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L’accaparramento delle terre: dalle mercedes alla proprietà privata

CAPITOLO 2 TERRA E DENARO

2.1 L’accaparramento delle terre: dalle mercedes alla proprietà privata

Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, Cuba fu teatro di cambiamenti economici e sociali di portata epocale che videro l’isola trasformarsi da una colonia periferica, sottopopo- lata e caratterizzata da un’economia stagnante, al centro produttivo ed economico dell’America spagnola. Il protagonista indiscusso di questa trasformazione fu uno: lo zucche- ro. La necessità di trovare sempre più spazi per la coltivazione della canna provocò una pro- fonda trasformazione nella struttura agraria dell’isola, andando a modificare le antiche forme di sfruttamento del territorio ed evidenziando le già marcate differenze regionali.

La prima oligarchia coloniale cubana fondava il suo potere economico e sociale sul latifondo primitivo che si formò intorno all’Avana e alle principali città cubane durante il processo di accaparramento delle terre e delle risorse avvenuto a partire dal 1510.111 Questo gruppo, che discendeva dai primi conquistadores e colonizzatori, pur spesso vantando origini nobiliari medievali, fondò la propria ascesa sociale sulla terra cubana, sul potere locale e su ricchezze spesse volte attribuite irregolarmente.112

Quando i Conquistadores “scoprivano” delle nuove terre queste entravano automaticamente, per diritto di conquista, a far parte delle proprietà della Corona che le concedeva ai colonizza- tori in regime di sfruttamento. Il diritto concesso dal re era da considerarsi “condizionato, re- vocabile e soggetto a decadimento”. Chi otteneva la concessione dello sfruttamento della terra 111

L’interesse principale della prima fase della coloniale fu la ricerca di oro e metalli preziosi attraverso lo sfrut- tamento di manodopera indigena, fondato sul regime dell’encomienda. Esso si caratterizzava per essere un atto personale, temporale e revocabile per cui un gruppo di “infedeli” veniva affidato all’educazione e guida cristiana dei colonizzatori. Nella pratica significò la riduzione a regime di schiavitù degli aborigeni. Tale sistema caratte- rizzò la neonata società coloniale fino a circa il 1530 quando la progressiva perdita di importanza dell’estrazione di metalli preziosi, l’apparizione di nuovi centri competitivi nell’America del Sud, la conseguente diminuzione di avventurieri spagnoli e la rapida riduzione della popolazione aborigena fecero naufragare il sistema economi- co della conquista. Prese avvio una nuova tappa dello sfruttamento coloniale basato questa volta sullo sfrutta- mento delle principali ricchezze dell’arcipelago cubano, in particolare la terra, attraverso lo sviluppo dell’allevamento e di determinate colture. José Novoa Betancourt e Ángela Peña Obregón, La colonia (1492-

1867) in José Abreu Cardet (coord.), Historia de Cuba, Santo Domingo: Archivo General de la Nación,

Depratamento de Investigación y Divulgación, 2013, p. 91 112

Scriveva Julio Le Riverend: “El “señorialismo” de la Conquista no es un mero trasunto de la estructura social feudal trasladada por los hijodalgos a la América, sino un resultado del apoderamiento de la tierra y de los recursos americanos por parte de los conquistadores, independientemente de su origen social. Las oligarquías se forman con la riqueza americana y no con la genealogía española”. Julio Le Riverend, “Problemas de la formación agraria en Cuba”, Revista de la Biblioteca Nacional de Cuba, num 1 1985, p. 196

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aveva l’obbligo di risiedervi e di popolarla, pena la revoca della concessione.113 In generale i colonizzatori dovevano risiedere sulle terre per alcuni anni per ottenere la successiva confer- ma dello sfruttamento da parte del re.114 La questione della terra fu una delle prime che vide la contrapposizione fra il primo gruppo oligarchico cubano ed il potere imperiale, le cui con- cessioni e l’attribuzione di titoli di sfruttamento furono scarse sin dal principio.115 La conse- guenza fu che presto le usurpazioni, che l’amministrazione locale finiva con l’avallare, diven- nero pratica comune. Di fatto la distribuzione della terra veniva regolata dagli stessi usurpato- ri che occupavano le principali cariche all’interno del Cabildo locale.

Sin dall’inizio le questioni relative alla distribuzione delle terre e la loro gestione rappresenta- rono una causa di conflitto fra la Corona e i colonizzatori. Mentre la prima cercava di regolare e regolamentare le usurpazioni, i secondi reinterpretavano la legislazione a loro favore. Fra il XVI e XVIII secolo assistiamo al tentativo sempre più esplicito della Corona di togliere pote- re alle autorità locali in materia di distribuzione di terre, pur cercando di razionalizzare la struttura agraria della colonia.

Con la Real Cédula del 23 settembre 1519, La Corona ratificava tutte le concessioni fatte fino ad allora ma il privilegio di distribuire le terre tornava nelle mani del re che lo delegava a vi- ceré e governatori. Nel 1572 la Corona ribadì l’autorità del viceré e delle Audiencias in mate- ria di ripartizione delle terre. L’assenza di tali entità nell’amministrazione coloniale delle An- tille permise ancora una volta al Cabildo di deliberare in materia instaurando, a partire dal 1536, la pratica consolidata di concedere terre (mercedes) a fronte di somme di denaro.116 A partire dal XVI secolo le mercedes dovevano essere confermate dal re e in caso contrario revocate. Il diritto concesso era infatti vincolato all’allevamento del bestiame e la merced non era relativa alla proprietà della terra bensì alla facoltà di allevare bestiame in essa.117

113 Balboa Navarro, De los dominios ...,p. 23 114

A partire dal 1497, la Corona aveva autorizzato Colombo, in qualità di Governatore delle Indie, a distribuire le terre fra i conquistadores. Tale privilegio gli fu presto revocato a causa di conflitti personali con i regnanti, ma fu successivamente nuovamente concesso ai suoi successori: Francisco de Bovadilla (1500-1502), Nicolás de Oviedo (1502-1509), e Diego Colón (Colombo) (1509-1514). Balboa Navarro, De los dominios…,p. 25

115

Le Riverend, Problemas de la formación…,p. 197

116 Stando alle ricerche di Imilcy Balboa Navarro, i Cabildos cubani iniziarono a concedere mercedes solo a par- tire dal 1536, quando nelle altre antille era già pratica comune. Per il caso di Santo Domingo, infatti, gli storici indicano come che le concessioni ebbero inizio a oartire dal 1503 mentre per Puerto Rico dal 1508. Balboa Na- varro, De los dominios…, p. 27. Per ottenere una merced, l’aspirante doveva presentare una petizione che veniva letta nel Cabildo. Si avviva così la pratica che prevedeva la determinazione della disponibilità del terreno. A quel punto il richiedente doveva nuovamente presentare la richiesta presentando tre testimoni che dessero atto della sua legittimità. La pratica si concludeva quando il richiedente versava una somma di quattro o sei ducati al Ca-

bildo che concedeva così la merced. Rodrigo De Bernardo y Estrada, Manual de Agrimensura Cubana, La Ha-

bana: Imprenta y librería de Andrés Graupera, 1860 p. 240-243; Julio Le Riverend sostiene che fu il Cabildo di Sancti Spiritus il primo a concedere una merced a Cuba. Le Riverend, Problemas de la formación..., p.145 117 In America Latina venivano attribuiti nomi diversi ai terreni in base alle aree geografiche e al tipo di sfrutta- mento a cui erano sottoposti. In generale i termini più usati sono hacienda, nel caso di terreni dedicati allo sfrut-

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La ripartizione terriera era caratterizzata da una serie di forme tradizionali: hatos, corrales,

estancias, conucos, sitios e altre forme minori.118 Nella storiografia cubana le mercedes di una lega di terra “a la redonda” erano denominate corrales e originariamente implicavano un’autorizzazione all’allevamento suino, mentre quelle di due leghe erano denominate

hatos;119 entrambe dovevano servire a rifornire di viveri le città e l’esercito. Tale schema era però applicato principalmente nella zona dell'Avana e nelle giurisdizioni limitrofe mentre as- sumeva connotati diversi mano a mano che ci si allontanava dalla capitale. Cambiavano le de- nominazioni, le misure e le modalità di distribuzione delle mercedes. In generale pero la strut- tura agraria cubana fu inizialmente caratterizzata dalla formazione di grandi haciendas120 de- dicate all'allevamento e situate principalmente nelle aree centrali del paese, al cui interno si trovavano una serie di minifondi, caratteristici anche delle aree adiacenti alle zone urbane.121 Il meccanismo della concessione di mercedes provocò un fenomeno di saturazione della pro- prietà agraria con grandi latifondi estesi per tutta l’isola.122 Già alla fine del XVI secolo, in particolare nelle zone dell’Avana e di Puerto Principe, era riscontrabile una carenza di terre giuridicamente libere.123 Poiché la merced non attribuiva la piena proprietà delle terre ma solo un diritto al loro sfruttamento, l’amministrazione locale, a partire dal 1574, riuscì a risolvere la questione concedendo mercedes all’interno di “haciendas” già esistenti, sia allo stesso pro-

tamento agricolo, ed estancia per descrivere le gradi proprietà in cui vengono praticati il pascolo e l’allevamento. Il termine estancia si diffuse principalmente in Argentina, Perù, Cile ed Uruguay mentre in Venezuela, Santo Domingo e Cuba il termine più usato era hato. Arturo Sorhegui, “Élite o aristocracia en La Habana entre los siglos XI y XVII” in Chirstian Schröter, Bernard Büschges (a cura di), Beneméritos, aristócratas y empresario:

identidades y estructuras sociales de las capas altas urbanas en América hispánica, Frankfurt: Vervuert

Verlagsgesellschaft, 1999, p. 201 118

Per canuco si intendevano i minifondi dati in gestione a piccoli agricoltori mentre le estancias, molto comuni nel XVI secolo, erano una forma di sfruttamento della terra basata sulla coltivazione indigena di yuca unita all’allevamento suino; acquisiranno un carattere diverso verso la fine del secolo. Vi erano altri termini in uso per distinguere i tipi di terreni dati in merced. Le Riverend dedica un intero capitolo della sua opera Problemas de la

formación agraria en Cuba all’analisi di tali termini. Ad esempio sabana, sabaneta, sabanilla erano in genere

usati per indicare terreni destinati all’allevamento vaccino. Le Riverend, Problemas de la formación…, p.165- 185

119 Un’ordinanza municipale del 1640 chiariva l’estensione di hatos e corrales: “dos leguas a la redonda” per i primi (22.521 ettari) e “una legua” per i secondi (5.628 ettari). Balboa Navarro, De los dominios ..., p. 87

120 In questo caso viene utilizzato il termine hacienda nella sua accezione generica di terreno dato in merced da

Sua Maestà il Re attraverso le amministrazioni municipali. De Bernardo y Estrada, Manual de Agrimensura..., p.176

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Le Riverend sostiene che per il caso cubano non sia esatto parlare di “feudalesimo” coloniale quando ci si ri- ferisce all’agricoltura di piantagione, piuttosto sostiene l’utilizzo del termine hacienda. Le Riverend, Problemas

de la formación…., p.140

122 L’oligarchia cubana, per garantire l’indivisibilità delle proprietà, iniziò presto a costituire maggioraschi. Il primo di cui si ha notizia fu istituito da Antón Recio intorno al 1570. Secondo María Teresa Cornide Hernández, oltre ad essere il primo maggiorasco concesso a Cuba, potrebbe essere anche il primo autorizzato nelle colonie americane. Cornide Hernández, De La Habana…, p.36-38

123 Bisogna sottolineare che malgrado il territorio risultasse “occupato” il livello di sfruttamento reale delle terre era insignificante.

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prietario che ad altri. Ciò significava che per avviare una nuova attività di sfruttamento del territorio, era necessario richiedere all’Ayuntamiento una nuova licenza.124

Le Ordenanzas municipales di Alonso Cáceres del 1574 regolarono in maniera più precisa il ruolo del Cabildo nella distribuzione delle terre. Tra le varie disposizioni emergeva l’obbligo di popolare con capi di bestiame i terreni avuti in concessione in un periodo che poteva varia- re dai sei mesi ai tre anni. In caso di mancato popolamento il Cabildo poteva revocare la con- cessione. 125

La parcellizzazione avviata dalle Ordinanze non si diffuse però omogeneamente in tutto il ter- ritorio dell’isola. In alcune zone del paese, in particolare Santa Clara e Camaguey, si sviluppò un’altra forma di sfruttamento del territorio: la hacienda comunera.

Essa si formava attraverso un processo di suddivisione interna, per eredità o per vendita di porzioni. Le diverse porzioni non venivano delimitate e la loro estensione, quindi il loro valo- re, dipendeva dai pesos de posesión attribuiti ai vari proprietari, che indicavano la proporzione posseduta in relazione al totale dell’hacienda, generalmente sfruttata e gestita in forma condi- visa. I pesos de posesión erano oggetto di qualsiasi tipo di transazione, dalla compra-vendita all'ipoteca al censo, di cui parleremo più avanti.126

Con l’entrata in vigore del Sistema de Flotas e l’integrazione dell’isola nel commercio inter- nazionale, la città dell’Avana sperimentò una notevole crescita demografica che portò con sé il desiderio della popolazione di vedersi riconosciuti diritti di carattere permanente sulle terre concesse.127 Tale desiderio si scontrò però con la volontà della Corona di esercitare un mag- giore controllo sulle terre per aumentare le entrate fiscali e quindi recuperare i fondi che erano stati occupati illegalmente. La Real Cédula del 1591 obbligava infatti tutti i beneficiari di

mercedes a esibire il titolo che ne autorizzavano la concessione. In questo contesto acquisiva-

no nuova importanza i realengos e i baldios, ovvero le terre di proprietà delle Corona ed i ter- reni improduttivi.128

124 Julio Le Rivernd, Historia económica de Cuba, Instituto Cubano del libro, La Habana, 1974, p. 3-4

125 Le ordinanze di Cáceres furono approvate dalla Corona solo nel 1582, ovvero otto anni dopo la loro adozione sull’isola. Balboa Navarro, De los dominios ...,p. 31–34

126 L’estensione dei fondi, sia comuni che individuali, imponeva una certa divisione interna al fine di razionlaiz- zarne lo sfruttamento. Sorse così la differenziazione fra sabanas, zone destinate all'allevamento; quemados, ter- reni arati destinati all'allevamento o al pascolo; e montes, ovvero le zone boscose che fornivano legname al fon- do.Le Rivernd, Historia económica ....,p. 5

127 Balboa Navarro, De los dominios ....,p. 33

128 Il concetto di realengo per il caso cubano fu formulato nel 1836 da Esteban Pichardo y Tapia: “El terreno que ocupa todo hueco o intersticio que dejan tres o más circulaciones de Corrales o Hatos, según su colocación o situación de sus centros entre sí o con la costa marítima, no teniendo por consecuencia extensión ni figura fijas, ni otro propietario que el Estado, el cual tiene dictadas reglas para su adquisición, cuando no fueron adquiridas por Merced o por prescripción a virtud de cuarenta años de ocupación. A los denunciadores de estos terrenos

Realengos se les asigna la tercera parte”. Esteban Pichardo Tapia, Diccionario provincial casi razonado, p. 314

citato in Balboa Navarro, De los dominios...., p. 42. In generale la storiografia che ha trattato l’argomento ha de- 51

La Real Cédula del 1591 riconfermava la potestà del re sulle terre colonizzate. I beneficiari delle mercedes dovevano infatti poter esibire il “titolo” che dava loro il diritto di possesso del fondo. La revisione dei titoli avveniva in generale attraverso tre processi distinti: la composi-

ción, la confirmación e l’amparo Real. I tre processi previsti dalla Corona non si applicarono

tutti al caso cubano. La composición e la confirmación furono applicate in qualche occasione mentre l’amparo Real non fu mai utilizzato sull’isola. La composición si applicava ai terreni detenuti illegalmente sia per occupazione che per usurpazione. Una volta identificato, il terre- no oggetto di irregolarità veniva valutato ed il beneficiario doveva versare una somma di de- naro per regolarizzare la sua posizione. Tale pagamento non implicava direttamente il ricono- scimento del titolo di sfruttamento ma consolidava il possesso di fatto e dava successivo dirit- to all’ottenimento del titolo. Le terre che non erano sottoposte a questo iter diventavano rea-

lengos, tornando di proprietà della Corona.129 Come scriveva Le Riverend, la composición era di fatto “la venta forzosa a quien poseyera sin título las tierra, pues de no comprarlas revertían a la Corona”.130 A Cuba, l’uso della composición permise alla Corona da un lato di garantirsi notevoli entrate fiscali, approfittando del disordine che regnava fra le oligarchie terriere, men- tre dall’altro rappresentò per quest’ultime una possibilità per accrescere in maniera incontrol- lata il proprio dominio sul territorio. La confirmación era invece “el acto formal de reconocimiento de que la merced ha sido bien, adecuadamente, concedida, si la autoridad concedente tiene la potestad de hacerlo.”131 In generale veniva concessa in seguito alla richie- sta dell’interessato e dopo aver pagato la composición e le tasse.132 I terreni che non venivano “confermati” tornavano a far parte del patrimonio reale.

I realengos acquisirono una grande importanza nella legislazione agraria coloniale, in partico- lare verso le fine XVI secolo. L’utilizzo del modello circolare nelle misurazioni di terra fece sì che gli spazi “vuoti” tra una merced e l’altra fossero nominati anch’essi realengos.133 La

Real Cédula del 1591, oltre a mettere in vendita i realengos e i baldios, prevedeva che le per-

finito i realengos come gli spazi vuoti fra hatos e corrales (di forma circolare) appartenenti alla Corona. Per bal-

dios si intende invece i terreni lasciati incolti. In generale, per baldios si intendono quindi tutti quei terreni che

non vengono coltivati. Ivi., p. 40-42 129 Ivi, p. 41

130 Questo processo fu largamente adottato nel XVII e scarsamente nel XVI secolo. J. Le Riverend, Problemas de la formación … p.152

131

Ivi, p.142-153

132 Le Riverend indica che a Cuba i casi di confirmación furono in realtà pochi: in genere infatti gli atti del Ca- bildo in cui venivano concesse terre, pur menzionando nell’accordo che l’organo “confermava” la concessione,

non avevano il carattere di una vera e propria confirmación. Ivi, p.148 133

Rodrigo de Bernardo y Estrada opera una distinzione fra realengos e realengo. Nel primo gruppo vengono comprese tutte quelle terre marginali, ritagli di terra fra una hacienda e l’altra. Quando questi “buchi” non veni- vano occupati o ceduti erano spesso divisi in modo uguale fra i confinanti. Quando si parla invece di realengo ci si riferisce piuttosto a grandi spazi fra un’hacienda e l’altra oppure fra un’hacienda e la costa. De Bernardo y Estrada, Manual de Agrimensura…., p 278-280 e Balboa Navarro, De los dominios .... p. 43

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sone fisiche potessero denunciare le usurpazioni dei terreni della Corona ottenendo come ri- compensa il riconoscimento di un quarto delle terre denunciate. Inoltre, chiunque avesse “scoperto” terre incolte poteva segnalarne l’ubicazione e l’estensione e presentare un’offerta in denaro per l’acquisto.134 La corsa alla scoperta di terre portó all’esigenza da parte degli an- tichi proprietari di ottenere la certificazione del titolo, spesso andata persa.135

La produzione di zucchero stava già guadagnando importanza nelle Antille, sia spagnole che inglesi, e nel 1529 la Corona aveva approvato una Real Cédula per l’isola di Española che aveva l’obiettivo di incentivare la produzione di zucchero nella colonia: a partire da quel mo- mento gli ingenios non potevano più essere sequestrati per debiti. In questo modo l’hacendado aveva la certezza che pur indebitandosi per finanziare il raccolto, non avrebbe messo a rischio le sue proprietà. 136

In quel periodo Cuba non era ancora percepita come una colonia produttiva per cui rimase inizialmente esclusa dalla misura. Il primo a riconoscere l’importanza geopolitica dell’isola ed in particolare la posizione strategica del porto dell’Avana fu Filippo II che iniziò a rivalu- tarne il ruolo all’interno dell’assetto coloniale.137

Nel 1535 il governo aveva concesso la prima licenza per costruire un trapiche138 ma la man- canza di manodopera servile e la scarsità di capitale fece fallire l’iniziativa. Il Cabildo dell’Avana ed il governatore tornarono ad affrontare la questione nel 1595 quando chiesero a Filippo II di estendere a Cuba quei privilegi già concessi ad Española. Questa volta a diffe- renza di quanto era avvenuto in precedenza, l’oligarchia habanera si mostrava pronta ad intra- prendere l’avventura dello zucchero, alla base della quale vi era la Real Cédula del 30 di di- cembre 1595, ovvero la Ley de privilegio de ingenios. La legge, di cui parleremo più appro- fonditamente nel prossimo capitolo, resa pubblica nel 1598 ed entrata in vigore nel 1600, sta- biliva che gli ingenios e la relativa dotazione (terre, schiavi, utensili, macchinari) non potesse- ro essere sequestrati per debiti. Inoltre con la Real Cédula del 24 luglio 1600 veniva concesso 134 I funzionari reali effettuavano quindi il riconoscimento del terreno, ne stimavano il valore e convocavano i confinanti per verificare se erano d’accordo o meno con l’attribuzione. Veniva poi pubblicato l’annuncio dell’asta pubblica il cui vincitore si sarebbe aggiudicato il terreno in seguito al pagamento delle relative tasse. Le denunce acquisirono così una notevole importanza nella legislazione agraria coloniale. Introducendo queste va- riazioni la Corona ribadiva il suo dominio sulle terre che allo stesso tempo acquisivano una nuova importanza