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Lo storico amministratore delegato del Milan in più di un’intervista ha parlato del FPF, sottolineando come questi nuovi provvedimenti avranno un effetto disastroso sul panorama calcistico italiano. Galliani di per se non critica di per se le intenzioni dell’UEFA e in particolare del suo Presidente Michel Platini, ma si dice molto preoccupato “per la competitività del nostro calcio a livello europeo”. Il vero problema è che non avendo stadi di proprietà capaci di generare introiti elevati, i nostri club si troverebbero in una situazione di paradossale inferiorità tecnico-economica rispetto ai principali competitor europei (con fatturati doppi rispetto ai nostri), con risorse sempre minori da investire sul mercato. Fino a questo momento questo gap finanziario era continuamente colmato dai continui apporti di capitale da parte dei presidenti, cosa che risulterà di fatto impossibile con l’introduzione di questa nuova normativa. Galliani punta il dito contro le istituzioni, incapaci di approvare una legge sugli stadi, che di sicuro non risolverebbe tutti i problemi del nostro calcio, ma di sicuro aiuterebbe il sistema ad intraprendere una nuova strada di sviluppo e di recupero di competitività.

MICHEL PLATINI

Il più grande sostenitore del Fair Play Finanziario è da sempre il suo principale promotore, Michel Platini. Il presidente UEFA non perde occasione per ricordare l’importanza di gestione equilibrata delle risorse nel mondo sportivo, elencando una serie di risultati ottenuti dal 2009, anno in cui il FPF è stato presentato al panorama calcistico continentale. Una di queste è avvenuta nel settembre 2014 in occasione della riunione dell’ECA (European Club Association). In tale occasione ha difeso fortemente le scelte fatte nel corso degli anni dall’UEFA e i risultati ottenuti. Esso ha rimarcato infatti che “il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e le sanzioni applicate ne sono una grande testimonianza del nostro operato”. “Chi scommetteva sul fallimento di tale sistema di controlli deve ricredersi” . Platini ha poi citato alcune cifre come la riduzione delle perdite dei club professionistici, scese da 1,7 miliardi a 800 milioni in due stagioni. Nel ricordare altri dati di contorno il presidente ha rafforzato la necessità di cambiare il modello di business attuato fino ai giorni nostri, auspicando una nuova era per il mondo del calcio. Infine ha rafforzato l’impegno su quello che rimane il vero obbiettivo del FPF, cioè “la salvaguardia del patrimonio economico e sociale che i club rappresentano”. Platini ha poi riaperto la strada del dialogo con i club, al fine di migliorare e sopperire tutti assieme alle imperfezioni di un sistema piuttosto complesso. L’apertura al confronto non significa però un dietro-front rispetto alla strada intrapresa, su questo Platini è sempre rimasto piuttosto chiaro, “il Fair Play Finanziario deve rimanere un punto di riferimento per il futuro del calcio europeo”.

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Questi contributi dimostrano come il tema del Fair Play Finanziario sia un tema molto dibattuto ai giorni nostri, forse non tanto in chiave attuale, ma soprattutto in chiave futura. Le opinioni tra i vari esperti e addetti ai lavori sono molto differenti. C’è chi lo definisce un caposaldo per il futuro del calcio europeo, chi invece lo critica in quanto renderà ancora più squilibrata la competizione tra i vari club. Nonostante queste differenti posizioni, l’UEFA e in particolare il suo presidente Michel Platini, sembrano essere piuttosto decisi a portare avanti questo progetto e a punire severamente le squadre che non rispettano i parametri richiesti.

2.4. LE SANZIONI APPLICATE

Il Fair Play Finanziario ha cominciato a mietere le sue prime vittime già dalla stagione 2012/2013, quando ben 23 club d’Europa hanno ricevuto comunicazione di una loro temporanea esclusione dai premi UEFA, a causa di pagamenti insoluti. La prima penalizzata nella storia di questa nuova normativa fu il Besiktas, escluso dalle coppe per un anno a causa di irregolarità di bilancio. In tale occasione vi furono altre vittime illustri come Rubin Kazan, Partizan Belgrado, Malaga, Sporting Lisbona e Atletico Madrid.29 La sospensione dei pagamenti fu comunque temporanea e le società sotto accertamento, ottennero la possibilità di fornire ulteriori informazioni entro i termini stabiliti per non incorrere in una sanzione definitiva.

Se fino ad allora il Fair Play Finanziario era visto come uno strumento che non avrebbe mai ricevuto corretta e completa applicazione, quei primi provvedimenti cominciarono a preoccupare i grandi club, in vista della prima grande tagliola prevista a partire dal 2014. Il tanto temuto giudizio del Club Financial Control Body (CFCB) non si è fatto attendere e nel maggio 2014 sono usciti i nuovi verdetti. Nove squadre sono entrate sotto procedura d’indagine per la violazione della normativa sul FPF; oltre a Manchester City e PSG, si tratta di Bursaspor (Turchia), FC Anji Makhachkala (Russia), FC Rubin Kazan (Russia), FC Zenit (Russia), Galatasaray AS (Turchia), Trazbonspor AS (Turchia) e PFC Levski Sofia (Bulgaria).

Le sanzioni applicate a queste società sono di diversa tipologia, così come previsto dalla normativa presentata in precedenza e sono:30

 sanzioni sportive come la riduzione del numero di calciatori inclusi nella lista “A” relativa alle competizioni UEFA, la registrazione di nuovi calciatori nelle liste “A” e “B” e ulteriori sanzioni riguardanti tetti salariali nel periodo di monitoraggio.

 sanzioni economiche come premi non distribuiti dall’UEFA o pagamenti di importi pecuniari.

29 Il Fatto Quotidiano, “la UEFA sospende i premi a 23 squadre”, 11 settembre 2012

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A fare scalpore sono state in particolare le sanzioni comminate a PSG e Manchester City, principali promotori di un mecenatismo sportivo senza controllo e senza limiti che è tra gli elementi alla base della nascita del Financial Fair Play.

Il Paris Saint Germain per conto dei suoi amministratori e legali si è impegnato a rispettare una serie di accordi quali:

 il rientro di un deficit annuale di 30 milioni di euro per la stagione 2014/2015 e il

raggiungimento dei requisiti di break even per la stagione successiva. L’accordo prevede inoltre un valore di contratto di sponsorizzazione con QTA significativamente più basso di quello nominale;

 non incrementare il costo della rosa per le prossime due stagioni;  limite di 21 calciatori per la lista “A” UEFA per la stagione 2014/2015;  limite al saldo trasferimenti per le stagioni 2014/2015 e 2015/2016;

 pagamento di una multa di 60 milioni detratta sugli incassi di competenza della stagione 2013/2014. Se il club rispetterà gli accordi presi si vedrà restituito parte dell’importo pattuito vale a dire 40 milioni di euro.

Gli accordi raggiunti con il Manchester City presentano tuttavia alcune lievi differenze (specie negli importi) rispetto al PSG. Questi riguardano:

 il rientro di un deficit annuale di 20 milioni di euro per la stagione 2013/2014 e 10 milioni per la stagione successiva;

 divieto assoluto di includere introiti derivanti dalla vendita di asset infragruppo, nel calcolo dei ricavi relativo al FPF;

 non incrementare il costo della rosa nelle prossime due stagioni. Il rispetto di questo parametro porterà alla decadenza di questo vincolo a partire dalla stagione 2015/2016;  limite di 21 calciatori per la lista “A” UEFA per la stagione 2014/2015. Tale limite sarà

rimosso se la società rispetterà i requisiti di break-even;

 limite al saldo trasferimenti per le stagioni 2014/2015 e 2015/2016;

 pagamento di una multa di 60 milioni detratta sugli incassi di competenza della stagione 2013/2014. Se il club rispetterà gli accordi presi si vedrà restituito parte dell’importo pattuito vale a dire 40 milioni di euro.

Le differenze individuate derivano da una differente situazione economico-finanziaria dei due club, molto più negativamente accentuata nel caso del Paris Saint Germain. Lo stesso Al- Khelaifi si è scagliato più volte contro questa normativa definendola “non giusta”. Platini ha tirato dritto per la sua strada e queste prime sanzioni ne sono una prova.

Un altro aspetto da analizzare già individuato in sede di presentazione di queste nuove regole sta nella progressività delle sanzioni. La UEFA specialmente in questi primi anni d’applicazione non ha utilizzato il pugno di ferro contro questi club “spendaccioni”, ma si è proceduto verso un progressivo aumento delle pene inflitte, se le società non dimostravano un’inversione di tendenza nelle loro politiche. Molti altri club, pur gravati da una difficile situazione economico-finanziaria, hanno invece dimostrato una maggiore applicazione nel

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rispetto di questi nuovi regolamenti e per questo motivo sono stati per il momento risparmiati dall’organo giudicante. Come già individuato in precedenza l’obbiettivo principe del FPF è “la salvaguardia dei club” e non il sanzionare ad ogni costo. L’UEFA per il momento sta seguendo questa linea, nel futuro si vedrà.

2.5. RIEPILOGO

Il Fair Play Finanziario segna l’inizio di una nuova era per il panorama calcistico europeo. L’UEFA con questo nuovo sistema di regole ha voluto dare un chiaro segno di discontinuità verso gli attuali modelli di gestione delle società di calcio professionistiche.

Partiamo da un punto fermo, ripetuto più volte anche dall’attuale presidente dell’UEFA Michel Platini. “Aperti al dialogo, aperti a un confronto per migliorare le regole attuali, ma il Fair Play Finanziario deve rimanere un punto di riferimento per il futuro del calcio europeo”.

In effetti l’attuale situazione del mondo del pallone non da molto spazio a soluzioni alternative. Sono troppi i problemi che attraversano tale universo sportivo, sia dal punto di vista economico, con una cronica difficoltà nel creare valore in modo continuativo, sia dal punto di vista patrimoniale e finanziario, con una situazione debitoria divenuta ormai insostenibile sotto molteplici punti di vista.

L’UEFA propone il Financial Fair Play, curando tutto nei minimi dettagli. Si da vita ad un regolamento preciso che spiega in modo accurato ogni singolo parametro da rispettare, si forma un nuovo organo di controllo il CFCB (Club Financial Control Body) che deve assicurare il rispetto di determinati requisiti economico-finanziari per i club inseriti all’interno del Sistema delle Licenze UEFA e infine, impone un sistema di sanzioni progressive volto a punire chi trasgredisce le regole o tenta maldestramente di aggirarle. Le recenti ammende comminate nei confronti di club blasonati come PSG e Manchester City dimostrano (se ce ne fosse ancora bisogno) che si sta facendo sul serio e che certi atteggiamenti di strapotere economico non saranno più tollerati.

Come ogni nuovo strumento proposto anche il Financial Fair Play ha finito per scontentare un po’ tutti. I sostenitori di uno sviluppo sostenibile, pur sottolineando la necessità di queste misure, accusano l’UEFA di indulgenza nei confronti dei club “spreconi”, mentre i sostenitori del mecenatismo sportivo sostengono che tali norme limitano la possibilità d’investimento nelle società.

La realtà è un’altra, non è stata l’UEFA ad introdurre questo nuovo meccanismo di controllo, ma sono state le stesse condizioni economico-finanziare del panorama calcistico europeo a rendere indispensabile e non più rinviabile un intervento legislativo.

La programmazione di uno sviluppo sostenibile è un obbiettivo imprescindibile non solo per il mondo del calcio, ma per l’intero universo industriale ed economico.

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CAPITOLO 3: IL CALCIO PROFESSIONISTICO