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COMUNICATO STAMPA Oggi a Roma il seminario

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Academic year: 2022

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COORDINAMENTO DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE CARITAS/MIGRANTES Via Aurelia 796 – 00165 ROMA - tel. 06/66514.345-502 - fax. 06/66540087

e-mail: idos@dossierimmigrazione.it

COMUNICATO STAMPA

Oggi a Roma il seminario

IMMIGRAZIONE ALBANESE IN ITALIA:

CONSEGUENZE ECONOMICHE E SOCIALI

Ancora una volta l’immigrazione in Italia ma osservata sotto una lente diversa e inusuale. È quanto è avvenuto questa mattina nel corso di un seminario di studi organizzato presso la sede del Cnel dai redattori del Dossier Statistico Immigrazione in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di Bari e con le sedi centrali di Caritas e Migrantes. Uno studio serio e meticoloso, rigorosamente basato sui numeri, dimostra che la percezione di una collettività dipenda in larga parte da fattori soggettivi e contesti temporali.

È il caso ad esempio degli immigrati albanesi che negli anni ’90 erano percepiti come una presenza

“cattiva e indesiderabile” e da un po’ di anni a questa parte appaiono agli italiani come una comunità normale: lo si rileva dai dati sull’occupazione, sulle famiglie, sulle presenze a scuola, sugli stessi addebiti penali. È un motivo di ben sperare per gli immigrati romeni, che stanno fungendo da capri espiatori di turno in una scomoda posizione in precedenza toccata agli albanesi e ancor prima ai marocchini.

Nella ricerca presentata questa mattina si scoprono o si approfondiscono i più diversi aspetti dell’inserimento albanese in Italia, che risulta soddisfacente sotto diversi aspetti, tra i quali anche quello religioso, come sottolineato dalla Fondazione Migrantes della CEI.

Per Giovanni Ferri dell’Università di Bari, l’immigrazione è sempre “un fenomeno che si svolge tra due realtà, il paese di origine e quello di partenza, le rispettive culture e condizioni. Nei paesi di accoglienza si rischia di dimenticare, talvolta – ha spiegato - che le politiche nazionali non devono essere unilaterali e, anche se incombono in prevalenza sugli organi locali, non possono non riguardare anche quelli dell’altro Paese”, verso il quale l’apporto è notevole con l’invio delle rimesse, i più frequenti contatti e l’incipiente “imprenditoria di ritorno”, elementi che trasformano l’immigrazione in un fattore di speranza per chi è rimasto in patria.

Su questi aspetti si è soffermato anche don Livio Corazza di Caritas Italiana che, sulla base di un’ampia indagine condotta su 500 albanesi rimpatriati, regolari e non, ha evidenziato come assistenza e tutela debbano essere assicurati anche a chi ritorna, perché bastano somme modeste, ben utilizzate, per avviare progetti produttivi e sostenere lo sviluppo del paese.

Facendo riferimento a questi e ad altri elementi, Giorgio Alessandrini del Cnel, responsabile dell’Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione, stigmatizza che sono proprio queste politiche a essere latitanti, nella vana illusione che la politica migratoria possa essere ridotta solo a misure che riguardano la sicurezza, senza che così venga capita la portata di un grande fenomeno sociale che sta cambiando la nostra società e su di essa inciderà sempre più.

Secondo la stima del Dossier Caritas-Migrantes, alla fine del 2007 gli albanesi in Italia hanno superato le 400mila unità e questo perché “l’Italia – ha detto la ricercatrice albanese Xoana Nokaj –

“è un Paese che gli albanesi desiderano in modo naturale” e al quale prestano naturalmente il loro supporto.

Nel seminario sono stati anticipati anche alcuni aspetti di ricerche contenute nel volume “Albania:

conseguenze economiche e sociali dell’immigrazione in Italia”, la cui presentazione è programmata per il prossimo 29 settembre presso l’Università di Bari.

Roma, 2 settembre 2008

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