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Morte perinatale e infertilità: due semi per lo stesso lutto?

Nel documento Università degli Studi Milano-Bicocca (pagine 38-41)

I bambini sono frammenti di polvere di stelle soffiati dalla mano di Dio.

Fortunata la donna che conosce le doglie del parto, perché lei ha tenuto una stella dentro sé (Barretto L.).

Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, quando un bambino muore in

gravidanza, nel periodo della gestazione, si sfiorano nascita e morte nello stesso lasso

temporale; la donna è esposta, oltre alla condizione di sofferenza emozionale, anche al

senso di perdita della propria capacità di generare, di creare, di dare vita, di riprodursi37;

questo si verifica in misura diversa, meno traumatica e repentina, ma più duratura forse, nel caso della diagnosi d’infertilità di coppia.

24 Infatti, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, un altro evento che espone

ugualmente la donna al senso di perdita procreativa, di perdita del proprio ruolo di

generatrice è il momento della diagnosi di infertilità38. Così come la coppia fertile, che concepisce un figlio ma subisce un’interruzione nell’attesa, attraversa momenti di

sconvolgimento, di confusione, nel cammino verso la genitorialità e nel percorso verso l’arrivo di un bambino reale; così, in una situazione di infertilità, la coppia vive tutto ciò,

senza che il bambino sia ancora reale. La coppia infertile, cioè, avverte che le è preclusa a

priori la possibilità di essere genitore39, deve quindi decostruirsi, per ricostruirsi, in un

secondo momento, come singolarità, in un ossimoro come “coppia di singolarità”, in un’immagine nuova di sé, superando il senso di colpa descritto da Menning40, e

ricostruendo un noi coerente alla propria natura ontologica: “…Non sarò mai madre.

Resterò per sempre una ragazza. Invecchierò, così, asciutta e sola. Il mio corpo non si

sformerà, non si moltiplicherà. Il guado della vita è qui41”.

Nella nostra società il ruolo della donna è ancora molto legato a quello di madre, è anche

per questo motivo che la donna vive la sua infertilità come un vera e propria stasi: perde la

sua funzione principale, quella riproduttiva,42 proiettandosi in un futuro che non è poi così

diverso dal suo passato. Dopo la diagnosi di infertilità, la coppia, che si è formata il più

delle volte per generare figli, deve fermarsi e concentrarsi sulla propria percezione, sul

senso profondo di se stessi nel mondo, di se stessi nel futuro e non solo nel presente. In

questo processo complesso e doloroso spesso, le donne, mostrano un forte senso di

colpa (si veda il paragrafo 5 di questo capitolo) legato all’alienazione verso l’esperienza

comune femminile di avere dei figli, nello specifico di avere avuto una gravidanza e di aver

38 Jacopini, A., G.,1992, L’incontro fra tecnologia e psiche. in: Frontali, N., “La cicogna tecnologica”, Ed. Associate, Roma.

39 Flamigni, C., Mutinelli, P., 2001, Curare la sterilità: etica, deontologia e psicologia nella relazione medico-paziente, Carocci, Firenze.

40 Menning, B., E., 1984, op. cit.

41 M. Mazzantini in Demetrio D. e Rigotti F., 2012, Senza figli, una condizione umana. Cortina, Milano, p.180. 42 Gonzalez L.,O., 2000, Infertility as a transformational process: a framework for psychotherapeutic support of infertile women in “Issues Ment Health Nurs”;21(6): pp.619-633.

25 partorito43 , di essere madri. Possiamo accomunare questo senso di alienazione alle

donne che hanno subito un lutto perinatale, se intendiamo l’alienazione come l’impossibilità di riconoscersi madri e, ancora di più, l'inammissibilità, generalizzata ancora

oggi, di condividere la narrazione del proprio parto e del proprio bambino con altre madri, di essere “socialmente madri”. L’aspetto dell’inammissibilità della condivisione di se stesse

e di ciò che si prova profondamente, è un altro punto di fortissima comunione tra l’infertilità

e il lutto perinatale, ed è stato descritto da Menning44 come la fase del dolore solitario. Tanto quanto le madri senza figli vivi non possono raccontare del proprio vissuto d’amore,

della propria gravidanza, del proprio figlio morto; così, anche le donne con infertilità di

coppia tendono a non esprimere i propri sentimenti di disagio, di irrequietezza e di paura,

di inadeguatezza: sono due tabù differenti, ma il silenzio femminile è lo stesso, un silenzio

che le rende asociali, nel senso profondamente privativo del suffisso. Quindi se è vero che nella morte perinatale i genitori piangono l’assenza di un figlio che c’è stato, e

nell’infertilità, invece, piangono l’assenza di un figlio che viveva nelle fantasie, nei desideri,

nei progetti, il desiderio di avere un figlio e la conseguente frustrazione del desiderio

stesso (il figlio desiderato nel primo caso è morto e non è con noi, nel secondo caso non

arriva), sembra essere comune. Questa frustrazione profonda e ripetuta nel tempo, un

disturbo che potremmo definire, forse, da sofferenza prolungata45 (la persistenza del

bimbo morto che non tornerà, del bimbo atteso da una coppia infertile che non arriverà)

origina sentimenti di rabbia e tristezza. Entrambe le coppie percepiscono il loro lutto come

un enigma inesplicabile, che le spinge a rimuoverlo con ogni mezzo, o ad affrontarlo a viso

aperto, non per ciò che si è perso, ma per quanto non si è potuto conoscere; un futuro

43 Greil, AL. 1997, Infertility and psychological distress: a critical review of the literature. Soc. Sci. Med. 1997;45: pp.1679-1704. 


44 Menning B. E., 1984, op.cit.

45 Lombardo, L., Lai, C., Luciani, M., Morelli, E., Buttinelli E., Aceto, P., Lai, S., D’Onofrio, L., Galli, F., Bellizzi, F., Penco, I., 2014, Eventi di perdita e lutto complicato: verso una definizione di disturbo da sofferenza prolungata per il DSM-5, in Rivista di Psichiatria, 49 (3): pp. 106-114

26 mancato che non si può cancellare dalla memoria, perché mai patito, paradossale e

persecutorio46.

Nel documento Università degli Studi Milano-Bicocca (pagine 38-41)