• Non ci sono risultati.

L’Adamo lapsario e il distacco dall’Intelletto Agente: una lettura epistemologica

Bernd Roling e Crofton Black hanno ricostruito l’impatto dell’epistemologia di Maimonide nell’interpretazione ricciana del peccato di Adamo.448 L’ultima sezione dell’Isagoge (1515) è dedicata a una sintesi della storia sacra, scandita secondo quattro tempi principali: creazione, caduta, giubileo449 e celebrazione dello Shabbat eterno, latore della redenzione finale. Anche qui, come nella trattazione del rapporto tra anima e verità discusso in precedenza, la narrazione è costruita sulla base di un’interpretazione in chiave allegorica.450 In particolare, la vicenda del peccato di Adamo viene letta alla luce del complesso dottrinale (da Ricci mediato soprattutto tramite Avicenna e Pomponazzi) ricollegabile alla questione dell’Intelletto e al suo rapporto con l’immaginazione. Secondo il modello proposto da Ricci, Adamo coinciderebbe con l’ultima delle intelligenze spirituali, scaturite da Dio: l’Intelletto Agente (agens intellectus o anima intellettiva).451 Seguono due, nuove equivalenze: quella di Eva con l’Intelletto in potenza e quella del serpente con l’immaginazione («At serpens animantium callidissimus. At imaginativa virtus que sola inter sensuum vires (serpentis instar) callida, dolosaque suasione detorquere solet»). La proibizione di mangiare il frutto dall’albero della conoscenza del bene e del male («ligni dumtaxat scientiae boni malive esus prohibentur») risponde, a un livello interpretativo più profondo, al divieto di volgersi

448 In questo paragrafo vengono seguite le argomentazioni di Roling, “Maimonides und Wissenschaftskritik,” cit., e di

Black, “From Kabbalah to Psychology,” cit..

449 Pauli Israelite in cabalistarum seu allegorizantium eruditionem Isagoge (1510), fol. 6v (conclusio lviii):«Iubilei

sonat tuba quum remissiones septem pertransiverint quas (ut Rabi Symon et Gerundinus Mose: sic et portarum lucis octavus ac divine ordinationis compillatio decernunt) magni sabati dies: cui non erunt vespere succedit: quod nec magnus Augustinus: nec plures iuniores: pariter et prisci astronomorum recusant.»

450 Black,ibidem; Roling, ibidem.

451 Fol. 24v: «Formatur de limo terre Adam. Creatur de ea originali ratione quae imum superiorum obtinet locum

124

verso il mondo sublunare e di interrompere così la pura contemplazione delle realtà spirituali e di Dio. L’interpretazione di Ricci, che in questo punto concorda con quella di Maimonide, consiste, infatti, nell’identificare la conoscenza del bene e del male con la comprensione del processo di generazione e di corruzione dominante nel mondo sublunare («bonum scilicet generatio, et malum id est corruptio»). La distrazione prodotta dall’immaginazione (il serpente), ai danni dell’Intelletto potenziale (Eva), prima, e dell’Intelletto Agente (Adamo), poi, conduce al distacco dei due intelletti dal mondo spirituale, alla perdita della certezza della conoscenza, alla morte. È assai probabile che Ricci avesse in mente l’immagine ricorrente del Sefer Sha‘are Orah, che descrive l’interruzione, a causa del peccato, del flusso di emanazione che fluisce dalle sefirot verso i piani inferiori del reale e che fluisce tramite i canali sefirotici. Anche per l’immaginazione, rappresentata dal serpente, le conseguenze del peccato sono gravi, conducendola a catturare ormai solo immagini sensibili e, dunque, corruttibili («Serpenti quidem ut ei sola terra tribuat alimentum sensus quidem ut terrenorum dumtaxat corporum fruatur intuitu»). Solo Cristo potrà nuovamente garantire il contatto con la dimensione celeste, restaurando l’unione dell’Intelletto agente con le intelligenze superiori.452 Di nuovo un’eco di Pico: più precisamente, Cristo è l’Intelletto Agente, il nuovo Adamo. Abbiamo visto come Ricci intendesse offrire una spiegazione razionalistica dei dogmi cattolici. Diversamente da Pomponazzi, Ricci identifica l’Intelletto Agente con Cristo-nuovo Adamo, il redentore messianico che segna la rinascita spirituale dell’Adamo lapsario.453

Da parte di Ricci, il ricorso al tema dello Shabbat eterno non costituisce un residuo ingenuo dell’educazione ebraica ma rappresenta una implicita citazione di Giqaṭilla (ShOr, ottava porta). Il peccato del primo uomo ha comportato la perdita della conoscenza del mistero trinitario, rappresentato dalle tre sefirot superiori (Keter, Ḥokhmah e Binah). Come precisato da Roling, solo la conversio dell’uomo e l’avvento messianico saranno in gradi di ristabilire la perfezione della conoscenza.454 In tale contesto, il contributo della Cabbala è quello di tracciare un itinerio della mente in Dio.

Non è tantomeno da escludere un implicito riferimento alla teologia agostiniana, soprattutto all’Agostino dell’ultimo libro delle Confessiones.455

452 Fol. 25: «Horum itaque originali delicto mors ipsa: ad salvatoris usque adventum: super omnes filios ade intravit in

orbem. His itaque, naturae iussu, sic delinquentibus, nature ordo statuit, sempiterna, puraque mentali vita (adusque infusi intellectus, filiique David accessum) cuncta intelligibilia intellectu genita abduci.» Non si esclude che anche l’immaginazione possa avere parte nella futura salvezza, grazie all’intervento di Cristo.

453 Su questo punto, G. Lettieri, “La mente immagine. Paolo, gli gnostici, Origene, Agostino,” in E. Canone (a cura di),

Per una storia del concetto di mente. Atti dei seminari di terminologia filosofica dell’istituto CNR Lessico intellettuale europeo e storia delle idee, Firenze, L. Olschki, 2005, pp. 63-122; Idem, “L’uomo ad immagine e somiglianza,” cit., pp. 127-215.

454 Roling, “Maimonides und Wissenschaftskritik,” cit., passim.

455 Agostino, Confessiones, XIII, 35-36 (Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum pp. 386-387): «Domine deus,

125

Il riferimento al giubileo emerge anche dall’opera di Pico, in primo luogo dalla novantaseiesima conclusio cabalistica (Qui noverit in cabala mysterium portarum intelligentiae, cognoscet mysterium magni Iobelei). Crofton Black ha segnalato la dipendenza di questa tesi da almeno tre fonti:456 l’Expositio decem numerationum e due passaggi della versione latina del Sefer Sha‘are Tzedeq di Giqaṭilla, secondo la traduzione di Mitridate per Pico.

In conclusione, per quanto originale, la narrazione allegorica compresa nell’ultima parte dell’Isagoge (1515), fu eliminata dall’edizione successiva. Per tentare di fornire una risposta, è necessario prendere in esame il periodo compreso tra la comparsa della terza e quello della quarta edizione (1541). Il 1532 vide la pubblicazione dell’opera Statera prudentum, opera incentrata sul tentativo di trovare un punto di concordia tra cattolici e riformati. Alle dure critiche di Eck e del vescovo di Vienna, Johannes Faber, per Ricci seguì l’accusa formulata dalla Dieta di Regensburg di giudaizzare (1532).457 Il manoscritto Vat. Lat. 3918, conservato in Biblioteca Apostolica Vaticana,

testimonia la difesa di Ricci, caratterizzata dal tentativo di ribaltare le critiche accusando Faber di eresia.458 In campo teologico, la posizione di Ricci si faceva sempre più delicata. Come indicato da Crofton Black, è forse questa la ragione principale per cui, nella quarta edizione dell’Isagoge (1541), confluita in seguito nella silloge di Pistorius (1587), l’intera sezione dedicata all’interpretazione allegorica della storia sacra scomparve.459