La resilienza: la riorganizzazione della propria vita Kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente oro (“kin”)
2.4. Dove sei Marcie?
In questo paragrafo prenderemo in prestito una vignetta di Charles M. Schulz87, grazie all’idea di Abraham J. Twerwsky, rabbino e psichiatra, che utilizza Snoopy e i suoi
amici in terapia, non rinunciando al rigore scientifico, ma approcciandosi ai pazienti e ai lettori in modo a suo dire più efficace, mischiando l’immediatezza del fumetto alla
profondità della psichiatria. Shultz ha creato una striscia che racchiude in sé un autentico
tesoro di riflessione, di psicologia e di filosofia.88 I personaggi di queste strisce agiscono,
lasciando ad ogni lettore la propria interpretazione, lasciando ai pazienti libere intuizioni
autonome, che sembrerebbero molto più efficaci di quelle indotte o anche solo condivise
con il terapeuta. La vignetta che abbiamo scelto per parlare di evento traumatico, lutto,
resilienza e condivisione è la seguente:
89
Figura 4: vignette di Shultz
Charlie Brown è innamorato di una ragazzina, da tempi lontanissimi, e non è da lei
ricambiato. Questo fa sì che lui continui a rivedersi in scene che appartengono al suo
passato, facendo quindi molta fatica ad accettare il presente e ciò che potrebbe offrire. È
interessante quella che Charlie chiama speranza, e che egli ambienta nel futuro, in realtà
qui sembra solo la possibilità che egli vuole darsi di rivivere il proprio passato felice con la
ragazzina dei suoi sogni. Se pensiamo alla persona cha ha subito un trauma, possiamo
87 Charles Monroe Schulz (Minneapolis, 26 novembre 1922 – Santa Rosa, 12 febbraio 2000) è stato un fumettista statunitense, conosciuto in tutto il mondo per aver creato le strisce dei Peanuts.
88 Twerwski, A., J., 2000, Su con la vita Charlie Brown, Mondadori, Milano. 89 Schulz, C.,M., 2015, Noccioline di resilienza n.8, 30 marzo 2015.
41 rivedere nella sua narrazione di vita la stessa speranza e lo stesso attaccamento al
passato che egli rivive come felice fino al momento del trauma, e la stessa inquietudine
davanti al futuro. Le donne colpite da lutto perinatale90 e le donne che vedono negata loro
la possibilità di procreare in modo naturale, raccontano in questo studio il momento della
diagnosi (sia della morte del proprio figlio, sia della infertilità91 di coppia) come momento traumatico, come uno spartiacque, un’afflizione. E le vere afflizioni hanno le loro delizie,
non annoiano mai perché occupano molto l’anima92. Con l’anima occupata dall’evento
traumatico, la donna sembra attraversare un momento della propria vita in cui vorrebbe dimenticare, sembra voler scappare dall’evento stesso e voler chiudere la porta della
memoria, cercando di vivere, come dice Linus, nel futuro, oppure rivivendosi in quel passato che l’ha vista tanto felice, perché ignara di ciò che sarebbe poi accaduto (la morte
di suo figlio) o inconsapevole del proprio destino di coppia e della propria malattia (l’infertilità di coppia). Il processo di resilienza, invece, come abbiamo visto in precedenza,
è un processo che si snoda nel presente, ma riguarda fortemente il passato. Marcie
risponde infatti a Linus suggerendogli di vivere nel presente, quel “sta nel mezzo” indica
appunto quel lasso temporale che supera il passato e aspetta il futuro: il presente. Il passato, come dice Twerski è un po’ più complesso, visto che ci obbliga a riscrivere il
corso di vicende realmente accadute93.
Il racconto del proprio passato assume la forma che la propria memoria darà ad esso: si
tratta di un processo di memoria di se stessi, della rappresentazione soggettiva del
90 Come scrivono Ravaldi, C. Mello, G., Pontello, V., Rimediotti, L., Ricca, V., Vannacci, A., 2009, in op.cit., pp.121-13: “Tecnicamente si definisce morte perinatale la perdita di un figlio che avviene tra la 27a settimana di gravidanza e i 7 giorni dopo il parto; la morte intrauterina è un evento tragico che ogni anno in Italia colpisce circa 2000 famiglie nella seconda metà della gravidanza”.
91 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera la sterilità una patologia e la definisce, da un punto di vista medico, come l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di regolari rapporti mirati non protetti […] Secondo la stima dell’OMS il fenomeno dell’infertilità riguarda 50-80 milioni di coppie nel mondo (Who 2001). In Italia la stima del fenomeno è 15%.
92 De Montesquieu C., 1994. Sur le Bonheur, cahiers, II, in «Droit, Ou est le bonheur?» Le Monde Editions, Paris.
93 Towerski, A., J., 2017, Su con la vita Charlie Brown! Come affrontare i problemi di ogni giorno con l’aiuto dei Peanuts, Mondadori ed., Milano.
42 passato più che del reale evento traumatico che ha travolto il soggetto. Ecco perché con
una sola esistenza si possono costruire mille autobiografie94. Un’autobiografia resiliente,
incentrata sul presente, ma che è in grado di accogliere il passato per superarlo, costituirà l’identità narrativa dell’autobiografo. È la storia del trauma, della ferita, che aiuta il soggetto
ad attuare due meccanismi positivi: la differenziazione e l’altruismo. Nella differenziazione
il soggetto vive nel presente e nel reale, mentre una parte di esso lo nega. È un
meccanismo costoso, che permette al soggetto in lutto di uscire dalla negatività che lo
affligge, attraverso una mentalizzazione, uno scatto intellettuale che fa del soggetto stesso un romanzo o un’opera d’arte95. L’altruismo sta nell’atto di condividere la propria storia, nel
volersi difendere dal proprio passato raccontandolo, ma contemporaneamente nel voler
difendere il prossimo dal proprio presente. Sempre nel presente, la resilienza cerca di
comprendere come costruire percorsi e progetti, rivolti al futuro, e al miglioramento della
qualità di vita del soggetto. Nella letteratura anglosassone, accanto al concetto di
resilienza, si trova quello di empowerment, che è la capacità di un soggetto di padroneggiare la situazione, agendo un potere sull’ambiente, riconoscendosi capacità e
competenze in quell’ambito specifico96. Ancora una volta un esempio di atto resiliente
incentrato nel presente e legato fortemente alla collettività. Secondo Kieffer97, i requisiti dell’empowerment sono:
lo sviluppo potente del sense of self, che favorisce il coinvolgimento sociale attivo saper analizzare criticamente i sistemi sociali e politici che definiscono il proprio
ambiente
saper sviluppare strategie e risorse per il raggiungimento dei propri scopi agire collettivamente per raggiungere scopi collettivi
94 Cyrulnik, B., 2009, Autobiografia di uno spaventapasseri, Raffaello Cortina ed., Milano 95 Cyrulnik, B., 2005, Costruire la resilienza. Erickson Torino.
96 Malaguti, E., 2005, op.cit.
97 Kieffer, C., H.,1982. The emergence of empowerment: the development of partecipatory competence among individuals in citizen organizzation, in “Division of Community psychology newsletter”, n.2
43 L’empowerment visto qui come una qualità che contribuisce ad un percorso di vita
resiliente, non solo della persona, ma soprattutto della persona in relazione con l’ambiente
e con l’altro.