglio eventualmente modificata per effetto residuo del carico ciclico
24 24
CARATTERISTICHE DEL PENDIO:
caratteristiche morfologiche geologiche e strutturali
UN PENDIO DURANTE UN TERREMOTO
caratteristiche morfologiche, geologiche e strutturali
proprietà fisiche e parametri meccanici dei terreni, in condizioni statiche, dinamiche e cicliche
regime delle pressioni interstiziali CONDIZIONI CONTINGENTI:
entità e posizione di eventuali carichi esterni
uso del suolo
difi h ll f l i di i i t i / t l
modifiche alla morfologia di origine antropica e/o naturale
condizioni climatiche
CARATTERISTICHE DEL TERREMOTO:
forma, ampiezza, durata e contenuto in frequenza del moto sismico
25 25
STUDI, INDAGINI E DATI NECESSARI ALLA VERIFICA DI STABILITÀ DI UN PENDIO IN CONDIZIONI SISMICHE
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acquisizione e analisi di dati esistenti
rilievi topografici, indagini geologiche
prove geotecniche in sito e di laboratorio
monitoraggio delle pressioni interstiziali
individuazione e controllo di eventuali movimenti preesistenti
definizione delle condizioni ambientali e di carico
identificazione dell’azione sismica di progetto
I t
Sommità a(t) effetti litostratigrafici
MODIFICAZIONI DEL MOTO SISMICO DALLA BASE ALLA SOMMITÀ DI UN PENDIO
Base II IV
t
t
t t III
amax Sommità
effetti topografici Sommità
ANDAMENTO DELLE ACCELERAZIONI ALL’INTERNO DEL PENDIO
+
ag Base zone di concentrazione di
energia
direzione (sub)verticale delle onde in arrivo alla base
Base
verticalizzazione del cammino di propagazione (legge di Snell)
27 27
EFFETTI DEL MOTO SISMICO SUI PENDII
Essendo azioni di tipo dinamico e ciclico, le sollecitazioni sismiche producono rispetto al caso statico:
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1. Incremento delle forze destabilizzanti
Tale effetto è legato alla natura dinamica dell’azione sismica per cui all’interno del pendio nascono forze inerziali variabili nel tempo e nello spazio a causa di:
eterogeneità del terreno
effetti di amplificazione litostratigrafica
effetti di amplificazione topografica 2. Riduzione delle azioni resistenti
Tale effetto è legato alla natura ciclica dell’azione sismica che induce nel terreno:
fenomeni di fatica con degradazione dei parametri di resistenza
accumulo delle pressioni interstiziali
28 28
t a
(t)
W = m·g
F(t)
Incremento delle forze destabilizzanti
F(t) = m·a(t) = W·a(t)/g= W·K(t) K(t) = coefficiente sismico
Riduzione delle azioni resistenti
u accumulo di u f degradazione dei parametri di resistenza
Fh(t) = W·Kh(t) Fv(t) = W·Kv(t) Kh(t) , Kv(t) = coefficienti sismici
orizzontale e verticale g= accelerazione di gravità
t t
f,dyncnn u utan f,st
f,dyncu,dyn complessivamente si avrà una riduzione delle condizioni di stabilità:
momentanea deformazioni e spostamenti durante il sisma
permanente accumulo di deformazioni e spostamenti, movimento franosi 2929
Prima del
terremoto
vSTATI DI SFORZO NEL PENDIO Prima, durante e al termine del terremoto
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v
cyc(t) o o
0
Dcyc
Durante il terremoto
v
cyc(t)
0
0Al termine del terremoto
0
v
(R)deformazione di taglio post-ciclica
CASI POSSIBILI
a - terreni addensati a
MECCANISMI DI INSTABILITÀ IN CONDIZIONI POST-SISMICHE
Terreni tipo a)e tipo b):
il movimento si arresta al termine del terremoto Terreni tipo c):
se RR(1) < (D) il movimento si arresta al
D
r
P
r
P
a terreni addensati b, c - terreni sciolti b
t c
( ) (2) 1
2
D = sforzo di taglio statico (driving stresses)
P= resistenza al taglio di picco
r= resistenza al taglio residua
R= deformazione di taglio post-ciclica
il movimento si arresta al termine del terremoto
se R= R(2) > (D)
il movimento continua dopo il terremoto
R(2)
R(1)
(D)
31 31
EFFETTI DEL MOTO SISMICO SUI PENDII:
PARAMETRI CHIAVE
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Incremento delle azioni
destabilizzanti Riduzione delle azioni resistenti
Azione sismica di progetto
Resistenza al taglio in condizioni dinamiche e
cicliche
32 32
In relazione al tipo di analisi possono essere necessari:
uno o più parametri rappresentativi dell’evento sismico, ad es.:
• accelerazione massima, amax
• velocità massima, vmax
• intensità di Arias,
• durata, TD
• potenziale sismico distruttivo, dt ) t ( g a I 2
t0
0 2 A
2 A D
P I p
con 0= intensità degli incroci con l’asse dei tempi
l’intera storia sismica (accelerogramma)
2 o
D
In generale, nella definizione dell’azione sismica di progetto si dovrà tenere conto anche degli effetti stratigrafici e topografici
(con metodi semplificati o analisi specifiche della RSL)
33 33
Secondo il D.M. 14.01.2008:
AZIONE SISMICA DI PROGETTO
(in termini di accelerazione)prof. ing. Claudia Madiai
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ci si deve riferire alle accelerazioni agsu terreno duro di
riferimento (Pericolosità Sismica di base) riportate nella Mappa di Pericolosità (allegato B) e definite per 9 periodi di ritorno (da 30 a 2475 anni) in corrispondenza dei nodi di un reticolo che copre tutto il territorio nazionale (http://www.cslp.it)
l’accelerazione di progetto, in assenza di specifiche analisi della
l accelerazione di progetto, in assenza di specifiche analisi della risposta sismica locale, può essere assunta pari a:
S·ag= Ss· ST ·ag
con Ss= fattore di amplificazione stratigrafica
(basato su categorie di sottosuolo, age Fo)
ST= fattore di amplificazione topografica
(basato sulle categorie topografiche)
v. cap. 12 (RSL)
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE
La resistenza al taglio di un terreno in condizioni cicliche,
f , può essere espressa mediante la relazione:Riduzione delle azioni resistenti
espressa mediante la relazione:
Poiché ’ è poco influenzato dalla ciclicità dei carichi:
' u tan ' c
' nf
con ’n= tensione efficace normale alla giacitura di scorrimento prima dell’applicazione del carico ciclico; u sovrappressione interstiziale generata dal carico; c’ e ’ parametri di resistenza ‘degradati’
se c’=0(terreni a grana grossa, terreni a grana fine normalconsolidati) la riduzione della resistenza è legata quasi esclusivamente a u
se c’ 0 la riduzione della resistenza dipende dall’aumento u delle pressioni interstiziali e dalla degradazione di c’ (per fenomeni di fatica)
35 35
“Nei terreni saturi si assumono generalmente condizioni di drenaggio impedito. In SECONDO IL D.M. 14.01.2008:
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE
Riduzione delle azioni resistenti
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Nei terreni saturi si assumono generalmente condizioni di drenaggio impedito. In tal caso, nelle analisi in termini di pressioni efficaci, la resistenza è esprimibile mediante la relazione:
“Nei terreni a grana fine, le analisi possono essere condotte in termini di tensioni totali esprimendo la resistenza al taglio mediante la resistenza non drenata valutata in condizioni di sollecitazione ciclica:
c , u f c
dove cu,cinclude gli effetti di degradazione
' u
tan 'c' n
f
“Nelle analisi di stabilità in condizioni post-sismiche si deve tener conto della riduzione della resistenza al taglio indotta dal decadimento delle caratteristiche di resistenza per degradazione dei terreni ed eventuale accumulo delle pressioni interstiziali che può verificarsi nei terreni saturi”
u e cu,cPOSSONO ESSERE STIMATI IN PRIMA APPROSSIMAZIONE MEDIANTE OPPORTUNE FORMULE EMPIRICHE
36 36
Es: Seed e Booker (1977)
12a
’0 =pressione efficace media iniziale
Riduzione delle azioni resistenti - Stima u in terreni granulari
a
L N
N N
sen N u u
2 1 1 '
0
* 2 a0.96Dr0,83
' 0 hv
1) analisi di risposta sismica locale
2) formule approssimate, ad es:
con maxricavabile da
N L=n. di cicli che portano il terreno a liquefazione (da letteraturao prove di laboratorio)
(Dr = densità relativa)
max eq
hv 0.65
NL 0
N= numero di cicli equivalente al sisma (da letteratura, es. Biondi et al., 2003):
a D
a
I T
v a
N
I v
a N
log 2613 . 1 log 2278 . 0 log 8657 . 0 log 5467 . 2 9231 . 1 log
log 1911 . 1 log 9194 . 0 log 3460 . 2 3679 . 2 log
0 max
0 max
d max v
max r
g a
con rd= 1- 0.015 z (z in m)
37 37
Es: Matsui et al. (1980)
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE Riduzione delle azioni resistenti - Stima u in terreni coesivi
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v max ,
log c
' p
u
0
p’0=pressione efficace media iniziale
0.45 (coefficiente sperimentale)
v=deformazione disoglia volumetrica(da prove di laboratorio cicliche o correlazioni di letteratura, ad es. in funzione di IP)
c, max= deformazione di taglio max indotta dal sisma con c,maxricavabile da
1) analisi di risposta sismica locale 2) formule approssimate, ad es:
d max v
max r
g a
c maxG
max ,
) pp ,
dove
NB: corrispondente al livello deformativoc, maxraggiunto (si possono utilizzare curve G()/G0di letteratura: è
necessario conoscere almeno il valore di G0) con rd= 1- 0.015 z (z in m)
Nei terreni coesivi la resistenza non drenata (analisi in t.t.) in condizioni cicliche è esprimibile mediante la relazione:
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE Riduzione delle azioni resistenti - Degradazione di cu
f c
u,c c
u,st
Nt
t
dove:
cu,st= coesione non drenata in condizioni statiche
N = numero di cicli equivalente al sisma
t = parametro di degradazione (funzione di IPe OCR) che può essere stimato da grafici o correlazioni, ad es:
vpuò essere ricavato da prove di laboratorio o da correlazioni in funzione di IP; s ed r da tabelle, p. es.
c( %)
p g ,
OCR = 1 OCR = 2 OCR = 4
IP = 15 IP = 30 IP = 50 IP = 50 IP = 50
s 0.195 0.095 0.075 0.054 0.042
r 0.600 0.600 0.495 0.480 0.423
oppure t = s(c–v) r dove
G 65 . 0 G
eq max c
39 39
si assume G di tentativo (G0 al 1° passo)
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE Stima della deformazione di taglio indotta
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G g r a G
d v max eq
valuta
si curva sperimentale o di
letteratura (G0 deve essere noto),
ad es:
per =1:
eq max
Di norma
=0.65
si aggiorna G e si ricalcola no
si
STOP Ge compatibili ?
Deformazione di taglio (%)
=0.65
40 40
Per terreni a comportamento fragile occorre distinguere tra condizioni di:
-picco(c' ≥ 0,' = 'p) post picco(c' 0 ' = ' )
Scelta dei parametri di resistenza
-post-picco(c 0, = pp) -residue(c' 0, ' = 'r) picco
post-picco
residuo
In genere si assume:
- frane di primo distacco rottura progressiva Resistenza post-picco + u
- frane attive o quiescenti superficie pre-esistente Resistenza residua e u=0 4141
RESISTENZA AL TAGLIO IN CONDIZIONI DINAMICHE E CICLICHE Criteri di scelta dei parametri di resistenza
ARGILLE LIMI ARGILLOSIE In letteratura esistono criteri per
stabilire se tener conto della degradazione della resistenza per
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Contenuto d’acqua W < 0.9 Wl
Distribuzione granulometrica D15< 0.005 mm Una perdita di resistenza
durante un terremoto è improbabile (terreni coesivi non saturi a
SI
NO SI
NO terreni coesivi (es. Silver, 1987):
Limite liquido Wl> 35%
Occorre accertare con prove dinamiche
(comportamento duttile) NO
NO SI