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Adattamenti al dorso per tipologie di disabilità

Nel documento il nuoto (pagine 77-86)

Tetraplegici

Le classi fino a S2 di norma lo eseguono con la doppia bracciata (è ammessa questa nuotata fino alla classe S4). L’ingresso in acqua delle braccia, viene fa-cilitato da una flessione del capo all’indietro.

Arti inferiori:

• Non scendono sott’acqua come nelle altre nuotate in quanto l’escursione articolare in estensione, all’altezza delle anche, degli arti inferiori è minore rispetto a quella in flessione. Creano, quindi, minor resistenza.

Tronco:

• Quando la nuotata raggiunge una buona velocità il tronco si avvicina alla superficie.

Arti superiori:

• La presa della mano ed il controllo del polso sono scarsi. Nell’esecuzione della doppia bracciata il bacino scende durante il recupero delle braccia.

Se i tricipiti non sono funzionali la bracciata avviene con gli arti superiori sempre distesi (anche nella fase subacquea); in tal modo lavoreranno quasi esclusivamente le spalle.

Nel dorso alternato, spesso, durante la fase propulsiva, una volta terminata la spinta, il braccio invece di uscire dall’acqua per il recupero, ritorna nella posizione di fine trazione percorrendo all’indietro - sott’acqua o strisciando la superficie - la traiettoria appena terminata (ciò avviene per equilibrare il corpo che non può usufruire, a tal fine, del movimento delle gambe).

Respirazione:

• Facilitata in quanto non necessita di nessuna torsione o elevazione del capo, essendo sia il naso che la bocca già fuori dall’acqua. Se non si vuole usare il tappanaso occorre abbinare l’espirazione nasale o bocca-naso nella fase di recupero.

Partenza:

• Feet-start, in quanto difficilmente gli atleti riescono a tenere entrambe le mani sulle maniglie del blocco di partenza.

• Dalle maniglie del blocco con l’aiuto di un assistente che tiene ferme le mani.

Virata:

• L’angolo d’entrata dovrà essere il più grande possibile. Un fianco del nuo-tatore si troverà, nella fase centrale della virata, quasi parallelo alla parete terminale della piscina. La mano, spingendo sul bordo, porterà le spalle ver-so la nuova direzione di nuotata.

Il dorso doppio (germanico) di Carlo Ludovici

Il Commissario Tecnico della nazionale FINP Riccardo Vernole in assistenza alla partenza feet start dell’atleta Carlo Ludovici

Paraplegici Arti inferiori:

• Spesso la posizione in flessione delle gambe, tipica di coloro che gareggiano in classe S5, crea grossi sbandamenti laterali del tronco, influenzando ne-gativamente anche l’azione degli arti superiori.

Tronco:

• Miglior controllo rispetto ai tetraplegici, ma con difficoltà a mantenere l’equilibrio dinamico.

Arti superiori:

• Bracciata di norma di tipo alternato. Per le lesioni alte il “recupero del brac-cio” con traiettoria subacquea è presente in forma minore rispetto ai tetra.

Per quelle basse è assente.

Respirazione:

• Non si evidenzia alcun problema.

Partenza:

• Ambedue le mani afferrano le maniglie del blocco, le gambe vengono portate in massima flessione, tenendole “schiacciate” tra la parete ed il busto, ciò per diminuire la verticalizzazione del corpo. Nelle classi più alte (da S6 in su) si appoggiano i piedi in quanto vi è la possibilità di distendere le gambe.

L’atleta Sara Rivosecchi in gara ai Campionati Italiani Assoluti Estivi a Roma nel 2012

La partenza di Sara Rivosecchi, che si avvantaggia di una spinta non perfettamente simultanea delle braccia per compensare la carenza di spinta degli arti inferiori

• Quando non c’è l’azione delle gambe la spinta delle braccia sulle maniglie non deve essere massima, altrimenti c’è il rischio di affondare il corpo in acqua, appena si distende all’indietro. Una spinta minore sarà finalizzata al raggiungimento di una posizione orizzontale in superficie.

• La prima bracciata è quasi sempre doppia, anche se poi la nuotata sarà di tipo alternato.

Virata:

• Alcuni preferiscono rimanere sul dorso mantenendo un angolo di entrata ampio.

• Chi ha il controllo totale del tronco, ma gli manca la funzionalità delle gambe, può girarsi lateralmente e riprendere la posizione sul dorso, dopo aver spinto sulla parete con la mano contrapposta al lato ove si è girato.

• Le classi più alte riescono a fare la capovolta.

Cerebrolesi Arti inferiori:

• Quando è presente, il movimento risulta essere rigido, poco ritmico, hanno difficoltà a tenere addotte le gambe.

Tronco:

• Spesso presenta rigidità e si allontana dalla superficie dell’acqua.

Arti superiori:

• Le patologie più gravi utilizzano la doppia bracciata, negli emiplegici ten-denzialmente le due braccia non riescono ad eseguire lo stesso movimento,

L’atleta Marco Catania nel caratteristico ampio angolo di entrata in virata

infatti, il braccio colpito rimane in fase propulsiva sempre disteso (passaggio laterale), mentre l’altro accenna una flesso distensione. Spesso dopo alcuni cicli di bracciate alternate, passano ad una nuotata ibrida, tendente alla dop-pia bracciata. Per equilibrare la nuotata e mantenere la direzione in linea retta bisogna agire sull’angolo di inclinazione della mano in fase di trazio-ne/spinta.

Respirazione:

• Nessun problema specifico.

Partenza: a secondo della gravità dell’atleta

• Feet-start.

• Dalle maniglie del blocco con aiuto di un assistente che tiene ferme le mani.

• Classica.

Virata: a secondo della gravità dell’atleta

• Come i tetraplegici.

• Come i paraplegici (passare dalla posizione supina a prona).

• Con capovolta.

Varie:

• In queste patologie molti movimenti sono superflui se non addirittura con-troproducenti, con dispersioni significative di energia. La difficoltà, dovuta alla posizione supina, di controllare con l’analizzatore ottico l’azione mo-toria non facilita una buona esecuzione.

Note: Proporre variegati esercizi di coordinazione e cambi di velocità.

L’atleta Mariangela Colonnelli, pur risentendo pesantemente di movimenti atetosici non finalizzati, ha espresso negli anni un mirabile adattamento nelle traiettorie, tale da

consentirle un dorso sorprendentemente fluido, armonico ed efficace

Considerazioni conclusive sulla nuotata dei cerebrolesi

A) L’allievo tetraspastico rende di più sulla lunga distanza (sul dorso);

B) Dopo un affaticamento muscolare segue un rilassamento del muscolo;

C) Maggiore è il tempo di permanenza in acqua ad una determinata tem-peratura, maggiore è l’abbassamento del tono muscolare; ne consegue un’ipertonia ridotta per gli spastici;

D) Si arriva ad una buona coordinazione respiratoria cha va mantenuta per la durata della gara;

E) Con il rilassamento muscolare si ha una riduzione dell’ipertonia ed un aumento della mobilità con un migliore controllo sui patterns di movi-mento patologico;

F) E’ fondamentale un allenamento graduale e progressivo per ridurre la so-glia dello sforzo, di cui si ha una classica manifestazione quando l’allievo presenta crampi, mal di stomaco oppure torna in schema patologico.

Amputati (vengono esaminati i casi più frequenti) Arti inferiori:

• Doppia amputazione: quando i monconi hanno una lunghezza tale da non poter permettere una significantiva propulsione, si adoperano ai fini del-l’equilibrio (elemento importante).

• Singola amputazione: Tendono a flettere notevolmente l’arto sano, pen-sando, erroneamente, di aumentare in tal modo la propulsione. L’azione di estensione della gamba tende a direzionarsi lateralmente rispetto la verticale - in forma maggiore rispetto alla tecnica eseguita da un normodotato - tra-scinando con sé le anche.

Tronco:

• Condizionato dal tipo di amputazione.

Arti superiori:

• Singola amputazione: il moncone anche se è corto facilita il rollio. Il braccio sano avrà un’azione molto potente a discapito della frequenza. Per equili-brare la nuotata e mantenere la direzione in linea retta bisogna agire sul-l’angolo di inclinazione della mano in fase di trazione/spinta.

• Doppia amputazione: movimento meno efficace per la mancanza di en-trambe le mani. La propulsione è direttamente proporzionale alla lunghez-za dei monconi.

Respirazione:

• Nessun elemento significativo Partenza:

• A seconda dell’amputazione viene eseguita una tra quelle già menzionate per le altre patologie

Virata:

• A seconda dell’amputazione viene eseguita una tra quelle già menzionate per le altre patologie

Rana

La rana, essendo una nuotata istintiva, è il più antico degli stili agonistici. Al-cune scuole nuoto l’insegnavano come prima nuotata, dato che, come nel dorso, si può nuotare con il viso fuori dall’acqua ma con il vantaggio del controllo vi-sivo frontale; in Germania viene insegnata nelle scuole e rappresenta lo stile di base per la sopravvivenza.

Fabrizio Sottile durante i Campionati Italiani Giovanili FINP Sesto Calende

Arti superiori:

• Rottura dello schema patologico con protrazione degli arti superiori in avanti. In confronto agli altri stili il corpo assume una posizione meno oriz-zontale rispetto alla superficie dell’acqua, perché il bacino per agevolare il movimento delle gambe tende ad affondare rispetto alla linea delle spalle, comunque nel movimento della massima estensione delle gambe il corpo ritrova la sua posizione orizzontale.

Il suo insegnamento presuppone una buona capacità coordinativa. In consi-derazione del fatto che rimane difficile armonizzare di primo acchito i movi-menti, si utilizza prevalentemente il metodo analitico.

In acqua bassa (vasca da ambientamento), il movimento delle braccia a rana può essere provato con i piedi a terra e il busto flesso in avanti.

In acqua alta, laddove possibile, si eseguirà spinta dalla parete ed uno scivola-mento e, a seguire, 4 o 5 bracciate con il corpo allineato. Ricordare che la tra-zione delle braccia non deve superare l’altezza delle spalle, punto in cui si riav-vicinano i gomiti.

Per mantenere la posizione orizzontale ci si può aiutare con un tubo galleg-giante o un piccolo salvagente all’altezza delle cosce o del bacino.

Arti inferiori:

• In una vasca da ambientamento l’allievo potrà effettuare il movimento delle gambe appoggiandosi sul fondo con le mani, altrimenti si terrà al bordo-vasca. In questa fase statica ci si preoccuperà di insegnare la corretta mec-canica del movimento che, una volta appresa, gli consentirà più facilmente di passare alla fase dinamica con spinta dalla parete.

La rana di Marco Catania

Dopo aver imparato i due movimenti separatamente (braccia-gambe) potremo far abbozzare questi movimenti assieme, inserendo nel mezzo la respirazione.

Una prima semplice sequenza di proposte didattiche per la bracciata:

Rana

1. Remate con le braccia, tipo pallanuoto (traiettorie a 8) con o senza tubo galleggiante sotto le gambe o sotto le ascelle (tetra), per la sensibilità pal-mare.

2. Bracciata completa.

3. Bracciata agonistica a “scavalcare l’onda” con spruzzo al recupero.

Dimostrazione delle remate a 8 con il cambio rapido di inclinazione della mano

L’effettuazione della remata a 8 è una componente importante anche per l’allenamento dei nuotatori agonisti

Per prendere migliore coscienza della COORDINAZIONE:

• Scomposizione cronologica dei movimenti per avere più controllo sulle per-cezioni e più indipendenza tra capo, braccia e gambe:

1) bracciata - controllare visivamente il recupero aereo fino al suo completa-mento.

2) inserimento del capo in acqua.

3) inizio del ciclo di gambe con - recupero - spinta - allungamento/spremuta.

Nel documento il nuoto (pagine 77-86)