C
OMUNE DIR
OCCALBEGNAP
ROVINCIA DIG
ROSSETOA
REAT
ECNICAU
FFICIOU
RBANISTICAPIANO REGOLATORE GENERALE
PIANO STRUTTURALE
PROGETTISTA
A
RCH. G
IANCARLOT
ESEICOLLABORATORE
A
RCH. G
IUSEPPECONTI
NORME TECNICHE GENERALI
E DI DETTAGLIO PER SISTEMA DI PAESAGGIO
LA PRESENTE È COMPOSTA DA N
.148
PAGINE COMPRESA LA PRESENTETESTO APPROVATO IN SEDE DI APPROVAZIONE CON DELIBERAZIONE C.C. N° 19 DEL 27/08/2010 CON LOSTRALCIO DI CUI ALLA NOTA 2 A PAG. 143
TITOLO 1
NORME TECNICHE GENERALI
INDICE
TITOLO PRIMO
NORME TECNICHE DI DETTAGLIO
1.0 ELEMENTI DI ORDINE GENERALE
1.1 Disposizioni generali 1.2 Riferimenti legislativi
1.3 Finalità e caratteristiche del piano strutturale 1.4 Attuazione del Piano Strutturale
1.5 Elaborati costitutivi del Piano Strutturale 1.6 Norme di salvaguardia
1.7 Termini tecnici e definizioni
2.0 Indicazioni e direttive per la sostenibilità delle previsioni e degli interventi
2.1 La suddivisione del territorio comunale in ambiti di intervento omogenei 2.2.1 Per la risorsa Acqua
2.2.2 Per la risorsa Acqua rappresentata dalle acque superficiali e sotterranee in riferimento alla loro interazione con la risorsa Suolo
2.2.2.1 AMBITO A1 di assoluta protezione del corso d'acqua
2.2.2.2 AMBITO A2 di tutela del corso d'acqua e di possibile inondazione 2.2.2.3 AMBITO B aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi
d'acqua.
2.2.2.4 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti
2.2.3 Classi di Pericolosità Idraulica del territorio comunale (Vedi Tavola 9 abc)
Determinazione delle azioni necessarie alla riduzione del rischio idraulico Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.M.E.) (i.v.)
Aree a pericolosità idraulica elevata (P.I.E) (i.v.) 2.2.3.5 Aree di pertinenza fluviale
2.2.4 Le acque sotterranee e la gestione della risorsa idrica
Classificazione del territorio in base alla vulnerabilità della falda 2.2.5 Funzioni dell’A.A.T.O. e rapporti con il Piano Strutturale
2.2.6 Discariche
2.2.7 Adeguamento igienico sanitario:
2.3 Per la risorsa Suolo
2.3.1 Il Suolo
Terreni geologicamente inidonei, instabili e soggetti dissesti
2.3.1.1 Direttive per le aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici
2.3.2 Forme antropiche Aree urbanizzate
Cave, miniere - cartografate e riprese dalla Variante al S.U.G. per l’adeguamento al P.R.A.E. attualmente vigente;
2.3.3 Invasi artificiali
2.3.4 Bonifiche
2.3.5 Forme e processi di versante: predominante azione della forza di gravità.
2.3.6 Forme, processi e depositi dovuti alle acque superficiali:
2.3.7 Classificazione del suolo sulla base della pericolosità derivante dalle caratteristiche geomorfologiche
2.3.8 Definizione delle classi di pericolosità ed interventi ammessi 2.3.9 Siti ipogei
2.4 Classificazione degli interventi 2.4.1 Interventi sull'esistente
2.4.2 Interventi di nuova edificazione 2.4.3 Sbancamenti di grande entità
2.5 Depurazione (di competenza ATO 6 Ombrone) 2.6 Igiene urbana e rifiuti
2.7 Energia
2.8 Criteri generali per la organizzazione programmata dei tempi di vita, di lavoro e di mobilità dei cittadini in applicazione della LEGGE REGIONALE 22 luglio 1998, n. 38 “Governo del tempo e dello spazio urbano e pianificazione degli orari della citta’.”
2.9 Criteri generali per la prevenzione dell’inquinamento luminoso ai sensi della L.R. 21 marzo 2000, n.37 contenente “Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”
2.10 Criteri generali finalizzati al rispetto della L.R. 89/98 contenente “Norme in materia di inquinamento acustico” e della Delib.C.R. 77/2000
2.11 La valutazione di incidenza in base all’art. 15, comma 2, della l.r. n.
56/2000
3.0 INVARIANTI
3.1 Invarianti fisiche
3.1.1 Descrizione degli elementi di invarianza fisica 3.1.2 I centri storici ed il nucleo storico
3.1.3 I fabbricati ed i nuclei edificati di interesse storico 3.1.4 La viabilità storica e di interesse paesistico
3.1.5 I boschi
3.1.6 Aree agricole storiche
3.1.7 Aree di tutela paesistica a margine delle strutture urbane . 3.1.8 Aree di rilevante pregio ambientale (ARPA)
3.1.9 Aree di reperimento all'interno delle ARPA 3.1.10 I Siti di Importanza Regionale (S.I.R.)
3.1.11 II reticolo idrografico e fasce di pertinenza fluviale 3.1.12 Le emergenze geologiche
3.1.13 Corridoi infrastrutturali
3.1.14 I crinali ed i coni di percezione visuale 3.1.15 I corridoi biologici
3.1.16 Gli ambiti destinati alla localizzazione di invasi collinari per uso idropotabile
3.2 Invarianti prestazionali
3.2.1 Invarianti prestazionali per il territorio insediato 3.2.2 Invarianti prestazionali del territorio rurale 3.2.3 Usi Civici
4.0 STATUTO DEI LUOGHI
4.1 Ambiti urbani consolidati 4.2 Ambiti urbani da consolidare
4.3 Ambiti urbani del recupero e della conservazione 4.4 Ambiti urbani da trasformare
4.5 Ambiti di particolare pregio paesistico ambientale
4.6 Ambiti delle aree agricole deboli ai margini dell’edificato urbano (orti e coltivazioni marginali)
4.7 Poderi e nuclei edificati nel territorio rurale
4.8 Quadro sinottico degli elementi edificati rilevabili sul territorio comunale
5.0 IL TERRITORIO INSEDIATO
5.1 UNITÀ TERRITORIALI ORGANICHE ELEMENTARI E SUBSISTEMI INSEDIATIVI AD ESSE CORRELATE
5.2 Attività produttive
5.3 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero 6.0 LO SCHEMA NORMATIVO PER IL TERRITORIO RURALE
6.1 Norme generali
6.2 Definizioni principali 6.2.1 Territorio rurale
6.2.2 Zone a prevalente funzione agricola 6.2.3 Zone ad esclusiva funzione agricola 6.2.4 Attività agricole principali
6.2.5 Strutture pertinenziali per le pratiche sportive ed il tempo libero
6.2.6 Attività integrative
6.2.6.1 Attività integrative commerciali 6.2.6.2 Attività integrative artigianali
6.2.6.3 Attività integrative di locande rurali o alberghi di campagna 6.2.6.4 Attività integrative di servizio
6.2.7 Attività connesse a quella agricola 6.2.8 Centri di servizio per l'agricoltura
6.3 Recupero degli assetti territoriali degradati 6.4 Elementi edificati di natura accessoria
6.4.1 Elementi edificati in ambito pertinenziale, con destinazione sportiva e ricreativa
6.4.2 Elementi edificati destinati alla equitazione ed attività ippiche in genere 6.5 Agriturismo ed ospitalità in spazi aperti (agricampeggio)
6.6 Interventi edilizi in zona agricola:
Riuso del patrimonio esistente e nuova edificazione.
6.6.1 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso agricola
6.6.2 Interventi sul patrimonio edilizio esistente con destinazione d'uso non agricola
6.6.3 Interventi di nuova costruzione di edifici rurali 6.7 Criteri insediativi
6.8 Piano di miglioramento agricolo ambientale (PAPMAA) 6.9 Annessi rurali a servizio di fondi non costituenti aziende agricole 6.10 Specie forestali
6.11 Attività integrative
6.12 Costruzioni precarie e serre 6.12 Tettoie per auto
6.13 Ripari per finalita’ ittico-venatorie
6.14 Canili per allevamenti o squadre di caccia al cinghiale e randagismo 6.15 Ricoveri per animali da cortile o detenuti a scopo amatoriale 7.0 Elementi di ordine particolare riguardanti insediamenti di natura
particolare o speciale
7.1 Disciplina particolare per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente di valore storico architettonico
Antichi appoderamenti riportati nel catasto Leopoldino ed elencati tra le invarianti.
7.2 Disciplina particolare per la qualificazione tipologica dei manufatti destinati ad attività produttive speciali.
7.5 Disciplina particolare per la realizzazione di campi di volo temporanei.
7.6 Infrastrutture stradali.
8.0 I Programmi strategici 8.1 Programma strategico A
Il centro storico di Roccalbegna 8.2 Programma strategico B
Il centro storico di Cana 8.3 Programma strategico C
La Triana
8.4 Programma strategico D Il centro storico di Vallerona 8.5 Programma strategico E
I Parchi fluviali o delle confluenze 8.6 Programma strategico F
I corridoi biologici 8.7 Programma strategico G
La strada della Pietra (articolo modificato) 8.8 Programma strategico H, detto “Progetto 15”
Modifica al tracciato per il collegamento con Grosseto ed il comparto Amiatino (articolo modificato)
8.9 Programma strategico I
Miglioramento del collegamento con il comprensorio termale di Saturnia 8.10 Programma strategico L
La Cava del Sasso (articolo modificato) 8.11 Programma strategico M
Programmi ed iniziative per la valorizzazione della risorsa termale e Idropotabile (articolo modificato)
8.12 Programma strategico N Il parco eolico
8.13 Programma strategico O La sponda del Fiora 8.14 Programma strategico P
Ippovie e Trekking TITOLO 2
NORME TECNICHE DI DETTAGLIO PER SISTEMA DI PAESAGGIO
1 SISTEMI AMBIENTALI E PAESISTICI
2 Obiettivi di ordine generale 2.1 Per la risorsa “aria”
2.2 Per la risorsa “acqua”
2.3 Per la risorsa “suolo”
2.4 Per la risorsa “flora e fauna”
2.5 Obiettivi legati alla individuazione delle “invarianti”
3 Strategie di ordine generale 3.1 Territorio insediato
3.2 Ambito urbano consolidato 3.3 Ambito urbano da consolidare
3.4 Ambito urbano del recupero e della conservazione 3.5 Ambito urbano da trasformare
3.6 Attività produttive 3.7 Territorio rurale
SISTEMA DI PAESAGGIO N. 1 La Fattoria del Baccinello
SISTEMA DI PAESAGGIO N. 2 e 3 Le Trasubbie versante orientale ed occidentale SISTEMA DI PAESAGGIO N. 4 Monte Faete
UTOE DI CANA SISTEMA DI PAESAGGIO N. 5 Gli Usi
SISTEMA DI PAESAGGIO N. 6 Grillese
Subsistema insediativo degli Usi SISTEMA DI PAESAGGIO N. 7 Rocconi e Zolferate
Subssitema insediativo della Triana SISTEMA PAESISTICO N. 8 Il Fiume Fiora
SISTEMA DI PAESAGGIO N. 9 Roccalbegna e Vallerona UTOE DI Roccalbegna UTOE DI Vallerona
Subsistema insediativo di Vallerona Subsistema insediativo di Santa Caterina RIEPILOGO DEL DIMENSIONAMENTO e criteri per l’attuazione della previsione
1.0 ELEMENTI DI ORDINE GENERALE
1.1 Disposizioni generali
1 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale si applica al territorio compreso all’interno dei limiti amministrativi del Comune di Roccalbegna così come individuati dall’Ufficio per il Territorio della Provincia di Grosseto.
2 In esso sono contenute disposizioni, norme, regole e strategie per la conservazione, riqualificazione trasformazione e miglioramento degli assetti urbanistici e territoriali assumendo come riferimento il P.I.T. della Regione Toscana, il P.T.C. della Provincia di Grosseto, gli altri strumenti urbanistici ed amministrativi sovraordinati ed i piani comunali di settore vigenti.
3 Esso è' redatto secondo le modalità di cui all’art. 53 della L.R. 3.1.2005 n.1.
4 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale regola specificatamente gli aspetti paesistici ed ambientali, secondo i principi e le finalità della D.L.gs n.42 del 22 gennaio 2004, del PIT e del PTC.
5 Lo strumento urbanistico denominato Piano Strutturale del Comune di Roccalbegna è formato ai sensi dell'art.53 della L.R. 3.1.2005 n.1. ed è approvato con le procedure dell’accordo di pianificazione.
6 In caso di contrasto o difformità con altri provvedimenti o normative comunali adottate antecedentemente al Piano Strutturale, prevalgono le presenti norme con i relativi elaborati grafici.
1.2 Riferimenti legislativi
– L.R. 17/04/84 n. 21: Norme per la formazione e l’adeguamento degli Strumenti Urbanistici ai fini della prevenzione del rischio sismico;
– D.C.R.T. n. 94 del 12/02/85: Direttiva: “Indagini geologico-tecniche di supporto alla pianificazione urbanistica”;
– D.M. 11/03/88: Norme Tecniche sulle indagini sui terreni, rocce, la stabilità dei pendii naturali e scarpate, ecc.;
– D.P.R. 24/05/88 n. 236: Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell’art. 15 della L. 183 del 16/04/1987;
– D.G.R.T. 14/12/98 n. 1541: Istruzioni tecniche per la valutazione degli atti di programmazione e di pianificazione territoriale di competenza degli Enti Locali ai sensi della L.R. 16/01/95 n. 5.
– D.Lgs. 11/05/99 n. 152: Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della Direttiva CEE 91/271 e 91/676;
– D.Lgs. 18/08/2000 n. 258: Disposizioni correttive ed integrative del D.L. 152/99;
– D.C.R.T. 25/01/2000 n. 12: Approvazione del Piano di Indirizzo Territoriale – art. 7 L.R. 16/01/95 n. 5;
– D.G.R.T. 07/08/2000 n. 868: Misure di salvaguardia del P.I.T. (art. 11 L.R. 5/95) Indirizzi per l’applicazione, Circolare;
– D.C.R.T. 20/05/1997 n. 155: Direttive sui criteri progettuali per l’attuazione degli interventi in materia di difesa idrogeologica.
– D.P.C.M. 05/11/99: Piano Stralcio - Riduzione del Rischio idraulico del Bacino del Fiume Ombrone;
– Del. Comitato Istituzionale n. 135 del 27/10/99 e n. 136 del 10/11/99: misure di salvaguardia per le aree a pericolosità e a rischio di frana elevato;
– Del. Comitato Istituzionale n. 139 del 29/11/99: misure di salvaguardia per le aree a pericolosità ed a rischio idraulico molto elevato;
- Del Progetto di Piano Assetto Idrogeologico del Bacino Regionale Ombrone (Legge n.
183/1989 – Legge n. 267/1998 – Legge n. 365/2000) - Codice Urbani 42/2004
- D.Lgs n.42 del 22/01/2004;
- D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente;
1.3 Finalità e caratteristiche del piano strutturale
1 Il Piano Strutturale del Comune di Roccalbegna persegue le finalità indicate dagli articoli 1 e 5 della legge regionale n. 1/2005 ed ha come obiettivo
l’incremento in senso positivo della qualità e della quantità dell’assetto e delle prestazioni fisiche, sociali e culturali dell’intero territorio e la tutela e la salvaguardia del patrimonio ambientale e storico.
2 Il PS costituisce strumento di governo del territorio comunale ai sensi e con le finalità dell’art. 53 della suddetta legge regionale e attraverso il quale
l’Amministrazione svolge le essenziali funzioni di pianificazione,
programmazione e controllo della politica urbanistica locale, verificando in primo luogo la coerenza e la corrispondenza delle norme e dei contenuti del Piano Strutturale alle norme ed ai contenuti degli strumenti sovraordinati (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto e Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana) e tra questo ed il Regolamento Urbanistico e gli strumenti attuativi.
3 L’Amministrazione svolgerà la prevista funzione di controllo dell’evoluzione degli assetti territoriali attraverso la sistemazione e l’integrazione continua dei dati costituenti l’apparato delle conoscenze.
4 L’Amministrazione Comunale, a seguito della adozione del Piano Strutturale, si impegna nei confronti degli utilizzatori delle risorse essenziali e dei servizi del territorio, a mettere in atto e verificare le seguenti azioni:
prevenzione e riduzione degli effetti ambientali negativi eventualmente prodotti dalla azione del soggetto intervenente;
tutela e protezione delle bellezze naturali;
tutela e protezione delle zone di particolare interesse ambientale;
mantenimento qualitativo e quantitativo delle risorse naturali e dei servizi.
1.4 Attuazione del Piano Strutturale 1 Il Piano Strutturale si attua:
o con i Regolamenti urbanistici, previsti dall'art.55 della L.R. 3.1.2005 n.1.; che esauriscono il dimensionamento globale in fasi successive e da verificare nei singoli R.U. a condizione che:
o con i Piani complessi di intervento previsti all’art.56 della L.R. 3.1.2005 n.1., atto di pianificazione non obbligatorio con il quale il comune individua le previsioni urbanistiche da attuare per il periodo corrispondente al proprio mandato amministrativo;
2 In ogni occasione per la quale si modifichino le condizioni generali o particolari dell’assetto territoriale e delle procedure di intervento, l’Amministrazione comunale provvederà nel Piano Strutturale all’aggiornamento dei contenuti del Quadro conoscitivo, alla introduzione di norme, all’adeguamento a piani, testi legislativi e programmi che per la loro natura e provenienza siano da considerare sovraordinati rispetto al Piano Strutturale stesso.
3 Nel corso della redazione del Regolamento Urbanistico potrà essere valutata l’opportunità di variazioni ovvero modifiche non sostanziali delle dimensioni massime ammissibili degli insediamenti nei limiti del 10% della previsione contenuta per lo specifico sistema e comunque rimanendo inalterato il dato del dimensionamento complessivo a livello comunale.
4 per “modifiche non sostanziali” si fa riferimento alle sole modifiche del perimetro dei Sistemi di Paesaggio per adattare gli stessi perimetri a rilievi di maggior dettaglio e così come definibili attraverso la applicazione della norma relativa alle “varianti per la rettifica di perimetri e confini”. Nel Regolamento Urbanistico non sarà possibile modificare il perimetro delle Unità di Paesaggio né quello delle Arpa, dei SIR o delle aree comunque sottoposte a vincolo sovraordinato. Si specifica che in sede di redazione del Regolamento urbanistico, sarà possibile ridurre (e non ampliare) il perimetro delle UTOE in relazione alla verifica della reale estensione dei programmi insediativi.
1.5 Elaborati costitutivi del Piano Strutturale Relazione generale
Prima sezione
Elementi di ordine generale Seconda sezione
Verifiche con la pianificazione sovraordinata e relazioni di conformità Bilancio idrico
Programmi strategici
Norme tecniche generali e di dettaglio per Sistema di Paesaggio Valutazione degli effetti ambientali
Valutazione d’incidenza delle azioni di Piano
Relazione geologica di supporto al Piano Strutturale Elaborati grafici della sezione geologica in scala 1/10.000
Carta geologica Tavola 1
Carta geomorfologica Tavola 2
Carta idrogeologica Tavola 3
Carta litotecnica Tavola 4
Carta delle aree a pericolosità geomorfologica Tavola 5 Carta delle aree a pericolosità idraulica Tavola 6 Carta di adeguamento al P.A.I. Tavola 7 Carta delle aree con problematiche idrogeologiche
Tavola 8 Carta delle zone a maggior pericolosità sismica locale
Tavola 9 Tavole
LO STATUTO DEL TERRITORIO
1.1 Base cartografica 1/10.000
1.2 Base cartografica 1/10.000
1.3 Base cartografica 1/10.000
1.4 Base cartografica 1/10.000
2.1 Risorse del sottosuolo e viabilità sovracomunale
1/10.000
2.2 Risorse del sottosuolo e viabilità sovracomunale
1/10.000
2.3 Risorse del sottosuolo e viabilità sovracomunale
1/10.000
2.4 Risorse del sottosuolo e viabilità sovracomunale
1/10.000
3.1 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano Territoriale di Coordinamento
1/10.000
3.2 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano Territoriale di Coordinamento
1/10.000
3.3 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano Territoriale di Coordinamento
1/10.000
3.4 Le Unità di paesaggio e le azioni del Piano Territoriale di Coordinamento
1/10.000
4.1.
1
Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Inquadramento generale
1/10.000
4.1.
2
Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Inquadramento generale
1/10.000
4.1.
3
Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Inquadramento generale
1/10.000
4.1.
4
Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Inquadramento generale
1/10.000
4.2 Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
1/2.500
Stato di attuazione dello S.U. vigente Cana 4.3 Lo strumento urbanistico vigente
Quadro conoscitivo
Stato di attuazione dello S.U. vigente Roccalbegna
1/2.500
4.4 Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Stato di attuazione dello S.U. vigente S. Caterina
1/2.500
4.5 Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Stato di attuazione dello S.U. vigente Triana
1/2.500
4.6 Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Stato di attuazione dello S.U. vigente Usi
1/2.500
4.7 Lo strumento urbanistico vigente Quadro conoscitivo
Stato di attuazione dello S.U. vigente Vallerona
1/2.500
5.1.
2
Vincoli tutelati per legge
Vincolo paesaggisticoD.Lgs 42/2004 e s.m.i.
Usi Civici D.Lgs 42/2004 e s.m.i.
1/10.000
5.1.
4
Vincoli tutelati per legge
Vincolo paesaggisticoD.Lgs 42/2004 e s.m.i.
Usi Civici D.Lgs 42/2004 e s.m.i.
1/10.000
5.2.
1
Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000
5.2.
2
Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000
5.2.
3
Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000
5.2.
4
Vincolo idrogeologico R.D. n.3267/1923 1/10.000
5.3.
1
Aree di tutela paesaggistica ambientale naturalistica
1/10.000
5.3.
2
Aree di tutela paesaggistica ambientale naturalistica
1/10.000
5.3.
3
Aree di tutela paesaggistica ambientale naturalistica
1/10.000
5.3.
4
Aree di tutela paesaggistica ambientale naturalistica
1/10.000
6.1 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.2 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.3 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000 6.4 Infrastrutture a rete e puntuali 1/10.000
7.1 Sistemi insediativi 1/10.000
7.2 Sistemi insediativi 1/10.000
7.3 Sistemi insediativi 1/10.000
7.4 Sistemi insediativi 1/10.000
8.1 Le invarianti storiche 1/10.000
8.2 Le invarianti storiche 1/10.000
8.3 Le invarianti storiche 1/10.000
8.4 Le invarianti storiche 1/10.000
9.1 Uso del suolo agricolo 1/10.000
9.2 Uso del suolo agricolo 1/10.000
9.3 Uso del suolo agricolo 1/10.000
9.4 Uso del suolo agricolo 1/10.000 9.2.
1
Qualità agricola dei suoli 1/10.000
9.2.
2
Qualità agricola dei suoli 1/10.000
9.2.
3
Qualità agricola dei suoli 1/10.000
9.2.
4
Qualità agricola dei suoli 1/10.000
LA STRATEGIA DELLO SVILUPPO TERRITORIALE
10.1 Quadro conoscitivo
Le Unità e i subsistemi di paesaggio
1/10.000
10.2 Quadro conoscitivo
Le Unità e i subsistemi di paesaggio
1/10.000
10.3 Quadro conoscitivo
Le Unità e i subsistemi di paesaggio
1/10.000
10.4 Quadro conoscitivo
Le Unità e i subsistemi di paesaggio
1/10.000
11.1.1 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000
11.1.2 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000
11.1.3 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000
11.1.4 Invarianti dell’apparato edificato 1/10.000
11.2.1 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.2 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.3 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 11.2.4 Invarianti dell’apparato naturalistico 1/10.000 12.1 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.2 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.3 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000 12.4 Progetto di piano iniziative e progetti speciali 1/10.000
13.1 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000
13.2 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000
13.3 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000
13.4 Il nuovo apparato infrastrutturale 1/10.000
14.1.1 Sistemi di paesaggio
Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani
1/10.000
14.1.2 Sistemi di paesaggio
Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani
1/10.000
14.1.3 Sistemi di paesaggio
Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani
1/10.000
14.1.4 Sistemi di paesaggio
Unità territoriali organiche elementari Sistemi insediativi extraurbani
1/10.000
14.2 Sistemi di paesaggio 9
Unità territoriali organiche elementari UTOE Roccalbegna
1/2500
14.3 Sistemi di paesaggio 4
Unità territoriali organiche elementari UTOE di Cana
1/2500
14.4 Sistemi di paesaggio 9
Unità territoriali organiche elementari
1/2500
UTOE di Vallerona
14.5 Sistemi di paesaggio 4
Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano della Triana
1/2500
14.6 Sistemi di paesaggio 9
Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano di Santa Caterina
1/2500
14.7 Sistemi di paesaggio 6
Unità territoriali organiche elementari Subsistema urbano degli Usi
1/2500
14.8.1 Delimitazioni delle aree per la realizzazione della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica
1/10.000
14.8.2 Delimitazioni delle aree per la realizzazione della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica
1/10.000
14.8.3 Delimitazioni delle aree per la realizzazione della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica
1/10.000
14.8.4 Delimitazioni delle aree per la realizzazione della cartografia geologica, geomorfologica, litologico-tecnica
1/10.000
1.6 Norme di salvaguardia
1 Ai sensi dell’art. 53 della L.R. 3.1.2005 n.1. recante “Norme per il governo del territorio” e successive modifiche ed integrazioni, il presente Piano Strutturale è sottoposto alle norme di salvaguardia.
2 Le misure di salvaguardia hanno efficacia dalla approvazione del Piano
Strutturale fino alla approvazione del Regolamento Urbanistico e comunque nel rispetto del termine massimo di cui all’art. 53, comma 2, lett. h) della L.R. n°
1/05 e s.m.i..
3 In attesa della definitiva approvazione del Ru e comunque per un periodo non superiore a tre anni dalla data di approvazione del PS , viene sospesa ogni determinazione sulle domande di permesso di costruire e Denuncie di inizio attività, quando si riconosca che tali domande siano in contrasto con le previsioni del PS e con quelle del PIT e nel PTC.
4 Fino all'approvazione del Regolamento Urbanistico vigono le prescrizioni vincolanti e le salvaguardie individuate nelle presenti norme per ogni sistema, sottosistema e Utoe.
5 Nel rispetto delle norme e delle prescrizioni di cui al sistema insediativo di appartenenza, possono essere attuate le seguenti previsioni dal vigente PDF che concorrono al dimensionamento del PS:
a) per le zone interne alle UTOE caratterizzate da edificabilità produttiva dal vigente PDF sono consentiti interventi di Ristrutturazione Urbanistica, ampliamento e nuova edificazione, a condizione che il lotto oggetto di intervento sia dotato delle opere di urbanizzazione e dei necessari requisiti di accessibilità dalla strada pubblica,
b) per tutte le zone esterne alle UTOE sottoposte a completamento edilizio, industriale e artigianale dal vigente PDF (zone B, D e zone ad esse riconducibili), vale la disciplina di cui al vigente PDF.
c) per tutte le zone di espansione interne ed esterne alle UTOE già previste dal vigente PDF gli interventi ammessi sono quelli relativi a eventuali Piani UrbanisticiAttuativi già approvati e convenzionati.
6 Fino all’approvazione del RU e comunque non oltre 3 anni dalla data di approvazione del PS e fermo restando che tutti gli interventi concorrono al dimensionamento complessivo del P.S.comprese eventuali previsioni esistenti e non attuate ma confermate nel P.S., sulle aree agricole sono ammessi i seguenti interventi con le specifiche limitazioni:
a. sul patrimonio edilizio esistente dei fondi agricoli che alla data di adozione del presente strumento non raggiungono i minimi di superficie di cui al P.T.C. provinciale sono ammessi tutti gli interventi di manutenzione e ristrutturazione edilizia senza trasferimento di volumetrie e senza modifica della destinazione d’uso;
b. gli interventi di nuova edificazione nei fondi agricoli che alla data di adozione del presente strumento si trovano al di sopra dei minimi fondiari di cui al P.T.C. provinciale, sono ammessi dietro presentazione di Programma aziendale pluriennale di Miglioramento Agricolo ambientale (P.M.A.A.) ai sensi della vigente normativa regionale e provinciale. Non sono tuttavia ammessi interventi edilizi che comportano la realizzazione di volumetrie eccedenti le capacità produttive del fondo
c. nelle aziende agricole che alla data di adozione del presente strumento si trovano al di sopra dei minimi fondiari di cui al P.T.C. provinciale:
- sono consentiti gli interventi di cui all’art. 43 della L.R. 1/2005
- è consentito ricavare una unità immobiliare deruralizzata con le modalità di cui all’art. 43, comma 4, L.R.T. 01/2005, a condizione che sia comunque mantenuta in produzione una superficie fondiaria superiore ai minimi del P.T.C. provinciale.
7 Nelle aree soggette ai vincoli di natura geologica e/o idraulica, descritte negli elaborati grafici facenti parte del Piano Strutturale, non sono ammessi interventi se non dopo la realizzazione delle opere dirette al superamento del rischio geologico e/o idraulico.
8 Il Piano Strutturale recepisce le misure di salvaguardia di cui all’art 36, comma 3, 4 e 5 del vigente P.I.T. ai fini del corretto assetto idraulico del territorio 9 Fino all’approvazione del RU e comunque non oltre tre anni dalla data di
approvazione del P.S., sono inoltre ammissibili i seguenti interventi:
a. gli interventi posti in essere dagli enti pubblici (ammessi dall'art.1, comma 2, del DL 3 febbraio 1993, n.29) e le opere di pubblica utilità o pubblico interesse, realizzate dagli enti istituzionalmente competenti. Tali interventi devono essere realizzati nel rispetto del corretto inserimento ambientale secondo le finalità e gli obiettivi del presente Piano Strutturale;
b. gli interventi di bonifica e riqualificazione relativi ad aree in condizioni di degrado fisico-ambientale;
c. gli interventi di manutenzione della rete idrografica (fossi e canali) , quelli atti a ridurre il rischio idrogeologico nonché di prevenzione e soccorso in caso di emergenza per eventi naturali eccezionali.
d. interventi sui fabbricati ed i nuclei edificati di interesse storico patrimonio edilizio ante 1915 fino alla ristrutturazione edilizia limitatamente a quegli interventi che non alterino i caratteri architettonici, decorativi e gli elementi che costituiscono arredo urbano propri dell’edificio medesimo.
e. interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di restauro e risanamento conservativo sui fabbricati eventualmente presenti all’interno delle aree di tutela paesistica.
10 Varianti anticipatorie del Regolamento Urbanistico.
Anche in anticipo rispetto all’approvazione del futuro Regolamento Urbanistico, attraverso la redazione di apposite varianti, si possono prevedere attuazioni di carattere prioritario del Piano strutturale.
Queste potranno riguardare esclusivamente:
a) opere pubbliche di rilevanza strategica ai fini degli assetti urbani e territoriali del comune; opere sia pubbliche che di iniziativa privata destinate alla realizzazione di impianti per lo sfruttamento o la valorizzazione delle energie rinnovabili;
b) piani complessi d’intervento;
1.7 Termini tecnici e definizioni Statuto del territorio
1. Lo statuto del territorio è l’insieme dei principi, delle regole e degli indirizzi programmatici da attivare per garantire la valorizzazione e la tutela delle risorse e i livelli prestazionali delle funzioni individuate.
2. Lo statuto del territorio:
o definisce l’insieme dei fattori che rendono un territorio riconoscibile e corrispondente alla cultura, alla storia, alle aspettative della comunità locale, promuovendo l’identità e la specificità di ogni parte del territorio;
o tutela l’esistenza e garantisce la permanenza e lo sviluppo della qualità dei rapporti che sono storicamente intercorsi fra attività umane di uso e trasformazione del territorio ed i caratteri fisici e naturali del territorio stesso.
Regolamento Urbanistico
1. Il Regolamento Urbanistico traduce gli obiettivi, i vincoli ambientali e le strategie operative del Piano Strutturale in norme operative e prescrizioni, fino alla scala del singolo edificio, specificando destinazioni d’uso, tipi di intervento, regole morfologiche e strumenti di attuazione.
Invarianti
1. Le invarianti riconoscono e rappresentano le specifiche caratteristiche dei luoghi che sono rimaste o devono rimanere essenzialmente inalterate e comunque attive nel tempo. Esse devono tendere a configurarsi, attraverso le azioni di protezione e valorizzazione come cardini o sicuri punti di riferimento per ogni futura azione di trasformazione.
Statuto dei luoghi
1. Lo statuto dei luoghi definisce senza alcuna relazione funzionale con il valore stesso del luogo considerato, i vari livelli ed intensità di trasformazione delle risorse e della qualità del loro uso.
Sistema di paesaggio
1. Per sistemi sistemi di paesaggio si intendono le nove articolazioni morfologiche del paesaggio.
2. Il sistema di paesaggio individua porzioni del territorio caratterizzate da una comune identità morfologica (struttura delle coltivazioni agrarie, presenze produttive, principi insediativi, tipologie edilizie, densità ecc.) ed ambientale.
Unità territoriali organiche elementari (U.T.O.E.)
1. Per unità territoriali organiche elementari si intendono le porzioni minime di territorio individuate sulla base di criteri morfologici, ambientali, insediativi e socio-economici presenti o previsti sul territorio. La sua dimensione funzionale è calibrata in funzione dell' obiettivo di garantire una adeguata capacità di carico del territorio nei confronti delle previsioni di sviluppo degli insediamenti, delle infrastrutture e dei servizi necessari.
2. Il PS identifica le UTOE e la loro delimitazione, ne definisce gli obiettivi locali, le dimensioni massime ammissibili, gli indirizzi di carattere prescrittivo e indicativo con riferimento alle invarianti, ai luoghi a statuto strategico, ad altre prescrizioni vincolanti e alle salvaguardie.
Territorio rurale
1. Si assume il territorio rurale come l’insieme delle aree esterne alle aree urbanizzate e urbanizzabili, in conformità con quanto previsto dal PTC provinciale. Al suo interno sono individuati gli ambiti di applicazione della normativa per il territorio rurale con le zone ad esclusiva e a prevalente funzione agricola nonché le classi di cui all’art.25 comma 4 del PTC. Nel territorio rurale possono trovare collocazione anche attività extragricole, per le quali siano tuttavia ammissibili le connessioni con il contesto rurale che le ospita.
2. I subsistemi insediativi: nell’ambito del territorio rurale si identificano particolari perimetri che definiscono agglomerati edificati che hanno caratteristiche insediative simili a quelle delle UTOE ma di minor importanza e
comunque ancora fortemente legate alla natura agricola dell’intorno, con servizi ed infrastrutture tali da non poter essere ricondotte a livello urbano ma che vengono trattate sul piano della pianificazione territoriale in modo simile.
2.0 Indicazioni e direttive per la sostenibilità delle previsioni e degli interventi
1. Gli interventi pubblici e privati, in ogni singola porzione del territorio per le operazioni che comportano azioni che interagiscono o influenzano in termini diretti o mediati con le risorse naturali ed i servizi del Comune di Roccalbegna, dovranno essere diretti
a) alla salvaguardia della tipicità e dei valori riconosciuti e condivisi dell'ambiente e del paesaggio, individuabili per il paesaggio in una specifica tessitura delle coltivazioni nella porzione di territorio che costituisce la porzione sud del territorio (Sistema paesistico degli Usi) e quella che si affaccia sulla vallata delle Trasubbie (Sistema paesistico delle Trasubbie, versanti occidentale ed orientale) ed in una spiccata naturalità nella parte pedemotana e della Fattoria del Baccinello,
b) alla protezione dai rischi naturali o conseguenti alle modifiche e trasformazioni delle risorse naturali, individuando come possibili modificazioni incompatibili anche l’insediamento di apparati produttivi non legati alla trasformazione delle produzioni agricole o alla realizzazione di infrastrutture di livello sovracomunale che siano estranee alla maglia infrastrutturale esistente;
c) alla costruzione di un territorio stabile in modo che le sue modificazioni siano programmabili e non influenzabili da imprevedibili fattori di pericolosità, perseguendo questo risultato sia con il consolidamento delle linee principali dell’apparato idrografico che attraverso azioni di restauro e recupero ambientale in quelle aree che siano state interessate da attività incompatibili.
2. Il Regolamento Urbanistico può prevedere norme operative e prescrizioni relative alle singole risorse naturali.
2.1 La suddivisione del territorio comunale in ambiti di intervento omogenei
1. Il territorio comunale è suddiviso in unità di paesaggio (derivanti dal P.T.C.) a loro volta interpretate nel dettaglio attraverso la formazione di sistemi di paesaggio.
2. I sistemi di paesaggio che compongono il territorio comunale di Roccalbegna sono nove e precisamente:
Vedi tavole 14.1, 14.2, 14.3 e 14.4 Sistema n. 1 La Fattoria di Baccinello,
che occupa la porzione ovest del territorio comunale, tra il confine comunale e la Strada Vicinale del Baccinello
Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio CP2.4 I Colli di Cinigiano Sistema n.2 Le Trasubbie, versante occidentale,
tra il Torrente Trasubbie, la Strada Vicinale del Baccinello e il Torrente Melacciole La natura del soprassuolo, l’andamento generalmente più lieve dei pendii. la pertinenza ed il riferimento complessivo sia culturale che economico delle due aree al Torrente Trasubbie, hanno suggerito di trattare queste due sistemi come un unico sistema ambientale, indipendentemente dal fatto, solo in questo ambito formale che appartengano a due Unità di Paesaggio differenti.
Il Sistema di Paesaggio è compreso nelle’Unità di Paesaggio denominate CP2.4 I Colli di Cinigiano e R8.1 Monte Aquilaia
Sistema n. 3 Le Trasubbie, versante orientale,
tra il Torrente Trasubbie, lungo la valle del Fosso San Pellegrino fino alle balze ovest di Cana
Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro
Sistema n. 4 Monte Faeta,
ampio elemento territoriale corrispondente al bacino idrografico del Torrente Trasubbino e comprendente l’UTOE di Cana
Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro
Comprendente l’UTOE di Cana Sistema n. 5 Gli Usi
tra l’Albegna e la S.P. della Crocina
Il Sistema di Paesaggio è compreso nella ’Unità di Paesaggio denominata R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro
Sistema n. 6 Grillese,
comprendente il Subsistema insediativo della Fattoria degli Usi , tra il Fosso delle Manzinelle e la SP della Crocina;
Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio CP3.2 La Valle del Medio Albegna
Comprendente il Subsistema Insediativo della Fattoria degli Usi.
Sistema n. 7 Rocconi Zolferate,
tra l’Albegna, La Triana ed il Fosso Calizzano
Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio R10.1 L’Alta Valle dell’Albegna
Istituzione ai sensi della LR 49/95 della Riserva Naturale di Pescinello e Rocconi.
Comprendente il Subsistema Insediativo della Triana Sistema n. 8 Il Fiume Fiora,
tra la Triana ed il Fiume Fiora
Il Sistema di paesaggio è compreso nell’Unità di Paesaggio R10.2 L’Alta Valle del Fiora Sistema n. 9 Roccalbegna Vallerona,
tra il confine nord del comune e la SP della Fronzina
Comprendente le UTOE di Vallerona e Roccalbegna oltre al Susistema insediativo di Santa Caterina.
Il Sistema di paesaggio è compreso nelle tre Unità di Paesaggio R8.1 Monte Aquilaia, R8.2 Crinale di Murci e Poggioferro ed R10.2 L’Alta Valle del Fiora
Comprendente l’UTOE di Vallerona, l’UTOE di Roccalbenga ed il Subsistema Insediativo di Santa Caterina.
I limiti delle Unità di paesaggio derivanti dal PTC non sono stati modificati.
2.2 Per la risorsa Aria
Il Regolamento Urbanistico, in relazione alla risorsa aria, dovrà precisare norme finalizzate alla:
1. limitazione e compensazione delle emissioni inquinanti in atmosfera;
allo stato attuale non si rilevano nell’ambito territoriale comunale attività che emettano sostanze inquinanti.;
2. limitazione e compensazione dell’inquinamento acustico attraverso il Piano di classificazione acustica del territorio comunale, che è stato predisposto dal Comune di Roccalbegna; che rivolge la propria attenzione principale al rumore derivante dall’apparato viario che trova nella Strada per la Montagna un tratto di particolare intensità emissiva ed altri ambiti da monitorare e verificare lungo la SP della Crocina, identificando come principale causa del disagio la eccessiva velocità di attraversamento da parte dei mezzi meccanizzati e la presenza di curve che costringono al cambiamento di marcia;
3. limitazione e compensazione dell’inquinamento da radiazioni magnetiche non ionizzanti: nel territorio comunale sono presenti trasmettitori puntuali per telefonia mobile in aree a bassa densità insediativa; se non si potranno limitare le interferenze di questi poli emissivi, si dovrà porre la massima attenzione nel prevedere attività ed insediamenti nelle loro immediate vicinanze;
4. limitazione e compensazione dei fenomeni di innalzamento della temperatura e dell’aridità dell’aria: questo argomento, di grande importanza nell’ambito territoriale di Roccalbegna, trova concretezza progettuale negli interventi su due fattori distinti: l’estensione della copertura boschiva, che notoriamente produce effetti benefici sulla termoregolazione ambientale e sulla qualità dell’aria e la natura dell’apparato idrografico sia in riferimento alla sua estensione (superficie libera delle acque superficiali e proporzionalmente alla
sua entità aumenta lo scambio di vapore con l’atmosfera) che alla velocità di scorrimento, che tende a diminuire la temperatura assoluta e quindi a ridurre lo scambio di vapore;
2.2.1 Per la risorsa Acqua (individuare corpi idrici da definire come invarianti strutturali e norme per la loro tutela e conservazione)
Ai fini della tutela degli insediamenti si deve mirare al raggiungimento del massimo risparmio idrico D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ed incrementare la cultura della tutela della risorsa perseguendo i seguenti obiettivi specifici:
a) razionalizzazione dei consumi idrici attraverso la destinazione delle acque che presentano livelli qualitativi più elevati al consumo umano ed abbandonando progressivamente il ricorso ad esse per usi che non richiedono acque di migliore qualità;
b) controllo e manutenzione programmata della rete di distribuzione idropotabile, per limitare gli sprechi dovuti a dispersione nel terreno;
c) monitoraggio dei livelli di utilizzo e per evidenziare la discrepanza tra volumi distribuiti e volumi effettivamente consumati;
d) installare contatori differenziati per le attività produttive e del settore terziario secondo quanto disposto dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ;
e) provvedere, ove possibile, all’interconnessione tra reti distributive diverse per raggiungere una distribuzione ottimale della risorsa e garantire la fornitura della dotazione prevista dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente;
f) per le piccole frazioni e le case sparse, per le quali è difficile ipotizzare un collegamento con gli impianti di approvvigionamento pubblici, potrà essere incentivata la realizzazione di opere di captazione per lo sfruttamento degli acquiferi locali;
g) promozione del risparmio idrico domestico e nel settore industriale, terziario ed agricolo.
h) protezione delle risorse idriche esistenti dall’eccessivo sfruttamento e dall’inquinamento.
All’interno del R. U. si promuoveranno le seguenti azioni:
a) ricerca di risorse idriche aggiuntive, con particolare attenzione all’utilizzo di soluzioni e tecnologie eco-compatibili a basso consumo energetico;
b) per le trasformazioni che comportino incremento di prelievi a fini produttivi ed artigianali previsione di un sistema di approvvigionamento idrico alternativo, favorendo il ricorso alle acque sotterranee di qualità meno pregiata di quelle destinate al consumo umano;
c) regolamentazione dell’uso dei pozzi ad uso privato (domestici, irrigui, industriali); in particolare la realizzazione di nuovi pozzi sarà specificatamente regolamentata all’interno del R. U., nel quale, come per ogni altro intervento edilizio, saranno definiti i livelli di rischio e di fattibilità in funzione del quadro conoscitivo riconosciuto, con particolare riferimento alla classificazione in termini di vulnerabilità idrogeologica. Nel frattempo, per la realizzazione di nuovi pozzi, ove ammissibile in base alle normative regionali e nazionali vigenti, saranno seguiti i criteri di cui alla Scheda n. 5 del PTC della Provincia di Grosseto;
d) riutilizzo, nei limiti della normativa vigente, delle acque reflue secondo i criteri definiti dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente ;
e) miglioramento della qualità delle acque ricorrendo ad opere di separazione della rete di smaltimento delle acque bianche da quella delle acque nere;
f) adeguamento graduale ai limiti imposti dal D.Lgs n.152/2006 Testo unico sull’ambiente sulla tutela delle acque e sul trattamento delle acque reflue urbane;
g) si favorisca la formazione di zone di accumulo attraverso la realizzazione di piccoli invasi collinari o laghetti da attuare nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 9, e 10 delle norme del P.T.C.
E’ necessario predisporre misure di razionalizzazione e integrazione delle dotazioni esistenti attraverso il potenziamento di alcune reti di distribuzione, la previsione del reperimento di nuova risorsa con portata di circa 4lt/sec.
Il R.U disciplinerà gli interventi individuati in relazione alle potenzialità di trasformazione degli insediamenti.
Dal punto di vista idrologico nel territorio del Comune di Roccalbegna, si riscontrano reticoli idrografici a pattern dendritico, sub-dendritico, sub-parallelo ed in corrispondenza dei Torrenti Trasubbie e Melacce-Melacciole si evidenziano tracciati anastomizzati o breided stream.
Altri tipi di tracciati fluviali, nell’area in oggetto, possono essere:
a. rettilinei: si osservano generalmente impostati lungo una faglia od una frattura rettilinea e in tipi litologici ad elevata coerenza, che impediscono al corso d’acqua di assumere un percorso meno regolare;
b. irregolari: si presentano tortuosi ed irregolarmente sinuosi; le cause più evidenti sono riconducibili a discontinuità litologica e tettonica, intreccio tra l’attuale sistema morfoclimatico con le forme e le paleoforme del rilievo, variazioni di portata, variazione della copertura vegetale.
La Carta idrologica contiene, informazioni sull’idrografia superficiale del territorio comunale.
I corsi d’acqua sono stati differenziati secondo la classificazione di A.H. Strahler:
- segmento fluviale di I° ordine;
- segmento fluviale di II° ordine;
- segmento fluviale di III° ordine;
- segmento fluviale di IV° ordine;
- segmento fluviale di V° ordine;
- segmento fluviale di VI° ordine;
- canali antropici;
- segmento fluviale maggiore del VI° ordine: comprende i Torrenti Melacce, Melacciole e Trasubbie, il Fiume Fiora.
Nella Carta idrologica (vedi tavola 5abc) sono state evidenziate le aree soggette a fenomeni di sedimentazione fluviale(vedi tavola 5abc). Infine sono state individuate le aree inondabili secondo la perimetrazione della D.C.R.T. 13/2005. Dove le aree di sedimentazione fluviale, riportate nella carta idrologica, ricadono all’interno delle aree in classe 3 e 4 di pericolosità idraulica si applicano le norme di P.S. riferite alle classi 3 e 4 di pericolosità idraulica; dove, invece, le aree di sedimentazione fluviale ricadono all’esterno delle aree a pericolosità idraulica 3 e 4, i progetti riferiti alle trasformazioni del territorio ivi comprese quelle morfologiche, sono soggette ad indagini geologiche di dettaglio che tengono conto della possibile evoluzione fluviale.
In tutto il territorio comunale non sono presenti opere idrauliche puntiformi, come briglie, ecc. e quindi risultano totalmente assenti nella carta idrologica. Sono previste, comunque, dal P.A.I. OMBRONE (Gennaio 2005), degli interventi paralleli ai corsi d’acqua di basso grado ed impatto ambientale (potatura, ripulitura, ecc.).
Il Piano Strutturale non prevede specifiche azioni di tutela per i corsi d’acqua di ordine da 1 a 2
Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico la definizione di dettaglio degli interventi, prescrive che la tutela dei corsi d’acqua di ordine da 3 a 6, dovrà avvenire con azioni di tutela passiva da concordarsi preventivamente con l’AATO e l’Autorità di Bacino, e consistenti:
1. disincentivare qualsiasi previsione edificatoria negli ambiti definiti come soggetti a fenomeni di esondazione o inondabili; qualora le stesse non fossero delocalizzabili dovranno attuarsi nel rispetto della normativa in materia di rischio idraulico contenuta nel presente P.S.
2. nel controllo periodico della qualità dell’acqua di superficie
con azioni di tutela attiva da concordarsi preventivamente con l’AATO e l’Autorità di Bacino, e consistenti:
1. nel riassetto dell’equilibrio idrogeologico ed al miglioramento generale della qualità chimico-biologica. In particolare si proceda alla verifica periodica delle condizioni nei corsi d’acqua sia della qualità delle acque superficiali sia di quelle di falda;
2. nella regimazione delle acque superficiali. Con la formazione di briglie o traverse aventi la funzione di limitare la velocità di scorrimento superficiale e di conseguenza favorire la penetrazione delle stesse nel sottosuolo a ricarica della falda freatica; particolare attenzione dovrà essere fatta per la verifica degli scarichi in atto o potenziali, in prossimità dei corsi d’acqua, in modo da evitare che si avvino processi di inquinamento per percolazione o infiltrazione;
3. nella formazione di casse di espansione 4. nella formazione di livellatori d’alveo
5. nella riqualificazione delle fasce di rispetto dei corsi d’acqua e degli argini. Con la effettuazione di manutenzioni periodiche consistenti nella ripulitura degli alvei da sviluppi vegetazionali impropri che possano generare ristagni o pericolosi rallentamenti dei flussi di piena, dalla eliminazione di detriti vegetali e di altra natura;
6. nel mantenimento e potenziamento delle regimazioni idrauliche agricole. Nel Regolamento urbanistico saranno evidenziate le eventuali particolari sistemazioni idrauliche esistenti ma già il Piano Strutturale dispone il mantenimento dei sistemi di coltivazione in atto e la utilizzazione di tecniche agrarie che impediscano il ruscellamento delle acque di origine meteorica o la eliminazione dei terrazzamenti esistenti a favore di coltivazioni agrarie su superfici curve e prive di soluzioni di continuità; si dovrà inoltre evitare, nelle nuove sistemazioni agrarie la rapida e diretta immissione nei corsi d’acqua esistenti delle acque di origine meteorica, ricercando invece le opportunità fornite dalla natura geologica e dall’assetto orografico del terreno per convogliarle verso bacini permeabili così favorendo la ricarica della falda; queste azioni dovranno essere sempre dimostrate nei progetti specifici legati agli interventi sulle aree agricole e sui corsi d’acqua in genere;
7. nella regolarizzazione e pulizia degli alvei. Il Regolamento Urbanistico prevederà norme ed incentivi che attuino tali indicazioni. I progetti di urbanizzazione, i progetti di infrastrutture, i piani di miglioramento agricolo dovranno attenersi alle seguenti prescrizioni:
-non deve essere rialzata la quota di fondo dei fossi anche costituenti la rete agraria campestre;
-non devono essere eliminati canali o fosse o, se il caso, compensati con altri di analoga o maggiore capacità di invaso;
-devono essere vietati restringimenti di sezione in corrispondenza di attraversamenti, incentivandone invece l’ampliamento ed il miglioramento delle condizioni di flusso;
-deve essere ampliata la sezione di deflusso nei tratti critici e/o morfologicamente non coerenti con le necessità idrografiche dell’area;
-nel caso di interventi insediativi rilevanti, quali Piani Attuativi o ad essi assimilabili, il progetto delle opere di urbanizzazione deve comprendere anche la rete di smaltimento delle acque superficiali e garantire che non siano aggravate le condizioni idrauliche del reticolo a valle; nel caso in cui i collettori a valle non siano in condizione di poter recepire incrementi di portata il progetto di urbanizzazione deve contenere anche la previsione delle opere di mitigazione degli effetti.
8 nella costante verifica dello stato dei corsi d’acqua a carattere torrentizi. In particolare per la verifica dello stato degli argini, degli alvei e delle opere d’arte esistenti
Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico ed alla puntuale verifica con l’A.A.T.O., la definizione di dettaglio degli interventi, nell’ambito della tutela della risorsa idrica prescrive che:
1. si favorisca la formazione di zone di accumulo attraverso la realizzazione di piccoli invasi collinari o laghetti (nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 9, comma 3 e 10 delle norme del P.T.C.) che si identificheranno, una volta individuati, come invarianti di tipo fisico
2. sia resa obbligatoria la formazione di reti duali in nuovi ambiti di espansione 3. le previsioni di nuovi insediamenti siano correlate a specifiche indicazioni
progettuali per ridurre usi impropri ed eccessivi sfruttamenti (raccolta acque piovane e formazione di cisterne per l’irrigazione dei giardini e degli orti periurbani, formazione di pozzi consortili, ecc).
4. si preveda potenziamento della rete dell’acquedotto pubblico in stretta connessione con l’attività istituzionale dell’A.A.T.O.
5. ogni intervento di nuova edificazione (con esclusione degli interventi che non comportino aumento del carico urbanistico all’interno della UTOE o dell’ambito pertinenziale del fabbricato o del complesso edilizio se posto in zona esterna) possa essere attuato soltanto se in possesso di preliminare parere dell’A.A.T.O.
che attesti la sussistenza dello standard idrico sia per le utenze in atto che per quelle di nuova previsione.
Il Piano Strutturale, rimandando al Regolamento Urbanistico la definizione di dettaglio degli interventi, nell’ambito della tutela della risorsa idrica prescrive che per i pozzi di emungimento (vedi tavola 6abc, specificando che nella categoria dei “pozzi” rientrano tutte quelle opere atte a captare acqua proveniente dal sottosuolo (pozzi, opere di presa, gallerie, scavi di qualsiasi natura e dimensione che raggiungano falde idriche in genere) da destinare a qualsiasi uso anche domestico (sono compresi negli usi domestici l'innaffiamento di giardini ed orti inservienti direttamente al proprietario ed alla sua famiglia e l'abbeveraggio del bestiame). Per la realizzazione delle opere di cui al comma precedente, i richiedenti, svolti gli adempimenti di cui al RD 1775 del 11/12/1933 e successive modificazioni, al DL
26/3/1991, alla L. 36/94 e alla LR 81/94, dovrà presentare domanda al Comune allegando relazione geologica e idrogeologica di fattibilità dell’intervento) e per le sorgenti con documentata utilizzazione idropotabile (vedi tavola 6abc) valgano le seguenti disposizioni, di cui al DCR n.236 del 24 maggio 1988:
1. nelle aree definite “zone di tutela”, con una estensione di raggio non inferiore a 10 metri dal punto di affioramento o di captazione, sono consentiti esclusivamente interventi per realizzare opere di presa o costruzioni di servizio;
tali aree devono essere recintate e provviste di canalizzazione per il deflusso delle acque meteoriche;
2. nelle aree definite “zona di protezione”, con una estensione di raggio non inferiore a 200 metri dal punto di affioramento o di captazione (le sorgenti sono esclusivamente quelle attive ed ad uso idropotabile), sono vietate le seguenti attività o destinazioni:
dispersione ovvero immissione in fossi non impermeabilizzati, di reflui, fanghi e liquami anche se depurati;
accumulo di concimi organici;
dispersione nel sottosuolo di acque bianche provenienti da piazzali e strade;
aree cimiteriali;
spandimento di pesticidi e fertilizzanti;
apertura di cave;
stoccaggio di rifiuti, reflui, prodotti, sostanze chimiche pericolose, sostanze radioattive;
centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli;
impianti di trattamento di rifiuti;
pascolo e stazzo di bestiame.
Nelle zone di protezione è inoltre vietato l’insediamento di fognature e pozzi perdenti;
per quelle esistenti dovranno essere adottate, ove è possibile, le misure per il loro allontanamento.
Per i pozzi (eventuali) di emungimento dell’acquedotto comunale e per le sorgenti l’area definita “di tutela” si estende per un raggio di 200 ml dal baricentro geometrico dei punti di captazione o affioramento.
La realizzazione di pozzi è ammessa solo al di fuori delle aree di tutela delle sorgenti.
Le sorgenti ed i pozzi privati o di uso privato possono essere utilizzate dal proprietario o dall’avente diritto fino al momento nel quale non si rilevi la necessità di un uso pubblico.
2.2.2 Per la risorsa Acqua rappresentata dalle acque superficiali e sotterranee in riferimento alla loro interazione con la risorsa Suolo
Le acque superficiali
Classificazione del territorio comunale sulla base della individuazione del rischio idraulico (vedi tavola 8abc)
AMBITO A1 soggetto a prescrizioni a vincoli
AMBITO A2 soggetto a prescrizioni e vincoli
AMBITO B soggetto a direttive
2.2.2.1 AMBITO A1 di assoluta protezione del corso d'acqua
Si applica:a tutti i corsi d'acqua identificati nelle specifiche tavole dell’apparato geologico e corrisponde:
alvei, golene, argini
aree comprese nei 10 m dal piede esterno dell'argine o dal ciglio di sponda Prescrizioni e vincoli:
divieto di rilascio di: concessioni edilizie e D.I.A
divieto assoluto di modifiche morfologiche anche di modesta entità, di nuove edificazioni, manufatti di ogni genere, eccetto quelle di carattere puramente idraulico (opere di attraversamento, interventi trasversali di captazione e restituzione delle acque); è possibile adeguare infrastrutture esistenti, senza avanzamento verso il corso d’acqua, riducendo il rischio idraulico e migliorando l’accessibilità al corso d’acqua medesimo.
2.2.2.2 AMBITO A2 di tutela del corso d'acqua e di possibile inondazione
Si applica ai corsi d'acqua con larghezza maggiore di 10 m corrisponde alle fasce immediatamente esterne agli ambiti A1, per una larghezza pari al fosso in oggetto, fino ad un massimo di 150 m.
Per questo ambito il P.S. assume le disposizioni di cui all’art.15, comma 8, del P.T.C.
Nel R.U. saranno individuate e localizzate puntualmente le seguenti specifiche azioni progettuali:
• la diminuzione della velocità di scorrimento superficiale attraverso la formazione di casse di laminazione correlate a ipotesi di attraversamenti (guadi) non carrabili dei corsi d’acqua secondari e talvolta, in alcune limitate e identificate situazioni anche carrabili con la costruzione di passerelle
• formazione di casse d’espansione lungo i corsi d’acqua principali aventi come scopo quello della ricarica della falda e come effetto secondario la salvaguardia ed il potenziamento dello sviluppo florofaunistico; questa operazione sarà legata all’altra, altrettanto importante della creazione di zone di accumulo con laghetti o piccoli invasi per laminazione piene, integrazione portate di magra, funzioni antincendio, irrigue, idropotabili e di creazione di particolari effetti microclimatici ecc
• la manutenzione e ripulitura delle aste fluviali con privilegio agli interventi tesi alla eliminazione della pericolosità legata alla formazione di restringimenti, diminuzione della sezione o riduzione della quota d’alveo;
• azioni di vigilanza sulla possibile surrettizia attività di escavazione degli alvei;
• le attività consentite negli ambiti che sono individuati nel Piano Strutturale come pertinenza del corso d’acqua potranno essere la sede di attività legate al turismo ambientale e culturale, alla didattica, alla pesca ed alla acquacoltura
Prescrizioni e vincoli:
interventi ammessi: le concessioni edilizie, le autorizzazioni edilizie, le D.I.A., le autorizzazioni per l’attività estrattiva, le approvazioni di opere pubbliche, gli accordi di programma e le conferenze ex art. 3 bis L.441 del 1987 possono prevedere nell’ambito A2 i seguenti interventi che, per le loro caratteristiche, non necessitano di verifica idraulica:
- ogni intervento previsto dallo S.U. generale comunale all’interno delle zone omogenee A, B, D non soggette a Piano Urbanistico Attuativo, F destinata a Parco nonché le opere di urbanizzazione primaria di interesse di quartiere;
- gli interventi in zona omogenea C e D di espansione soggette a Piano Urbanistico Attuativo e relative opere di urbanizzazione primaria e secondaria per i quali risulti che alla data di entrata in vigore del P.I.T. siano già state rilasciate concessioni per almeno in 50% della superficie coperta complessiva prevista dal piano attuativo;
- gli interventi in zona territoriale omogenea “E” o a prevalente ed esclusiva funzione agricola per la realizzazione di serre, per impianti produttivi che comportano l’impermeabilizzazione del suolo e per la riqualificazione degli edifici esistenti anche con demolizioni e ricostruzioni mantenendo lo stesso volume;
- le opere pubbliche necessarie per la manutenzione ordinaria, straordinaria e di adeguamento di infrastrutture, attrezzature, impianti ed opere idrauliche esistenti;
- escavazione con caratteristiche di intervento (profondità, estensione, modalità di ripristino) controllate da progetto;
interventi condizionati (alla dimostrazione analitica dell'assenza di rischio o all'approvazione degli interventi finalizzati alla riduzione del rischio) : le concessioni edilizie, le autorizzazioni edilizie, le D.I.A., le autorizzazioni per l’attività estrattiva, le approvazioni di opere pubbliche, gli accordi di programma e le conferenze ex art. 3 bis L.441 del 1987 possono prevedere nell’ambito A2 i seguenti interventi di nuova costruzione e trasformazione morfologica, dove non rientrano nei punti precedenti, alle seguenti condizioni:
- nuove opere pubbliche a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico;
- interventi di edilizia economica e popolare ed i piani per gli insediamenti produttivi a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico, minimizzando i rischi per i futuri utenti;
- interventi di iniziativa privata a condizione che venga dimostrato l’assenza di rischio legato a fenomeni di esondazione e di ristagno, ovvero si apportino gli interventi necessari per la riduzione del rischio idraulico, minimizzando i rischi per i futuri utenti.
Nel Regolamento Urbanistico saranno disciplinati gli ambiti di rischio secondo quanto previsto dall’art.15 delle Norme del P.T.C..
2.2.2.3 AMBITO B aree potenzialmente inondabili in prossimità dei corsi d'acqua.