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I rapporti con gli enti ed il territorio

Nel documento il nuoto (pagine 139-148)

Dallo spontaneismo alla strutturazione di un Servizio di Attività Natatoria istituzionalizzato

Sino agli anni ’80 l’attività natatoria per disabili in Italia si è svolta in un nu-mero minimo di impianti sportivi e per lo più a livello pionieristico e con molto pressappochismo. Grazie alla disponibilità di qualche istruttore, che ha preso a cuore la situazione di persone disabili alla ricerca di alternative alle terapie riabilitative tradizionali, sono cominciate a nascere le prime società sportive con lo scopo precipuo di avviarle al nuoto agonistico.

Ma il vero salto di qualità è avvenuto con la stipula delle prime convenzioni con le ASL e con gli Enti locali, che hanno consentito l’attivazione di veri e propri servizi istituzionali ai quali poter accedere di diritto e non raccoman-dandosi alle buone inclinazioni di quell’istruttore o di tal altra società sportiva.

A tutt’oggi il panorama è ancora assai variegato, nonostante si siano fatti grandi passi avanti in questa direzione: ancora non esiste un modello, un ente unico di riferimento, poiché non è ben chiaro se della materia se ne debbano occupare le Amministrazioni Comunali, dal punto di vista sociale, intesa l’attività spor-tiva come forma di socializzazione o fruizione del tempo libero, oppure se sono le Aziende Sanitarie che dovrebbero farsene carico dato che, risparmiando ri-sorse da destinare alla riabilitazione sanitaria, potrebbero destinare dei fondi

alle società sportive a titolo di intervento riabilitativo o di prevenzione, come di fatto avviene in diverse località. A completare il quadro c’è poi l’intervento delle Giunte regionali o provinciali più illuminate che negli ultimi anni stanno stanziando fondi con leggi specifiche a favore di questa attività come le Marche, il Veneto, la Calabria, l’Abruzzo ecc.

L’organizzazione dell’attività

Ogni attività didattica strutturata necessita della presenza di una figura di ri-ferimento, che sia il coordinatore di una scuola nuoto preesistente oppure l’istruttore qualificato più esperto o ancora il direttore dell’impianto sportivo natatorio. Ad ogni modo, quale che sia la sua posizione gerarchica nella strut-tura, al coordinatore dell’attività natatoria per disabili spetta il delicato compito di individuare gli abbinamenti e i percorsi adatti agli allievi che richiedono l’iscrizione ai corsi.

Questa particolare competenza presuppone una conoscenza approfondita sia dell’insegnamento al nuoto per disabili che delle varie tipologie di disabilità, quindi una formazione molto specifica che si acquisisce dopo svariati corsi e masters universitari (uno è stato tenuto di recente alla Sapienza di Roma in collaborazione con il Centro Studi del Comitato Paralimpico), ma soprattutto con anni e anni di esperienza sul campo.

L’accoglienza e l’inserimento degli allievi

Il primo approccio con l’allievo disabile è di fondamentale importanza. L’ac-coglienza deve essere cordiale e informale, per mettere a proprio agio il bam-bino o la persona adulta. Bisogna evitare, se la persona è accompagnata dal ge-nitore o da un assistente, di interpellare solo o preferibilmente loro, meglio ri-volgere decisamente l’attenzione e il contatto visivo al futuro allievo, abbas-sandosi se è piccolo o in carrozzina per non costringerlo ad allungare il collo.

Anche se la persona presenta evidenti problemi di comunicazione e/o di lin-guaggio, per cui necessariamente dovremo avere le informazioni dal suo ac-compagnatore, bisogna perlomeno cercare di mantenere il contatto visivo.

Nell’ambito del colloquio inizia l’osservazione del soggetto e la ricerca dei dati personali, che va oltre la descrizione della patologia e riguarda:

- La situazione familiare

- L’ambiente di riferimento, scolastico, lavorativo - Il suo passato, le attività svolte, sportive e non

ATTIVITA’ NATATORIA RIVOLTA A PERSONE CON DISABILITA’

Istruzione al nuoto specializzata FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico) Data ________________

COGNOME _______________________ NOME ___________________________

RESIDENZA __________________________________________________________

DATA E LUOGO DI NASCITA ___________________________________________

COGNOME E NOME DEL GENITORE __________________________________

TELEFONI ____________________________________________________________

DIAGNOSI ____________________________________________________________

DESCRIZIONE ________________________________________________________

REFERENTI PER LA RIABILITAZIONE _________________________________

ATTIVITA’ SVOLTE IN PRECEDENZA __________________________________

ATTIVITA’ RICHIESTA _________________________________________________

GIORNI E ORARI RICHIESTI __________________________________________

IPOTESI DI FREQUENZA ______________________________________________

NOTE ________________________________________________________________

In pratica un’anamnesi* completa, indispensabile per poter indicare il giusto inserimento iniziale ed una prima ipotesi di percorso didattico ed eventual-mente agonistico. Risulta utile a questo scopo la compilazione di una scheda di ingresso, per dare un ordine alle domande e alle risposte, in base alle quali si potrà poi procedere all’idoneo abbinamento con l’istruttore e/o al corretto inserimento in un gruppo.

* Raccolta a fini diagnostici delle notizie riguardanti i precedenti fisiologici e patologici, per-sonali ed ereditari, di una persona (Dizionari Garzanti).

Fac-simile di scheda d’ingresso:

Il monitoraggio dell’attività

Senz’altro utile anche per un uso interno, il monitoraggio dell’attività diventa necessario nei rapporti istituzionali con gli enti, che richiedono relazioni com-plete e dettagliate sull’attività svolta. Forniamo quindi dei fac-simili di schede di osservazione che potranno essere facilmente adattate alle singole realtà locali:

Situazione di ingresso

a) Livello di adattamento all’ambiente acquatico

(Es.: Qual è il rapporto con l’acqua? Immerge il viso in acqua? Ha controllo respiratorio?

Sa fare il morto?)_________________________________________________________

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b) Capacità natatorie e potenzialità psicofisiche

(Quali azioni natatorie è in grado di eseguire? Quali sono le abilità residue in caso di di-sabilità fisica? Quali le capacità di comunicazione e di relazione?) _________________

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Descrizione della lezione

c) Suddivisione cronologica (le fasi della lezione)

Riscaldamento Fase centrale, apprendimento Fase finale, gioco, relax Minuti: _________ Minuti: _________ Minuti: _________

d) Contenuti della fase centrale

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Motivazione (livello, qualità): _______________________________________________

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SERVIZIO DI ATTIVITÀ NATATORIA

SCHEDA INDIVIDUALE - Contenuti delle lezioni - Individuazione obiettivi ISTRUTTORE ____________________________ Data ________________________

ALLIEVO _______________________________ Comune/Centro ________________

Rapporto con l’istruttore e con i compagni:___________________________________

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Progressi ottenuti (specificare lo stile di nuotata) _______________________________

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Obiettivi a medio termine (4/5 mesi)

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Obiettivi a lungo termine (uno, due anni)

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Osservazioni, problematiche affrontate

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SCHEDA DI OSSERVAZIONE DELL’ATTIVITÀ NATATORIA Nome e Cognome: ____________________________________________________

Data rilevazione: _________________ Quadrimestre: da __________ a __________

Istruttore: ___________________________________________________________

La presente scheda di raccolta di informazioni si riferisce ad un periodo di osservazione di quattro mesi. Si richiede al personale istruttore delegato alla compilazione un confronto tra le prestazioni più recenti e quelle relative all’inizio del quadrimestre in esame.

La scheda prende in considerazione diversi aspetti: abilità tecniche, motivazione, socialità, obiettivi.

I giudizi possono essere espressi assegnando un valore da 1 a 5 alle varie voci proposte, tenendo presente che:

1 = in notevole regresso rispetto all’inizio del quadrimestre;

2 = in lieve regresso ___________________ ”___________________;

3 = stabile ___________________ ”___________________;

4 = in lieve miglioramento ___________________ ”___________________;

5 = in notevole miglioramento ___________________ ”___________________;

Se lo ritiene opportuno l’osservatore può integrare questo tipo di siglatura con delle osserva-zioni qualitative negli spazi predisposti.

Piscina

Autonomia in acqua Tuffi

Stile libero Dorso Rana Delfino Immersioni

Osservazioni __________________________________________________________

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Aspetto motivazionale

Motivazione Concentrazione

Osservazioni __________________________________________________________

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Aspetto relazionale

Rapporto con l’istruttore Rapporto con i compagni

Osservazioni __________________________________________________________

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Eventuali episodi da riferire ______________________________________________

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Obiettivi

A medio termine ________________________________________________________

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A lungo termine ________________________________________________________

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Il servizio aggiuntivo di trasporto e assistenza Molte famiglie con persone disabili non de-ambulanti non hanno le possibilità di attrez-zarsi per il trasporto in piscina. In questo caso subentrano ancora una volta una pluralità di soggetti nello svolgimento di questo servizio, che naturalmente comprende anche l’assisten-za durante il trasporto e nelle fasi di svestizio-ne e vestiziosvestizio-ne svestizio-negli spogliatoi: dai Comuni agli Enti benefici alle Società Sportive stesse, le quali con grande sforzo economico devono dotarsi di mezzi attrezzati al trasporto per di-sabili. Ai fini di una frequenza alle lezioni re-golare e costante questi servizi risultano indi-spensabili.

La collaborazione con l’Azienda Sanitaria

Vista la complessità delle varie tipologie di disabilità, e in special modo delle disabilità psicofisiche, è auspicabile la stretta collaborazione con i responsabili delle Unità Multidisciplinari per l’Età Evolutiva e per l’Età Adulta delle Azien-de Sanitarie Locali di riferimento. Le famiglie non sono sempre in grado di fornire un quadro esauriente delle patologie, inoltre, nello svolgimento dell’at-tività, emergono spesso problematiche e dinamiche complesse di fronte alle quali un istruttore di nuoto, per quanto sensibile ed attento, può trovarsi in serie difficoltà. In questi casi la consulenza di un medico sanitario dell’UMEE, pedagogista o psicologo, può essere risolutiva.

La collaborazione diviene poi realmente fattiva quando, una volta informati del-l’esistenza di questa possibilità sul territorio, sono gli stessi responsabili delle unità ad inserire l’attività natatoria nei piani individualizzati dei bambini con disabilità.

I regolamenti per la concessione degli spazi acqua (gratuità?)

Ai costi dell’istruzione, del trasporto e dell’assistenza si vanno ad aggiungere i costi degli spazi acqua utilizzati per lo svolgimento dell’attività. Anche qui in ogni impianto natatorio vigono le norme più disparate, dagli spazi dati in con-cessione gratuita sino al pagamento della tariffa piena.

Elevatore elettroidraulico montato su un pulmino di serie

Il vantaggio economico della gratuità è evidente, ma c’è un risvolto indeside-rato: non pagando non si acquisiscono diritti e gli spazi potrebbero ridursi o cambiare destinazione oraria per sopraggiunte esigenze dell’impianto.

Una soluzione che appare equa potrebbe essere l’applicazione di tariffe ridotte, così come avviene nel caso dei gruppi scolastici.

L’associazionismo: la costituzione di una società sportiva

Due sono le possibilità, ambedue valide, per chi volesse avviare un servizio di attività natatoria per disabili: affiliare anche alla F.I.N.P. e/o alla F.I.S.D.I.R.

una società sportiva preesistente o costituire ex novo una società sportiva e af-filiarsi alle due Federazioni del C.I.P. che trattano le discipline acquatiche, per l’appunto F.I.N.P. e F.I.S.D.I.R.

Gli organi periferici del CIP, Comitati o Delegazioni Regionali e/o Provinciali, dispongono di Statuti tipo da fornire come fac-simile e possono dare tutte le informazioni al riguardo.

I rapporti con le altre associazioni di categoria: A.n.f.f.a.s., Centri di riabilitazione diurna o residenziali, Croce Rossa, Verde, ecc., associazioni di genitori, la Protezione Civile e il volontariato in genere (C.S.V.) L’integrazione con tutte le realtà che gravitano attorno alle persone disabili consente di attivare collaborazioni importanti e proficue. Scambi e iniziative comuni servono ad incrementare la costruzione di una rete di servizi dai quali in definitiva dipende la qualità dello sport e della vita sul territorio.

I rapporti con le società sportive della Federazione Italiana Nuoto Posto ovviamente che il nuovo gruppo sportivo non sia nato all’interno di una società sportiva già affiliata alla F.I.N., è evidente quanto sia importante terazione a tutti i livelli con le società F.I.N., visto anche lo svilupparsi e l’in-tensificarsi dei rapporti e delle iniziative svolte di concerto con la F.I.N. nel segno di una sempre crescente e fattiva collaborazione tra le federazioni che si occupano di nuoto.

Un esempio di regolamento interno

Lo statuto di una società sportiva ne detta l’organizzazione e le norme

istitu-zionali, tuttavia non può prevedere molti aspetti ugualmente determinanti ai fini della vita societaria, come ad esempio le particolarità e le procedure che devono essere osservate in merito ai tesseramenti e alle visite mediche per le diverse tipologie di disabilità. Un regolamento interno - di cui riportiamo uno stralcio a mò di esempio - è uno strumento agile ed efficace per chiarire molte questioni delicate soprattutto nei rapporti spesso non facili con le famiglie.

a) L’Associazione Sportiva Dilettantistica ________________________

ha per scopo statutario “l’esercizio e la promozione di attività sportiva con particolare riguardo alle persone disabili, la gestione di corsi e di centri di avviamento allo sport, sia per disabili che per normodotati, la gestione di impianti sportivi, con le finalità e le direttive del C.I.P. (Comitato Ita-liano Paralimpico) e del C.O.N.I.”.

Trattandosi pertanto di attività sportiva, sia formativa che agonistica, si fa riferimento al codice etico dello sport, che prevede innanzitutto il rispetto dell’atleta nei confronti dell’avversario, delle regole di gioco e del proprio tecnico o allenatore, nonché il rispetto e la correttezza verso i propri compagni di squadra.

b) La serena accettazione del risultato sportivo è il segno della conquista dello STATUS DI ATLETA, conseguenza e risultato finale del cor-retto percorso educativo intrapreso dall’atleta con l’allenatore ed i suoi compagni.

c) Il progetto educativo comprende naturalmente nel suo percorso i fa-miliari dell’atleta, che giocano un ruolo fondamentale di sostegno, in-dirizzo e riferimento. L’obiettivo del progetto è la crescita psicofisica dell’atleta, l’aumento del suo grado di autonomia e l’acquisizione di nuove competenze; i successi agonistici, le vittorie e le medaglie rap-presentano solo la spinta motivazionale necessaria alla realizzazione del progetto.

d) Compito di tecnici, dirigenti e genitori è fare del proprio meglio per mettere in condizione ogni atleta di ottenere il massimo risultato pos-sibile dal punto di vista sportivo, ma soprattutto di ottenere il massimo risultato possibile dal punto di vista umano; conoscere ed accettare i propri limiti, crescere insieme, diventare una persona migliore e più forte.

Nel documento il nuoto (pagine 139-148)