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SABATO 12 SETTEMBRE ,00. Perugia Giardini del Frontone. Florian Willeitner, violino e direzione Orchestra da Camera di Perugia

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Academic year: 2022

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SABATO 12 SETTEMBRE 2020 21,00

Perugia

Giardini del Frontone

Florian Willeitner, violino e direzione

Orchestra da Camera di Perugia

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Violinista, compositore e arrangiatore, Florian Willeitner è nato a Passau nel 1991 ed è una delle personalità più originali nel panorama attuale della musica, ugualmente a suo agio in un repertorio che spazia con disinvoltura tra la “classica”, il jazz, il folk e altre espressioni.

Vincitore nel 2016 del 2° premio al Concorso Internazionale Zbigniew Seifert (violino jazz), completò i suoi studi classici all’Universität Mozarteum Salzburg nella classe di Benjamin Schmid, intraprendendo ben presto una carriera internazionale da esecutore che lo ha portato in numerosi paesi europei, negli Stati Uniti, in Estremo Oriente e in America Latina.

Allo stesso tempo le sue composizioni vengono eseguite in prestigiose sedi internazionali (Musikverein Vienna, Festspielhaus Salzburg, Berlin Philharmonie, Bachfest Stuttgart, Classical-NEXT Rotterdam, Beethovenfest Bonn, Al Bustan Festival-Beirut, Heidelberger Frühling, Podium Festival Esslingen, Mattseer Diabelli Sommer), sia da formazioni sinfoniche come la Tonkünstler-orchester Vienna che da solisti come lo stesso Benjamin Schmid, il contrabbassista Georg Breinschmid e il suonatore di tuba Andreas Hofmeir.

Nel 2018, in occasione del summit tra i presidenti dei 28 paesi europei, compose “Mozart in the Shape of Europe” per violino e violoncello, una serie di variazioni sull’Eine kleine Nachtmusik che riflettono in musica altrettanti stili nazionali diversi.

Nel 2019 ha iniziato a collaborare con la celebre Mozartwoche di Salisburgo diretta da Roland Villazón, per la quale, nel 2020, ha creata due produzioni multimediali - “Mozart in the Wind“ e “Punktiti” - in collaborazione con il regista statunitense Doug Fitch. Sempre a Salisburgo, nel 2020 ha ricevuto la commissione di un pezzo d’obbligo (“To be Mozart or not to be!”, per violino solo) per il prestigioso Concorso internazionale “Mozart”.

È membro fondatore sia del New Piano Trio sia di Pool of Invention, un collettivo “trans-culturale” di artisti (musicisti, danzatori, poeti, artisti visivi e altri ancora) che si pone come obiettivo un’integrazione trasversale tra le arti più disparate, l’abbattimento delle frontiere tra

“crossover”, “entertainment” e “musica d’arte”.

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La nuova Orchestra da Camera di Perugia nasce dalla pluriennale esperienza di giovani musicisti umbri nella diffusione della cultura musicale, soprattutto in relazione alle produzioni musicali rivolte ai giovani delle scuole. La collaborazione fra strumentisti attivata all’interno del progetto “Musica per crescere”, della Fondazione Perugia Musica Classica, ha portato alla volontà di creare un complesso di archi e fiati in grado di estendere l’impegno nella diffusione musicale in sede concertistica, e di mettere al servizio degli enti di produzione musicale umbri e italiani una nuova formazione che può contare su professionalità consolidate dalla collaborazione con alcune delle migliori orchestre nazionali (Accademia di Santa Cecilia, Orchestra del Teatro alla Scala, Orchestra della Toscana, Camerata Strumentale “Città di Prato”, etc.) e da una attività solistica di alto profilo. Fra i musicisti che danno vita all’Orchestra da Camera di Perugia figurano inoltre alcuni dei migliori talenti delle ultime generazioni, vincitori di concorsi nazionali e internazionali e di prestigiose borse di studio, come quelle conferite dal Premio

“Leandro Roscini”, destinato appunto a sostenere i giovani musicisti umbri.

Il debutto della formazione avviene nel settembre del 2013 con il Progetto “Penderecki 80”, presentato alla Sagra Musicale Umbra, al Ravello Festival e all’Emilia Romagna Festival, per celebrare l’ottantesimo anno di età del compositore polacco Krzysztof Penderecki, che per l’occasione ha diretto musiche da lui composte. Il concerto tenuto ad Assisi di questo programma è stato trasmesso integralmente da Radio Vaticana. Da quel momento l’attività dell’Orchestra è divenuta subito piena di impegni, portando la compagine a collaborare con importanti maestri, solisti e complessi corali (Giovanni Sollima, Nicola Piovani, Paolo Fresu, Wayne Shorter, Enrico Bronzi, Jonathan Webb, Uri Caine, Gary Graden, Filippo Maria Bressan, Stefan Milenkovich, Hugo Ticciati, Quincy Jones, John Patitucci, Fabio Ciofini, Andrea Oliva, Francesco Di Rosa, Danilo Pérez, Gregory Porter, Danilo Rea, Ares Tavolazzi, Rita Marcotulli, Gino Paoli, Corrado Giuffredi, Marco Pierobon, Brian Blade, Mark Milhofer, Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Desirée Rancatore, Bruno Canino, Gemma Bertagnolli, Kremena Dilcheva,

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Thomas Indermühle, Karl-Heinz Schütz, Coro da Camera della Filarmonica Estone, Coro S:t Jacobs di Stoccolma, Coro del Maggio Musicale Fiorentino, Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Coro della Cappella Musicale Papale di San Francesco, etc.) e ad esibirsi stabilmente in prestigiosi Festival e Rassegne (Umbria Jazz16, 17, 18 & 19, Umbria Jazz Winter #23, Umbria Jazz Spring 2017-2018, Sagra Musicale Umbra 2014-2019, Expo Milano 2015, Kusatsu Music Festival-Giappone 2014-2019, Amici della Musica di Perugia 2015- 2019, Festival delle Nazioni 2014). Dal 2015 al 2017 la formazione ha collaborato con il direttore d’orchestra Nil Venditti, e per due anni consecutivi (2015 e 2016) si è esibita per Radio 3 Rai, con due concerti trasmessi in diretta nell’ambito di “Radio 3 Europa”/Umbria Libri. Nel 2019 si è esibita per la prima volta a Napoli (l’Ass.

“Alessandro Scarlatti”) assieme al violinista Hugo Ticciati e al chitarrista partenopeo Aniello Desiderio e a Ravenna (Ravenna Musica, Stagione 2019) assieme al violinista Stefan Milenkovich.

L’Orchestra ha riscontrato molto successo con il programma

“Altissima Luce” (Laudario di Cortona), in collaborazione con Paolo Fresu, l’arrangiatore e bandoneonista Daniele di Bonaventura e il Gruppo vocale Armoniosoincanto. Il programma è stato eseguito nel 2016 sia a Umbria Jazz che per la Sagra Musicale Umbra, e successivamente a Terni (Umbria Jazz Spring), a Torino (Narrazioni Jazz), a Roma (Notte Sacra, Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola), Milano (Jazzmi, Hangar Bicocca), a Cortona (Festival di Musica Sacra), all’Aquila (Società Aquilana dei Concerti “B. Barattelli”) e ad Alghero (Jazz Alguer). La collaborazione con Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura è proseguita nel 2019 con una nuova produzione, “Two for Tree”, eseguita per la Sagra Musicale Umbra a Norcia e a Perugia in collaborazione con l’Associazione “Alberi Maestri” e ripresa da Umbria Jazz 20.

Sono di recente uscita le incisioni discografiche dei Concerti per flauto di Mozart (Camerata Tokyo) con Karl-Heinz Schütz, primo flauto solista dei Wiener Philharmoniker, e di “Altissima Luce” per l’etichetta Tŭk di Paolo Fresu.

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Wolfgang Amadeus Mozart

Salisburgo 1756 - Vienna 1791

Dalla Serenata in sol maggiore K. 525, “Eine kleine Nachtmusik”:

Allegro [primo movimento]

6’ ca

Florian Willeitner

Passau 1991

“Mozart in the shape of Europe” (2018), variazioni sulla Serenata “Eine kleine Nachtmusik” per violino e orchestra d’archi

8’ ca

Max Richter

Hameln, Germania 1955

Selezione da “Recomposed: Vivaldi, The Four Seasons” (2012) per violino, orchestra d’archi, arpa e basso continuo

Improvisation (F.W.) - Spring 0 - Spring 1 - Spring 2 Improvisation (F.W.) - Summer 3

Improvisation (F.W.) - Autumn 1 Winter 1 - Winter 2

28’ ca

Florian Willeitner

“Valentinair” (2014) per violino e orchestra d’archi

15’ ca

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Musiche senza ortodossie, senza regole convenzionali, senza confini pretestuosi. La Sagra Musicale Umbra 2020 termina, così come è cominciata, con un concerto che non nasconde il poliglottismo dei nostri giorni, senza alcuna distinzione linguistica tra la “classica” e il rock, tra il jazz e il folk, tra la “musica d’arte” e l’”entertainment”.

Una complessità soltanto apparente, che nasconde la sua semplicità.

Se il tedesco Florian Willeitner, come indicato nella sua biografia, è di una generazione più giovane di Max Richter, la sua attività - esecutore, arrangiatore e compositore - si ispira agli stessi principî eterodossi e poliglotti del suo collega britannico. Si è formato nella classe di Benjamin Schmid all’Universität Mozarteum Salzburg, aggiudicandosi nel 2016 il Concorso Internazionale Zbigniew Seifert (violino jazz), e si è già presentato - spesso nella doppia veste di compositore ed esecutore - in prestigiose sedi internazionali.

È fondatore di un innovativo trio con pianoforte (il New Piano Trio), nonché del Pool of Invention, un collettivo trans-culturale, di artisti (musicisti, danzatori, poeti, artisti visivi e altri ancora) che si pongono come obiettivo un’integrazione trasversale tra le arti più disparate, l’abbattimento delle frontiere tra “cross-genre”, “entertainment” e

“musica d’arte”.

Se Vivaldi è stato lo spunto per il “Recomposed” di Richter, è Mozart a costituire da molti anni il punto di riferimento per Willeitner, e nel 2019 ha partecipato per la prima volta alla prestigiosa Mozartwoche di Salisburgo, con un programma cameristico inteso a “rispolverare” vari lavori del musicista, mantenendo intatto il suo celebrato senso d’umorismo.

Mozart in the shape of Europe è del 2018, un brano commissionato dall’Unione Europea e eseguito nella sua versione originale - per violino e violoncello - davanti ai 28 capi di stato a Salisburgo. Successivamente Willeitner ha rielaborato il lavoro per trio d’archi e per la versione odierna per violino e orchestra d’archi. Come lascia intendere il titolo, si tratta di una serie di variazioni sul primo tempo della celeberrima Serenata “Eine kleine Nachtmusik”, re-interpretata nei vari stili - sia

“dotti” che popolari - dei paesi che compongono l’UE.

Valentinair (o “L’aria di Valentina”) ci porta invece alla musica tradizionale e a quella, ricchissima e sensibilissima, del fiddle irlandese.

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Nato in Germania nel 1966, ma di nazionalità britannica, Max Richter ha compiuto i suoi studi musicali all’Università di Edimburgo e alla Royal Academy of Music, perfezionandosi in seguito con Luciano Berio a Firenze. È stato membro fondatore di Piano Circus, complesso innovativo costituito da ben sei pianoforti, con il quale ebbe i suoi primi contatti con il minimalismo di Philip Glass, Steve Reich e John Adams. Da vent’anni è compositore, esecutore al pianoforte e al sintetizzatore, creatore di lavori registrati e solo albums, di colonne sonore cinematografiche e televisive, di video installations e pagine per il teatro e il balletto: una produzione eterogenea - ma ragionata -, spesso di un’ispirazione “politica” in senso largo, che rende la sua produzione di una classificazione estremamente complessa.

Prendiamo Sleep del 2015, una registrazione elettronica (di musiche eseguibili anche dal vivo) di oltre 8 ore - per indurre e accompagnare il sonno - che ebbe un successo internazionale immediata. Qualche mese fa, la registrazione venne trasmessa in contemporanea - dalle 10 di sera alla 6 del mattino - da tutte le reti radiofoniche europee, alle quali si aggiunsero quelle del Canada e della Nuova Zelanda. “Un manifesto per un ritmo meno concitato che scandisca la nostra esistenza”. O prendiamo il suo lavoro più recente, Voices (2020), per soprano, voce narrante (la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite), coro a dodici voci - “senza parole”, in più di un senso - e un’orchestra d’archi dalle sonorità gravi (8 violini, 6 viole, 24 violoncelli e 12 contrabbassi), con arpa. Scelte provocatorie, che esprimono la convinzione di Richter che con l’inizio del Terzo Millennio “il mondo si stava capovolgendo ...

che le istituzioni liberali della seconda metà del Novecento venivano messe in questione” [...] Vedevo come la nostra società globale si stava cambiando radicalmente, presentendo che qualcos’altro era in arrivo. Né mi sono sbagliato”.

“Recomposed: Vivaldi’s Four Seasons” è del 2012 e portò Richter all’attenzione di un pubblico mondiale, scalando rapidamente le classical charts di più di 20 paesi. Si tratta di una rilettura in chiave postmoderna - una “ricomposizione” - di uno dei brani più celebri della musica d’arte occidentale, le Quattro Stagioni vivaldiane.

Virtuosismi inediti per il solista da una parte, “scrostamenti”

antistorici dall’altra, il tutto con l’intento di rendere “ri-udibile” un

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