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2. LA REPUBBLICA ARABA UNITA (1958-1962) 2.1 La nascita della RAU

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34 2. LA REPUBBLICA ARABA UNITA (1958-1962)

2.1 La nascita della RAU

Alla fine del 1957 la popolarità dell’idea di istituire un’unione, o una federazione, tra Egitto e Siria si diffuse largamente, tanto che anche il Partito Comunista Siriano, che aveva precedentemente supportato l’idea di una «federazione debole», domandava adesso una fusione completa1. L’apparente impazienza dei partiti siriani di unirsi con l’Egitto tuttavia non convinceva ʿAbd al-Nāṣer, il quale sentiva probabilmente un obbligo ad agire in Siria, avendo ottenuto anche l’autorizzazione americana ad intervenirvi, ma non aveva però chiaro in che modo, dato che pure i suoi esperti dell’intelligence lo avvisarono dei gravi rischi che un’unione con il paese asiatico avrebbe comportato raccomandandogli, quindi, di rinviare l’azione2. Ma alla vigilia del nuovo anno un giornale libanese pubblicò un’intervista esclusiva con il leader egiziano il quale espresse la propria speranza che un’unione fosse realizzata prima della fine del 1958, rivelando di fatto che qualcosa nel pensiero del raʾīs fosse cambiato e che psicologicamente egli fosse già preparato per una specie di associazione con la Siria3. Verso la fine di dicembre 1957 ʿAbd al-Nāṣer aveva inviato il generale Hafiz Ismāʿīl, per presentare al Consiglio militare siriano la posizione egiziana. L’ufficiale egiziano, dopo aver notato le differenze politiche ed economiche tra i due paesi, espresse l’opinione che la struttura del regime egiziano sarebbe stata ideale per tale unione e che comunque sarebbero stati necessari almeno altri cinque anni prima che questa potesse diventare realtà. Nonostante la sua poco entusiasta posizione, il Consiglio militare siriano stese comunque una risoluzione che reclamava un’immediata unione con l’Egitto4

, facendo nascere in ʿAbd al-Nāṣer il sospetto che alcuni ufficiali avessero intenzione di attuare un colpo di stato militare sfruttando la giustificazione di un’opposizione all’unione e, di conseguenza, una guerra civile5

. I timori del raʾīs non furono infondati per cui al-Bīṭār e al-Ḥawrānī si procurarono un documento firmato da tutti i membri del Consiglio militare siriano che esprimesse inequivocabilmente il

1 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 42. 2 Ibidem.

3 S. Aburish, op. cit., p. 142. 4

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 43.

(2)

35 supporto dell’esercito all’unione, pensando che tale atto avrebbe convinto ʿAbd al-Nāṣer della prontezza della Siria all’associazione6

.

L’inatteso sviluppo portò al-Bizri a convocare una seduta d’urgenza del Consiglio militare siriano nella notte dell’11 gennaio 1958. Dopo una tumultuosa sessione, fu deciso che una delegazione di quattordici membri sarebbe volata al Cairo per discutere i termini di un’unione completa piuttosto che di una federazione7

. Guidata da al-Bizri, la delegazione incluse tutti gli ufficiali principali (eccetto al-Sarraj e Amin al-Nafuri). Un memorandum firmato da tutti i membri del Consiglio in cui si specificava la natura dell’unione avrebbe dovuto essere presentato al presidente egiziano8

.

È probabile che ʿAbd al-Nāṣer pensasse che un ritardo avrebbe in qualche modo raffreddato gli entusiasmi degli ufficiali, per questo egli incontrò la delegazione siriana solo il 15 gennaio 1958, tre giorni dopo il loro arrivo. Un atteggiamento il suo ripreso anche dai media egiziani, i quali non attribuirono alcuna importanza all’incontro9. Durante il colloquio gli ufficiali espressero il loro desiderio di unirsi all’Egitto a causa delle divisioni interne, dell’attività comunista, delle ingerenze straniere e della minaccia rappresentata dal patto di Baghdad; tutte ragioni che ʿAbd al-Nāṣer catalogò come «negative»10. Il raʾīs sostenne poi che ad ostacolare seriamente una vera unione vi erano le numerose differenze politiche, economiche e istituzionali. Per cui alla fine dell’incontro il presidente egiziano non fu ancora convinto della desiderabilità di un’unione completa, tuttavia l’ipotesi non fu rifiuta immediatamente, preferendo invece procedere gradualmente. A disturbarlo in modo particolare fu il fatto che la delegazione militare non rappresentasse ufficialmente il legittimo governo siriano11.

A dimostrazione della serietà della posizione siriana, il giorno seguente arrivò al Cairo il ministro degli Esteri al-Bīṭār, autorizzato dall’esecutivo di Damasco a discutere la possibilità di una federazione, anche se alla fine le trattative evolsero intorno alla questione di un’unione completa12

. A seguito di intense discussioni, ʿAbd al-Nāṣer si convinse finalmente della sincerità del desiderio siriano di unirsi ed espresse la propria disponibilità ad acconsentire a patto che la Siria accettasse le sue condizioni: lo

6 S. Aburish, op. cit., pp. 151-153. 7 Ibidem.

8

P. Seale, The Struggle for Syria: A Study of Post-War Arab Politics, 1945-1958, New Haven, Yale University Press, 1987, p. 320.

9 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 43. 10 Ibidem.

11

S. Aburish, op. cit., pp. 151-153.

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36 scioglimento di tutti i partiti, Ba’th compreso; la fine del coinvolgimento dell’esercito nella politica; l’indizione di un referendum popolare per approvare il progetto. Fu quindi redatto un protocollo congiunto il quale previde l’istituzione di un’associazione vincolante (tuttavia vaga) chiamata «Stato Arabo Unito», proponendo un progetto per un graduale processo di unificazione13. Quasi contemporaneamente il giornalista molto vicino al governo, Muḥammad Ḥasanain Heikal, informò un funzionario dell’ambasciata americana del raggiungimento della decisione di istituire un’unione, aggiungendo che l’associazione avrebbe preso la forma di una federazione, con i due paesi che avrebbero avuto bilanci e parlamenti separati e una qualche sorta di organo elettivo congiunto. Egli inoltre svelò che ʿAbd al-Nāṣer avrebbe rimosso al-Azm e trasferito a una carica minore e di natura non politica al-Bīṭār14. Heikal fu senza dubbio inviato da ʿAbd al-Nāṣer per rassicurare gli USA che la progettata federazione fosse un passo preso entro il quadro dell’autorizzazione datagli per intervenire in Siria15

.

Dopo numerose discussioni governative tenutesi a Damasco e nonostante l’accanita opposizione da parte di al-Azm al documento firmato al Cairo, il governo, il Ba’th e l’esercito accettarono le condizioni di ʿAbd al-Nāṣer. L’opposizione di al-Azm si basava sul fatto che data l’incompatibilità dei due sistemi politici fosse preferibile una confederazione debole. Egli obiettò inoltre riguardo al referendum, dato che le successive elezioni parlamentari sarebbero state, a suo parere, indicative delle preferenze popolari16.

Il 25 gennaio al-Bīṭār tornò al Cairo con un documento corretto e già il giorno successivo la prima pagina del quotidiano egiziano “al-Ahrām” dichiarò la proclamazione ufficiale dello «Stato Arabo Unito», composto da un presidente, un parlamento e un esercito, per il giorno seguente. Nei fatti l’unione non fu proclamata il 27 gennaio perché furono necessarie ulteriori consultazioni tra al-Bīṭār eʿAbd al-Nāṣer. Il 28 gennaio, senza svelare alcun dettaglio, il presidente egiziano disse ad alcuni giornalisti americani la decisione di Egitto e Siria di unirsi. “Al-Ahrām” svelò poi che la nuova entità avrebbe avuto un presidente, un parlamento nazionale e due assemblee regionali, così come un governo centrale e due esecutivi regionali17. Tre giorni dopo, il

13 S. Aburish, op. cit., pp. 151-153. 14 Ibidem.

15 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., pp. 43-44. 16

Ibidem.

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37 1° febbraio 1958, ʿAbd al-Nāṣer e al-Quwatlī dichiararono la formazione di un’unione chiamata Repubblica Araba Unita (al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Muttaḥida, RAU)18. I dettagli contraddittori apparsi sull’organo di stampa del regime, “al-Ahrām”, così come il prolungamento delle trattative, dimostrerebbero che Egitto e Siria furono in disaccordo sull’esatta natura della futura associazione, per cui la dichiarazione di unione fu probabilmente un prodotto delle contrattazioni di ambo le parti, con un tentativo da parte dei siriani di ottenere una forma di unione che avrebbe permesso loro di amministrare i propri affari interni19.

Fu concordato che il nuovo stato avrebbe avuto un regime presidenziale democratico, con un parlamento e un esercito unico. La dichiarazione stabilì inoltre che il presidente sarebbe stato responsabile della nomina dei ministri, ma senza specificare che tipo di governo avrebbe composto; fu, quindi, lasciata aperta la possibilità che un governo regionale avrebbe amministrato gli affari siriani. Fu poi inserita una clausola che prevedeva l’apertura a qualsiasi stato arabo desideroso di unirvisi in un’unione o in una federazione La dichiarazione fu firmata da ventitré tra i principali funzionari egiziani e siriani, inclusi i riluttanti al-Azm e il capo di stato maggiore al-Bizri20.

Sebbene la storiografia egiziana avesse presentato sempre l’unione come un progetto siriano è tuttavia difficilmente comprensibile il motivo per cui i siriani fossero d’accordo nel relegare la loro repubblica allo status di una provincia iniziando una fusione completa con l’Egitto. Anche se la fedeltà al panarabismo dei siriani può essere uno dei motivi dell’unione, è più ragionevole assumere che altri fattori esterni e interni guidarono la Siria a cercare un’unione (che avrebbe comunque consentito loro un certo margine di autonomia nei propri affari) con l’Egitto21

. Per quanto riguarda ʿAbd al-Nāṣer, durante l’ultima fase dei negoziati al Cairo, egli realizzò che non avrebbe potuto rigettare l’offerta siriana senza offuscare la sua immagine di campione del panarabismo ma, allo stesso tempo, egli si convinse che solo una fusione piena gli avrebbe permesso un solido controllo dell’imprevedibile sistema politico siriano22

.

A questo punto ai siriani si presentò un dilemma imprevisto: ritirare la loro iniziativa, decisione che li avrebbe resi degli avventurieri manipolatori, o accettare le richieste di

18 S. Aburish, op. cit., pp. 151-153. 19 Ibidem.

20 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 45. 21

Ibidem.

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38 ʿAbd al-Nāṣer e perdere, di conseguenza, il loro potere? L’unica via d’uscita da questo dubbio amletico fu quella di accettare l’unione ma negoziare i suoi termini23

.

È ugualmente probabile che ogni partito siriano avesse una differente interpretazione del termine «unione»24. Durante le trattative infatti i ministri siriani ricevettero l’impressione che il sistema politico del nuovo stato sarebbe stato simile a quello americano, con il presidente dotato di ampie responsabilità negli ambiti della difesa e degli esteri, mentre ogni regione avrebbe goduto di ampia autonomia negli affari interni. Ancora il 31 gennaio, un solo giorno prima della proclamazione ufficiale della RAU, al-Bīṭār disse all’ambasciatore americano che questa sarebbe stata organizzata secondo linee federali, simili al modello della Germania Ovest. Mentre è possibile che al-Bīṭār stesse tentando di calmare i timori americani riguardo la natura della nuova entità, è anche molto probabile che la sua concezione della nuova entità differisse da quella di ʿAbd al-Nāṣer25

. La decisione di unirsi fu dunque presa sotto la pressione delle circostanze e, sebbene essa possa essere sembrata il compimento di un logico processo storico, questo specifico tipo di unione fu in realtà un matrimonio di convenienza concluso senza l’adeguata preparazione26

.

I risultati positivi immediati dati ad ʿAbd al-Nāṣer dall’istituzione dell’unione furono, oltre alla crescente egemonia dell’Egitto sul mondo arabo27: un punto d’appoggio nella

Mezzaluna Fertile, da sempre considerata facente parte della sfera d’influenza irachena, nella lotta contro il governo e il Patto di Baghdad e il controllo sugli oleodotti iracheni e sauditi che raggiungevano il Mediterraneo attraverso la Siria. La formazione dell’unione coincise con la riunione annuale del Consiglio del Patto di Baghdad, ma ʿAbd al-Nāṣer rifiutò di proclamarla lo stesso giorno onde evitare di provocare le potenze occidentali28; tale operazione fu svolta invece dai mezzi di comunicazione egiziani, i quali dichiararono che l’unione costituisse di fatto una risposta diretta allo schema «imperialista-sionista» del patto di Baghdad29. I suoi membri, in particolare l’Iraq, furono fortemente delusi dalla tiepida reazione degli USA riguardo alla progettata unione, che vedevano come una terribile minaccia ai loro interessi. Un tentativo del

23 Ibidem.

24

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 46.

25 Ibidem. 26 Ibidem.

27 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 113. 28

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 46.

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39 principe ereditario iracheno, ʿAbd al-Ilāh, di procurarsi il supporto statunitense per un’operazione irachena in Siria fu educatamente rigettata30. L’Iraq e altri membri furono

chiaramente ignari che la formazione della RAU coincideva con gli interessi americani, essendo essa un piccolo prezzo pagato per l’annullamento della minaccia comunista in Siria31. L’unione servì ad ʿAbd al-Nāṣer pure nella sua lotta contro Israele, anche se la minaccia israeliana giocò un ruolo trascurabile nel processo che ne portò alla formazione. Con la sua creazione, egli pensò, che Israele si sarebbe trovato tra il martello e l’incudine, dovendo fronteggiare la minaccia di un accerchiamento da parte di un esercito unificato della RAU il quale in teoria avrebbe potuto simultaneamente combattere su due fronti32.

Con l’istituzione della RAU, sia Siria che Egitto agirono poi per assicurarsi la benedizione statunitense. Ignari dei contatti segreti tra USA ed Egitto che precedettero l’unione, al-ʿAsalī e al-Bīṭār espressero la speranza all’ambasciatore americano Charles Yost che gli USA non si sarebbero opposti all’unione come si opposero all’accordo tra Egitto, Siria e Arabia Saudita del 1955. La risposta del Dipartimento di Stato fu che gli USA avrebbero supportato l’unità o qualsiasi forma della stessa che fosse il risultato dei desideri liberamente espressi dai popoli arabi interessati. Dal canto suo ʿAbd al-Nāṣer inviò Muṣṭafā Amīn, l’editore dell’influente giornale “al-Akhbar”, a incontrare l’ambasciatore Raymond Hare, il quale lo riassicurò che l’istituzione della RAU non avrebbe apportato cambiamenti nella politica statunitense. Indubbiamente, la posizione degli USA assicurò la sicura inaugurazione della RAU33.

Con la proclamazione della RAU al Cairo, ʿAbd al-Nāṣer formò un’unione con uno stato che non aveva mai visitato prima e con un popolo che conosceva a stento. Folle festanti invasero le strade a Damasco e al Cairo; i media arabi descrissero l’unione come il primo passo sulla strada dello stabilimento di una grande patria araba. ʿAbd al-Nāṣer fu ritratto come nientemeno che una versione moderna dei grandi guerrieri arabi Ṣalāḥ al-Dīn34 e Khālid ibn al-Walīd, e il suo ritratto fu ampiamente diffuso. L’unione fu vista come un giustificato trionfo arabo sull’imperialismo occidentale e un primo passo verso il contenimento, se non l’eliminazione, di Israele. Nelle parole di un importante ufficiale

30

Ivi, pp. 46-47.

31 E. Podeh, The Quest for Hegemony…, cit., pp. 236-237. 32 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 47. 33 Ibidem.

34

Nonostante il movimento nazionale arabo lo consideri come uno dei suoi eroi, Ṣalāḥ al-Dīn (1137-1193) era in realtà di etnia curda. Cfr. J. Jankowski, Egypt. A Short History…, cit., p. 40.

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40 siriano, «l’unione fu la prima importante vittoria per la nazione araba in molti secoli»35

. Tuttavia ʿAbd al-Nāṣer scoprì subito che prendere la Siria fu più facile che governarla. Addirittura, al momento della formalizzazione dei dettagli dell’unione, è riportato che il presidente siriano al-Quwatlī mise in guardia ʿAbd al-Nāṣer riguardo al compito intrapreso, con le seguenti parole: «lei non sa in cosa si sta cacciando, signor presidente; lei ha preso un popolo nel quale tutti si considerano politici, il cinquanta per cento dei quali pensano di essere dei leader, il venticinque per cento dei quali pensano di essere dei profeti, e almeno il dieci per cento dei quali si considerano divini»36.

2.2 La struttura istituzionale

Il 1° febbraio 1958 ʿAbd al-Nāṣer e al-Quwatlī annunciarono l’istituzione della RAU. Un comunicato ufficiale successivo chiarì che la forma di governo sarebbe stata democratica e presidenziale, con il potere esecutivo assegnato al capo di stato coadiuvato da ministri da egli stesso nominati e responsabili nei suoi confronti, mentre dell’autorità legislativa sarebbe stato investito un parlamento. Il comunicato stabilì anche lo svolgimento, entro trenta giorni, di un plebiscito generale sui princìpi dell’unione e sulla scelta del capo dello stato. A conclusione dell’annuncio fu posta la dichiarazione (firmata da tutti i rappresentati delle fazioni siriane, incluso il riluttante al-Azm ma non il comunista Bakdash) nella quale si affermava che la «porta» fosse aperta alla partecipazione di qualsiasi altro stato arabo desideroso di aderire in un’unione o in una federazione37.

Il 5 febbraio i due presidenti annunciarono ai rispettivi parlamenti la storica decisione raggiunta al Cairo spiegandone i princìpi. Il presidente egiziano presentò inoltre un programma in diciassette punti che sarebbe servito come base per la Costituzione provvisoria della Repubblica, confermando inoltre lo svolgimento del plebiscito generale il 21 febbraio38.

Nel frattempo il 13 febbraio le autorità siriane annunciarono l’arresto di decine di persone in seguito alla scoperta di una cospirazione prevista per il giorno del plebiscito e volta a sabotare la creazione della RAU. Il complotto prevedeva l’organizzazione di rivolte armate nella parte meridionale e settentrionale della Siria che avrebbero portato a un intervento militare straniero. Secondo le autorità siriane la congiura sarebbe stata

35 Ivi, p. 48.

36 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 114. 37

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 49.

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41 organizzata e finanziata dagli USA, con l’aiuto di Turchia e Israele. In realtà si trattò di un’invenzione bella e buona volta a rafforzare i legami siro-egiziani contro il nemico comune39.

Il plebiscito approvò, di fatto all’unanimità40, l’istituzione della RAU e nominò ʿAbd

al-Nāṣer presidente; per il suo servizio alla causa araba al-Quwatlī ricevette invece il titolo onorifico di «primo cittadino arabo». Tre giorni dopo il plebiscito il nuovo presidente cominciò la sua prima visita alla regione siriana, durante la quale emanò due importanti decreti: la Costituzione provvisoria della RAU (5 marzo) e la composizione del suo governo41.

La Costituzione provvisoria fu di fatto una versione ridotta di quella egiziana risalente al gennaio 195642. Il primo articolo stabilì che la RAU fosse una repubblica democratica, indipendente e sovrana e che il suo popolo facesse parte della nazione araba; si cancellò quindi la disposizione, presente nella Carta fondamentale egiziana, che dichiarava la condizione di religione di stato dell’Islam e di lingua ufficiale dell’arabo, probabilmente onde evitare di urtare la sensibilità degli arabi di fede cristiana43. Riguardo all’ordinamento istituzionale essa stabilì che il presidente della repubblica detenesse il potere esecutivo e che questi avesse il potere di nominare o licenziare i ministri; egli avrebbe poi istituito un consiglio esecutivo per ognuna delle due regioni, con il compito di studiare e discutere i modi migliori per dare esecuzione alle scelte politiche generali di livello federale in ogni singola regione. La funzione legislativa venne assegnata a un’assemblea nazionale, il cui numero e il modo di selezione dei membri sarebbe stato determinato dal presidente (fu previsto però che almeno la metà dei parlamentari fossero già rappresentanti dei due precedenti organi legislativi dei rispettivi paesi) e la quale avrebbe esercitato il controllo sugli atti dell’esecutivo. Tuttavia, finché l’assemblea nazionale non fosse entrata in funzione (e quando questa non fosse stata in sessione), il presidente avrebbe potuto emanare ogni legge o decisione di cui fosse originalmente competente l’assemblea. Lo stesso presidente avrebbe avuto anche il diritto di sciogliere l’organo deliberativo44

. In

39 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 50. 40

Per la precisione la RAU e ʿAbd al-Nāṣer ottennero il 99,9% dei voti in entrambi i paesi. Cfr. J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 113.

41 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 50. 42 Ibidem.

43

Ivi, pp. 50-51.

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42 contrasto rispetto alla costituzione egiziana, al presidente fu concesso di dichiarare lo stato di emergenza senza l’approvazione dell’assemblea nazionale. Il capo dello stato fu anche il comandante delle forze armate45.

Data l’impressionante mole di poteri dati al presidente per i siriani, abituati a un sistema politico parlamentare e a governi di coalizione, si trattò di un cambiamento importante46. Molto deluso dalla formulazione della Carta fondamentale fu il partito Ba’th, speranzoso che questa contenesse maggiori riferimenti alle riforme sociali, almeno lungo le linee della costituzione siriana del 195047. La Costituzione provvisoria rimase, tuttavia, l’unica legge fondamentale elaborata nel periodo della RAU, dato che tutti i successivi tentativi di redigerne una permanente fallirono48.

Il 6 marzo ʿAbd Nāṣer nominò quattro vicepresidenti (due siriani, ʿAsalī e al-Ḥawrānī, e due egiziani, ʿĀmir e ‘Abd al-Latif al-Baghdadi) e trentaquattro tra ministri del governo centrale e dei governi regionali (venti egiziani e quattordici siriani). Tra i vicepresidenti solo ʿĀmir servì anche come ministro (della Guerra), mentre agli altri furono assegnate funzioni speciali: El-Baghdadi fu incaricato degli affari economici, della produzione, e della pianificazione; al-Ḥawrānī dei servizi; al-ʿAsalī degli affari di coordinamento tra le due regioni; e ʿĀmir delle forze armate. Il nuovo governo fu composto di un esecutivo centrale (o federale), composto da otto ministri, dei quali sette egiziani e solo uno siriano (al-Bīṭār), e due regionali composti ognuno da undici ministri49. Laddove tutti i ministri egiziani mantennero i loro posti nel nuovo esecutivo, il governo siriano dovette subire un ampio rimpasto. Di coloro che servirono nel precedente governo siriano, rimasero solo Kallas (del Ba’th) e Fakhir al-Kayyali (del Partito Nazionale). Il resto dei ministri consistette di quattro alti ufficiali dell’esercito, quattro tecnici e un membro di sinistra del Partito Popolare50.

La composizione del governo centrale assicurò all’Egitto il dominio sia sulle questioni federali che su quelle regionali, tuttavia essa creò confusione e risentimento tra i ministri a causa soprattutto della mancanza di una precisa linea di demarcazione tra le

45 Ibidem.

46

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 51.

47 J. Devlin, op. cit., p. 110.

48 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 51.

49 Per l’elenco completo dei ministri del governo centrale e dei due governi regionali Cfr. D. Hofstadter

(ed.), op. cit., p. 38.

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43 responsabilità dei ministri regionali e centrali51. La composizione del nuovo esecutivo siriano indicò anche la determinazione di ʿAbd al-Nāṣer nel voler distaccare l’esercito e i partiti (reputati le prime due cause dell’instabilità siriana) dal sistema politico. Per cui ʿĀmir sciolse ufficialmente il Consiglio militare rivoluzionario siriano e solo gli ufficiali più importanti che giocarono un ruolo cruciale nell’istituzione dell’unione divennero ministri, mentre i precedenti politici affiliati con il vecchio sistema partitico furono esclusi dall’esecutivo regionale. Inoltre per assicurarsi l’esclusione dei partiti dalla politica, il 12 marzo fu emanato un decreto presidenziale che ne ordinò lo scioglimento dissolse tutti i partiti politici52.

Il 1° aprile un ulteriore decreto istituì i Consigli Esecutivi egiziano e siriano, formati dai vicepresidenti e dai ministri regionali. I compiti di questi organi furono di studiare e discutere i modi migliori per dare esecuzione alle scelte politiche generali di livello federale in ogni singola regione. Il decreto istituiva in ogni regione quattro comitati ministeriali (esecutivo, legislativo, economico, e dei servizi pubblici), guidato dai membri dello stesso Consiglio Esecutivo. Infine, il 17 aprile, ʿAbd al-Nāṣer nominò Riad, ex ambasciatore in Siria e importante architetto nel processo di costruzione della RAU, come consigliere speciale sugli affari siriani residente a Damasco. La nomina di Riad ricordò alla popolazione siriana il consigliere francese e scatenò grande risentimento, in particolare riguardo la sua insistenza sul fatto che tutte le decisioni del Consiglio Esecutivo siriano dovessero essere inviate al presidente passando prima da lui53.

Alla metà di aprile del 1958, quindi, fu completata la creazione della struttura istituzionale, la quale assicurò all’Egitto una posizione dominante nella RAU54

.

Ancor prima dell’annuncio del decreto presidenziale, nell’esplodere dell’entusiasmo causato dall’unione, gran parte dei partiti siriani si sciolsero55

. Tra questi vi fu anche il Ba’th, il quale tuttavia rimase molto attivo e organizzato nelle periferie56

. Il solo partito che rifiutò ufficialmente di sciogliersi, decidendo di entrare in clandestinità fu il Partito Comunista Siriano57. 51 Ivi, p. 56. 52 Ivi, p. 52. 53 Ivi, p. 56. 54 Ivi, p. 52.

55 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 117. 56

J. Devlin, op. cit., p. 116.

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44 Le speranze della leadership del Ba’th di ottenere dei ruoli chiave nel governo centrale o di avere il pieno controllo sulla regione siriana in cambio dell’importante ruolo giocato nella formazione della RAU andarono deluse dato che al-Ḥawrānī e al-Bīṭār ricevettero ruoli minori e ambiguamente definiti nelle istituzioni federali dell’unione58. ʿAbd al-Nāṣer rifiutò immediatamente anche l’idea propostagli direttamente da ‘Aflaq e al-Bīṭār di istituire ufficiosamente una commissione politica segreta composta di sei persone (ʿĀmir, el-Baghdadi e Zakariyā Muḥyi Dīn, per rappresentare la regione egiziana; al-Ḥawrānī, ‘Aflaq e al-Bīṭār per rappresentare quella siriana), perché restio a perpetrare affiliazioni partitiche59. Se l’atteggiamento di ʿAbd al-Nāṣer nei confronti del Ba’th e della sua leadership può sembrare intollerante, in realtà il presidente fu più accondiscendente verso il partito siriano, permettendo al suo giornale, “Ra’i al-‘Amm”, di continuare le proprie pubblicazioni e di mantenere attive, dietro la facciata di associazioni sportive o sociali, alcune delle sue attività politiche. Per di più, un decreto emanato l’8 aprile 1958 caricò al-Ḥawrānī, già vicepresidente della RAU e presidente del Consiglio Esecutivo siriano, di ulteriori responsabilità nella sfera della finanza, dell’amministrazione, e dei rifugiati arabi, rendendolo quindi il personaggio più potente nella regione siriana60. Il relativamente debole controllo del Cairo permise inolte al Ba’th di consolidare la propria posizione nella regione siriana, con la sostituzione di molti funzionari amministrativi del vecchio regime, per lo più proprietari associati ai partiti Popolare e Nazionale, con membri o simpatizzanti del Ba’th61. Uno sviluppo questo, che insieme all’entrata in vigore della legge di riforma agraria nel settembre 1958, irritò le élites tradizionali damascene e aleppine (che nel settembre 1958 arrivarono a sottoporre al presidente un memorandum in cui si lamentavano i favoritismi nelle nomine di funzionari da parte del Ba’th). In più, la sua forte influenza nell’esercito gli permise di iniziare i trasferimenti degli ufficiali noti per essere contrari alle loro idee62.

ʿAbd al-Nāṣer prese misure anche per indebolire la base del potere politico dell’esercito, da sempre ritenuto una delle principali cause di instabilità della Siria, decidendo di: fondere i due eserciti e di porre il nuovo quartier generale congiunto sotto il comando di

58 J. Devlin, op. cit., p. 133. 59 Ibidem.

60 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 53. 61

J. Devlin, op. cit., p. 149.

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45 ʿĀmir al Cairo; licenziare il comandante del primo esercito63

, al-Bizri64, perché sospettato di inclinazioni comuniste; ricompensare e nominare tutti i più importanti ufficiali siriani che mostrarono lealtà durante il periodo dei negoziati siro-egiziani a posizioni civili nel Consiglio Esecutivo siriano, cercando così di separare gli ufficiali dall’esercito; sottoporlo a una «purificazione», mediante il ritiro forzato o il licenziamento; trasferire ufficiali egiziani nella regione siriana e viceversa; fondere la Gendarmeria, la Pattuglia del Deserto, il Dipartimento di Sicurezza Generale (tutti precedentemente sotto il comando dell’esercito) e la polizia in un’unica unità chiamata Polizia e Sicurezza, sotto la giurisdizione di al-Sarraj, il ministro dell’Interno siriano65. Tutti questi atti riuscirono a neutralizzare l’esercito siriano, ma causarono lo scontento verso il regime di molti ufficiali, i quali si lamentarono di essere stati discriminati rispetto ai loro colleghi egiziani66.

Il regime colpì anche l’altra potenziale fonte di minaccia nei suoi confronti, ovvero i mezzi di informazione siriani da sempre relativamente più liberi rispetto a quelli egiziani fortemente sottoposti al controllo statale. Fu quindi nominato un nuovo ministro federale dell’Orientamento nazionale, Fatḥī Riḍwān, e l’ex dipartimento di informazione e propaganda siriano, precedentemente sotto il controllo di un ministro di stato siriano, trasferito sotto la sua autorità. In più, le emittenti egiziana e siriana furono riunite e fu istituita un’unica emittente federale per l’intera repubblica. Grazie a una legge dell’aprile 195867

fu inoltre ridotto nettamente il numero di giornali siriani68. Nonostante la legge altri giornali, tra cui soprattutto gli organi di partito, decisero di continuare le loro pubblicazioni, finché non vennero chiusi dal governo nell’ottobre 1958. I media siriani caddero quindi sotto il pieno controllo della RAU.

Sforzi furono fatti anche per controllare l’istruzione siriana, con la nomina a ministro dell’Istruzione dell’egiziano Kamāl ad-Dīn Ḥusayn e la creazione di un consiglio unificato degli insegnanti sotto la sua guida. Migliaia di docenti egiziani furono poi

63 L’esercito siriano fu chiamato il Primo Esercito, quello egiziano il Secondo Esercito. Cfr. D. Hofstadter

(ed.), op. cit., p. 38.

64

Al-Bizri fu costretto a dimettersi undici giorni dopo la sua nomina a causa di uno scontro con ʿAbd al-Nāṣer per il suo tentativo di nominare propri sostenitori in posti chiave all’interno dell’esercito. Cfr. J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 117.

65 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 54. 66

Ibidem.

67 La legge prevedeva un indennizzo governativo per ogni editore che avesse deciso di chiudere il proprio

quotidiano e l’impegno del governo nel trovare un altro lavoro o per concedere la pensione ai dipendenti. Cfr. Ivi, p. 55.

68

Dei diciannove quotidiani pubblicati a Damasco otto decisero di chiudere e quattro di quelli rimasti decisero di fondersi, dando vita a un quotidiano chiamato “al-Wahda”. Cfr. Ibidem.

(13)

46 inviati nelle scuole siriane, mentre studenti siriani si iscrissero a università egiziane69. Queste iniziative fecero parte della politica generale egiziana di inviare educatori nei e ricevere quanti più possibili studenti dei paesi arabi per disseminare l’ideologia nasseriana e vigilare sugli studenti siriani, considerati una fonte di instabilità interna70. L’istituzione di un ministero federale per gli Affari religiosi fu un’altra mossa per contenere le possibili minacce di elementi islamici, in particolare la Fratellanza Musulmana. L’obiettivo del ministro egiziano Šayḫ Aḥmad Ḥasan al-Baquri fu di controllare le attività del ramo siriano della Fratellanza, così come assicurare che le donazioni finanziarie fossero assegnate ad appropriate fondazioni islamiche71.

La prima fase nella costruzione della struttura istituzionale della RAU fu completata con l’entrata in vigore della legge sulla nazionalità del 25 giugno 1958 per cui egiziani e siriani sarebbero diventati di nazionalità araba. Secondo la nuova legge fu cittadino arabo: l’individuo in possesso della nazionalità siriana o egiziana al 22 febbraio 1958; o che avesse padre arabo; o che fosse nato in territorio arabo da madre araba; o che fosse nato in territorio arabo ma i suoi genitori fossero ignoti72.

Furono poi creati simboli condivisi: fu creata una nuova bandiera73, fu stabilito che la data del plebiscito nel quale fu approvata la RAU (22 febbraio) divenisse una festa nazionale (al contrario il giorno dell’indipendenza della Siria fu rimosso dalla lista delle feste nazionali) e un nuovo inno nazionale fu introdotto nel maggio 196074.

I cambi istituzionali sollevarono immediatamente numerosi problemi, ma per la fine dell’estate 1958 ʿAbd al-Nāṣer fu in completo controllo di entrambe le regioni della RAU. Sebbene alcuni segni di malcontento fossero già visibili, il presidente sembrò all’apice della sua popolarità. Tuttavia due questioni estere, l’adesione all’unione dello Yemen e specialmente il colpo di stato iracheno del luglio 1958, segnarono le prime crepe del nuovo stato75.

69 Ibidem.

70 E. Podeh, The Quest for Hegemony…, cit., pp. 25-26. 71

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 55.

72

Ivi, p. 56.

73 La nuova bandiera era un tricolore orizzontale (dall’alto verso il basso) rosso, bianco e nero (i tre colori

tradizionali panarabi) con due stelle verdi a cinque punte, che rappresentavano i due precedenti stati di Egitto e Siria, poste all’interno della banda bianca. Cfr. http://www.crwflags.com/fotw/flags/eg-uar.html

74

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 55.

(14)

47 2.3 Reazioni nel mondo arabo

La notizia dell’unione scatenò sentimenti contrastanti nel mondo arabo, con i suoi leader e le sue élite che temettero che l’ondata dell’unità araba avrebbe potuto spodestarli ma costretti dall’entusiasmo delle masse ad esprimere almeno un rispetto puramente verbale alla causa dell’unità araba. Tuttavia, nonostante le dichiarazioni di supporto, nessuno stato arabo (eccetto in seguito lo Yemen) aderì alla RAU76. Anzi ci fu chi, come Iraq e Giordania, formò addirittura un’associazione rivale: l’Unione Araba77. Il primo leader arabo a esprimere il desiderio di aderire alla RAU fu Ḥājjī Amīn al-Ḥusaynī, gran mufti di Gerusalemme e capo del comitato superiore arabo palestinese, il quale il 20 febbraio 1958 chiese il riconoscimento della Palestina come parte della RAU. Seppur espressa in termini panarabi, la richiesta fu principalmente un tentativo da parte del mufti di riguadagnare la propria legittimazione come leader e portavoce della causa palestinese dopo il disastro del 1948 e assicurarsi, integrando la Palestina all’interno del territorio della RAU, l’impegno egiziano nel liberarla. Ma ʿAbd al-Nāṣer comprese le implicazioni di tale proposta e perciò evitò di accettare la richiesta78.

Tra gli stati arabi solo lo Yemen espresse, per bocca del suo monarca l’imām Aḥmad ibn Yaḥyā, il desiderio di unirsi alla RAU. La convenzione, firmata l’8 marzo, diede vita agli Stati Arabi Uniti79 e stabilì che ogni membro dell’unione avrebbe mantenuto la propria personalità internazionale e il proprio sistema di governo; dell’autorità esecutiva fu formalmente investito un consiglio supremo composto dal presidente ʿAbd al-Nāṣer e dall’imām Aḥmad ibn Yaḥyā. Decreti successivi crearono un Consiglio dell’Unione

76 Ivi, p. 57.

77 Il 14 febbraio 1958, re Ḥusayn di Giordania e Fayṣal II dell’Iraq proclamarono ad Amman l’unione dei

loro regni sotto il nome di Unione Araba. Questa fu dotata di un unico parlamento, di un unico esercito, di ministeri federali degli Affari esteri, della Difesa e della Giustizia, di un servizio diplomatico unificato, di un singolo sistema giudiziario, di un sistema di istruzione unificato e di una comune unione doganale. Fayṣal divenne il capo di stato della federazione e Ḥusayn il suo vice. La fusione fu agevolata dal fatto che i due regni erano entrambi retti dalla dinastia hashemita e che da sempre le due monarchie condividevano un orientamento filobritannico, frequentemente denunciato dai nazionalisti arabi i quali spesso etichettarono entrambi i paesi come «strumenti dell’imperialismo». L’Unione, in effetti, nacque come tentativo iracheno (con il consenso occidentale e soprattutto britannico) di controbilanciare l’influenza e la potenza egiziana e di ʿAbd al-Nāṣer nell’area, oltre che quella comunista. Infatti, quando re Ḥusayn prese l’iniziativa della creazione dell’Unione Araba, l’esperto e filobritannico primo ministro dell’Iraq Nuri al-Sa'id, il quale rappresentò il contrappeso di ʿAbd al-Nāṣer in termini di leadership politica, divenne presto la forza trainante di tale unione. L’Unione Araba ebbe vita molto breve, durando solo sei mesi, cioè fino alla rivoluzione irachena che il 14 luglio 1958 abbatté la monarchia e portò al potere il generale ʿAbd al-Karīm Qāsim. e non ebbe particolare importanza negli sviluppi dell’area. Cfr. Cfr. W. M. Roger Louis, R. Owen (eds.), A Revolutionary Year. The Middle East in 1958, New York, I. B. Tauris/Woodrow Wilson Center Press, 2002, pp. 22-27.

78

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 57.

(15)

48 nominato per consigliare il Consiglio Supremo, un comando militare congiunto guidato da ʿĀmir, e dei consigli culturali ed economici separati per coordinare la politica generale in ogni area. Di conseguenza, gli affari interni di ogni membro rimasero sotto il controllo dei rispettivi regimi e ognuno continuò a condurre anche la propria politica estera80.

L’ingresso dello Yemen nella RAU, sebbene in una forma più libera, pose alcuni problemi per ʿAbd al-Nāṣer (molti scrittori arabi riconobbero più tardi che l’ammissione dello Yemen alla RAU fu il primo errore del raʾīs)81. Lo Yemen infatti, aderì alla RAU per le ragioni sbagliate, volendo utilizzare l’Egitto come una leva contro le influenze dei sauditi nella penisola araba e dei britannici ad Aden. In più lo Yemen, quale Stato isolato, ultraconservatore e socio-economicamente arretrato, si pose in netto contrasto con l’Egitto rivoluzionario rivolto verso la modernizzazione82. L’Egitto non avrebbe

comunque potuto rifiutare la richiesta yemenita, perché farlo avrebbe ostacolato la causa dell’unità araba, senza contare poi l’interesse a espandere la propria influenza sulla penisola araba fronteggiando inglesi e sauditi. Il desiderio egiziano di destabilizzare il regime saudita, infatti, fu forte, in particolare dopo la scoperta del tentativo83 di rovesciare e far assassinare ʿAbd al-Nāṣer da parte del re Saʿūd ai primi di maggio del 1958. Comunque gli Stati Arabi Uniti non divennero mai realtà e le sue istituzioni (come il consiglio supremo) rimasero inattive84.

Altri problemi per la RAU nacquero anche a causa del Libano dove la comunità musulmana sunnita organizzò dimostrazioni popolari a sostegno dell’unione in molte città libanesi, nonostante i divieti governativi85. L’entusiasmo per l’unione non era condivisa dalla maggioranza dei cristiani libanesi, con la comunità maronita in particolare che temette l’annessione del paese da parte della RAU, in collaborazione con gli elementi musulmani in Libano. Dal canto suo la Repubblica Araba non fece molto

80 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 140. 81 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 58.

82 Ibidem. 83

Nella versione siro-egiziana della storia, re Saʿūd in persona prese l’iniziativa prendendo contatti con al-Sarraj in Siria: in uno sforzo volto a sovvertire la RAU, il re offrì due milioni di sterline britanniche per l’instaurazione di un regime militare anti-unione in Siria, più ulteriori duecentomila sterline affinché il ministro siriano predisponesse un finto incidente aereo in cui sarebbe dovuto morire ʿAbd Nāṣer; al-Sarraj informò immediatamente il raʾīs, il quale rivelò poi pubblicamente il piano; i sauditi negarono l’intenzione di uccidere il presidente egiziano e giustificarono i movimenti finanziari come pagamenti a al-Sarraj affinché questi, prima dell’unione, muovesse un’azione militare contro una possibile insurrezione di sinistra in Siria. Cfr. D. Hofstadter (ed.), op. cit., pp. 39-41.

84

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 58.

(16)

49 per placare la già tesa situazione, ma anzi fu coinvolta in attività terroristiche e di contrabbando di armi dalla regione siriana, oltre che nel fomentare le dimostrazioni e le operazioni anti-regime, così come ingiuriose campagne a mezzo stampa e radio contro il Libano86. La guerra civile che scoppiò l’8 maggio in Libano aggravò le relazioni tra quest’ultimo e la RAU, con il governo di Beirut che sottopose alla Lega Araba e all’ONU delle denunce contro l’unione per le palesi interferenze nei propri affari interni. Conseguentemente al placarsi della crisi, le relazioni tra RAU e Libano migliorarono considerevolmente87.

La RAU costituì chiaramente una minaccia all’integrità del Libano, ma è tuttavia meno chiaro, quali fossero le intenzioni dell’unione verso tale paese, dato che i vantaggi per la RAU dall’adesione di Beirut sarebbero stati pressoché nulli. Lo stesso ʿAbd al-Nāṣer fu poco entusiasta riguardo a un’unione con il Libano, assicurando numerose volte il suo rispetto dell’indipendenza libanese, seppur invitando a far cadere il presidente filo-occidentale Camille Chamoun per sostituirlo, magari, con un più docile capo dello stato disposto a riconoscerne il ruolo di comando negli affari arabi. È quindi molto probabile che dietro l’interesse per il Libano vi fossero le speranze di certi leader siriani di veder realizzato il loro sogno della grande Siria e, così facendo, di controbilanciare il ruolo dominante dell’Egitto nella RAU88

.

Se la questione del Libano non necessariamente danneggiò la RAU o il prestigio di ʿAbd al-Nāṣer, la situazione fu diversa con l’Iraq.

Come detto, le relazioni tra Egitto e Iraq deteriorarono a partire dal febbraio 1955 a causa della disputa sul patto di Baghdad e della questione della sicurezza regionale89. Quando il 14 luglio 1958 gli ufficiali guidati da ʿAbd al-Karīm Qāsim e ʿAbd al-Salām ʿĀrif attuarono il colpo di stato repubblicano90

, le agenzie di spionaggio straniere credettero che dietro vi fossero ʿAbd al-Nāṣer e la RAU. Del coinvolgimento diretto egiziano non ci sono, tuttavia, prove, anche se è molto probabile che l’ampia attività di propaganda compiuta dal Cairo facilitò il putsch. Considerando la natura rivoluzionaria del regime iracheno e la composizione della sua leadership, molti osservatori sia arabi

86

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., pp. 58-59.

87 W. M. Roger Louis, R. Owen (eds.), op. cit., pp. 31-54. 88 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., pp. 59-60. 89 E. Podeh, The Quest for Hegemony…, cit., pp. 91-143. 90

Nel golpe persero la vita il giovane re Fayṣal e il primo ministro Nūrī al-Saʿīd, acerrimo rivale di ʿAbd al-Nāṣer, che fu ucciso per strada. Cfr. D. Hofstadter (ed.), op. cit., p. 49.

(17)

50 che occidentali pensarono che l’Iraq si sarebbe presto associato, se non addirittura completamente integrato, con la RAU91.

A confermare questa ipotesi intervennero diversi sviluppi come: l’incontro tra il Consiglio del comando rivoluzionario iracheno e gli alti ufficiali siriani, per chiedere il supporto politico e militare al nuovo regime; la condanna, espressa pubblicamente da ʿAbd al-Nāṣer il 16 luglio, contro il coinvolgimento delle potenze occidentali in Libano, arrivando persino a dichiarare che ogni attacco all’Iraq sarebbe stato considerato un attacco alla RAU, come previsto dal patto di sicurezza collettivo arabo; e infine un incontro tra ʿAbd al-Nāṣer e alcune figure di spicco del nuovo regime iracheno, le quali introdussero il testo di un’intesa92

tra la RAU e l’Iraq.

Il Segretario generale del Ba’th, ‘Aflaq, vide l’adesione dell’Iraq alla RAU come un’evoluzione naturale, per cui si diresse a Baghdad per discuterne le possibilità di partecipazione. Oltre al fine ideologico dell’unità, il suo viaggio ebbe anche una mira più materiale credendo che l’adesione dell’Iraq avrebbe rafforzato la posizione del suo partito, allora indebolito dalle mosse politiche di ʿAbd al-Nāṣer. Al suo ritorno al Cairo, egli provò senza successo a persuadere il raʾīs a negoziare i termini dell’associazione dell’Iraq alla RAU93

. Un’associazione dell’Iraq all’unione fu inoltre supportata da molti siriani che sperarono di vedere così un miglioramento delle relazioni politiche ed economiche drasticamente peggiorate in quel periodo. Inoltre, credettero che l’associazione dell’Iraq alla RAU avrebbe bilanciato la crescente tendenza verso la dominazione dell’unione da parte dell’Egitto94

.

Tutte queste questioni emersero durante la metà di agosto del 1958. La posizione siriana fu che l’Iraq si sarebbe dovuto unire alla RAU entro il termine dei successivi sei mesi, onde così evitare gli errori fatti dalla stessa Siria durante la formazione della RAU (ad esempio l’aver dato ad ʿAbd al-Nāṣer il pieno controllo della regione). Seguirono quindi numerosi incontri, visite e contro-visite, ma tutte fallirono nell’ottenere qualsiasi

91 U. Dann, Iraq under Qassem: a political History, 1958-1963, New York, F. A. Praeger, 1969, pp.

69-71.

92 L’intesa prevedeva: la conferma dei trattati vincolanti i due stati, in particolare il patto che istituì la

Lega Araba e il patto di sicurezza collettivo; un accordo nel seguire una politica comune nei settori degli affari esteri e della difesa; un accordo nel cooperare nella sfera internazionale per preservare i diritti di entrambi gli stati; un accordo a prendere provvedimenti immediati e positivi per promuovere la cooperazione culturale ed economica; un accordo per consultarsi in materie di interesse comune. La cosa più impressionante riguardo a questo patto fu l’assenza di ogni riferimento all’unità araba, sia sul piano ideologico che su quello operativo. Cfr, Ivi, p. 73.

93

Ivi, p. 72.

(18)

51 risultato concreto. Questo perché la questione di stabilire un collegamento formale tra la RAU e l’Iraq non fu mai seriamente contemplata. L’accordo tra i due paesi, infatti, rifletté principalmente la riluttanza di ʿAbd al-Nāṣer a farsi trasportare in un nuovo progetto unionista mentre stava ancora lottando con i problemi interni alla RAU. Egli sembrò al più volenteroso ad accettare una sorta di unità funzionale (cioè una politica comune su questioni riguardanti i settori della difesa, dell’estero, dell’economia e dell’istruzione). Inoltre egli fu convinto che le due superpotenze si sarebbero opposte a un’altra fusione araba. Quindi, durante una visita nei primi di novembre del 1958 tesa a incoraggiare una debole federazione democratica tra Egitto, Siria e Iraq, ʿAbd al-Nāṣer rimase riluttante, asserendo che un governo federale sarebbe stato incapace di mantenere le tre parti insieme e che ci sarebbero voluti dieci anni prima che l’esercito iracheno fosse diventato nuovamente un affidabile strumento del potere civile95.

Oltre ad ʿAbd al-Nāṣer, anche lo stesso Qāsim non fu entusiasta circa lo sviluppo di strette relazioni con l’Egitto. Essendo un patriota iracheno più che un nazionalista panarabo, egli rifiutò di cedere la sovranità irachena, preferendo una debole cooperazione ad un collegamento formale96. La sua politica fu supportata dal Partito Comunista, il quale emerse come una forza politica formidabile. Spalleggiato dall’URSS, il partito temette che un’unione li avrebbe costretti alla clandestinità, come successe al Partito Comunista Siriano alla nascita della RAU97. La posizione di Qāsim divenne la politica ufficiale dell’Iraq; quindi l’idea di un’unione tra i due paesi svanì, scatenando una feroce battaglia propagandistica tra i due regimi98. Per cui già nel 1959 Qāsim emerse come il principale rivale di ʿAbd al-Nāṣer per l’influenza nel Medio Oriente, sfruttando anche la momentanea rabbia dei sovietici nei confronti del leader egiziano99,per assicurarsi l’aiuto russo.

La mancata adesione dell’Iraq alla RAU indebolì il prestigio di ʿAbd al-Nāṣer e l’ideale panarabo. Tuttavia, prendendo in considerazione i problemi interni alla RAU, la riluttanza del presidente ad associarsi formalmente con l’Iraq fu comprensibile100

.

95 Ivi, p. 63.

96 U. Dann, Iraq under Qassem…, cit., pp. 74-76. 97

M. F. Sluglett, P. Sluglett, Iraq: From Revolution to Dictatorship, London, I. B. Tauris, 1990, pp.58-66.

98 U. Dann, Iraq under Qassem…, cit., pp. 77-90.

99 I sovietici si irritarono con l’Egitto per la distruzione del ben organizzato Partito Comunista Siriano.

Cfr. D. Hofstadter (ed.), op. cit., p. 54.

(19)

52 2.4 Primi cambiamenti politici

Ai primi di ottobre le difficoltà del governo nel campo del processo decisionale e nell’attuazione delle politiche divennero evidenti. Tra queste: la minaccia di dimissioni da parte del vicepresidente al-ʿAsalī, la richiesta da parte del Ba’th di una maggiore condivisione del governo della RAU e la lotta per il potere tra al-Sarraj e al-Ḥawrānī che minacciò di paralizzare completamente il consiglio esecutivo siriano101.

Per correggere la situazione, il 7 ottobre ʿAbd al-Nāṣer annunciò la riorganizzazione dell’esecutivo dell’unione che avrebbe adesso incluso non meno di cinquanta ministri. Di questi cinquanta, non fece parte al-ʿAsalī, il quale si dimise dopo delle rivelazioni riguardo la sua collusione con l’Iraq nel tentato golpe del 1954. Dalla riorganizzazione emerse «vincitore» il Ba’th, dato che il Consiglio Esecutivo siriano divenne un suo dominio con tre ex-ufficiali simpatizzanti del partito che vi entrarono a scapito della vecchia oligarchia fondiaria siriana, la quale rimase rappresentata dal solo Kayyali102. Aspetto ancor più impressionante fu però l’aumentata centralizzazione causata dalla riorganizzazione, permettendo ad ʿAbd al-Nāṣer un maggiore controllo sugli affari siriani, dato che da allora i ministri regionali furono obbligati a eseguire le politiche decise dal governo centrale e approvate dal presidente.

L’espansione del governo diede ai siriani la parvenza di una maggiore rappresentanza a livello nazionale e la speranza di un migliore trattamento dei loro affari regionali. Tuttavia il vero potere rimase ancora concentrato nelle mani egiziane. Questo fu assicurato dalla nomina di egiziani ai posti chiave nel governo centrale e di un tecnico poco carismatico a capo del Consiglio Esecutivo siriano; dal distacco di influenti figure siriane dalle loro circoscrizioni in Siria; e dal gioco sulle rivalità tra i vari ministri siriani. Un’altra importante misura di centralizzazione fu il collocamento dei governatorati siriani ed egiziani sotto la supervisione diretta del presidente. Tutte queste iniziative, principalmente intese a indebolire la tenuta del Ba’th in Siria e a rafforzare la posizione di al-Sarraj, furono denunciate dai gruppi di opposizione siriana in Libano che descrissero il presidente egiziano come il «nuovo faraone»103.

Inizialmente sia gli egiziani che i siriani reagirono entusiasticamente alla formazione del nuovo governo, ma la creazione di una così complicata macchina generò quasi subito altri problemi imprevisti. Il principale fu che i ministri centrali, sia siriani che egiziani,

101 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., pp. 115-116. 102

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., pp. 64-65.

(20)

53 ritennero il loro lavoro come una semplice funzione di consegna di rapporti al presidente e di controllo dei rispettivi ministri regionali104.

Un aspetto «positivo» della centralizzazione del governo fu la possibilità per il presidente di agire con più vigore contro i dissidenti, a capo dei quali vi erano soprattutto i comunisti. Rifiutatosi di dissolversi, il Partito Comunista Siriano continuò clandestinamente la propria attività arrivando, il 14 dicembre, a pubblicare un programma in tredici punti nel quale si chiedeva tra l’altro: la conversione della RAU in una debole federazione, la democratizzazione del regime e il rafforzamento delle relazioni con l’Iraq e gli altri paesi socialisti105

. Da parte sua ʿAbd al-Nāṣer temette che la crescente influenza del Partito Comunista in Iraq si sarebbe riversata in Siria e che i principali dirigenti comunisti siriani, con l’aiuto dell’URSS, stessero cospirando per trasformare la Siria in uno stato comunista. A confermare i suoi dubbi intervenne la visita di Bakdash a Mosca. Il raʾīs temette veramente che lo scopo dell’incontro fosse quello di coordinare l’attività comunista in Siria, Iraq e Giordania, con l’intento di unificare questi paesi sotto l’influenza sovietica e, anche se non ci furono prove supportanti questa teoria, ʿAbd al-Nāṣer si comportò come se questo piano esistesse106. In un discorso del 23 dicembre 1958, egli attaccò fortemente i comunisti, denunciandoli come nemici dell’unione e «faziosi» (termine che divenne un sinonimo dispregiativo di comunista nel mondo arabo)107, e in seguito fece arrestare centinaia di comunisti siriani (molti membri, secondo alcune fonti, entrarono nel Ba’th) e chiudere l’organo ufficiale del partito, “al-Nūr”. Come misura nel lungo periodo il governo divenne sempre più coinvolto nell’indottrinamento del popolo sulle differenze tra comunismo e nazionalismo arabo108.

Gli attacchi di ʿAbd al-Nāṣer ai comunisti siriani furono diretti anche a quelli iracheni. Infatti egli temette che se i comunisti avessero ottenuto il controllo in Iraq, essi sarebbero stati allora capaci di muoversi in Siria, in Giordania e infine in Egitto, con il risultato che tutto il Medio Oriente sarebbe caduto sotto i comunisti. Le misure prese contro i comunisti avvelenarono le relazioni con l’URSS, segnando la fine della «luna

104 Ivi, p. 66.

105 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 117. 106 Ibidem.

107

U. Dann, Iraq under Qassem…, cit., p. 162.

(21)

54 di miele»109, ma persuasero il Dipartimento di stato americano del profondo anti-comunismo di ʿAbd al-Nāṣer e di conseguenza, convinsero gli USA a rispondere immediatamente alle sue richieste per delle forniture di grano e a esprimere la loro disposizione a stabilire un canale segreto per la consegna di informazioni riservate sulla minaccia comunista110.

Quando ʿAbd al-Nāṣer arrivò a Damasco il 23 febbraio 1959, per il primo anniversario della RAU, la regione siriana fu indubbiamente sotto il suo pieno controllo. Tuttavia, sotto la calma atmosfera politica e la calorosa accoglienza che egli ricevette dalle masse siriane, poterono essere scorti i primi semi del risentimento, soprattutto riguardo alla sfera economica111.

2.5 La situazione economica

L’integrazione economica di Siria ed Egitto presentò una sfida altrettanto imponente per il nuovo regime112. Gli interessi economici giocarono un ruolo importante nell’istituzione dell’unione con molti importanti membri dell’élite economica siriana (formata soprattutto da proprietari terrieri, commercianti e imprenditori) che videro nell’unione, oltre a uno scudo contro il comunismo, anche un’opportunità di estendere le loro imprese viste le grandi prospettive, ben oltre le possibilità date dai mercati siro-libanesi, che il grande mercato egiziano offriva113. Lo stesso ʿAbd al-Nāṣer pensò che la Siria avrebbe potuto approfittare dei prodotti industriali dell’Egitto, e che la prima sarebbe potuta diventare la principale fornitrice di grano di quest’ultimo. Anche le dichiarazioni iniziali dei ministri economici della RAU richiamarono i vantaggi economici dell’unione per entrambe le regioni: un mercato più grande, maggiore stabilità economica, ed esportazioni crescenti. La stampa araba cominciò anche a parlare della possibilità per l’Egitto di alleviare la propria alta densità di popolazione attraverso il reinsediamento di contadini egiziani nelle terre coltivabili relativamente inabitate della Siria114.

Al momento dell’unione nel 1958 le strutture economiche delle due regioni della RAU erano ancora abbastanza differenti. Infatti anche se entrambi gli stati erano ancora

109 M. Heikal, The Sphinx and the Commissar: The Rise and Fall of Soviet Influence in the Middle East,

New York, Harper Collins, 1979, p. 102.

110 D. Hofstadter (ed.), op. cit., pp. 59-63.

111 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 67.

112 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 120. 113

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 68.

(22)

55 principalmente due paesi agricoli, l’agricoltura estensiva irrigata dall’acqua piovana della Siria fu diffusa su gran parte del paese mentre la coltivazione intensiva dipendente dall’irrigazione fluviale dell’Egitto fu possibile solo nella piccola area agricola creata dal Nilo115. Se già dal 1952 l’Egitto intraprese un’importante riforma agraria che spezzò il potere economico e politico della sua grande proprietà fondiaria, in Siria l’élite fondiaria rimase economicamente dominante e, fino a che non fu contrastata ma non eliminata dall’ascesa della sinistra siriana, politicamente potente116

. Nel 1956 il governo egiziano nazionalizzò gran parte del settore commerciale precedentemente dominato da stranieri, mettendo in moto un processo di dominio statale sull’economia urbana che non aveva termine di paragone nell’economia diretta e posseduta da privati della Siria117.

I regimi finanziari e monetari delle due regioni rimasero distinti e dove il commercio, lo scambio con l’estero, e lo scambio di valuta in Egitto furono gradualmente posti sotto controllo governativo e limitati, la Siria rimase invece un sistema economico ampiamente non regolato e aperto all’esterno attraverso la sua finestra libanese sul mondo. Anche il commercio tra i due paesi era limitato (in entrambi i paesi, infatti, il cotone era la principale merce d’esportazione). Per cui, con la sua minore popolazione e la maggior diversificazione delle risorse, le prospettive economiche della Siria nel 1958 erano considerevolmente più luminose di quelle del sovrappopolato Egitto118.

Inizialmente molte delle differenze tra le due parti della RAU non furono toccate, mantenendo quindi valute e i bilanci separati, oltre che indipendenti tra loro le banche centrali; anche il settore commerciale dell’economia siriana fu lasciato in una condizione di maggiore libertà rispetto alla considerevole regolamentazione della sua controparte egiziana119.

Il primo importante tentativo da parte del nuovo regime di alterare la natura dell’economia e della società della Siria, avvenne nel settembre 1958, quando fu annunciata una legge di riforma agraria. Questa, sebbene simile nei princìpi a quella precedentemente introdotta in Egitto, fu leggermente più liberale in termini di grandezze disponibili delle proprietà private. Essa stabilì che il limite di grandezza massimo per i

115 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 120. 116 Ibidem.

117 Ibidem. 118

Ivi, pp. 120-121.

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56 poderi individuali fosse di ottanta ettari di terra irrigata o di trecento di terra «pluviale», più altri dieci o quaranta ettari di terra, rispettivamente irrigata o non irrigata, per la moglie e i figli del proprietario del podere, fino a un massimo di quaranta o centossessanta ettari di terra, rispettivamente irrigata o non irrigata. La terra in eccesso rispetto a quanto previsto sarebbe stata espropriata entro un periodo di cinque anni, in cambio di un indennizzo pari al dieci per cento del valore medio di affitto calcolato in un periodo di tre anni e pagato in obbligazioni statali aventi un tasso di interesse dell’1,5% rimborsabili in quaranta rate annuali120

. Per assistere finanziariamente e professionalmente i nuovi agricoltori nel coltivare la loro terra, la legge stabilì inoltre la formazione di società cooperative agricole. Questa legge colpì approssimativamente il 60% delle terre allora coltivate in Siria121.

I proprietari terrieri siriani misero in guardia il governo dei problemi che l’applicazione di una tale legge avrebbe avuto in Siria, ma ʿAbd al-Nāṣer, apparentemente convinto che le due regioni della RAU non potessero essere trattate diversamente in una sfera centrale come la distribuzione della terra, andò avanti con la legge di riforma agraria e ne pose l’applicazione nelle mani del ministro dell’agricoltura del Consiglio Esecutivo siriano, il ba’thista Muṣṭafā Hamdun, il quale procedette alla sua attuazione con forza. Poco dopo furono introdotte altre due riforme addizionali122. La prima fu una legge sul lavoro agricolo la quale: limitò le quote dei proprietari terrieri (fornendo una condivisione minima del raccolto per i contadini)123, limitò le ore lavorative, fornì maggiori tutele per gli affittuari e mezzadri, istituì tribunali salariali per i contadini, e permise la formazione di unioni sindacali per i lavoratori nell’agricoltura, per i fittavoli e i datori di lavoro124. La seconda, strettamente correlata con queste misure, fu l’abolizione della legge tribale del 1956, che prevedeva che i capi tribù possedessero ampie tenute, mantenendo un’ampia autonomia entro i loro domini125.

Le nuove iniziative prese nell’autunno 1958, unite a ulteriori dichiarazioni da parte di portavoce del regime di future misure volte a una maggiore integrazione economica (come ad esempio l’unificazione delle valute), contribuirono alla crescente apprensione

120 D. Warriner, Land Reform and Development in the Middle East: A Study of Egypt, Syria and Iraq,

Oxford, Oxford University Press, 1962, pp. 212-213.

121 Ibidem.

122 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 121. 123 Ibidem.

124

E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 76.

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57 tra le classi media e alta siriane. Per cui, molte delegazioni di proprietari terrieri e imprenditori siriani andarono al Cairo per ottenere un incontro con ʿAbd al-Nāṣer e persuaderlo che le iniziative economiche intraprese dal regime fossero inadatte per la regione siriana. Tuttavia, le loro argomentazioni fallirono nel produrre qualsiasi significativo cambiamento nella politica del governo126.

Dopo le leggi di riforma agraria ʿAbd al-Nāṣer agì con ancora più vigore per integrare le due economie, decidendo di eliminare tutti i dazi doganali tra le due regioni e contemporaneamente, approvando il programma di sviluppo economico decennale per la regione siriana127. La tendenza verso la centralizzazione economica fu poi rafforzata con la formazione di un nuovo governo, nell’ottobre 1958, maggiormente orientato verso i temi economici alla quale fece seguito un importante dichiarazione del ministro centrale dell’Economia, ‘Abd al-Mun'im Qaysuni, riguardo il raggiungimento della piena unità economica tra le due regioni entro il luglio del 1959, la creazione di una nuova valuta (il dinaro arabo) che avrebbe presto rimpiazzato le sterline egiziane e siriane128.

La comunità imprenditoriale siriana ricevette questa dichiarazione con ansietà e sgomento. In pochi giorni, il valore della sterlina siriana diminuì di quasi il 40%, mentre il prezzo di certi beni di importazione e di alcune materie prime locali aumentò bruscamente, e a ben poco valsero le rassicurazioni dei ministri economici. Il deprezzamento della sterlina rifletté non solo le paure di una fusione delle valute, ma indicò anche una perdita generale di fiducia nell’economia siriana, che raggiunse il suo apice nel dicembre 1958 e causò la paralisi delle attività commerciali129.

Durante la crisi fu quindi inaugurato un piano di sviluppo industriale quinquennale per la Siria, allo scopo soprattutto di creare un atmosfera di maggiore fiducia che avrebbe incoraggiato gli investimenti di capitale privato. Ma anche questa misura fu fortemente criticata dai ministri economici del Consiglio Esecutivo siriano, i quali lamentarono la mancanza di consultazione con esperti della regione130.

A fronte di queste lamentele fu deciso di inviare a Damasco una commissione ministeriale tripartita che prese il nome Comitato Ministeriale Superiore (CMS) e i cui

126 J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 122. 127 E. Podeh, The Decline of Arab Unity…, cit., p. 80.

128 Ibidem. 129

Ivi, pp. 80-81.

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58 obiettivi, secondo la stampa araba, furono: studiare gli ostacoli all’attuazione dei progetti; stimolare l’attività economica; studiare un programma di servizi pubblici; affrettare la formazione dell’Unione Nazionale. Il CMS, in pochi giorni di lavoro nel gennaio 1959, giunse alla conclusione che l’agricoltura e l’industria petrolifera costituissero le principali aree potenziali di sviluppo economico. Pertanto, alcune delle decisioni furono intese a incoraggiare gli investimenti in questi campi131.

Al siriano medio il CMS sembrò compiere un lavoro impressionante. In realtà la notevole velocità con cui questo fu capace di completare il proprio lavoro fu dovuto al fatto che gran parte dei progetti suggeriti132 fossero stati presi da un rapporto scritto da una delegazione della Banca per la Ricostruzione e lo Sviluppo (IBRD) tra il 1954 e il 1955, e mai attuati a causa della mancanza di capitali così come dell’instabilità politica. Per cui lo scopo immediato del Comitato fu di restaurare la fiducia nell’economia siriana. Da questo punto di vista l’iniziativa ebbe parzialmente successo, come indicato dalla stabilizzazione del tasso di cambio della sterlina siriana. Tuttavia, gran parte dei piani progettati non furono completati o neanche cominciati prima dello scioglimento della RAU. Dunque, il più importante risultato fu forse la comprensione da parte di ʿAbd al-Nāṣer che il processo di integrazione economica dovesse essere più graduale133

. Per cui quando il raʾīs visitò la Siria il 22 febbraio 1959, durante le celebrazioni del primo anniversario della RAU, dietro la calda accoglienza ricevuta i segni del risentimento nella sfera economica, che portarono alla futura caduta, furono già visibili134.

2.6 Il duro contrasto con l’Iraq di Qāsim

Il 7 marzo 1959 un ufficiale iracheno comandante della guarnigione di Mosul, il colonnello ʿAbd al-Wahhāb al-Shawwāf, istigò una ribellione contro il leader iracheno Qāsim, definito un «pazzo tiranno» promotore di una «violenta guerra contro la nazione araba» e «corruttore della rivoluzione» del 14 luglio 1958, chiedendone le dimissioni insieme ai comunisti135. Dopo quattro giorni di gravi combattimenti, l’esercito piegò la rivolta e lo stesso al-Shawwāf fu ucciso. Secondo le testimonianze la bandiera della RAU sventolò a Mosul durante la rivolta e per questo il governo iracheno pensò a un

131 Ivi, p. 82.

132 Per un elenco completo dei progetti Cfr. Ibidem pp. 83-84. 133 S. Aburish, op. cit., pp. 176-178.

134

J. Jankowski, Nasser’s Egypt, Arab Nationalism…, cit., p. 122.

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