Il tema della sostenibilità ambientale e sociale dei trasporti richiede un ripensamento delle modalità di pianificazione, fornitura e gestione del servizio di trasporto merci.
Tale attività dovrebbe avvenire con il minimo delle interruzioni, inconvenienti o spreco di tempo; dovrebbero essere favorite l’introduzione di tecnologie ICT che portano allo sviluppo e alla gestione integrata della produzione e della distribuzione.
Il sistema d’area produttiva deve poter disporre di una organizzazione del trasporto e della logistica efficiente, efficace ed economica, che passa attraverso l’attivazione di alcuni processi:
x incremento del grado di automazione e standardizzazione delle operazioni di carico e scarico delle merci;
x incremento della capacità di gestione dell’intera catena trasporto- logistica su scala nazionale e internazionale;
x sviluppo dei trattamenti specializzati delle merci nel filone produzione-distribuzione da parte di operatori professionali della logistica;
x consolidamento dei flussi di merci esigui;
x sviluppo della intermodalità del trasporto ferrovia – strada; x sviluppo del trasporto combinato;
x sviluppo delle politiche per la distribuzione delle merci in ambito urbano.
Reverse Logistic
La logistica sostenibile comprende anche la reverse logistics, termine tradotto in italiano con “logistica di ritorno”, che rappresenta il processo di pianificazione, implementazione controllo dell’efficienza delle materie prime dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei correlati flussi informativi dal punto di recupero (o consumo) al punto di origine con lo scopo di recuperare valore da prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita. In sintesi le attività di reverse logistics sono il recupero e raccolta dei resi, il trasporto, la ricezione e lo smistamento del ritorno.
La reverse logistics si è sviluppata con le normative che impongono lo smaltimento controllato di un numero crescente di materiali: carta, vetro, oli, metalli e, più recentemente, elettrodomestici e materiale elettrico ed elettronico. È un flusso parallelo a quello del consueto smaltimento di rifiuti, perché i prodotti che utilizzano la reverse logistics devono essere recuperati dagli stessi costruttori o da chi li mette in commercio. I flussi da gestire sono quelli che iniziano al momento del consumo e che riguardano l'imballaggio e al momento in cui il consumatore decide di disfarsi del bene. Le modalità di gestione riguardano l'organizzazione del trasporto, la raccolta dei materiali, le possibilità di reintrodurli nel ciclo produttivo. Al fine di rendere efficace un modello di reverse logistic di area dovranno essere previsti all’interno di un’APEA punti di raccolta differenziata, depositi locali, depositi centralizzati, punti di eliminazione o di riciclaggio di materiali. Le piattaforme predisposte per la
reverse logistics potranno essere finanziariamente sostenute, oltre che da enti pubblici, dalle imprese private che, costituite in consorzio e altre forme associative, recupereranno input produttivi da riutilizzare nei processi industriali. Esempi virtuosi provengono dal settore dell’informatica laddove, ad esempio, le stampanti sono recuperabili al 90-95% e alcune automobili già vengono progettate per il riutilizzo totale degli input impiegati nelle lavorazioni.
La reverse logistics rappresenta dunque un attore importante nel più ampio processo di economia sostenibile, ma è diventata anche un settore d’attività dove operano sia aziende specializzate, sia divisioni delle principali multinazionali logistiche.
Progetto Eco. Paesi Bassi: Reverse Logistic,
Il progetto Eco (Efficient Closed loop supply chain Optimisation) raccoglie 150 realtà, tra imprese, enti pubblici ed istituti universitari. Lo scopo del programma è “progettare, sviluppare e implementare sistemi di reverse logistics che riducano il chilometraggio a vuoto dei container e favoriscano il riutilizzo di componenti e materiali” e riguarda il flusso di container che dall’Europa è diretto verso l’Asia. Gran parte di questi contenitori è vuota, perché le merci esportate dal vecchio continente non bilanciano quelle in ingresso. Si stima che il 40% dei container che sbarcano sulle banchine europee riparta vuota verso est. Ma nello stesso tempo, i paesi asiatici, prima tra tutti la Cina, richiedono sempre più materie prime, anche provenienti da materiale da riciclare. Così, gli operatori stanno riempiendo i container vuoti, che hanno noli piuttosto bassi, con plastica, carta e materiale elettronico che vengono riutilizzati nelle fabbriche asiatiche.
Piattaforme logistiche per la distribuzione delle merci
Si tratta di misure infrastrutturali che riguardano principalmente spazi logistici di prossimità (transit point), centri di distribuzione merci, distriparks, la cui presenza sul territorio, ed in particolare all’interno di un’area produttiva, contribuisce a:
x riduzione della congestione e conseguente miglioramento della circolazione pedonale, veicolare e della sosta;
x maggiore efficienza del sistema distributivo complessivo;
x eliminazione dell’inquinamento atmosferico causato dai veicoli merci;
x eliminazione dell’inquinamento acustico causato dai veicoli merci. Distriparks. Rappresentano dei
nodi, spesso a completamento di strutture come gli interporti, in cui avviene lo scambio di modalità per il trasporto delle merci, ma che include anche altri servizi (logistica avanzata, servizi finanziari, ecc.) e in particolare quelli che si richiedono oggi per la personalizzazione dei prodotti (es. controlli di qualità, etichettatura, cambio di confezione,etc.). All’interno del Distripark ci sono magazzini, servizi gestionali, servizi informativi e telematici, ma anche capannoni dove le aziende possono svolgere attività manifatturiere per trasformare semilavorati, di provenienza internazionale o nazionale, in prodotti finiti da immettere sul mercato
Centro smistamento merci. Il centro smistamento merci o transit point è una piattaforma logistica costituita da un'ampia struttura, destinata a ricevere merci dirette alle diverse zone geografiche di indirizzarle, che funge da deposito per le merci e che e' in grado di direzionarle per strade o zone di consegna, stabilendo con il cliente finale le modalità, i tempi e i costi delle consegne e degli eventuali ritiri. In tal modo il prodotto viene confezionato una sola volta a vantaggio dei costi di distribuzione e della razionalizzazione del
Distriparks Porto di Rotterdam: Intermodalità delle merci
Dall’inizio degli anni ’90, la
Rotterdam PortAuthority, responsabile della pianificazione
portuale, ha dato inizio alla realizzazione di aree recintate per lo svolgimento di attività logistiche, coniando il termine di “Distripark”. Il Distripark è una piattaforma logistica avanzata, a monte dei terminal container marittimi ed integrata con il sistema di trasporto intermodale, in cui si realizzano attività a valore aggiunto sulle merci (stoccaggio e trasbordo, consolidamento/ deconsolidamento, confezionamento, etichettatura, assemblaggio, controlli di qualità, imballaggio, ecc.). Così il porto di Rotterdam ha preso la definizione di Brainport, ossia la sua funzione, con il Distripark, è quella di essere motore intelligente dello sviluppo complessivo del territorio.
sistema logistico. Per definire la localizzazione di tali strutture è possibile calcolare un baricentro per ogni zona di destinazione, variabile in funzione dei flussi che si devono incrociare.
La logistica del centro prevede la realizzazione di:
x area magazzini per la movimentazione dei carri merci; x area container destinate al carico, scarico e stoccaggio; x edifici destinati a servizi, (deposito, ristorante, bar, motel).
In prossimità di dette aree dovrebbero inoltre essere previsti un'officina, pesa stradale e/o ferroviaria, ed un'adeguata dotazione di parcheggi.