5. Conclusioni
Il presente lavoro nasce dalla necessità di approfondire la conoscenza su un argomento poco conosciuto ma potenzialmente molto utile per contribuire alla biologia dei Rajidi. La bibliografia a riguardo è piuttosto datata e solo pochi studiosi hanno descritto e classificato le capsule ovariche dei Rajidi. I lavori più importanti a riguardo fanno riferimento a Williamson, 1913; Clark, 1922 e, più recentemente a Capapè e Quignard, 1975. Soprattutto ai primi del 900’ però, una capsula veniva classificata in base alla descrizione di un unico esemplare e quindi i riferimenti non possono essere considerati validi in generale. A rendere ancora più complesso l’ambito di studio è la difficoltà oggettiva nella discriminazione della specie anche per quanto riguarda gli individui. Esiste infatti una diversità morfologica, soprattutto del pattern del dorso, molto elevata tra specie diverse e anche all’interno della stessa, tra maschi e femmine e individui di diversa età. A tutt’oggi la classificazione è ancora oggetto di studio e dubbi a tal proposito rimangono insoluti per alcune specie: ci sono per esempio difficoltà nella distinzione specifica tra Raja polystigma e
Raja montagui che tecniche di analisi molecolare stanno tentando di risolvere. Considerata la diversità morfologica piuttosto evidente che presentano le capsule ovariche, la difficoltà nel reperire i campioni, la loro alta deperibilità e le problematiche relative alla classificazione degli individui, risultano evidenti sia l’importanza di approfondire questo argomento in futuro sia la difficoltà di uno studio in tal senso.
Il metodo testato in questo studio risulta pertanto potenzialmente utile a tale scopo, rimanendo però necessario analizzare campioni molto numerosi e appartenenti ad un numero più elevato di specie per poter confrontare i risultati e definire con una precisione sempre maggiore degli intervalli caratteristici per ogni specie tali da poterle descrivere in maniera univoca. Nonostante ciò è stato possibile identificare una metodologia basata su due sole misure della capsula che permette di attribuirla ad una delle cinque specie più comuni del Mar Tirreno.