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NUOVA RACCOLTA ITALIANI E. pec cura del. Delle più acci. Raccolte c Pubblicate ANTICHI E MODERNI DX AUTORI

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(1)

NUOVA RACCOLTA

Delle più acci

DX AUTORI

ITALIANI E

ANTICHI

E MODERNI

Raccolte c Pubblicate

pec cura del

(2)

LOTTERIA

1)1

TOSCANA

(3)

OSSIA

Lo Sposo senza Vestito

,i

COMMEDIA

DI

UN ATTO

delSignori

I.€.Vitti

e Giustino

Geiijsoul.

Tip.PopolarediEduardo Ducei ViadeltaChiesaN.i03.

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(4)

PERSONAGGI

IlCommendatore di

MONVAL.

AMALIA

dilui Nipote.

CARLO

)

EUGENIO)

^ffizialinelcorpo de’Moschettieri.

GIACOMO

loro servo.

PANDOLFO

Locandiere.

Un

Notaio.

Servitoriche nonparlano.

La Scenaè inParigi.

(5)

ATTO UNICO

Camera

condue por^elaterali,ed unain mezzo.

Scena Prima

Eugenio tremandopel freddo.

Corpodimillecannoni!che freddo! Iltermometro è adiecigradi sottozero.E quello storditodi

Giacomo non ritorna/ Sonopiùdi dueoreche l’homandatodal miosartoperfaraccomodare

ilmio uniforme*., unlavorodi dieci minuti una piccola scuciturafatta al balloieri sera, e un bottone che mistrappòla baronessa... Egli certamente sta scaldandosi nella bottega del sarto,ed ioqui battoi denti...Felicelui!...

Ma-

ledettol’usuraio, padronedell’ultima casa dove abbiamo alloggiato Carlo, ed io! per due mesi d’ affitto cihasequestrato tuttoilnostro equi- paggio, eseperbuonafortunanoncitrovavamo allaparata,

saremmo

ancherestalisenzailgrande uniforme.Ma!...veramenteèdaridere! Ilsignor Pandolfo nostro attuale albergatore ci guarda conocchiobieco, perchè da quindicigiorni che siamo qui alloggiati eche ci somministra da mangiare eda bere,nongliabbiamodato nep- pure unsoldo: edioinvece facevacontodifarmi prestardanaro dalui...

Me

ne ricorderòdique- sto benedettoinverno...

Ma

chefaCarlo?

Dorme

caldamente, ricopertodellasua uniforme...Carlo, Carlo?... Vogliochesenta anch’ essoil freddo che fa inquesta camera...Vieni, vieni, amico mio, tu non vuoichesi domandinodelle Iegne alsignor Pandolfo pernon aumentareilconto...

portadunqueifioretti;faremounpiccole assalto,' emi riscalderò.

Scena

li.

Carlo,edetto.

Car. (deridendolo).Ah! ah! Prendiilfresco/...Ca-

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4

piscochetu*et troveraigusta.,

paio

ticonfesso iaverità sto megliocosì.

E

uff.

Tu

hai ragionediburlarmi,che oltre alla tuauniforme,hai perdipiù1’amorecheti-ri- scalda, enontifasentirejj freddo.

Oar. TIassicuro che ad onta delia vitadissipata, che facciamo,hoavuto sinoralamenteoccupata.

li'uff.Già

me

l’immaginodellatua cara Amalia, la

gentile nipote delCommendatore diMotivai,il

tuo carozio, Rigida osservatoredell’etichetta, edellecerimonie;

ma

delresto

uomo

eccellente, edal quale,scusase telodico,tunonsaitrarre

alcun profitto.

Oar.Sonostancodi sentirtiadirmaledi mio zio.

Etig. Ediosono stanco dinon veder arrivare del suo denaro.

Un

uomo, che comelui,si vanta disapervivere, nondeve ignorare cheun gio- vineuffiziale,non puòfareamenodimangiarsi 20,000 franchi inun anno,erimanernedebitore di altrettanti.

Oar. Se seguitiamo diquesto passo, mio ziopuò chiamarsi contento dicavarsi di impicciocon questasolasomma.

Eug. Se seguitiamodi questo passo!

Oh

ci

man

'

-mancherebbeadesso che tutilagnassidime,do- potuttele premurecheiomiprendoperilbuon andamentode’ nostri affari.

<JarNo,iosono contentod’averti percompagno

ma

conunpoco piùdiprudenzasistarebbe meglio.

Eug.

Ma

perbacco,iodoventodi ghiaccio!... Che cosa vuol dire essere assuefatto al fuoco! E finita la guerra ed io son diventato freddolo- soall’accesso, standonell’ozio.

Un

buonmili- tarenon

ama

lapace...

Ma

presto, prendiifio- retti, tiriamo quattrocolpi chemiriscalderò.Oh

è qua Giacomo.

Scena

III.

Giacomo malinconico, e detti.

Giac

Sì, sono qua, sono qua.

(7)

Eug. (alzandogliunbraccio). Ebbene?

Qiac. Niente, signore.

Eug. {alzal'altrobraccio).

Giac. Esotto l’altro nullaaffatto.

Eug. bicorni Polo?

Giac. Viholasciato, o perdir megliovihannori- tenutoin pegno allabottega delsarto.

Car.

Oh

questà davveroe ridicola!

Eug.

Ma insomma

vuoitu spiegarmi...

Giac. Nonandate in collera. Il sartorenon vuol darmilavostra uniformeseprimanonglipaga-

te ilsuo conto. : ~

Eug. Si èmai veduta unasimileimpertinenza!

Car.

Non

inquietarti,amicomio ritenendo la tua uniforme, eglihagiàunbuonaccontonelle

ma-

ni, Quanto credi dovergli dare ancora persal- darlo? (deridendolo)

Eug.

Oh

Carlo,questinonsonomomenti dascher- zare!

Car.

Tu

ti stancaviandandoavantièindietroper la città.Adesso puoiriposarti,rimaner quiari- cevere inostri creditori: ciò serviiàperdistrarti ed essi nondiranno più che noi siamo sempre fuoridi rasa,[sempre burlandolo)

Eug.

Ma

Carlo...Carlo, per carità. Checosaho da risolvere?tuozio veramentee un

uomo

terribi- le. E’tantoriccoedhacuoredi lasciarciinque- stoimbarazzo!achidiavololascieràtuttoilsuo? Car.

Tu

hai spesi inungiornoicentoluigi,ch’egli

mi ha mandati .

Eug. Spesi! giocati vuoidire.

Ma

per baceo turni hailasciatoVincarico di tuttii nostri affari,ed io nonpossopoibadarea tutto.Sepensoa giuo-v careea farmi prestardeldenaro,nonposso oc- cuparmi anchedi pagare. Bisognerebbe chese- ne incaricassetuozio.

Car.

E

perchènonhai voluto eh’iogli scrivessi l’indirizzo dellanostra nuova abitazione, ccosì egli

non

sa...

Eug.

Temeva

che facessespiare lanostracondotta 1*

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(8)

6

dellaquale, adir vero, c’èpoco dalodarsi:

ma

tu dovevi scrivergli,

come

iohoscritto amio padre,dimandar ildenarofermo in posta.

Car. Hai ragione, enonvi sarebberimastofermo permolto tempo.

Eug.A proposito di denaro,bisogna ch’io vadaa vedere se mai per caso

me

neavesse mandato miopadre. ( accorged'esseresem'abito). Male- detto sarto!

Car. Andròiodalnotarodi miozio: forse egli La

l'incarcodi dormi qualche

somma.

Eug.EiaBaronessa che m’ aspetta precisamente a quest’ora?ah! miocaro amico,

(fam/ui un pia- cere....

Tu

saiche ioardo perlei... [tremando).

Car. Eh ! m'aeorgodaltuocalore.

Eug.Icfnon sono ancoraalpossessodellasuagrazia;

seiomancassiallavisita,certosidisgusterebbe;

prestami latua uniformeunasola mezz’ora.

Car.

Tu

scherzi,

me

n’a-corgo ! Non sai cheio deggio andaredalColonnello ?

Eug. Vuoi eh’iomanchidiparola allaBaronessa?

Car. Vuoich’io manchi al mio dovere? Eug. Ellam’aspetta alledieci.

Car

Alle diecidebbo esseredalui.

Eug.

Ma

tu scid’un’ostinazione....

Car. E tu pretendi delle cos*....

Giac. Eh, piauo,pianononstiano agridare.Se per accomodarela questione potesse servire quella veste da camerache abbiamo dilà....

Eug. Per Lacco!...

Ha

ragione....

Dammi

lavesta da camera.

Car.

Eh

pazzo maledetto!Vorresti uscirein vesta dacameradi tela? allorasiche il freddo, e....

Eug.

Oh

bell’ ideachein'cvinata! pir Imcco que- stanonpotrai rifiutarmela,Giacomo.porlaifio- t retti. Battiamoci,ese iosonoil primoadarti un colpo tu micederai per oralatua uniforme. .•

Car.

Tu

mi fai ridere.

Eug.lid invece se tusei il primoacolpirmi,io resterò in casa.

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\

7 Car. Voglio soddisfartiad ognieosto, per farti

vedere ohenon titomo, e eh’iouscirò. I fio- retti. (Giacomovaaprenderli.Carlosicava Va- bitoeloponesoprauna sedia).

Eug.

La

tua uniformesarà da

me

conquistata, e anderò dallaadorabileBaronessa.

Car.

A

noi.

^.saiulaìlG\ Eug.

A

noi. 1 vufr.i

»

Car.

là.

Eug. Ah,ah. L’abito èmio [neldare ilcolpo).

Car. No,non ancora.

Ah

ab; prendi[lirauncolpo Restain casa.

Eug. No, no: nonèdeciso. (Perbaccoè invulne- rabile.Griderò perfargli paura.)Ah! ah/là.

Car. Non mi sgomentico’ tuoi gridi,poiché voce ne ho ancorio.

Ah

! ah! (gridando)

Scema

IV.

Panpolfo, e detti.

Pan. Signori miei;altolà!qual fracasso in casa mia! che condottaè la vostra?

Eug.Ildiavolotiporti, [glidailacolpodi bottone) Pan. Ahi, ahi! avetepresa la miacasa peruna salad’armi?qui sotto abitanodellesignore che leggono continuamentede’romanzi; di sopravi èunoscrittoredilibrettipermusica.Voidistur- bate l’emozioni sentimentali delle dame; pertur- bateil poetanellesuefeliciispirazioni;impedite a

me

il farei miei conti;e finirete per istor- dirrniin

modo

chemi dimenticheròdidomandarvi

il pagamento diciòche mi dovete.

Eug. (Sta avedere che viene per esserpagato.) Car.(Comediamine faremo?-,

Pan. Questa non èlamanieradicondursi!

Da

che sietequi non mi avete datoneppure unsoldo!

Bisogna essere più convenienti a pagare! sem-

pre. collespadealla

mano

! Ionon

amo

ilrumore delferro.

Eug. Eh! voiamatequello dell’argento.

Pan. Certamente:

ma

nonlosento mai quando

»

(10)

8

vengo da voialtri. Non sono già venuto per averdanari...

Car. (respirando).Che

uomo

amabile!

Bug.Veramentegentile ilnostrosig. Pandolfo.

Pan.Inostricontili accomoderemoquesta sera.

Per oravengoachiedere unagraziaal sig.Eu- genio, ed alsig. Carlo. Mi. è stato annunziato l’arrivod’unpersonaggiod’altacondizione,che vienea passaretregiorniaParigiconsuafiglia, o suanipote:con unagiovinettaa buonconto, nonsò poichidiavolosia.11mioalbergoètutto occupato.Iospero cheil signorEugenio voglia cedereil suoappartamentino, cheècompostodi due belle camere:ericoncentrassi inquellodel Signor Carlo per questi pochigiorni.

Bug.Iovi acconsentoa condizionechelafigli»,o lanipote,o quello cheè,siauna giovinetta gra- ziosa.

Pan.Ionon vado cortamente ad esaminareprima seè bella o brutta,magraograssa, perconten- tare ilvostro capriccio.

Bug. /'Stando indue nellatuacamera avremopiù caldo!)

Car. (fimeglio cedere.) Bug. Per

vi acconsento.

Car. Edancor’io.

Pan. Vadosubito atrasportareivostrieffettinelle camere delsignorCarlo.

Bug.Imiei effettìlGiacomo,aiutateil signorPan- dolfoatrasportare lamiaroba.

Già. (C’è pocodafaticare/)

Pan.Andiamo: degnoservoditalipadioni/^;?/ra»o) Bug. Presto,presto, alprimo! lasciatitoccare,te ne scongiuro,losono persuasodi ritrovarealla postadelleletteredi cambio,che mi stannoan- siosamente aspettando: epoitemoche labaro- nessasi stanchi, e che un miorivale. „ Car.Iosono pronto a soddisfareil tuocapriccio.

Bug. Ecco Pandolfo che torna ad intorromperci.

Ca>\ Egli é moltoadirato.

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(11)

9 Eug. Io già

me

1’aspettava.

Scena

V.

Pandolfo conunavaligiavuota,eGiacomo conla spadaeil-cappello d'Eugenio,edetti.

Pan.

Una

valigiavuota! equestoètuttoilvostro equipaggio? -j

Già.

Ma

date qua,non vistancate;volete portare tutto da'voi solo.

Pan.

Ah

birbante! anchetuaiunavaligia vuota!

(secostoronon mi pagassero,nonavreineppure dafarglisequestrare un pajodicalzoni!) ! Car. (È stataun’imprudenzadilasciarloentrare.) Pan. «ignori,ioviavevadettochesisarebbe par-

lato questa sera de’ nostriconti,

ma

ho

cam-

biato risoluzione:horiflettuto che oggi arriva- node’ forestieri, che io sarò occupatissimo, e cheiltempoè prezioso. Giacche sonoqui abbia- nolacompiacenzadisaldareilmiopiccoloconto.

Bug.) volentieri (mettendo ambeduele

mani

in Gar.)

v010nuen

saccoccia.)

Eug. Checosafai ?nonseitu che devi pagare.

Car. Perchènon devo pagar io?

Eug. Sai bene che quesiomesespetta ame.

Car. No,hosicuramente:iodevo atedeldenaro, evoglio saldare ilconto.

Eug. [aPan.)

Non

glibadate,sapete.

Pan. Per

me

già èlostesso: paghi uno, paghi l’altro. (stendendola

mano

a Eugenio)

Car. (voltando Pandolfo dalla suaparte.) Scusate, * sig. Pandolfo.

Eug. [come sopra)Signor Pandolfo.seprendeteda- narodalui cidisgustiamo.

Pan. Accettodunqueilvostro, [aEugenio.) Car. [c. s,) PerBacconondeve andar cosi.

Eug. (c.s.) PerGiunone,cosìdev’essere.

Pan.

Ma

via. paghi uno perora,epoi fra di voi- altri ve1’accomoderete.

Eug. (fingendoimportanza) SignorCarlo, vi prote- stoche voicon pagherete.

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(12)

N

10

Car. [come sopra) Signor Eugenio, voi

nemmeno

pagherete, velo assicuro.

Pan.Ed intalcaso chimipagherà?

Eug. Questaè ladecimavoltache iohoadalter- careconluipel medesimooggetto,vuol sempre stare conlemaniallasaccoccia.

Pan. Lasciatelo fare; meglio pervoi.

Car. Edegli pretendedi pagar sempre.

Pan, E perchèglie lo contrastate?

Eug. Questaèunaveratirannia.

Car.Noncredeva chesipotesse esserecosìcaparbio..

Eug. Caparbio!...SignorCarlo,sig.Carlo....questa eunaparola moltoavanzata!

Car. E qualesi conviene,

Pan.

Oh

povero

me

!adessocomincianoa riscaldarsi.

Eug.

Come

seiononavessimezzodipagareimiei debiti,edovessiricorrerealuiper farlo....

Car.Dite piuttosto che ilvostro orgoglio...

Pan. Ma, signori miei, bisognafinirla.

Eug. Avete ragione, signor Pandolfo, bisognafini- rla. Giacomo, spezzalapuntaaiFioretti.

Car.Volevadir lostesso ancor’io.

Pan.Signori.... incasamia...percarità...(spaventato Car. Niente, niente:èl’affare d’unistante.

Eug. Quello che restavivopagheràilconto.

Pan. Quello cherestavivo!...Fermatevi, fermatevi (Questi sonodiavoli, non sono uomini).Pagate

la metàper ciasceduno.

Eug.

O

tutto, o niente. Iosonofatto cosi.Indietro voi: dateciluogo, [aPandolfo)

Car.Indietro:quellononèil vostro posto.

Già. Mettetevia sedere.

Pan.

Ma

che sedere!Io mi avviticchio adentram-

bi per impedireun duello, eper esser pagato.

Eug. Vi sfidoatrattenermi.

Car.Perbacco, lavedremo,[adEugenio) Sbrigate- vi,signore.

Pan. In

nome

del ci 0lo! Nonfateche nasca questo scandoloin casa mia. Ve ne supplicoa mani giunte. Mirovinereste,

(13)

11 Eug. Calmatevi, signor Pandolfo. Allafineiosono

ragionevole.

Comprendo

quali sarebberolecon- seguenzedituttociò. Sobeneciò chemiresta a fare. (prende seriamente

V

abito diCarlo ese 10 mette)

Car.(Metti giùlamia uniforme.) [sottovoce) Eug. (Taci percarità:nonfarglisentire che ne

abbiamounasola.) (poiad alta voce) Siamoin- tesi, signore:iononignoroleleggi dell’onore.

Noicirivedremofrapoco, [prende laspada ed 11 cappello.)

Car.

Ma

Eugenio,io...

Eug. Voi mitroveretesemprepronto.

Car. Iodebbo...

Eug. Dovetetacere, e vergognarvi. In quanto a voi, miocaro albergatore, io vistimo,eviamo;

ma

seprendetedenarodalui,vitaglioleorec- chie (via)

Pan. Bagattella!

Car. (E milasciacon costui,esenza poteruscire di casa!)Edio signore; sevi fate pagare da lui, vipassolamia spada atraversodelcorpo.

[vaincameraesichiude achiave)

Già. Sperochesiccome èl’uso,midaretelaman- cia,ora chesietestato pagato.

Pan. Quisivadi malein peggio! Siè chiusodi dentro/ Ioquisono vittimadiuna delicatezza veramentestraordinaria.

Già. (Voglioritornare dalsarto,ecercare d’inte- nerirlo, e farmi dare l’uniforme per liberare questo poverodiavolo.

Con

questa occasionefarò anche dareun punto aquesto colletto che mi ha scucito il signorEugenio aforza ditirare.

Si batti,batti,chevuoi starfresco1) [via) Pan.[che batte allaporta):

Non

mi risponde!...Il

duello seguiràcertamente! Chequeste cosenon abbiamo adaccadereche a

me!

Chi maipoteva aspettarsiunatalcosa?Strepiti ^fracassi, duelli, e danari mai!

Ma

chi arriva!

È

certamente il

commendatoredi Monval!Bisogna rimettersi dal

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l'Z

turbamentochem’agita, e mostrare 1’aspetto d’

uomo

contento, echeèsempre puntualmente pagato.

Scena

-VI.,

Mowval, Amalia,Servitoriche portanoduevaligie,

dellescatole dadonna,e detto.-.

'

Pan

.

Favorisca, favorisca,signore: resti servita, madamigella. Senza dubbioiohol’onoredipre- sentarei mieirispetti al signor commendatore diMonval.

2Ion. Per l’appunto.

Pan. liceol’appartamentocheglièdestinato,

com-

postodi due bellecamere conquesta sala co- .

mune. . t , -v

Mon.benissimo, portate làdentrolenostrerobe.

(servi via). Il vostro albergo non mi sembra moltovasto,perconseguenzavisaràpocagente, equestoappunto èquelloch’io cerco.

Una

ra- gazzastamaleperlopiùinunodiquesti grandi alberghi,ove ilocandieri ingenerale non sono molto prudenti.;. .]

Pan.

Ma

io,signore,,.

Mon..Voisieteunasino,caroil miolocandiere,e dovetestare zittoquando parloio. '

Pan. (Che razzad’uomo! Chetuttiabbianoda ca- pitarea

me

'] .

Mon.Iopoisonodecisamentenemieodello strepito edelle personecuriose, -,

Pan.OhIionon ricevo nellamiacasa che persone didistinzione ed incapacidimancareal rispetto che sidevealbelsesso,edallegentidelvostro grado. (Se sapessedique’due!)

Mon.Voglio crederlo Al mio bordo,perbacco so- no inesorabile sulla disciplina;. a terra poinonso perdonare qualsivoglia inconveniente, sopratutto quando accompagnanoqualche donna.Vene pre- vengo., esu,accadesse per disgrazia il più pic- colodisturbo,voi melopaghereste*.».

Pan. (Oh povero

me

Signor 'commendatore

certo...,(Non so quel chemi dica.)

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(15)

13 Mon. Lasciateci soli,

Pan. Vostro umilissimoservitore. (Io tremo per queiduepazzi. Semiavessero pagato, li

man-

dereivia subito.IlCielo

me

lamandi buona!)

•{via)

Mon. Ebbene,Amalia, eccocia Parigi,tudevi es- serne contenta.

Ama. Senzadubbio, carozio. parigi, a ciò che si dice,èunsoggiorno delizioso,

ma

voimiavete detto chedobbiamorestarci duegiorni soli,ed 10 non comprendocheci veniamo afare.

Mon.Poverainnocentina!

Tu

non lo indovini?

Ama. No, carozio.

Mon.

Ma

intanto abbassigli occhi... Via,telovo- glio dii’e.

Tu

sai ch’ioho ottenuto il

comando

di unvascelloebisognache fraottogiorni mi ritroviinmare.

Ho

pensato che tu sei nell’età di passaredallavigilanzadiuntutore alla pro- tezione diuno sposo, evengoamaritarti.

Ama.

A

Maritarmi!.

Mon. Oggistesso. Ionon ho un

momento

da per- dere...Devo imbarcarmiilgiorno 12 ed ecco

come

impiegheròlemiegiornate.(cavaun'portafoglio e legga). «Il4. iopartoda Tourcon Amalia; 115.arriviamo aParigi;il6.AmaliasposaCarlo.»

Ama. Carlo!

oMon. »Il 6.Amalia sposa Carlo.Il7. parto per Brest.IlIO.arrivo;ildodicimi mettoallavela».

Ecco ilmioitinerario.

Tu

vedi ch’ionon posso cangiarlo.

Ama.Eppure,miocarozio, voi locangiarete, per- chèiononisposerò certomio cugino: un gio- vinastrostordito,che parte giurandodi

amarmi

sempre, echeda piùdi un mese noncidà sue notizie. Egli mi,hadimenticata sicuramente, ed iovoglioimitarlo.

Mon.

Da

vero?

Ama. Siatenecerto,

Mon. Intal-casoaggiungeremo,[legge).Notabene:

Se Amalia nonisposaCarloil 6.la riconduco 2

(16)

14

nel suoritiro: il7. partoper Brest, edilrima- nente

come

sopra.

Tu

vedicheioho preveduto tutto; adesso tocca ate lo scegliere.

Ama. Lamiasceltaà giàfatta.

Mon. Devo andareincercadi Carlo?

Ama. (dopoun pocod'esitanza).Sì,carozio,con- ducetelo convoi,Vogliofarglii rimproveriche non l’amo più: e poi...

Mon. E poilo sposerai?

Ama. E

poi partirò.

Mon.

Quande

ècosìvadosubito aricercarlo.

Ama.Si, carozio;vedreteseabbia un carattere fermoed invariabile.

Mon. Passerò anche dalmionotaroeforseverremo

tutti insieme.

•• Ama.

Ma come

ilnotaro!Seio vi hodetto...

.. Mon.Si,tusaraisoddisfatta. Soloti raccomando ,* di conservareiltuo sdegno. (ridendoparte).

Ama. Carlo... Ilnotaro!...Cerne

mi

batte ilcuore.

Ma

pure bisogna ch’io cerchi d’essereincollera Vedròcoluicheamo, eil dicui solo,

nome

fa palpitareil miocuore,

ma

sotto1’aspettod’un tìntosdegno nasconderòil mio palpito, e lamia contentezza. Per esempio; suppostoch’egli ve- nisse,mialzo, efreddamenteglifounariverenza coll’istessa freddezza gli dico,Buon giornocu- gino, Poi alzogliocchi... Ah!

E

vestitoda mi- litare!

Oh

come sta be-:ecosì vestito!...

Ma

vol- gerò altrovelatesta, estaròzitta.Sentiamoche cosadice. Siete voi,miacaracugina,ohquanta

felicità,quantosiete graziosa!viaccertoin pa- rolad’onore che vi siete fattaassai assai più bella,,Grazie, signor cugino. Voi date a

me

que-

glielogi, che meritanopiuttostole signore pari- gine, chehanno avutoil poteredi farvidimen- ticare dime,,

Ah!

converrebbeche io riparassi al disordinedel viaggio acconciandomi ilca- po,cangiando vestito....

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(17)

15

Scena

VII.

Carlo, edetta.

Car. Mièsembratodi udire....sièdessa!

Ama. (voltandosi)

Ah

!

Car. (correndo verso dilei) Miacara Amalia.

Ama.Chi sietevoi?...

Ah

Carlo!lononviricono- sceva;ed’ondeveniteinquesta guisa? con que- stofreddo?

Car.Ioabito in quell’appartamento....ilsuonodel- la vostravoce....

Ama.

Non

posso trattenermi dalridere!

Car. (Oh povero me!)lapremuradi vedervimi ha fattodimenticare... (AhEugenio !Espormia fa- re di questefigure!)

Ama. Eh adirvero, siete vestitocon molta elegan- za per venire incontro a vostra cugina.

Car. Mi faresteforseundelittodiquesta novella prpva dellamiatenerezza?la vostravoceferi- sceilmio orecchio, epenetranelfondo delmio cuore...Iodimentico tutto unaforza Invincibile mi trascinaaivostri piedi.Avresteforse voluto cheiopensassi amettermi prima ingalanteria.

cheavessi ritardato un istantecosidolce...Mia amabilecugina! parliamodi voi, del nostro a- more,del nostro matrimonio,e ditemi aquale fortunata combinazione sono debitoredellafeli- citàdi trovarvi qui.

Ama. Nulladipiùnaturale Mioziodeve portar-

si ;fprendere il comandod'un vascello e non ha volutopartiresenza abbracciarvi. Egli èus- cito poe’ anziper cercarvi forse all’anticavos- traabitzione.Inquanto a

me

l'hoaccompagnato per vedereTarigi eper darvi 1’ultimoaddio.

Car. L’ultimo addio!

Ama. Senzadubbio:miozio volevaunirci in ma- trimonioprimadellasua partenza;

ma

poi ha pensato che sarebbe un gran muleil togliervi cosi presto alledelizie,ad allebelle dellacapi- tale. Il vostro silenziomi ha dato anchetutto

-

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16

l'agiodi consultare il miocuore, ed iovadonel*

mioritiro, peraspettarvi ilritorno dellozio.

Car. Che dite mai! nò io losoffriròcertamente!

nonho mai tralasciatodi adorarvi. Àinaiia,ela gloriasono statii mieisoli pensieri,litra- dirò mai... ligiuro ai vostri piedi...

Ama. (stendendoglilamano). (Credo che questosia il

momento

di perdonargli.)

Scena

Vili.

Monval, edetti.

Mon.(Un

uomo

aipiedi dimianipote,ein sotto veste!)

Ama. Miozio!

Mon.

Come

! Carlo!

Car. Lasciate cheviabbracci, caro zio.

Mon.Piano,piano,signorino,nontantafuria!Non

amo

questi abbracciamenti allamilitare!Quan- tunqueiosia un

uomo

dimare,

amo

nondimeno

1*etichettae laconvenienza.Èquella lamaniera di presentarsiad uno zio,adunacugina?

Car. Vi giuro che nonècolpa mia. (imbarazzato) Ama.

Ha

sentitala miavoce, ed hatutto dimen-

ticatopervedermi.

Mon. K madamigellaavrà tutto dimenticato per ascoltarlo?In vecedi punirlo, siccome merita, gli avràdetto,cne or orasideveArmareilcon- trattodinozze eche visposerete domani.

Car. Sarebbemai vero!

Ama. Voi glieloavete detto adesso.

Mon.

Oh

vero bestione! Edioche sonoin collera glivado adare-unabuonanotizia...

Ma

giacche mièsfuggita, signore velo dirò: nell’uscire dallavostra antica abitazione,sono entrato dal mionotaro,efradieci minuti saràqui.Andate a vestirvi. Voi, nipote,pensate aripulirvi un poco,eacambiarl’abito,se volete.

Ama. Corro subito. Addio cugino, foia).

Mon. Andate, andate tosto avestirvi. Vergogna/ (via!.

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(19)

17 Car.

Che

homai sentito!Fra poco il contratto,

edomanilenozze...

Ah!

io ne diverròpazzo....

Ma

bisogna pensare avestirsi, equelmaledetto Eugenio nonritorna, [vaallafinestra). Eccolo,

eccolo! Egli mi riportala mia uniforme. Sono davvero contento!

Ma

dovevaadesso...Eugenio.

Eugenio [chiamandolo)

.

Eccoloche ritorna.

Eh

? Hai trovato alla posta una cambiale di mille franchi! Bene, bene, arrivanoa tempo.

È

giunta mia cuginae lasposo subito.Portamiruniforme..

Checosa dici?Vaia giocare?...No,disgraziato., senti...aspetta...

È

partito! Ah povero

me

io sonoperduto/ Gli correròdietro...si, in questa maniera...Giacomo,Giacomo...

E

mioziose torna avedermi così... Giacomo. Giacomo.

Seena IX.

Pandolfo, Notaro, edelti

Car. [afferrando Pandolfoper lacravatta). Corri- gli appresso... gridaalladro.. conducilo qui, morto, o vivo.

Pan. Piano, piano,.che mi strozzate.

Car.

Ah

nonèGiacomo!

Pan

Ah

no, signore, son io,emoltomaravigliato delvostro procedere. Mi avete lacerata la cra- vatta, e vi protestodanni, spese ed interessi.

Qui vi èun notaroaproposito.

Car. (Il notaro..

A

che risolvermi?Il partito più sicuroèquello dichiudermi incamera.)[entra).

Pan. Arrestatelo, signor notaro.

ATot. Mi aveteforse preso per

un

birro? Io vengo qui per istendere uncontrattodi nozze,esono costretto adirvi chesieteun grande imperti- nente.

Pan. (Sono moltodisgraziato quest’oggi.) Eccolo appartamento delsignorCommendatore.'Al dia- voloinotavi,gli ufficiali,edicommendatovi.)!®^)

Scena X.

Monval,

Amalia

cdetti.

.1fon.

Ah

sietevoi!

E

perchénon avete incaricato

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(20)

18

unodc’vostrigiovani distudio?Midispiaceche visiete incomodato.

Noi. Oh! noncederei ad alcuno il piaceredi pre- sentarelapenna a madamigella,di passarlapoi alsuo sposo,edi offerirlain seguitoal signor Commendatore.

Mon.Vi son grato.

Ma

non vedolosposo,esenza dilui nonsi fanulla...farsiaspettaredallasposa Questo èuncontrarioallaconvenienza,(battendo alla porta). Carlo,Carlo?

Ama. (Quale piacere!Ora lovedrò in uniforme/

Come

starà bene!)

Mon.Carlo, Carlo... Che fosse uscito?

Noi. se quello cheabitainquellecaineteè lospo- so, vi deve esser* certamente!Hoveduto or ora chevi è entrato.Sarà avestirsi.

Mov. Bisogna chesolleciti:dobbiamostare ad a- spettarlo,? Carlo, Carlo,aprite.

Scena

\S.

Carloconfusoin vestedacamera edetti.

Car. Eccomi,carozio...Perdonate,seinisonofatto aspettare,

ma

la premura;la gioia...(Non so quelloche mi dica.)Il nno amicoEugenio...quel birbantedi Giacomo... insomma sono ai vostri ordini... Eccomi pronto...Presto,signornotare...

Amalia, compitelamia felicità...

Mov. Ahper becco, io non losoffrirò certamente, maritarsiin vestedacamera!

Noi. Perdirelaveritànon ètroppoin moda...

Ama. (Mio cugino haperduto ilsenno.) Car. Eh!si... avete ragione...

me

laleverò subito,

carozio,

ma

in un giorno comequesto,al

mo-

mento di divenirel’uomoil più felice, non si

pensaa tutto. Ehi, c’ènessuno? ,Io crepodalla bile!)Quel benedettoGiacomo non c’èmai per aiutarmi avestire... Scusate, carozio: semila- scio un poc-s trasportar dallacollera. Lovoglio buttare dalla finestra...

Mon. No.signore,nonservebuttarlo dalla fioestra;

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(21)

19* mi basta eliovenga, poiché sono curioso dive- derela sua livrea: per laquale mifaceste pa- gare un conto chenon finivamai.

&CC83A XII.

Giacomosenzabito edetti.

Jfon. Chevedo! anch’egli spogliato!

ma

questa èunagrande indecenza. Visieteforse accordati...

Car.

Ah

scellerato, etuhai il coraggiodipresen- tarti a miozio, ed amia cuginain questa

ma-

niera?

Mon. Voi aveteveramenteragionedirimproverarlo!

Giac. (Vengoora dal sarto:misontolta la livrea per farmela un poco accomodare;

ma

appena che P ho levatadidosso,il sarto mi hadetto chenon vuol piùdarmela se voinon li pagat?

primail conto.)

Car. /"Paci,nonfarti sentire.) Miozio, vi

domando

grazia perlui.

Mon.

A

luigliel’accordo:

ma

quanto avoi tuttoè finito,ed allontanatevi subitodallamiapresenza.

Ama. Ah!mio buon zio...

Car. Ascoltatemi ve ne prego...

Mon. si èmaiveduto una simile scioperatezza! Ce-

stinato nelDon volersi vestire, senza manife- starneilmotivo.

Car.(S’io gli confesso la causadell’attualemia situazione,ioperdoAmaliaper sempre.

Ah

Eu- genio. Eugenio!)

Seena

XIII.

Eugenio conungarzonedi sarto, chehaladivisa diCarlo ela livrea di Giacomo. Quest1ultimo sololivede,prendeladvisa e lalivreaecorre nella camera. Ilgarzone parte.

Mon Sonoinutililetue preghiere. Devi seguirmi, edi colui non voglio più sentirne parlare.

Eug. (Poverodiavolo!arrivo intempoperlevarlo d'affanni.)Che vedo! quiilsignorMonval,l’ado- rabile Amalia...

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(22)

20

Moti. Finalmente ne vedounovestito!

Bug.11vostro arrivoedel più felice augurio per l’amicomio.

Un

notaro,lo zio, la promessaspo- sa; tuttoépiacevele, epromette... Solo1’abito dinozzedi Carlo non mipiace troppo.

Car. /'Ahbirbante!)

Bug. Amico mio perchénon timettiiltuo grande uniforme? Quelloéadattatoalla circostanza,!

Car. (Melapagherai), (sotto vocead Bug.)

Scena XIV.

Giacomo inLivreaedetti.

Ama.Oh! ecco ilservitorein livrea;sipuòsperare che anche ilpadrone...

Qia.Ilsignor Carlononvuol metterei!suo vestito?

Car. (Anchetuti burlidi me/crepo dallabile, e

*nonposso parlare.)

Bug. (Ho portato adessoil tuo uniforme; énella tua camera).

Car. (via correndo).

Mon.Eglié matto,é mattosicuramente.

Bug.Iolo sapeva che con una parolaioavrei re- stituito allaragione. Toccaa voiacompierl’o- pera maritandolo.

Ama.Sì,carozio, dice 'benissimo.

Scena XV.

Pandolfoedetti.

Pan. Sento che il signor Carlo si marita! Tanto meglio/ Così potrò sperareeh’ eglipaghi isuoi debiti.

Mon.Isuoidebiti?

Ama. (Oh poverettame!

Un

altro contrattempo!) Pan.

A meno

che il signor Eugenio non persista

nella delicatarisoluzionedisaldarquesto conto di600 franchi.

Mon. 600 franchi!

Pan. Peraffitto,forniture, pranzi,cene, merende bottiglie...

Mon. Diavolichevi portino... Faredei debiti per questecose, o sopradiuna locanda!

Non

gli perdonerògiammai.

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(23)

21

Sccmft

UltiBB&a.

Giacomo, Carloin uniformee detti.

Già. 11 signor Carlo. (annunciandolo).

Ama.

Oh

comesta benecosì vestito!

Eug. Vieni, vieni, amicomio, v*equi il signor Pundolfo,ilquale aspettache tuglipaghi quei (>00franchi, che noi glidobbiamo.

Car. (Ah disgraziato/ Eglihadecisodirovinarmi.) Eug.

Tu

saicheoltrediciònoi abbiamodeglial- tridehitucci, eabbiamo convenutocheilprimo aprender mogliepagherebbepertutti due.

Car. (Tu miassassini.)

Eug.

Tu

ti mariti,paga...questa mattinadispu- tavamo insieme a chi pagherebbe,

ma

io non sono ostinato

come

seitu, eticedo il piacere di saldareogni nostrodebito.

Moti.Si signore,pagate, edal

momento

,o iovi protesto chevoi nonavrete mai la

mano

d’A- malia.

Ama,(Ahs'iopotessi prestargli il mio denaro!;

Car.Signor Eugenio...questosichiamaabusarsi...

(Tigiuro che

me

ne darai ragione.)

Eug. Sono sicuroeli’egli hadiverse migliaia franchi nel pertafogiio.

Mon. Sarei curiosodivederli.

Pan. Edioancora.

Eug.(Cercati in saccoccia, stolido!)

Car. [ce"cando).Ah!...sì... évero...é vero, avea dimenticato...L’amore mifacevagirare la testa.

[cavaunpiccoloportafoglio)

.

Eug. Eral’amore.

Ama. Era l’amore. [IlMotivai).

Eug. (Ecco quel benedetto portafogli cheil più dellevolte.abbiamoveduto vuoto.

Ho

guadagna- totutto alMaggiore.; (piano a Carlo, Car.Quantoti’sono tenutod’avermi fattoricor-

daredelmiodenaro. Venitequi.signorPandolfo prendetequesta cambialedi 1000. franchi: da- temi ilresto.

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22

;>an. Non serve,signore,che premurec’é ? Car.Andiamo dunque, nonfate ilprezioso! pren-

dete, e ricordatevi che quando uninio pari dice che pagherà/... bisogna prenderlo in parola.

Pan. Vi prendoin parola per obbedirvi.

Car. E voi,carozio, èvero che siete ricco,

ma

delle volteinviaggio,puòmancare...se maivo- lete un migliarettodi franchi...

Mon.

Ah

manigoldo! Ti burlidime.

Eug. Nonandatein collera.Questo é.il carattere del mioamico.Ci vuolmoltoperfarlo risolvere a cavarfuori il suo Portafoglio,

ma

quando lo hacacciato vorrebbe dardenaria tuttiilmondo.

11 rimanentenoilo depositiamonellemanidella vezzosa Amalia, per garanziadeinostr* creditori.

Mon.

A me

peròsembradiscorgerenellacondotta delmiosignornipote, un non so chedisrego- latezzadi mancanzadigiudizio..

E

ug..Signore,vidirò la verità.Nondovete lagnarvi di lui. Vi assicuro in parola dibuon militare, che seabbiamo

commessa

qualche bizzarria, é stato soltantofrutto dellemieinsinuazioni:sem- pre però salva ladecenzael’onestà. Carlo ha più giudiziodi me, ediosono certo cheformerà la felicità diAmalia. Accordategliela dunque, ed io visarò mallevadore,che perl’avvenire...

Mon. E potrò fidarmi?

Car. Con unamoglie cotanto amabileevirtuosaio

non potrò che esser saggio.

(il commendatoreunisce ledestredeglisposie s:

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