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L’affermazione delle Scuole Cristiane

Nel documento Jean- Baptiste de La Salle (pagine 75-81)

LA RIVOLUZIONE FRANCESE

2.2 Gli sviluppi dell’Istituto delle Scuole Cristiane

2.2.2 L’affermazione delle Scuole Cristiane

Nel decennio successivo al capitolo del 1751 i Fratelli diressero l’Istituto con una certa tranquillità. Dovettero però affrontare un problema relativo alla pension de force99 di Saint Yon: un uomo riuscì a fuggire e gli abitanti del quartiere, che non vedevano di buon occhio i Fratelli, lo aiutarono a fuggire. Siccome dipendeva dal potere del re, egli nominò una commissione ecclesiastica e civile cappeggiata da Geoffroy de Pointcarré, amico di Mr de La Salle, che scagionò i Fratelli. Nel 1761 venne convocato il Capitolo generale, durante il quale si discussero le condizioni necessarie per essere ammessi ai voti e come comportarsi nel caso di eventuali misfatti. Durante il periodo intercapitolare sorsero nuovamente problemi con la pension de force100 di Saint-Yon:

97 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

98 Ibidem 99 Ibidem 100 Ibidem

l’Arcivescovo di Rouen, Dominique de La Rochefoucauld, effettuò una visita, durante la quale non ravvisò niente di particolare, ma definì alcune disposizioni di controllo per il futuro. Nel 1767 Fratel Claude decise di convocare un Capitolo generale e di dare le proprie dimissioni. Venne eletto Fratel Florence con Fratel Exupère come primo Assistente e Fratel Anaclet come secondo assistente. L’Arcivescovo della Rochefoucauld, mirando a fare riconoscere la sua autorità sull’Istituto, accordò ad alcuni Fratelli la dispensa dai voti, ma Fratel Florence, dopo aver consultato tre ecclesiastici, confermò che soltanto il Papa poteva dare una permesso simile. Nel 1771 Fratel Florence lasciò Saint-Yon per Parigi, da dove comunicò che avrebbe voluto tenere un Capitolo generale, ma, poiché i Fratelli non si erano sottomessi ai Vescovi di Parigi, sembrava che questi che volessero impedirlo. Fratel Florence adottò una soluzione differente: informò di voler tenere dei Capitoli provinciali e stabilì che il Capitolo per le province occidentali si sarebbe tenuto a Parigi e quello per le province orientali a Maréville. Nel 1777 doveva essere convocato un nuovo Capitolo generale e l’Arcivescovo di Rouen insistette affinché si tenesse a Saint-Yon per poterlo tenere sotto controllo. Tuttavia Fratel Florence comunicò che il Capitolo si sarebbe tenuto a Reims e, dopo avere conferito con alcuni Dottori della Sorbonne a proposito dell’interpretazione di alcuni articoli della Bolla di approvazione, si appoggiò alle risposte ricevute per fissare le modalità di apertura dei Capitoli e il sistema di elezione dei deputati. Lo stesso anno Fratel Florence diede a sua volta le dimissioni, sentendo il compito di Superiore troppo pesante per lui.

La situazione di profonda trasformazione dell’epoca ebbe ripercussioni politiche, sociali e religiose sull’Istituto.

Dal punto di vista politico, il Parlamento, in conflitto con il re, contrastò sia i Fratelli che i Gesuiti e appoggiò i Giansenisti, ostacolati dal re. L’avversità dei magistrati del Parlamento nei confronti dei Fratelli determinò che i regolamenti per la creazione di comunità religiose e per l’acquisto di beni venissero applicati in modo più rigido. Ben più gravi furono le conseguenze dell’ostilità verso i Gesuiti: nel 1762 venne loro interdetto di insegnare in Francia e vennero chiusi i collegi; nel 1764 il re fu costretto a sopprimere la Compagnia di Gesù. A questo punto i Fratelli, assimilati ai Gesuiti e accusati di voler prendere il loro posto, diventarono l’oggetto dell’astio parlamentare. Per quanto concerne i Giansenisti, il sostegno parlamentare fu dato loro in

relazione alla questione dei billets de confession101, in base ai quali i vescovi esigevano che i loro confessori favorissero un attestato di sottomissione alla Bolla Unigenitus per poter ricevere una sepoltura cristiana. Per quanto riguarda l’aspetto sociale, la nobiltà e i magistrati cercarono di difendere i loro privilegi, mentre i philosophes, per lo più borghesi, sostennero quei cambiamenti che avrebbero potuto favorirli. Gli uni e gli altri erano contrari a quanto potesse contribuire a un’evoluzione degli strati sociali più bassi della società. Questa era una delle ragioni per cui non appoggiavano i Fratelli. Come afferma Rigault, La Chalotais, un membro del Parlamento di Bretagna nonché autore di un dettagliato progetto scolastico, rimproverò loro di insegnare a leggere e a scrivere alla povera gente, che spesso non era interessata e che invece avrebbe dovuto apprendere un mestiere102. A questo proposito Rigault riporta un’interessante dichiarazione di Voltaire:

…je vous remercie de proscrire l’étude chez les laboureurs. Moi qui cultive la terre, je vous présente requête pour avoir des manoeuvres et non des clercs tonsurés. Envoyez- moi surtout des Frères ignorantins pour conduire mes charrues et pour les atteler…103

Alcune municipalità, la cui decisione di prendere in carico i Fratelli era sottomessa a intendenti affascinati dalle teorie di La Chalotais o dei philosophes, furono costrette a rifiutare i Fratelli o a chiudere le loro scuole, come per esempio ad Apt, a Cannes e a Aix-en-Provence.In relazione a ciò che concerne l’ambito religioso, i Fratelli, insegnando le verità cristiane ed educando cristianamente, passavano per obscurantistes, rappresentavano cioè l’oscurità che impediva di partecipare pienamente alla luce104. Dopo l’espulsione dei gesuiti, i philosophes parteciparono alla riorganizzazione dei loro collegi, contestando ai religiosi la capacità di insegnare e di educare i fanciulli, i Fratelli non fecero eccezione105. Essi non si lasciarono intimidire e proseguirono la loro attività restando completamente fedeli al proprio

101 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

102 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

103 Ibidem 104 Ibidem 105 Ibidem

Fondatore: continuarono a fare il catechismo e a formare cristianamente i propri allievi, contribuendo alla scolarizzazione dei bambini poveri106. Sicuramente diventò sempre più difficile impedire che le idee illuministe penetrassero nell’Istituto: molti allievi vi si avvicinarono senza però provocare conseguenze vistose.

Nel corso del XVIII secolo i Fratelli dovettero lavorare in condizioni economiche difficili. In vari casi mancavano le risorse necessarie alla loro sopravvivenza: alcune scuole erano state aperte senza che ai Fratelli fosse stato assicurato un trattamento sufficiente, come a Rouen e ad Apt; a certe all’origine venne promessa un’entrata sicura, ma poi non venne mantenuta, come a Montargis, dove il Duca d’Orléans si dimenticò di scrivere sul testamento che si era incaricato di mantenere la scuola; per altre fu prevista una rendita che a un certo punto non venne più concessa, come a Vans e a Dole107. Inoltre talvolta il problema era relativo al cattivo stato dei locali, come a Nantes e a Dole; nel 1776 a Grenoble l’edificio crollò, provocando la morte di numerosi allievi. La motivazione era spesso la difficile congiuntura economica: in seguito a cattivi raccolti i prezzi si alzavano e l’inflazione avanzava progressivamente. La situazione si aggravava qualora le entrate fossero basate sulla rendita fondiaria. Durante il Capitolo del 1751 si decise che l’Istituto avrebbe accordato dei Fratelli soltanto nel caso in cui fosse stata assicurata loro una rendita di non meno di 250 libbre. Nel frattempo si tentò di rintracciare nuove risorse per le case già esistenti: alcune giunsero da eccedenze di nuove fondazioni, altre dalla soppressione di alcune scuole; molte dalle municipalità. Queste ultime non sempre risposero in modo positivo vuoi perché si trovavano anch’esse in difficoltà, come a Croisic, vuoi perché non sempre i magistrati municipali erano favorevoli ai Fratelli, come a Bollène. Alcune municipalità posero delle condizioni inaccettabili: a Reims si prêtese di limitare l’accesso a scuola soltanto ai bambini poveri; a Troyes si considerò l’opportunità di chiedere un contributo alle famiglie in grado di versarlo. Talvolta furono gli intendenti del re, incaricati di controllare il governo delle città, a impedire alle municipalità di dare contributi, come a Cannes o anche aumenti, come ad Apt.

106 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

107 Ibidem

In certuni casi la reticenza delle municipalità o degli intendenti dipendeva dalla diffusione delle idee illuministe: a Brest fu avvalorato il ragionamento di La Chalotais secondo cui imbarcare giovani aveva più senso che mandarli a scuola; ad Apt si portò avanti il concetto in base al quale non fosse funzionale togliere braccia all’agricoltura108. Anche all’estero la situazione era grama, ma sia a Roma che a Ferrara i Fratelli riuscirono a ottenere un aumento.

I Maîtres écrivains di Chartres, Dijon, Paris, da sempre in forte contrasto con i Fratelli, potenziarono i loro attacchi, rivolgendosi anche contro le scuole di Bordeaux, Dijon, Rouen, Abbeville: accusavano i Fratelli di togliere loro il guadagno accettando bambini i cui genitori avrebbero potuto permettersi di pagare la retta scolastica. I Fratelli rispondevano all’accusa affermando che accoglievano soltanto figli di gente povera benché non fosse loro compito verificarlo. I Maîtres écrivains avanzarono la proposta che i Fratelli ricevessero soltanto i bambini che si fossero presentati con un biglietto del proprio curato attestante la povertà dei propri genitori. Chiesero anche che i Fratelli fornissero loro una lista dei propri allievi e che fosse loro permesso di fare dei sopralluoghi nelle classi per verificare109. Secondo Lucard, i genitori dei bambini delle scuole cristiane erano prevalentemente figli di lavoratori indipendenti di bassa categoria o anche dipendenti, quali operai, artigiani, commercianti, lavoratori tessili. La loro situazione perciò risultava precaria, soggetta agli scompensi del mercato e a eventuali problemi familiari. I figli di coloro che avevano il controllo di una produzione, come quella tessile, erano un’eccezione: costoro erano gli unici ad avere un’entrata sicura che permettesse loro di pagare l’istruzione dei figli110.

L’estensione troppo rapida del periodo precedente, lo sforzo dei responsabili dell’Istituto di ottenere condizioni più favorevoli, la volontà di assicurare una formazione migliore produssero un rallentamento della crescita delle scuole. All’epoca di Fratello Claude si verificò l’apertura di nuove scuole nelle seguenti località meridionali: a Nimes nel 1754; a Condrieu nel 1756; a Bordeaux vennero aperte tre scuole nel 1758 e nel 1760 ne aprì una terza; a Toulon nel

108 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

109 Ibidem

110 Lucard, Annales de l’Institut des Frères chrétiennes tome II, Ed. Mame, Tours, 1883.

1759; a Montréal nel 1762 e nello stesso anno a Cahors. Qualche scuola aprì anche in alcuni paesi settentrionali: a Vannes nel 1752; ad Amiens nel 1759; a Sedan nel 1762; a Saint-Dié nel 1762; a Charleville nel 1766.

Sotto Fratel Florence aprirono scuole sia nel sud a Castres nel 1769 e a Aigues- mortes nel 1770 sia nel nord a Damery nel 1768, a Ste-Menehould nel 1768, a Morhange nel 1771, a Campiègne nel 1772, a Carentan nel 1773, a Lisieux nel 1776, a Bapaume nel 1776. Infine nel 1774 due Fratelli furono mandati a Fort-de- France in Martinica.

Inoltre in alcune scuole vennero introdotti insegnamenti che anticiparono l’istruzione tecnica. Per esempio, nei porti, come a St-Malo e a Vannes, i Fratelli aprirono delle classi di formazione alle professioni commerciali e alla navigazione. A Parigi, sotto la parrocchia di Saint-Sulplice, venne insegnato disegno tecnico. A Cahors e a Castres si previde l’apertura di un corso di architettura e planimetria, che comprendeva l’insegnamento della matematica, della geometria, della contabilità e del disegno tecnico.

Uno studio statistico, basato sui testi di Lucard111 e Rigault112, permise di contare 109 scuole prima del Capitolo generale del 1777: 32 nella provincia occidentale, 33 in quella orientale, 41 in quella meridionale e 3 all’estero.

Per la vita dell’Istituto le iscrizioni al noviziato e la formazione qui ricevuta erano fondamentali. Oltre ai noviziati di Saint-Yon e di Avignon, si aggiunsero quelli di Maréville, Dole e Montauban.

Nelle Règles et Constitutions del 1726 è scritto il principio di base della formazione data ai nuovi Fratelli:

on ne permettra à aucun des Frères de faire voeu…qu’il soit dans l’Institut, et qu’il ne se soit éprouvé un an dans le noviciat et un an dans l’école113.

Il Noviziato constava di un periodo di due anni rivolto a istruire, formare ed esaminare i novizi prima della loro professione. Il primo anno era destinato alla formazione religiosa: si compivano ritiro, raccoglimento, preghiera; vi si

111 Lucard, Annales de l’Institut des Frères chrétiennes tome II, Ed. Mame, Tours, 1883.

112 Rigault Georges, Histoire gènèrale de l’Institut des frères des Ecoles Chrétiennes II, Ed. Libraire Plon, Paris, 1937.

113 CL 25

studiavano i precetti cristiani; si imparava la Règle; si facevano esercizi di pietà. Il secondo anno era indirizzato alla formazione pedagogica: si mostrava al novizio il modo di fare il proprio lavoro; ci si esercitava vicendevolmente a fare lezione di catechismo; si comprendeva se ci fossero il talento e l’amore per questa occupazione. Per ciò che riguarda l’origine geografica e sociale dei novizi, essi erano per lo più provenienti dalle città con una discendenza socio- professionale mediamente non dissimile da quella dei loro allievi. Gli anni più adatti per essere ricevuti in un noviziato andavano dai 16 ai 25. Tutti dovevano fornire il certificato di battesimo e un’attestazione del curato, mentre chi aveva meno di 21 anni, doveva avere il consenso dei genitori. Si poteva entrare nel noviziato in qualunque periodo dell’anno ed era possibile lasciarlo sia di propria spontanea volontà sia perché non ritenuti idonei a prendere i voti o a svolgere la professione di maestri114.

Nel documento Jean- Baptiste de La Salle (pagine 75-81)