• Non ci sono risultati.

Focus delle imprese sui fattori “S”

Nel documento Fattori ESG e corporate governance (pagine 83-88)

83

84

tutelati; essa, infatti, promuove iniziative per garantire ai dipendenti la possibilità di praticare sport e di mangiare healthy food, di beneficiare di aree verdi e di ampi spazi all’intero degli uffici per godere della luce naturale. Sulla stessa linea, in Australia, il gruppo immobiliare “Mirvac” promuove la sostenibilità sociale anticipando il pagamento dei fornitori, impegnandosi ad effettuarlo nel termine di 5 giorni lavorativi, anziché in quello generalmente previsto di 30, mentre in Germania la società immobiliare “Deutsche Wohnen” ha deciso di ridurre il dividendo degli azionisti, finanziando locatari e partner commerciali183. In Italia, ad esempio, strategie simili sono state adottate da “Etica sgr”, azienda del risparmio per i fondi sostenibili e responsabili, che ha pianificato un Piano di engagement volto a rafforzare la dignità del lavoro, la parità di genere e la tutela dei diritti umani in generale184.

Papa Francesco ha asserito che, in realtà, la pandemia non ha generato “due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio- ambientale185, che ha determinato una concentrazione più forte sui fattori social; il mercato europeo, su questo punto, è in forte espansione.

Prima della pandemia, le risorse confluivano tutte verso le iniziative climatiche e ambientali, ma adesso il covid ha indotto le autorità ad attribuire pari dignità a quelle sociali. Emblema di questa evoluzione è il SURE186, un nuovo strumento europeo di sostegno di carattere temporaneo (fino al 31 dicembre 2022) finalizzato a tutelare i lavoratori che subiscono le conseguenze negative del coronavirus e consiste nell’emissione di 100 miliardi di euro in forma di prestiti agli Stati membri come ausilio economico per l’attuazione di riforme volte a promuovere l’occupazione. Il prestito, inoltre, ha l’ulteriore scopo di coprire i costi che i governi nazionali devono affrontare nel programma di riduzione dell’orario lavorativo, ovvero un regime che prevede la riduzione delle ore di lavoro dei dipendenti e un sostegno pubblico ad essi per le ore di lavoro non svolte.

183 ESG ai tempi del Covid: l’ascesa dei REITT, dal sito web di Janus Henderson.

184 La realizzazione di questi obiettivi è possibile “per esempio, offrendo congedi retribuiti e dando priorità alla salute e alla sicurezza sul lavoro e chiedendo che siano mantenuti il livello occupazionale e le relazioni con fornitori e clienti, oltre a sviluppare un atteggiamento di prudenza finanziaria”, come dichiarato da Aldo Bonati, Corporate Engagement and Networks Manager di “Etica sgr”, incrementando il dialogo con “le aziende affinché diano priorità alla sicurezza sul lavoro e non penalizzino quei fornitori, in Paesi come il Bangladesh, che sono in ritardo a causa della pandemia di coronavirus”, dal sito eticasgr.com.

185Papa Francesco, enciclica Laudato si’.

186 SURE è l’acronimo di Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency e può essere considerate come una cassa integrazione dell’UE che si regge soprattutto sulle garanzie prestate dagli Stati proporzionalmente al loro PIL.

85

In definitiva, il SURE è una strategia che serve a tutelare i cittadini lavoratori che subiscono gli effetti sociali ed economici della pandemia, grazie anche alle garanzie prestate dagli Stati, che consentono alla Commissione di erogare prestiti di maggiore ampiezza187. I prestiti, in forma di Eurobond, devono comunque rispettare i parametri sociali, così come definiti dall’International Capital Market Association (ICMA)188, devono cioè essere in linea con gli obiettivi di benessere comune, in particolare con le misure sanitarie a protezione degli individui, prevedendo un ruolo della Commissione nel valutare semestralmente se i fondi vengono effettivamente utilizzati per il soddisfacimento di quelle determinate finalità.

Altro tema caldo sul quale la pandemia non ha risparmiato conseguenze è quello della gender equality, con dati che mostrano un netto svantaggio per la quota rosa.

Se, infatti, durante il periodo del lockdown, proprio le donne hanno dovuto fare i conti con un maggior carico di lavoro domestico e sono state i soggetti più esposti alla violenza domestica, quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno, anche nella vita d’impresa esse rappresentano il genere più colpito. Nel 2019, ad esempio, sono aumentate esponenzialmente le dimissioni delle lavoratrici (oltre 37.000 rispetto alle 35.000 del 2018) per dedicarsi alla cura della casa e della famiglia, situazione che risulta inasprita dal covid, definito come “un disastro per il femminismo”189.

La maggiore sensibilità all’aspetto della disuguaglianza di genere ha generato molte discussioni soprattutto dopo la crisi sanitaria che stiamo vivendo, tanto che le Nazioni Unite hanno pubblicato un report nel mese di aprile 2020, The Impact of Covid-19 on Women, in cui si prende atto che il genere femminile è senza dubbio quello più scosso dalla pandemia, che ha esacerbato le disparità già esistenti e cerca di proporre delle misure volte ad affrontare il problema della discriminazione in virtù del sesso. Sempre in seno alle Nazioni Unite, infatti, vi è l’ UN Women, ente che si prepone lo scopo di attuare il Principio n. 5 dei 17 SDG ( Obiettivi di sviluppo sostenibile), quello che raccomanda la parità di genere. In particolare, tale esso sostiene donne e ragazze provenienti da ogni Stato membro delle Nazioni Unite, prevedendo delle strategie a favore di un loro giusto

187Dal sito web ec.europa.eu.

188 ICMA è un’associazione di imprese che partecipano al mercato dei capitali e ha obiettivi di promozione di elevati livelli di pratiche di mercato, nonché di supporto commerciale e di istruzione.

189Il coronavirus è un disastro per il femminismo, H. Lewis, 19/03/2020.

86

inserimento alla pari degli uomini, come uguali vantaggi delle riforme di governance, campagne per il riconoscimento del diritto ad un lavoro dignitoso e all’autonomia economica, la tutela da ogni forma di violenza e uguali benefici da parte dell’intervento umanitario nei Paesi ove questo si rende necessario190.

Sebbene la pandemia abbia, dunque, accentuato il divario preesistente, la progressiva inclusione nelle strategie aziendali delle tematiche ESG ha acceso dibattiti e videoconferenze tra le imprese sul tema della gender equality, soprattutto per trovare un rimedio al gender pay gap, espressione che si riferisce al divario retributivo ancora largamente esistente tra uomini e donne. Proprio su questo aspetto, la multinazionale “Eni S.p.A” ha acceso i riflettori, avendo a cuore la parità di genere nella propria politica aziendale; nel caso di questa impresa, infatti, sono aumentate le donne che occupano posizioni ad elevato grado di responsabilità, oltre ad una crescita considerevole del tasso di sostituzione, con cui si intende la differenza tra le assunzioni con contratto a tempo determinato e quelle a tempo indeterminato, con un raggiungimento del 98% nell’ambito della parità di retribuzione tra uomini e donne.

“Eni”, inoltre, si fa portavoce dell’ empowering femminile attraverso la partecipazione ad inziative come Inspiring Girls Italia191, che hanno l’obiettivo di garantire alle giovani donne una formazione professionale in materie tecniche e scientifiche, abbattendo le barriere sociali che propongono un modello di donna stereotipata, tradizionale, non intraprendente e ciò risulta fondamentale per offrire sbocchi lavorativi anche al genere femminile, che molto spesso, sicuramente in misura maggiore rispetto agli uomini, è orientato a mansioni più convenzionali che propongono meno opportunità di esercitare il diritto allo sviluppo di cui all’articolo 1 della

“Dichiarazione sul diritto allo sviluppo” del 1986.

Per quanto riguarda la situazione italiana, il World Economic Forum ha condotto un’indagine al termine della quale si è avuto modo di appurare che, in seguito al covid- 19, l’occupazione femminile è scesa del 2% rispetto all’1,7% per quella maschile, arrivando a circa 707mila donne senza un posto di lavoro, senza contare il fatto che esse

190Dal sito web unwomen.org.

191Donne e lavoro: la pandemia inasprisce le disuguaglianze, “Eni Datalab”, eni.com.

87

sono state le più colpite da fenomeni come ansia e stress psicofisico192. Sembra, dunque, che la pandemia, su questo aspetto, abbia avuto l’effetto negativo di un salto sociale all’indietro nella scala dell’evoluzione e proprio questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per procedere sulla strada delle riforme volte all’uguaglianza di genere che molti amano considerare raggiunta, quando in realtà le analisi statistiche mostrano l’esatto contrario.

Lo stesso si può dire per il lavoro minorile: secondo il rapporto COVID-19 and child labour: A time of crisis, a time to act pubblicato dall’ILO e dall’UNICEF, sebbene il numero di fanciulli che lavorano precocemente sia diminuito, la pandemia potrebbe portare ad un’inversione della situazione, soprattutto in seguito alla chiusura delle scuole, all’incapacità di molti bambini di reggere la didattica a distanza e alle difficoltà economiche che vivono numerose famiglie nelle aree più povere e degradate del mondo.

Ciò ha rappresentato terreno fertile per tante imprese che operano in violazione dei diritti umani, dando spesso luogo a fenomeni di maltrattamento e abusi anche di carattere sessuale193, basti pensare che una delle più note multinazionali, la Philip Morris, compagnia impegnata nell’industria del tabacco, ha ammesso la presenza nelle proprie piantagioni di bambini di età inferiore ai 10 anni, situazione rimasta ancora irrisolta194. L’auspicio è che le imprese di tutto il mondo, nell’adottare un’ottica di protezione dell’individuo e dei suoi inalienabili diritti, possano conformarsi progressivamente agli sforzi normativi compiuti a livello internazionale, europeo e nazionale, per realizzare passo dopo passo il concetto di “eticità” che la pandemia ha messo a dura prova.

192 La crisi da coronavirus è un disastro per la parità di genere, Alessio Foderi, 30/11/2020, wired.it.

193Daniele Onori, Covid-19, crisi economica e incremento del lavoro minorile, 18/11/2020.

1946 multinazionali coinvolte nello schiavismo e nello sfruttamento del lavoro minorile, Marta Albè, greenMe.it.

88

Nel documento Fattori ESG e corporate governance (pagine 83-88)