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FISCALITÀ E SISTEMI PREVIDENZIALI NEI VARI CAMPIONAT

24 Liga BBVA2013-

1.3. LA SITUAZIONE FINANZIARIA DEL CALCIO EUROPEO

1.3.3. FISCALITÀ E SISTEMI PREVIDENZIALI NEI VARI CAMPIONAT

Il calcio professionistico italiano attraversa una fase di piena transazione, correlata all’esigenza di attrarre investitori e sponsor internazionali. In un contesto così complesso, alcuni dirigenti di top club italiani, individuano nel regime d’imposizione fiscale, un fattore determinante nella perdita di competitività delle squadre italiane nel mercato dei nuovi talenti. Al fine di determinare la veridicità di queste affermazioni, effettueremo un confronto tra i regimi fiscali vigenti nelle principali “top league” europee.

INGHILTERRA

In Inghilterra il regime d’imposizione fiscale in vigore fino al 2010 consentiva ai club di corrispondere all’erario, sotto forma di imposte, non più del 40% del salario netto. Dall’Aprile 2010 il governo inglese ha aumentato l’aliquota per l’ultimo scaglione di reddito, portandola al 50% per i redditi superiori a 150.000 sterline.14

L’aumento dell’imposizione fiscale non ha causato, né minore capacità di corrispondere salari elevati, né un peggioramento delle performance dei club inglesi, sia in patria, ma soprattutto a livello internazionale. In realtà, anche le migliori performance dei club inglesi rispetto a quelli

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italiani fino al 2010, non sono spiegabili con l’imposizione fiscale, lievemente meno onerosa rispetto a quella italiana. Il vantaggio di tale lega sta, come abbiamo già visto in precedenza, in una maggiore capacità di generare ricavi dalla vendita dello spettacolo sportivo e dall’indotto che ne consegue.

GERMANIA

Il regime d’imposizione fiscale tedesco risulta essere simile a quello italiano. I redditi compresi tra 53.000 e 250.000 euro sono soggetti ad imposta con aliquota del 42%, quelli superiori a 250.000 ad imposta con aliquota del 45%.15 Così come in Italia il calciatore professionista è equiparato a un normale lavoratore dipendente ed il club, è tenuto ad adempiere a tutti gli obblighi della legislazione fiscale, in particolare, quelli relativi al pagamento della ritenuta d’acconto sui salari.

Un calciatore che abbia la propria residenza fiscale in Germania vedrà soggetti ad imposizione tutti i suoi redditi, ovunque vengano prodotti. Un’atleta, per ottenere la qualifica di residente in territorio tedesco, deve dimostrare di avere dimora idonea ad uso abitativo per più di sei mesi. Il giocatore che non ha invece la qualifica di residente, vedrà invece soggetto ad imposizione fiscale soltanto il reddito prodotto nel territorio tedesco.

SPAGNA

Sotto il profilo fiscale, la Spagna è stato il primo paese ad attribuire leggi tributarie particolarmente favorevoli per le società di calcio. La disciplina fino a qualche anno fa prevedeva agevolazioni, non per i calciatori professionisti residenti nel territorio spagnolo, ma per gli atleti stranieri che arrivano in una società professionistica. In particolare ci riferiamo alla cosiddetta “Legge Beckham”16, entrata in vigore in concomitanza con l’arrivo del fuoriclasse inglese al Real Madrid.

Il nuovo decreto volto a favorire il soggiorno di ricercatori e uomini di scienza, si trasformò ben presto in uno strumento utilizzato dai club spagnoli per attirare talenti stranieri.

Secondo la normativa precedente, chi trascorreva più di 183 giorni in Spagna durante un anno fiscale, era tenuto a pagare le tasse come un normale residente. Con il nuovo decreto, un individuo poteva invece scegliere se sottostare al regime d’imposizione spagnolo in quanto residente, oppure in qualità di non residente. La scelta fatta dal calciatore nell’anno di approdo in Spagna, rimaneva valida per i successivi cinque anni. Se veniva scelta la qualifica di non residente, solo i guadagni derivanti dall’attività svolta dal calciatore in territorio spagnolo erano soggetti a tassazione, non quelli per attività svolta all’estero. La tassazione per questi individui variava dal 15% al 45% (aliquote uguali a quelle dei residenti), con l’eccezione dei salari superiori ai 600.000 euro che beneficiavano di un’aliquota scontata del 24% per i primi cinque anni.

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Dati ricavati da Rivista di Diritto ed Economia dello Sport, Vol. VII, Fasc.3, 2012

16 Real Decreto, 10/06/2005 n.687, se modifica el Reglemento del Impuesto sobre la Renta de las Personas

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A partire da gennaio 2010 il governo Zapatero ha modificato il seguente decreto, obbligando i lavoratori stranieri residenti in Spagna e con un reddito superiore ai 600.000 euro, ad un’aliquota piena del 43%. La riforma non ha avuto carattere retroattivo.

Il successivo governo Rajoy nel gennaio 2012, ha previsto un ulteriore incremento (del 6%), portando le aliquote gravanti sui salari dei calciatori, in un range tra il 52% e il 56%, più di quanto prelevato nella maggior parte delle leghe concorrenti e poco meno di quanto previsto in Francia.

Non è in discussione che la “legge Beckham” abbia favorito l’afflusso di talenti stranieri nel campionato spagnolo, in quanto a parità di salario netto, i club corrispondevano all’erario fino a un 30% in meno rispetto agli altri paesi.

Secondo gli esperti, serviranno alcuni anni per valutare gli effetti derivanti dai sensibili incrementi delle aliquote introdotti dal 2010 in poi e ciò dipenderà in gran parte, dalla capacità dei club spagnoli di produrre ricavi adeguati al loro sostentamento.

FRANCIA

Il regime di imposizione fiscale a cui sono sottoposti i calciatori professionisti della Ligue 1 risulta particolarmente oneroso, soprattutto se confrontato con i principali competitor a livello europeo. Molto gravosi risultano i contributi previdenziali, in relazione al quale il Governo francese introdusse nel 2004 un regime più favorevole, successivamente abrogato dal 1° luglio 2010.

Questo regime impositivo, già molto oneroso dal canto suo, è divenuto difficilmente sostenibile per i vari club, con l’avvento della presidenza della Repubblica francese di Hollande. La politica del nuovo presidente, ha colpito pesantemente i ceti più abbienti, in particolare calciatori, attori e personaggi dello spettacolo, con un prelievo pari al 75%. Tutte le persone infatti che guadagnano più di un milione di euro sono soggetti ad un’aliquota pari al 75%.17

In seguito all’introduzione di questa manovra fiscale Ligue 1 e l’Union Nationale de Footballeurs Professionel, hanno rilasciato un durissimo comunicato congiunto. Secondo la loro opinione, quest’imposta si tradurrà in un aumento molto significativo della tassazione di alcuni giocatori, non tenendo conto della breve durata della loro carriera. I club non sono in grado di aumentare il peso salariale e oltre ad aggravare la loro situazione economica e finanziaria, questo si tradurrà in una perdita di potere contrattuale sul mercato. Chi rischia davvero è l’intera catena del calcio francese professionistico, che causa gli effetti di una misura fiscale sconsiderata, rischia davvero conseguenze devastanti nel prossimo futuro.

RUSSIA

Al di fuori delle “Top five league” europee, merita una breve trattazione la Russia. Il massimo campionato è passato in pochi anni, dal ventunesimo al settimo posto del ranking UEFA. L’interesse degli oligarchi russi del petrolio e del gas naturale, ha incrementato notevolmente

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il potere economico del calcio professionistico russo. La tassazione vigente in questo paese è particolarmente “benevola”, con un’unica imposta non progressiva con aliquota del 13%. Non è dunque irragionevole ipotizzare, che i club russi, possano ulteriormente migliorare le proprie performance nelle competizioni internazionali, in quanto la loro competitività si fonda oltre che su grande capacità d’investimento, anche su un regime impositivo particolarmente favorevole.

Prima di tradurre quanto detto in alcune conclusioni riepiloghiamo in breve i regimi fiscali attualmente in vigore nelle varie leghe.

Nazione Imposizione Fiscale

Italia 46% sui redditi superiori ai 300.000 euro Spagna 52% sui redditi superiori ai 300.000 euro Inghilterra 50% sui redditi superiori alle 150.000 sterline Germania 45% sui redditi superiori ai 250.000 euro Francia 75% sui redditi superiori a 1.000.000 euro

Russia Imposta unica del 13% sul reddito delle persone fisiche

Da tale confronto si evince come soltanto il divario accumulato nei confronti dei club spagnoli (prima del 2010), possa essere attribuibile a un regime impositivo meno oneroso introdotto con l’allora “legge Beckham”. Nonostante questo, la capacità dei club spagnoli di attirare l’offerta di talento e le loro performance in campo internazionale, sono risultate superiori (almeno a livello di top club) anche dopo l’abrogazione di tale vantaggio fiscale, segno che i problemi del nostro calcio sono ben più ampi di un regime fiscale oneroso. Tali conclusioni, risultano ancora più evidenti se confrontate con le altre leghe concorrenti, in particolare quella inglese e tedesca. Infatti, nonostante regimi impositivi abbastanza simili dal punto di vista dell’onerosità, le performance delle squadre italiane sono nettamente inferiori rispetto a quelle dei loro competitor stranieri.

Occorre provvedere subito alla creazione di nuove infrastrutture e stadi di proprietà, al fine di incrementare i ricavi commerciali e da stadio, problema sempre più cronico del nostro paese. Tali opere devono essere supportate da adeguate politiche di marketing, volte alla fidelizzazione del tifoso e alla creazione di una forte immagine di brand. Se queste operazioni non saranno compiute in un lasso di tempo ragionevole, sarà sempre più difficile ipotizzare un ritorno ai grandi fasti sportivi che hanno caratterizzato i club italiani negli anni ’90.

1.4. RIEPILOGO

In questo capitolo abbiamo dedicato ampio spazio al confronto tra le principali leghe europee, sottolineando pregi e difetti dei diversi modelli adottati. Analizziamo ora in maniera critica i risultati emersi dai vari studi, formalizzando in alcune situazioni possibili sviluppi futuri.

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