CAPITOLO 4 IL SEQUESTRO DEI BENI AGLI INFIDENTES
4.1 Il Consejo Administrativo de Bienes Embargados
La politica di esproprio dei beni da parte della Corona avviata il 1 aprile 1869 fu il risultato di numerose pressioni esercitate dal Cuerpo de Voluntarios e dagli integristi spagnoli sul Capi- tano Generale Domingo Dulce. Dulce aveva sostituito il Generale Lersundi nel gennaio 1869 con l’incarico da parte di Prim e Serrano di rappresentare il governo liberale spagnolo sull’isola e di portarla alla pace. Agli occhi del governo, Dulce incarnava la miglior possibilità per Cuba di raggiungere la pace grazie alla sua posizione nella società cubana. Egli aveva in- fatti già occupato il ruolo di Capitano Generale tra il 1862 ed il 1866 e si era dimostrato molto abile nel comprendere la componente creola e la sua politica riformista. Era nota la sua amici- zia con importanti hacendados ed intellettuali creoli, rafforzata anche dal matrimonio con la contessa di Santovenia,427 assidua frequentatrice dei circoli liberali e riformisti dell’isola. Fu proprio la vicinanza di Dulce con questi settori a convincere Prim a nominarlo Capitano Ge- nerale malgrado il suo pessimo stato di salute. Il suo compito era quello di negoziare con gli insorti.
L’isola usciva dal governo di Lersundi, che aveva imposto il terrore e la censura con lo scopo di mantenere lo status quo; era evidente che fossero necessari dei cambiamenti nella direzione dell’isola per riuscire a spegnere la rivolta nelle zone orientali.428 Il 6 gennaio del 1869 viene pubblicato sulla Gaceta de La Habana il primo messaggio di Dulce da Capitano Generale in- titolato “Alocución a los Cubanos”: era la prima volta che veniva ufficialmente usato l’aggettivo “cubanos” per riferirsi ai cittadini dell’isola. La rivoluzione in Spagna aveva spaz- zato via la dinastia borbonica con l’obbiettivo di restaurare nella penisola e nelle province d’oltremare un regime di legalità nell’amministrazione pubblica. Per raggiungere gli obbietti- vi della nuova Spagna liberale, Dulce avrebbe fondato il suo governo sull’equità, sulla giusti- 427
Doña Elena Martín de Medina y Molina, sposata in terze nozze con Domingo Dulce y Garay, Marchese di Castell-Florite, era proprietaria di un’immensa fortuna in denaro e proprietà agrarie in particolare dedicate alla produzione di zucchero. García Rodríguez, Con un ojo en Yara …, p. 27
428 La censura imposta da Lersundi colpì anche lo stesso governo spagnolo: prima dell’arrivo di Dulce all’Avana, Prim aveva scritto da Madrid due telegrammi: uno indirizzato a Julian Zulueta, rappresentante dell’integrismo spagnolo, ed un a José Morales Lemus, capo del riformismo creolo, in cui comunicava che essendosi riunito il gabinetto con vari cubani resisdenti a Madrid, era stato deciso di sostituire Lersundi con Dulce, che avrebbe rap- presentato la Cuba liberale e spagnola, pregandoli entrambi di appoggiare la missione pacificatrice di Dulce. Le lettere cadute in mano di Lersundi non furono recapitate ai destinatari. Ivi, p. 126.
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zia e sulla legalità. Fra i suoi primi compiti vi era il rinnovo totale degli Ayuntamientos e la stesura del nuovo regolamento elettorale, che avrebbe permesso l’elezione dei rappresentanti cubani alle Cortes, attraverso cui il popolo avrebbe potuto reclamare legittimamente le rifor- me fino ad allora negate.429 Il Capitano Generale avvertiva però allo stesso tempo che:
“si las malas artes convierten esta noble aspiración de nuestro silo y nuestra revolución gloriosa en una bandera de insurrección o en un grito de independencia, inflexible he de ser y duro en el castigo. No habrá libertad sin orden y sin respeto a las leyes. Quien voluntariamente abandona el terreno legal que por vez primera se brinda, es un malvado a quien deben juzgar los tribunales de justicia.”430
Dulce arrivava quindi sull’isola ben disposto a trattare con i riformisti creoli sulla base di una Cuba spagnola ma autonoma. A dimostrazione dell’onestà del suo messaggio ai cubani, Dulce promosse sin dall’inizio una politica più aperta e rinnovatrice rispetto al suo predecessore: ri- formò il fisco, reintrodusse la libertà di associazione e di stampa, offrì l’amnistia ai condanna- ti per cause politiche se avessero giurato di mantenere una buona condotta e di essere fedeli alla madrepatria. Nel tentativo di porre fine all’insurrezione orientale, egli tentò di mettersi in contatto con Carlos Manuel de Céspedes attraverso i riformisti della capitale, incaricati di por- tare il suo messaggio sul campo di battaglia. Dulce proponeva la fine delle ostilità, promet- tendo in cambio riforme economiche ed il riconoscimento dei diritti costituzionali e civili ai cubani. Gli emissari di Dulce riuscirono ad incontrare alcuni dei capi dell’insurrezione, com- preso lo stesso Céspedes, ma le risposte che ottennero furono tutte negative: nessun negoziato avrebbe avuto luogo se non sulla base dell’indipendenza di Cuba.
La politica di Dulce, oltre a fallire dal versante dell’insurrezione, veniva aspramente criticata dal settore integrista dell’Avana e dal Cuerpo de Voluntarios, che attraverso il giornale “La Voz de Cuba”, di proprietà di Gonzalo de Castañon, non perdevano occasione per criticare e insultare il Generale.431
Zaragoza scriveva:
429 La rappresentanza cubana alle Cortes era però profondamente legata alle sorti della rivolta in oriente. L’articolo 108 della Costituzione del 1869 decretava infatti che per discutere le riforme i deputati cubani dove- vano essere presenti nelle Cortes ma che le elezioni dei deputate sarebbero avvenute solo dopo la pacificazione dell’isola. Ivi..., p.31
430 A.N.C., Gaceta de La Habana, 6 gennaio 1869. 431
García Rodríguez, Con un ojo en Yara ..., p.124-133 134
“los periodistas de la isla de Cuba […], a finales de marzo 1869, inclinaron la opinión pública a que pidiese el castigo, con el confisco, secuestro o embargo, de los que formando en las filas de Céspedes o constituyendo la junta cubana de Nueva York, tenían levantada la bandera rebelde o proclamaban y protegían públicamente la guerra contra España.” 432
“La Voz de Cuba” presentava la situazione da un punto di vista legale, facendo ricorso al di- ritto costituzionale. Il foglio sosteneva che secondo le leggi della Novísima Recopilación, in vigore a Cuba, l’amministrazione avrebbe dovuto confiscare i beni degli individui trovati col- pevoli di tradimento dai Tribunali di Giustizia, senza bisogno di appellarsi a leggi governative o alle Cortes. Il “Diario de la Marina” proponeva che il governo si appropriasse dei beni e de- gli schiavi degli insorti per risarcire le persone leali alla Spagna. Anche il foglio “Prensa de la Habana” si schierava a favore della confisca dei beni. In una lettera scritta da un sostenitore dell’insurrezione ad un creolo emigrato a New York, la situazione veniva costi descritta:
“El Capitan general, hasta el presente no se conduce mal: los voluntarios no están contentos con el. […] Las atrocidades que cometen los voluntarios en las jurisdicciones del interior, como Pinar del Rio, Colón, bla bla, son idénticas a las que se cometieron cuando la guerra de Venezuela. […]Los insurrectos se encuentran bien, no así las tropas del gobierno que sufren, además del fuego de los fusiles y cañones las enfermedades más crueles, como son tifus, vómito y disentería . La mortalidad es grande y se asegura que el ejército está muy desmoralizado.”433
Il fallimento della politica conciliatoria, assieme alle forti pressioni dei Voluntarios e della stampa, obbligarono il Capitano Generale a modificare il suo approccio nei confronti degli in- sorti.
Per non mostrarsi cedevole alle pressioni della propaganda di stampa, Dulce decise di attende- re qualche giorno prima di emanare la legislazione inerente ai cosiddetti Bienes Embargados. L’occasione fu fornita direttamente dalla Junta Central Republicana de Cuba y Puerto Ri-
co,434 stabilitasi a New York per dirigere la rivolta.435
432 Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 366,367 433
A.N.C., Fondo Donativo y Remisiones, Caja 423, n. 8
434 Poco dopo la Gloriosa Rivoluzione nella madrepatria, verso la fine di settembre, con il Grito di Lares si sol- levava anche Puerto Rico, instaurando un Governo repubblicano capeggiato da Francisco Ramírez Medina. La rivolta fu peró presto spenta dall’esercito spagnolo ed i suoi leader incarcerati. García Rodrñiguez, Con un ojo en
Yara..., p. 50
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Il 1 aprile, il presidente della Junta, José Morales Lemus, inviò una circolare che faceva ap- pello a tutti coloro che “se encuentren en circunstancias de prestar auxilios pecuniarios a la causa de la revolución”.436 Morales Lemus invitava inoltre i suoi compatrioti a “elegir decididamente entre las banderas de la patria y la de sus opresores.”437Dulce non poteva ri- manere indifferente alla provocazione proveniente da New York e decise quindi di privare i ribelli delle proprie risorse, passando la questione nelle mani del Consejo de Administra-
ción438 dell’isola, organo di cui aveva fatto parte fino a poco tempo prima lo stesso José Mo- rales Lemus. Il 14 aprile il Consejo de Administración si pronunció a favore del sequestro preventivo dei beni dei traditori, permettendo a Dulce di emanare immediatamente quei decre- ti che avrebbero privato i nemici della Spagna, reali o presunti, dei propri beni.439Si ripropo- neva a Cuba un meccanismo già utilizzato in passato dalla Corona spagnola per indebolire economicamente i propri nemici.440
Il primo decreto che gettava le basi legali per il sequestro dei beni vaniva pubblicato il 12 feb- braio 1869 sulla Gaceta de la Habana. Il decreto istituiva il reato di infidencia, delegando ai Consigli ordinari di Guerra la competenza di giudicare tale classe di reato. Tale reato, come veniva chiarito dalla circolare pubblicata il giorno successivo, comprendeva: tradimento, ri- bellione, insurrezione, cospirazione, sedizione, sostegno a ribelli o criminali, associazione con il nemico, espressioni sovversive o sediziose, divulgazione, manifestazioni che con fini politi- ci avessero turbato la quiete pubblica.441
Il 15 aprile veniva pubblicata una circolare datata 1 aprile in cui si indicava di procedere all’esproprio immediato dei beni di sedici individui collegati alla Junta Republicana di New 435
Secondo José A. Piqueras contribuirono anche le forti pressioni del gruppo schiavista attraverso i suoi rappre- sentanti a Madrid a favore del sequestro dei beni a convincere l’amministrazione ad adottare tale approccio. Piqueras, La Revolución Democrática..., p.306
436 Llaverías, El Consejo ..., p. 9. Per il testo completo della circolare inviata da Morales Lemus consultare Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 768,769
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Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p.768, 769. Justo Zaragoza riporta per intero la circolare inviata da Morales Lemus in cui vengono inoltre stabilite le regole da seguire per finanziare la rivoluzione: si sarebbe creato un re- gistro dove sarebbero stati annotati in ordine alfabetico tutti i finanziatori, mentre quelli che avessero voluto ri- manere anonimi sarebbero stati identificati attraverso codici segreti.
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Il Consejo de Administración era stato creato con Decreto del 4 luglio 1861. Si trattava di un organo consulti- vo che aveva lo scopo di bilanciare l’autorità dei Capitani Generali. Le Riverand, Historia Económica…,p. 433 439 Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 369
440 La confisca dei beni per cause di natura politica era uno strumento già utilizzato dal governo spagnolo, sia in madrepatria che sull’isola di Cuba. A Cuba era stata applicata da Don Salvador de Muro, Marchese di Somerue- los, tra il 1799 ed il 1812, attraverso l’istituzione della Junta de Represalias con l'obiettivo di sequestrare i beni ai francesi durante la guerra fra la Spagna e la Francia Napoleonica. Llaverías, El Consejo Administrativo…, p.7 In Spagna il provvedimento venne usato dalla reggente Maria Cristina di Borbone nel 1834 per indebolire i carli- sti. Vennero emanati vari decreti che regolavano le procedure di amministrazione dei beni e l’uso delle rendite ricavate da essi come indennizzo dei danni causati dalla guerra. Il 17 settembre del 1836 il decreto venne esteso a tutti coloro avessero appoggiato, direttamente o indirettamente, gli usurpatori del trono. Zaragoza, Las
Insurrecciones ..., p. 364 441
A.N.C., Gaceta de La Habana, 13 febbraio 1869; Datos y noticias ..., p. 3 136
York. Questi erano: José Morales Lemus, Nestor Ponce de Leon, Manuel Casanova, José
Mestre, José M. Bassora, José Fernandez Criado, Antonio Fernandez Bramosio, José Maria Mora, Ramon Aguirre, Javier Cisneros, Tomás Mora, Federico Mora, Federico Galvez, Francisco Izquierdo, Plutarco Gonzalez e Joaquin Delgado.442Nel decreto Domingo Dulce sottolineava che a causa della situazione contingente “se hace indispensable adoptar cuantas providencias sean eficaces para aniquilar a los enemigos de nuestra nacionalidad, privándoles principalmente de todos los recursos con que puedan contar para sostener su agresión”.443 La circolare, riportante una data precedente al nulla osta rilasciato il 15 aprile dal Consejo de
Administración, aveva l’obiettivo di annullare tutte le possibili vendite avvenute nei primi
quindici giorni del mese. Tra queste figurava in maniera rilevante una vendita da parte di An- tonio Fernandez Bramosio alla casa commerciale newyorchese Moses Taylor y Compañia, a cui cedeva tutti i suoi terreni extraurbani ed i crediti verso terzi.444 Alcuni storici sostengono che Dulce avrebbe aspettato fino al 16 aprile a rendere pubblico il decreto di sequestro per da- re modo ai suoi “amici riformisti” di salvare parte dei loro beni dalla misura che era ormai obbligato a implementare.445 Questa posizione può ritenersi forse valida per somme di denaro contante ma non sembra possa essere considerata valida per altri beni, in particolare gli im- mobili e i crediti esigibili, in quanto il decreto, pur reso noto il 15 di aprile, aveva valore re- troattivo e si applicava a tutti i passaggi di proprietà avvenuti in quell’arco di tempo, annul- landoli. Il 16 aprile viene pubblicato un secondo decreto, anch’esso datato 1 aprile, che intro- duceva delle nuove clausole da applicare alla sottoscrizione di nuovi contratti. Tutti i contratti di compra-vendita sottoscritti a partire dal 1 aprile, dovevano essere sottoposti al vaglio delle autorità prima di essere considerati validi.446 Anche le vendite di prodotti ed i passaggi di proprietà delle azioni di società anonime erano soggette al nullaosta del Governo locale. Fu proprio attraverso questo decreto che l’amministrazione coloniale riuscì a bloccare alcune del- le transazioni dei membri della Junta.
Il giorno successivo, il 17 aprile, veniva creato il Consejo Administrativo de Bienes Embarga-
dos con l’incarico di amministrare i beni dei sedici individui soggetti a sequestro preventivo.
442 Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 770-771 443 Datos y noticias ...,p. 3
444
Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 370
445 Moreno Fraginals e Zoila Lapique, nell’opera inedita “Esta Revolución nació en Yara. Iconografía de la Guerra de los Diez años” sostengono che alcune famiglie dell’élite creola dell’Avana, di Matanzas e di Trinidad riuscirono a salvare parte della loro fortuna nel lasso di tempo offerto dal Capitano Generale. Manuel Moreno Fraginals, Zoila Lapique, Esta Revolución nació en Yara. Iconografía de la Guerra de los Diez años, La Habana: inedito, 1980.
446 Nel caso delle scritture private dovevano essere i diretti interessati a presentare il contratto all’amministrazione, mentre nel caso di scritture pubbliche erano i notai a presentare la relativa documentazione. A.N.C., Gaceta de La Habana, 16 aprile 1869.
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Il decreto stabiliva che il Consejo avrebbe avuto sede all’Avana, sarebbe stato presieduto dal governatore politico dell’Avana e sarebbe stato composto come segue: tre vocales appartenen- ti all’Ayuntamiento, tre rappresentanti dei proprietari e degli hacendados, tre commercianti, un membro dell’Hacienda ed un funzionario del Governo politico dell’isola che avrebbe svol- to il ruolo di segretario. L’organismo avrebbe esercitato i suoi compiti gratuitamente e il Pre- sidente avrebbe disposto dei beni derivanti dai sequestri447. A livello locale, i tenenti governa- tori erano tenuti a raccogliere tutte le informazioni relative ai beni (inventari, scritture e do- cumenti pubblici) e consegnarli al Consejo.448
Nella Gaceta del 18 aprile il Capitano Generale nominava presidente del Consejo Dionisio Roberts Lopez, governatore politico dell’Avana. In veste di vocales venivano nominati Juan Atilano Colomé, Mamerto Pulido ed il Conte de Pozos Dulces in quanto membri dell’Ayuntamiento della città dell’Avana; José A. Cabarga, Juan Poey e Joaquin Pedroso in rappresentanza degli hacendados e dei proprietari; Fernando Illas, Bonifacio Blesa Jiménez e Segundo Rigal in rappresentanza dei commercianti; Augustin Genón come capo della Sección
central de Contribuciones y Estadística, mentre in qualità di segretario venne nominato Justo
Zaragoza, segretario del Governo politico dell’Avana.449
Secondo Llaverías, il governo spagnolo desiderava che tutti i componenti del neonato Consejo
Administrativo de Bienes Embargados fossero spagnoli di nascita ed attribuisce a Justo Zara-
goza il merito di sostenere la "conveniencia de incluir algunos hijos del país para que su pre- sencia evitase cuantas sospechas y murmuraciones públicas pudieran nacer".450
In effetti, in un primo momento la composizione del Consejo Administrativo de Bienes Em-
bargados aveva avuto la pretesa di equilibrare la componente peninsulare e quella creola.
L’equilibrio si alterò quando due dei membri creoli, il Conte di Pozos Dulces, in passato em- blema del riformismo creolo, e Fernando Illas abbandonarono l’incarico.451 I rimanenti mem- bri creoli del Consejo, Colomé, Poey e Pedroso, facevano tutti parte del gruppo negriero e del
partido español. Era quindi evidente la posizione politica del Consejo e la predominanza in
esso dell’elemento schiavista.452
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Useremo il termine “sequestro” come corrispettivo dello spagnolo “embargo” per riferirci a beni espropriati preventivamente; useremo invece il termine “confisca” per indicare i beni “incautados”, ovvero i beni degli indi- vidui riconosciuti colpevoli dai tribunali di guerra.
448 Zaragoza, Las Insurrecciones ..., p. 371, 372 449
A.N.C., Gaceta de La Habana, 18 aprile 1869 450 Llaverías, El Consejo Administrativo..., p. 18,19 451 Sia il Conte che Illas abbandonarono l’isola.
452 Piqueras Arenas, José Antonio, La Revolución Democrática (1868-1874): cuestión social, colonialismo y grupos de presión, Centro de publicaciones Ministerio de Trabajo y Seguridad Social, Madrid, 1992 p.307
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Tabella 5- COMPOSIZIONE DEL CONSEJO ADMINISTRATIVO DE BIENES EMBARGADOS (1869)
Consejo Administrativo de Bienes Embargados (1869)
Ruolo Gruppo di appartenenza
Dionisio Roberts Lopez Presidente Governatore Superiore
Politico
Juan Antilano Colomé Vocal Ayuntamiento La Habana
Mamerto Pulido Vocal Ayuntamiento La Habana
Conte di Pozos Dulces Vocal Ayuntamiento La Habana
José Antonio Cabarga Vocal Proprietari e Hacendados
Juan Poey Vocal Proprietari e Hacendados
Joaquin Pedroso Vocal Proprietari e Hacendados
Fernando Illas Vocal Commercianti
Bonifacio Blesa y Gimenez Vocal Commercianti
Segundo Rigal Vocal Commercianti
Augustín Genon Capo della Sezione Centrale con-
tributi e statistiche
Justo Zaragoza Segretario Segretario del Governo Politi-
co dell’Avana
Fonte: La tabella è stata elaborata a partire dal testo Datos y noticias oficiales referentes a los bienes mandados a embargar en la Isla de Cuba por disposición del gobierno superior político, La Habana: Imprenta del Gobierno y Capitanía General, 1870.
Il 20 aprile venivano pubblicati sulla Gaceta de la Habana 31 articoli in cui si illustrava il funzionamento del Consejo Administrativo de Bienes Embargados: una volta accertata la col- pevolezza degli individui sottoposti a sequestro, il tenente governatore della giurisdizione in cui si trovavano le proprietà stilava un inventario che consegnava al Consejo. Ottenute le in- formazioni necessarie sui beni, il Governatore designava uno o più “depositari”.453 Questi, 453 Vedremo nel prossimo capitolo che nel caso di Aldama, data la quantità di beni espropriati, saranno designati vari depositari.
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dinnanzi a testimoni, assumevano la responsabilità di amministrare i beni. Il depositario non poteva in alcun modo vendere o trasferire il deposito ad altra persona e si impegnava a man- tenere la contabilità relativa alle spese e alle entrate prodotte dallo sfruttamento dei beni stes- si. Egli era tenuto a consegnare mensilmente al Consiglio i libri contabili e gli utili generati dai beni in dotazione. Non poteva esimersi dall’accettare l’incarico, per cui riceveva un com- penso calcolato sugli utili generati. Nel caso il bene fosse stato una hacienda agricola o un al- levamento, il depositario poteva nominare un amministratore e assumere gli impiegati neces- sari al suo funzionamento.454 Molti depositari, spesso scelti fra gli esponenti del partito
español, riuscirono ad ammassare notevoli fortune speculando sulle vendite di tutto ciò che
non veniva registrato con precisione negli inventari.455
Nella stessa circolare del 20 aprile, il sequestro dei beni venne esteso a
“todos los individuos a quienes pueda robarse haber tomado parte en la insurrección dentro o fuera de la Isla, bien con las armas en la mano, bien auxiliándola con armas, municiones, dinero, y artículos de subsistencia, [quienes] se declaran comprendidos en la circular de 15 del corriente relativa al embargo de los bienes de D. José Morales Lemus y