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In Ricci, il rapporto tra anima e verità è tematica largamente discussa e approfondita. Lo si avverte particolarmente dalla lettura del dialogo In Apostolorum Symbolum (più volte pubblicato) e specialmente nel passaggio seguente:

Hominem summae pulchritudinis atque decoris, supercelsi, et praefulgidi montis cacumine stantem cogita, cuius praeclara imago in nitido illo et speculari monte resplendeat, inde et haec ipsa imago rapidi (qui ad montis limina praeterlabitur) torrenti immittatur: Iuxta autem torrentis ripam, venusta quaedam ovium pastricola evagetur puella, quae dum ad torrentem accedit, mox amicanteibi hominis formam videatet animadvertat, ex cuius intuitu, simulachrum et specimen illius supramontani et decori hominis animo surrepat puellae, unde sensim in sublimius levet tollatque obtuitum, donec splendidam refulgentemque in monte consequatur et spectet imaginem, ex qua

387De coelesti agricultura (1541), fol. 74; Introductoria theoremata cabalae, ed. Pistorius, fol. 120. Cito dall’edizione

contenuta in Pistorius, ibidem, fol. 120. La prima traduzione (in inglese) dei “theoremata” è stata condotta da Blau secondol’edizione del 1515, The Christian Interpretation, cit., pp. 67-74, e successivamente riconsiderata da diversi studiosi.

388 Tracce di materiale cabbalistico attinte dall’Isagoge di Ricci sono individuabili nel Pronosticon libri tres quorum

primus est de pronosticis seu presagiis prophetarum. Secundus de presagiis Astrologorum. Tertius de presagiis medicorum (Lyon: 1518), foll. 2r-v, di Symphorien Champier (1471-1539), Docteur Régent in medicina presso l’università di Pavia: «De Cabala hebreorum et quid vere cabala. Cabala facultas (si neotericis iudeis fidem daremus) dicitur quae divinorum humanorumque noticiam allegorico sensu per Mosis legem insinuat quae quia ut dicunt non calamo sed auditu non argumentandi tramite sed fide aperiri licuerit cabalam id est receptionem vocari libuit. Cabala igitur cum id sit hebraice quod latine receptio atque per eam antiquitus apud hebreos et nostros sensus sacrarum litterarum a Mose traditus et successione receptus intelligeretur: quod Paulus ritius [sic], Ioannes picus et inter iuniores scriptores Augustinus ricius Pauli ricii frater pluribus verbis declarant». Cfr. in proposito B. Copenhaver, “Lefevre d’Etaples, Symphorien Champier, and the Secret Names of God,” JWCI 40 (1977), pp. 189-211: 211.

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admirandae pulchritudinis speciem superni hominis, eiusque decorem autumas, statim in illius indie conspectum et aditum, cuius denique consortium atque amplexum flagranti concupiscat amore. Quae cum noverit se huiusmodi voti compotem fieri non posse, nisi primo transuadat torrentem, arduaque montis cacumina, ascensu superet, evestigio se pro virili accingit, et inconcusso animo (grege relicto) torrentem traiiciat, et iuga montis petat, quo cum pervenerit, continuo anxia sollecitudine enitatur animi et corporis habitumadaptare, et sese conformem, gratamque reddere voti set placitis amati, eumque laudum cantusque dulcedine, et supplicibus preculis adorare, et demul cere nulla intermissione perserveret, quousque dilectus ille et Archetypus homo puellae forma, et venustate illectus, placidum in eam vertat intuitum, annuat, dextram porrigat, osculo dignetur et amplectatur, pudico denique et coniugali eam sibi adsociet, amore […].389

Il carattere allegorico della narrazione punta a discutere le modalità secondo le quali la verità si manifesta all’anima, connettendole a una interpretazione in chiave cabbalistica. L’anima viene rappresentata come una pastorella intenta ad abbeverare delle pecore in un torrente. Qui si riflette un’immagine proveniente dal riflesso di una montagna, di cui la pastorella, che ne vede la proiezione nel fiume, si innamora. Vestitasi da uomo per essere meritevole di quell’immagine (simulachrum), la giovane volge lo sguardo direttamente verso la montagna, per poi risalirne all’origine e finalmente scorgere un uomo. Segue quindi la salita sul monte, fino all’unione e al bacio con l’amato (quousque dilectus ille et Archetypus homo puellae forma, et venustate illectus, placidum in eam vertat intuitum, annuat, dextram porrigat, osculo dignetur et amplectatur).390 Si ha, dunque, l’impressione di avere a che fare con una narrazione allegorica mirante a descrivere i rapporti dell’uomo con la divinità. Per Ricci, giova ricordarlo, è preoccupazione costante capire come l’uomo possa ricevere l’ispirazione cabbalistica e con quali tecniche possa rendere anima e corpo degni di accedere a una visione.

L’immagine del monte evoca l’interpretazione filosofica di Yehudah Romano della visione di Elia (1Re 19, 11). Filosoficamente, Yehudah interpreta il comando divino («Esci e fermati sul monte, alla presenza dle Signore») come l’invito, rivolto all’intelletto in potenza, a raggiungere l’intelletto agente, per unirvisi e ottenere in tal modo una conoscenza stabile, completa e perfettamente razionale.391 In Ricci, se l’anima governa il corpo e lo forma, essa assume il genere

389De coelesti Agricultura, ed. Pistorius, foll. 9-10.

390 Cfr. Schmidt-Biggemann, Geschichte der christlichen Kabbala, cit., p. 255.

391 Sermoneta, “La fantasia e l’attività fantastica,”, pp. 197-198. Su Yehudah Romano, Idem, “La dottrina dell’intelletto

e la ‘fede filosofica’ di Jehudàh e Immanuel Romano,” Studi Medievali 6 (1965), pp. 3-78; Idem, “Jehudàh ben Mošèh ben Dani’èl Romano, traducteur de saint Thomas,” in G. Nahon - C. Touati (par), Hommage à G. Vajda à l’occasion de son soixante-dixième anniversaire, Louvain, Peeters, 1980, pp. 232-262 e le cautele di J.-P. Rotschild, “En quelques sensl’histoirede la philosophie juive reconnait l’existence d’une «mystique philosophique» dans le Moyen Âge occidental?,” in P. Fenton - R. Goetschel (par), Expérience mystique, écriture mystique et philosophie mystique, Leyde,

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maschile. Se invece si rivolge a Dio è femminile. Affinché l’operazione riesca, si rende necessaria la purificazione dell’anima. Chi potrà, dunque, ascendere verso il monte del Signore, o restare nel suo luogo santo? Solo l’uomo con mani innocenti e cuore purificato tramite il sacramento del battesimo. Richiamando il battesimo in acqua e Spirito di Gv 3:5, il procedimento indirizzato a garantire l’entrata nel regno dei cieli viene articolato in due passaggi: la purificazione (mundicia) del corpoe la purezza (puritas) dell’anima.392 Il richiamo all’acqua battesimale viene interpretato come cura dalla “piaga” (lues) del desiderio e della concupiscenza terrene e indicato perseguibile tramite il controllo del corpo e la mortificazione delle membra, secondo quanto riportato da Paolo in 1Cor, 6: 15-19. A un secondo livello, questa pratica favorirebbe la purezza dell’anima, da Ricci collegata alla più elevata prova e testimonianza (testimonium atque signum) dell’alleanza con Dio: il battesimo in Spirito.393 Alludendo alla propria conversione, Ricci ci informa che l’anima deve

ricevere una adeguata preparazione: solo a quel punto sarà gravida e concepirà l’Emmanuele.394

Brill, 2000, pp. 113-129: 118-119 n. 25, riguardo agli effetti e alle modalità espressive dell’unione della mente con l’Intelletto Agente; sull’attività di traduttore dal latino all’ebraico di Yehudah Romano, ad esempio di frammenti della Summa theologiae di Tommaso d’Aquino e del testo integrale del De substantia orbis di Averroè, cfr. C. Rigo, “Yehudah b. Mosheh Romano traduttore degli Scolastici latini,” Henoch 17 (1995), pp. 141-170; Dizionario biografico degli italiani 62 (1994), s.v. “Jehuda da Roma” [M. Zonta], pp. 188-192; J.-P. Rotschild, “Quelques philosophes juifsdu Moyen Âge tardif, traducteurs ou lecteurs de saint Thomas d’Aquin,” in E. H. Fullenbach - G. Miletto (hrsgg. von), Dominikaner und Juden: Personen, Konflikte und Perspektiven vom 13. bis zum 20. Jahrhundert, Berlin-München- Boston, De Gruyter, 2015, p. 25-63; pù in generale, sul problema della profezia, G. Sermoneta, “Prophecy in the Writings of Yehudàh Romano,” in I. Twersky (ed. by), Studies in Medieval Jewish History and Literature, vol. II, Cambridge (Mass.) - London, Harvard University Press, 1984, pp. 336-374. La tematica dell’unione con l’intelletto agente ritorna nell’incipit della traduzione ebraica del Liber de causis fornita da Yehudah, dove è possibile rinvenire alcuni punti di contatto con l’allegoria dell’anima fornita da Ricci: «Disse Jehudàh il traduttore: / Quando Jehudàh, il lioncello, ti vide, / mentre stavi davanti all’angelo, / e i tuoi abiti erano lordi, / ti vestì di abiti suntuosi, / ti mise sul capo / la lamina con le pietre da incastonare. / Quando entrai nel cortile del re [= l’intelletto agente], senza essere stato invitato, / trovai grazia ai suoi occhi. / Egli mi porse lo scettro del suo amore, / mentre sedeva sul suo trono regale. / Nel suo palazzo vidi il fanciullo prediletto [= l’intelletto in potenza], che i Seraphìm sovrastano. / Il fanciullo indossava abiti lordi [= i dati sensibili], / gli avevano gettato addosso acqua impura. / Mi accinsi a spogliarlo della sua tunica, / a rivestirlo di abiti suntuosi [= le idee astratte]. / Gli tolsi di dosso le vesti lorde, / misi un campanello dalla linguetta d’oro sull’orlo (della sua veste), / maestà e magnificenza nel suo abbigliamento. / Spererò pregando davanti alla preziosa Gloria della sua Grandezza / acciocché voglia rivestirmi degli abiti di salvezza della sua Gloria. / Egli getterà su di me acqua pura, / mi indicherà l’arbusto che serve a raddolcire l’acqua amara, / tramite il fanciullo graziosamente donato al suo servo, / perché la sua Maestà è il trono dei cieli. E se ho errato nell’ornarlo di gioielli, / se ho sbagliato nel togliere il velo dal Suo volto, / sia tolto via il mio peccato, la mia colpa sia espiata, / sia accetta all’Eterno più di un giovane toro.» (traduzione a cura di G. Sermoneta in Idem, “La dottrina dell’intelletto e la ‘fede filosofica’,” cit., pp. 36-37. Per ciò che concerne la fortuna dei trattati, va ricordato che Mitridate tradusse per Pico il commento al Ma‘aseh bereshit di Yehudah Romano con il titolo: Commentum super opere Geneseos, ora nel manoscritto Vat. Ebr. 191, foll. 338-341 (del commento, restano solo i primi fogli).

392Ricci, De coelesti agricoltura, III, in Pistorius, Ars, fol. 79: «Quis ascendit in montem Domini, aut quis stabit in loco

sancto eius? Innocens minibus et mundo corde: hinc et vir Dei Iacobus. Mundate (inquit) manus peccatores, et purificate corda duplices animo. Idipsum sancti Baptismatis mysterium designat. Nisi enim quis renatus fuerit ex aqua et Spiritu sancto, non potest intrare regnum Dei: Aqua enim corporis et vitae mundiciam, Spiritus animae puritatem ostendit. […] Operae precium igitur est, ut qui animae puritatem desyderat, corpus suum a terrenae concupiscentiae lue emundet, eiusque membra (ut Apostolus loquitur) mortificet, et hostiam exhibeat viventem, quo coelestium corporum instar sedes et templum fiant sancti Spiritus et arma lucis».

393Ibidem, fol. 92: «Circumcisio namque pariter et Baptisma a primo mandatorum decalogi, quo unius Dei cultus

iniungitur, sortiuntur originem, tamquam signum et perpetuum testimonium foederis et voti, quo sese uni Deo colendo Legis susceptor devoverit, iuxta illud: Circumcidetis carnem praeputii vestri, ut sit in signum foederis inter me et vos.

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