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189ad un ragionamento sul valore semantico dello spazio urbano,

una relazione simbiotica

189ad un ragionamento sul valore semantico dello spazio urbano,

innescando anche un processo di riappropriazione del bene stesso da parte della collettività.

Simili negli intenti ma con diverse modalità operative, le “gigantografie critiche” dell’artista francese JR irrompono nell’urbano con una forza pubblicitaria molto simile ai fenomeni di “subvertising”. Attraverso l’occultamento della Piramide di Pei, ad esempio, JR fa sparire l’ampliamento del Louvre. La sovrapposizione di una foto dell’edificio prima dell’intervento dell’architetto cinese crea l’illusione ottica di un salto nel passato e trasforma lo spazio reale in uno scenario surreale dove coesistono due tempi.

Queste sperimentazioni artistiche fanno emergere il carattere mediatico dei monumenti, il loro potenziale evocativo, il valore e ruolo posizionale e di riferimento che hanno nello spazio urbano. Qual è il valore dell’oggetto nascosto?

La loro temporanea assenza ne mette in luce la presenza, sottolineando una “frattura” che distanzia, sottrae l’oggetto dal contesto, elevandolo o riscoprendolo come monumento o elemento primario dello spazio.

Nella stessa logica operano alcune installazioni che provano a distorcere l’immagine dei luoghi attraverso giochi di specchi o

trompe l’oeil aberranti e proiezioni di luci.

Volti a marcare l’oggetto sottolineandone la matericità, mescolandone le superfici, annullando o creando elementi compositivi, le installazioni luminose trasfigurano gli oggetti monumentali offrendone una nuova percezione e un uso diverso. Il videomapping è oggi uno degli interventi artistici mediatici più influenti e persuasivi; i fasci di luce riescono a simulare una realtà virtuale di

A lato

JR, concept dell’installa- zione presso il Louvre, 2016

Christo, Vittorio Emanue- le II , Milano, 1970

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decostruzioni, ricostruzioni, annullamenti che mescolano, ibridano o annullano temporaneamente la componente rappresentativa del monumento trasformandolo in una superficie di racconto.

Questa sospensione, paradossalmente, riporta il monumento al centro di dinamiche urbane e partecipative come potenziale scenario per nuovi eventi; si pensi alla nota e acclamata Fête des Lumières a Lione che permette di ripensare al concetto di monumento e centro storico fondendo i concetti di arte, spettacolo, patrimonio, turismo e trasformazione effimera.

La trasfigurazione del “bene” offre non solo un’immagine diversa di spazi consolidati ma ne propone nuove letture ed impieghi nelle dinamiche urbane; non solo oggetti di tutela ma scenari protagonisti capaci di rinnovarsi continuamente per creare anche attrazioni e intrattenimento.

Roland Barthes formulando il concetto di sovversione affermò: “la miglior sovversione non consiste forse nel distorcere i codici anziché nel distruggerli?”

All’ invito di Lieux Publics e della Camera di Commercio e dell’Industria, Pierre Delavie presenta Détournement de Canebière, una “menzogna urbana”, sulla facciata del Palais de la Bourse a Marsiglia. L’installazione è un trompe l’oeil che altera la Canebière, un simbolo architettonico e urbano di Marsiglia e scava nella memoria della città offrendo ai passanti una nuova visione del loro ambiente quotidiano.

Interrogando la realtà e manipolando i paesaggi cittadini, Delavie ne cambia il volto integrando elementi strutturali finti e luce, manipolandone la pelle, distorcendo il modo in cui i passanti percepiscono un punto di riferimento storicamente significativo. Come nella metamorfosi in atto del Grand Palais a Parigi, un “rapimento architettonico“ attraverso aggiunte e sottrazioni trasforma la facciata in una scultorea decostruzione dell’edificio e la rende una struttura imperfetta, la riporta ad uno stato di decadenza. La destrutturazione delle architetture urbane attraverso parziali mutilazioni, lacerazioni e tagli applicati offre relazioni spaziali “altre” , può rivelare inediti punti di vista e sottrarre all’indifferenza l’oggetto scartato. Emblematico in tal senso il lavoro di Gordon

in alto

Chartres, Cathedrale di Notre Dame, 2017 (foto di Silvia Romano)

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In questa pagina in alto a sinistra

Pierre Delavie, Neo/rapt architectural, 2014, Grand Palais, Parigi a destra Pierre Delavie, Détournement de Canebière, 2013, Marseille Provence

Matta Clark che monumentalizza l’ordinario, il periferico, lo scarto, richiamando quell’immaginario attorno alla rovina sopra descritto, “ruderizzando”. In proposito, sono ben note le suggestioni attorno al tema della rovina, il tempo puro non databile del frammento come evidenzia M. Augè in Rovine e Macerie e il suo carattere aperto come sostiene Simmel in un suo noto saggio14. Sfuggendo al “tempo reale”

esse risvegliano nell’osservatore la “coscienza della mancanza” e lo trasportano fuori dal gioco folle del mondo contemporaneo.

“Solo le distruzioni esprimono compiutamente un fatto...poter usare i pezzi di meccanismi il cui senso originale è andato perduto. Penso ad un’unità o a un sistema fatto di frammenti ricomposti…” 15

In quest’ottica la “mancanza” nella condizione di rovina può suggerire una nuova potenziale valenza urbana di alcuni luoghi e stimolare l’osservatore ai completamenti ammissibili.

Sono architetture effimere che trasformano la rovina quelle di Edoardo Tresoldi. Evocando forme possibili, plausibili, fantastiche, innescano il gioco immaginativo attorno al frammento; come nuove scenografie restituiscono uno stato di completezza non necessariamente connesso all’architettura dove luoghi o resti senza alcun valore storico-testimoniale evocano una immagine mai esistita.

Quando l’architettura perde le decorazioni che connotano un epoca e restano solo i suoi ritmi, dimensioni e proporzioni, nelle sue potenzialità espressive si possono accomunare i resti di un impianto industriale a quelli di un tempio greco...”16

14 Simmel, G. (1998) Architettura e rovine, “Casabella”, n.653, 15 Rossi, A. (1990) Autobiografia scientifica, Parma

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Le rovine, come ricordava Ernst Jüngers, sono sempre presenti nelle nostre architetture, ne costituiscono il presupposto, sono l’inizio e la fine in una storia di eterno ritorno. Basti pensare che agli inizi dell’800 Sir J. Soane fece disegnare da J. M. Gandy la Banca d’Inghilterra da lui progettata come una rovina.

Paradossalmente, è l’incompletezza maturata dal tempo e dagli eventi a rendere possibile il ritorno del resto archeologico al presente. I frammenti si elevano a monumento attuale, indipendentemente dalla distanza temporale, esprimendo il valore semantico di memoria collettiva e identità.17

In questo “gioco” anche nuovi oggetti -non necessariamente artistici - possono caricarsi di significati imprevisti, come a Tivoli dove i resti del tempio di Ercole vengono raccontati dallo scheletro in acciaio della struttura che ospitava una forse meno suggestiva riproduzione fotografica del monumento.

3.1.3 Installazioni artistiche negli spazi archeologici in Grecia

Ad Atene, tra le recenti azioni artistiche in spazi monumentali, sono state proposte alcune sperimentazioni che offrono la possibilità di approfondire il rapporto tra materia antica ed installazione contemporanea; l’arte, in questo senso, viene intesa come espediente di “promozione” dei siti storici, come loro sponsorizzazione.

17 Il processo di memorizzazione è spiegato molto bene nella teoria della retorica di Cicerone, che utilizza luoghi e oggetti specifici della sua casa per memorizzare i propri discorsi. Egli associa a un certo vaso o a un tavolo o all’atrio della domus un determinato concetto, ma lo cambia sempre: per un’altra arringa, per un’altra storia, Cicerone utilizza sempre gli stessi elementi. Questo atteggiamento è significativo per dimostrare la possibilità di sovrapposizione della memoria sui luoghi storici.

In questa pagina Edoardo Tresoldi, Installazione presso la Basilica di Siponto, 2016 Scheletro di una installazione sul Tempio di Ercole, 2018, Tivoli

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