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LE OPINIONI DEGLI ESPERTI SUL FINANCIAL FAIR PLAY

CAPITOLO 2: IL FINANCIAL FAIR PLAY

2.3. LE OPINIONI DEGLI ESPERTI SUL FINANCIAL FAIR PLAY

L’introduzione del Fair Play Finanziario (FPF) nel mondo del calcio europeo potrebbe sicuramente rivoluzionare il corso dei prossimi tornei nazionali ed internazionali. Molti si interrogano sulla reale necessità di introdurre questa nuova normativa, con opinioni estremamente diverse tra le parti. Chi è a favore FPF, individua questa nuova tecnica di monitoraggio come fondamentale per un futuro sviluppo sostenibile dell’intero panorama calcistico europeo. Chi è contro questa introduzione, sostiene che in seguito all’applicazione del FPF si registreranno sempre maggiori disparità tra i grandi club (capaci di attrarre risorse) e i piccoli club, con differenze economiche sempre più evidenti a favore di alcune leghe europee rispetto ad altre.

Al fine di definire un quadro d’insieme su tale tematica presenteremo una serie di contributi di esperti, con differenti posizioni rispetto all’introduzione del FPF nel mondo del calcio.

PAOLO CIABATTINI

Paolo Ciabattini è uno dei maggiori esperti italiani di sport-business, nonché direttore operativo di Pioneer Italia S.p.A. Il 16 dicembre 2011 ha presentato a Milano il suo nuovo libro“Vincere con il Fair Play Finanziario”, edito dal “Il Sole 24 Ore Libri”. In tale occasione l’autore ha rilasciato una lunga intervista, in cui presentando il suo libro, spiegava i motivi per

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cui l’introduzione del FPF deve rappresentare un’occasione storica per superare il mecenatismo nel mondo del calcio.

Secondo Ciabattini “la normativa è stata introdotta per favorire la sopravvivenza dell’intero mondo calcio, con costi che aumentano a velocità quasi doppia rispetto al fatturato”. L’autore fa poi un’interessante distinguo sulla situazione debitoria evidenziando alcuni debiti strutturali che non possono essere supportati dal bilancio societario. Sono troppo pochi i debiti “sani” (ad esempio quelli derivanti dalla costruzione di uno stadio, o quelli estinguibili nel rispetto delle scadenze naturali) e moltissimi i debiti “malati” (ad esempio debiti verso l’erario che i club cercano di rateizzare in quanto diventanti insostenibili a livello di bilancio). L’autore punta il dito contro il modello di business italiano definito “poco competitivo”, in particolar modo causato dall’assenza cronica dei ricavi da stadio e da un’iniqua ripartizione dei diritti TV, rispetto ad altre top league europee (inglese e tedesca su tutte). L’introduzione del Fair Play Finanziario viene individuata come “un evento positivo” per il nostro calcio, cercando così di modificare, un modello di business estremamente arretrato rispetto alla concorrenza straniera. Secondo Ciabattini, queste nuove regole porteranno tutte le società italiane ha ragionare finalmente sul necessario aumento dei ricavi da stadio e degli introiti commerciali, ottenendo così una maggiore diversificazione degli introiti, troppo legati alla voce diritti TV.

ALESSANDO OLIVA

Messinese di nascita, romagnolo d’adozione, Alessandro Oliva si appassiona fin da piccolo al mondo del calcio. Dopo aver frequentato la scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano, intraprende la carriera di giornalista. Scrive prima per alcuni giornali di provincia, Corriere di Romagna in primis. In seguito comincia ad ampliare i suoi orizzonti scrivendo per il Resto del Carlino, Libero, Lettera 43 e Sky Sport. Collabora con Linkiesta dal 2011. Nel 2010 comincia la sua avventura di blogger con “Viva la Fifa”, dove vengono approfonditi diversi aspetti economici del mondo del calcio.

L’autore nel marzo 2013 ha pubblicato sempre su Linkiesta un articolo relativo al tentativo di alcuni grandi club europei di aggirare il Fair Play Finanziario. Secondo Oliva, la UEFA punisce esclusivamente le squadre medio piccole, permettendo alle grandi di eludere le regole a loro piacimento. Il massimo organo del calcio europeo si basa su dati per definire invece la bontà del FPF, dimostrando un progressivo aumento degli introiti e una riduzione costi per trasferimenti e stipendi. Nel fornire questi dati non spiega però da dove derivano questi introiti e si rammaricano inoltre per i pochi investimenti a lungo termine. Le immobilizzazioni (stadi, campi d’allenamento ecc.) ammontano a 4,8 miliardi (per le partecipanti alle competizioni UEFA stagione 2012/2013) di cui un terzo proviene dalle sette squadre inglesi. La situazione, secondo l’autore, si fa ancora più grave se si va ad osservare l’origine di queste entrate. In barba al Fair Play Finanziario squadre come PSG o Manchester City coprono i loro “folli” investimenti attraverso sponsorizzazioni da capogiro. La squadra francese ha

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recentemente firmato un contratto di sponsorizzazione con “Qatar Tourism Authority”27 garantendosi 700 milioni in 4 anni. Il contratto è stato strutturato con aumenti progressivi nel corso degli anni parallelamente all’aumento del tetto salariale della squadra. Secondo Oliva, esiste un altro problema molto più grave dei precedenti. Questo accordo viola la norma del FPF che vieta espressamente le transazioni tra i club e le società ad essa collegati. (QTA e Qatar Sport Investments proprietaria del PSG, sono entrambe direttamente controllate dal governo del Qatar.) Una soluzione simile è stata adottata dal Manchester City, con Ethiad, controllata dalla stessa famiglia di sceicchi di Abu Dhabi proprietari dei “Citizens”. L’autore ha duramente criticato l’immobilismo dell’UEFA di fronte a questi accadimenti, sottolineando che un comportamento del genere “fa credere che alla fine le grandi società non saranno punite e che alla fine le uniche a pagare saranno le società meno blasonate”. La giustificazione che l’autore fornisce è esclusivamente di carattere economico e si può riassumere in minori introiti, in seguito all’esclusione dalle competizioni di alcuni grandi club europei.

KARL-HEINZ RUMMENIGGE

Karl-Heinz Rummenigge è uno degli uomini più potenti del calcio europeo. L’ex pallone d’oro tedesco ricopre da moltissimi anni la carica di presidente esecutivo del Bayern Monaco, storico club tedesco, tra i più vincenti del panorama calcistico europeo. Attualmente ricopre anche la carica di presidente dell’ECA, l’associazione dei top club continentali che si siede al tavolo con l’UEFA per discutere dei temi più caldi. In una recente intervista28, si è soffermato su un tema a lui assai caro, quello del Fair Play Finanziario. Secondo Rummenigge, non solo non si può tornare indietro sulle decisioni prese, ma assolutamente bisogna stringere con l’attuazione piena e pura della normativa vigente. Il mondo professionistico è in forte perdita e l’obbiettivo deve essere quello di supportare e fare in modo che vengano premiate le buone gestioni. Il presidente punta il dito, contro chi è assolutamente contrario a questo nuovo sistema gestionale, vale a dire il Paris Saint-Germain. Esso sostiene che “le squadre nelle mani di un unico soggetto con potenzialità economiche pressoché illimitate sarebbero troppo avvantaggiate, noi pensiamo che questo non sia corretto, oltre che lesivo del principio di lealtà sportiva”. Rummenigge da presidente dell’ECA non si preoccupa invece troppo del debito di Real Madrid e Barcellona, spiegando che “la regola del FPF è basata sul pareggio di bilancio, semplicemente non spendere più di quanto incassi”. Nel 2009 ECA era concorde nell’attuazione del FPF, poi una serie di avvenimenti e l’avvento di alcuni nuovi e facoltosi proprietari ha rimescolato le carte in tavola. Rincarando la dose afferma che “l’UEFA non può essere minacciata da nessun presidente, indipendentemente dalla forza economica e il blasone della società stessa”. Il riferimento al boss del PSG Al-Khelaifi era più che ovvio.

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Il Fatto Quotidiano, “Paris Saint-Germain, maxi sponsor. Fair Play Finanziario a rischio”, 8 gennaio 2013

28 Goal.com “Rummenigge affonda sul Fair Play Finanziario, L’UEFA deve insistere, guardate il PSG, … non è

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