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Genitori con figli e genitori senza figli: la morte perinatale

Nel documento Università degli Studi Milano-Bicocca (pagine 32-35)

mi aspetterà, spero, il sapore di un nuovo azzurro20.

1.3. Genitori con figli e genitori senza figli: la morte perinatale

Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l’eterno, che regge il mondo e gli uomini21

In questo paragrafo affronteremo dapprima il significato che le coppie attribuiscono all’atto di mettere al mondo un figlio, per poi affrontare il complesso momento del lutto

perinatale. A tal proposito, possiamo dire che nel Novecento, la nascita e la morte vengono vissute dall’uomo contemporaneo dei Paesi industrializzati, come due azioni

interconnesse: questo perché, storicamente, si è alzata molto la soglia dell’età media della

popolazione e, di contro, si è abbassata molto la soglia numerica delle nuove nascite; non solo, l’aumento della speranza di vita e la riduzione della mortalità neonatale sono tra loro

collegati in modo stretto e quasi inevitabile.

Figura 1: Tavola statistica sulla mortalità infantile in Italia22

Come si evince dalla tabella sopracitata (Figura 1), nel nostro Paese, la mortalità infantile,

negli ultimi cento anni circa, è in netto calo. Questo documento illustra come nel

20 Hikmet N., 2016, in Chiodi, M., Meringolo, P., Che le lacrime diventino perle: sviluppare la resilienza per trasformare le nostre ferite in opportunità, Ponte alle Grazie, Firenze.

21Bobin, C,. 2017, in Codignola, S., Autobiografia di una madre, Quodlibet, Macerata.

18 Novecento si sia arrivati alla soglia di morte infantile inferiore al 4 per mille. La morte si è allontanata dalle nostre vite e l’uomo moderno non è più abituato ad eventi traumatici,

ancor meno ad eventi traumatici che si manifestino in età precoce. La morte, nel nostro

tempo, non sembra più essere integrata nella vita familiare ma sembra essere sempre di

più un evento straordinario, inconsueto, a tratti insolito e inatteso.

“In verità, in fondo al nostro cuore ci sentiamo immortali”.23 Con questa frase, Aries,

sintetizza in poche parole il rifiuto della morte della nostra epoca. Ancora di più, il lutto per la morte di un figlio è un’esperienza che risulta difficilmente sopportabile per le ragioni

sociali e antropologiche che abbiamo accennato; una perdita non immaginabile, quasi

impossibile a nostri giorni, molto più comune e accettata nel passato. Senza dubbio si

tratta di una delle più profonde sofferenze a cui è esposto un essere umano, perché la

morte di un figlio va ad intaccare la percezione nel futuro della coppia stessa, come se

venisse meno la propria reincarnazione genetica nel proprio figlio/a, una sorta di

immortalità di coppia attraverso la rigenerazione di un simile geneticamente a te. La

coppia colpita dal lutto perinatale, si vive come coppia che genera la fine della vita: un dolore che resta spesso nell’ombra e non viene ascoltato mai a sufficienza24. Il dolore per

la morte intrauterina o perinatale e il lutto che ne consegue sono sentimenti che emergono

in modo inaspettato, irruente e repentino, ma che durano molto tempo, e, spesso,

permangono nella coppia e nella famiglia colpite da questo tipo di perdita. Parlare di lutto

perinatale implica la consapevolezza che si stia parlando di un bambino che è morto, e di

una famiglia che deve affrontare il vuoto che questo bambino, andandosene, ha creato e

lasciato. Importante deve essere il rispetto dato al bambino che se ne è andato, e che ha

generato quel vuoto, sia fisico che mentale; un bimbo che va accolto, per poi poterlo

23 Aries, P., 1978, Storia della morte in occidente, Rizzoli, Milano.

24 Brunelli, R., Pasini, F., Lisi, E., 2008, Il lutto per la morte di un figlio e il sostegno alla famiglia, Quaderni Acp 2008, pp. 249-254.

19 lasciare andare nel migliore dei modi.25 Questo processo risulta essere particolarmente

difficoltoso e doloroso anche perché coinvolge attivamente il bambino che noi siamo stati, i nostri ricordi legati al nostro io nell’infanzia e, soprattutto, va ad incidere sulla nostra vita

emotiva.26

La morte è un tabù sociale, dicevamo prima, ma mentre la scomparsa di una persona

anziana viene accettata perché essa rappresenta la fine di una vita vissuta, la morte di un

bambino è difficilmente accolta, perché, nella nostra cultura, va a demolire, ad abbattere, i

legami di amore che questa nascita stava facendo germogliare. La morte di un bambino in

epoca perinatale manifesta, il più delle volte, anche la prima vera esperienza di morte

diretta, per quella famiglia. Fin dai primi momenti in cui la coppia scopre di aspettare un

bambino, si attivano processi di cura verso se stessi e soprattutto verso il nuovo arrivato;

la donna attiva una serie di strategie per diventare un ambiente accudente.27 Interrompere

la gravidanza a qualsiasi epoca gestazionale (si definisce morte perinatale la perdita di un

figlio che avviene tra la ventisettesima settimana di gravidanza e sette giorni dopo la

nascita28) è un evento traumatico denso di significati perché la coppia genitoriale non ha mai visto il bambino, non l’ha mai davvero conosciuto, perciò non ne può averne

un’immagine mentale precisa e coerente. È per questa ragione che il lutto perinatale è

diverso da tutti gli altri lutti; di tutte le persone che muoiono (i propri genitori, i parenti, gli

amici) ognuno di noi conserva immagini, situazioni, ricordi di presenza tangibile, visiva e

fisica. Remotti29 ha dimostrato come il fare figli sia un processo poietico, un atto generativo, quindi, che riguarda, oltre l’atto immediato del parto, anche l’aspetto educativo

e l’azione dell’allevamento e della cura. I genitori attuano questo atto poietico

quotidianamente, nel prendersi cura fisicamente e spiritualmente dei propri figli. Le

25 Ravaldi, C., Mello, G., Pontello, V., Rimediotti, L., Ricca, V., Vannacci, A., 2009, Aspetti psicologici della morte intrauterina. Ricerca, esperienze e protocolli di intervento, in Psicobiettivo, n. 3 (2009), pp. 121-39. 26 Kaplan, J., 1996, Voci dal silenzio, Raffaello Cortina, Milano.

27 Winnicott, D., W.,1965, Sviluppo affettivo e ambiente, Armando Roma.

28 AA.VV. 1979, Enciclopedia medica italiana, Volume 7, USES Edizioni Scientifiche S.p.A., Firenze. 29 Remotti, F., 2013, Fare figli, con chi? Tra famiglie e antropo-poiesi, ANUAC, II, n. 2, pp. 78-87.

20 famiglie che non hanno figli presenti nella quotidianità, perché morti in gravidanza, dovrebbero proseguire questa azione poietica, in un legame d’amore che vada oltre

l’assenza fisica e, in parte, oltre la morte, infatti le coppie che hanno perso un figlio in

gravidanza non possono avere ricordi legati a questi accudimenti. Spesso queste madri

vengono aiutate da professionisti della cura, e nel percorso di superamento del lutto,

vengono consigliate ad acquistare o a scegliere, se già acquistato in gravidanza, un oggetto legato al bambino (un’ecografia, le scarpette, il ciuccio, un peluche, una tutina,

ecc.), in modo da fornirsi una rappresentazione del proprio figlio. Questo oggetto è

chiamato oggetto di transizione30, e facilita il proseguimento di quel legame affettivo-relazionale cucito nei mesi di attesa, prima dell’evento nascita-morte del bambino, evento

che, inevitabilmente, sgretola, non solo il legame madre-bambino, ma anche le

aspettative, le proiezioni, le fantasie su quel bambino da parte di quella mamma, del padre

e di tutta la comunità affettiva che circonda la coppia genitoriale.

Nel documento Università degli Studi Milano-Bicocca (pagine 32-35)