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L’influsso della Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu

Nel documento Jean- Baptiste de La Salle (pagine 112-115)

III LA PEDAGOGIA LASALLIANA

3.1 Genesi della pedagogia lassaliana

3.1.2 L’influsso della Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu

L’influsso della Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu sui Fratelli delle Scuole Cristiane, se ci si limita al campo scolastico, è pertinente. Diversamente dai primi, che si presentavano come una milizia agli ordini del Papa, i Fratelli erano piuttosto una truppa scelta votata all’insegnamento. Infatti Mr Jean- Baptiste aveva vietato loro il sacerdozio e qualsiasi iniziativa non compatibile con il lavoro di cattedra per non distrarli dalla loro priorità. Come afferma Poutet il progresso morale e il percorso per arrivare a Dio passano per aule scolastiche colme di bambini poveri e non attraverso il sacramento del sacerdozio205. La scuola, per Ignazio di Loyola, era soprattutto quella superiore con il ritorno delle discipline classiche e un accostamento all’approfondimento scientifico. Mr de La Salle riteneva invece che la cultura fosse un ostacolo per i suoi maestri, che egli preferiva armare di altruismo e di una preparazione strettamente necessaria al lavoro da compiere, indirizzato alla formazione

205 Poutet Yves Frère, Originalité et influence de Saint Jean-Baptiste de La Salle: Recueil

d’ètudes Lasalliennes, Ed. Frères des écoles chrétiennes, 1999.

primaria gratuita dei poveri. Mr Jean-Baptiste ci tenne a ripetere più volte che il fine del suo istituto era:

de donner une education élémentaire chrétienne aux enfants…en les instruisant des mystères de notre sainte religion, en leur inspirant les maxims chrétiennes206. Il punto di contatto principale tra la Ratio e il pensiero lasalliano riguarda l’aspetto dell’organizzazione e della disciplina.

La Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu si presenta come un complesso di 463 regole, disposte in ordine gerarchico207. Comincia con le disposizioni per il preposto provinciale, a cui competeva la sorveglianza generale delle scuole e dove sono fissati orari, vacanze e festività. Il rettore dirigeva il complesso scolastico, avvalendosi di un prefetto degli studi superiori e di un prefetto degli studi inferiori. I corsi superiori erano di tipo universitario, destinati soprattutto alla formazione di sacerdoti, che vi studiavano sacra scrittura, ebraico, teologia, casistica, filosofia, matematica con il metodo della scolastica della disputa sulle questiones. I corsi inferiori iniziavano con tre classi di grammatica, in cui si apprendevano i rudimenti del latino e del greco e si imparavano gli autori. Seguivano le due classi di umanità e di retorica che formavano all’eloquenza. Le pagine successive sono dedicate alle regole del prefetto degli studi inferiori e alle norme per l’esame e per i premi. Completano la Ratio le norme per l’Accademia, che non costituiva un corso di studi, ma un laboratorio di preparazione intensiva per gli studenti migliori. Gli aspetti più caratteristici erano senza dubbio la precisione delle formalità burocratiche, la cura della disciplina, il rigore dei controlli sull’apprendimento, l’incoraggiamento alla meritocrazia e alla competitività. Gli elementi costitutivi della proposta pedagogica dei gesuiti non erano nuovi: i metodi e la terminologia si ispiravano al modus parisiensis, cioè all’ordinamento degli studi dell’università e dei collegi parigini, che fondavano le conoscenze sul

206 Jean-Baptiste de La Salle, Oeuvres Complètes de Saint Jean Baptiste de La Salle, a cura di Frère Alain Houry, Ed. des Frères des Ecoles Chrétiennes , Roma, 1993.

207 Ignazio di Loyola, Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu, L’ordinamento

scolastico dei collegi dei Gesuiti, a cura di Mauro Salomone, Ed Feltrinelli Economica,

Segrate (MI), 1979.

primato degli studi letterari e sulla lettura dei classici, con il latino come lingua ufficiale, con un controllo individualizzato del profitto, con un apprendimento pianificato e per piccoli gruppi. Nuovo invece era l’apparato educativo, che offriva alla chiesa della Riforma cattolica uno strumento efficiente, costituito da una fitta rete di collegi e convitti nonché da un personale molto preparato. L’ambiente giocava un ruolo fondamentale: esternamente le scuole cercavano di aprirsi alla società, nel tentativo di accaparrarsi le simpatie, attraverso cerimonie e recite; internamente gli allievi erano inseriti in un sistema di premi, castighi, criteri didattici, tradizioni e imperativi morali. L’aspetto disciplinare veniva risolto nel rispetto dei regolamenti. Il corrector, cioè l’addetto alla frusta, entrava in azione raramente e per gravi motivi: l’arma disciplinare abituale erano le parole e le esortazioni.

Una delle regole dei professori delle classi inferiori chiarisce che:

Niente garantisce meglio il mantenimento della disciplina che l’osservanza dei regolamenti. Questa sia dunque la preoccupazione maggiore degli insegnanti: che gli studenti osservino le norme del loro regolamento ed eseguano tutte le disposizioni circa i loro studi. Tale risultato potrà essere raggiunto più con la speranza di lodi e di premi e con il timore del disonore che con le frustate208.

L’istituzione era onnipresente e vigilava su ogni momento della giornata: l’apparato di controllo era ramificato in una gamma di ruoli e di figure, dal provinciale, all’insegnante, agli studenti stessi, che potevano essere eletti in qualità di censori, decurioni o pretori della classe. Inoltre veniva delineata l’immagine di un docente costante negli umori, prudente, paziente, distaccato, autorevole, che non gioca, scherza o ride con gli allievi, che con loro parla poco e soltanto di cose serie. Accanto alle norme e alle figure di riferimento avevano un compito prettamente disciplinare i continui esercizi, l’incessante ripetizione mnemonica di nozioni e formule, la basilare imitazione dei modelli classici: la disciplina del corpo si completava con quella della mente, propiziando la vera educazione, ovvero l’obbedienza verso Dio. Inoltre la Ratio appronta il

208 Ignazio di Loyola, Ratio atque institutio studiorum Societatis Jesu, L’ordinamento

scolastico dei collegi dei Gesuiti, a cura di Mauro Salomone, Ed Feltrinelli Economica,

Segrate (MI), 1979.

meccanismo selettivo dei compiti, delle prove, delle interrogazioni e degli esami; ne fissa i capisaldi, quali la titolarità, i programmi e la divisione in classi e livelli; ne precisa gli strumenti burocratici e tecnici, come il regolamento e il verbale, assicurando in questo modo la continuità ineluttabile del sistema. Soltanto in un secondo momento pedagogisti gesuiti cominciarono a porsi il problema dell’educazione primaria: le classi di età, i livelli, le successioni di materie, i compiti, le prove diventarono un punto di partenza fondamentale. Anche Mr Jean-Baptiste puntò sulla microdisciplina: pianificò e avviò una micropenalità della vita scolastica, ovvero del tempo, delle attività, del comportamento, dei discorsi e del corpo con una corrispondente microeconomia dei privilegi e dei premi. Nonostante la sua perspicace presa di coscienza dell’importanza di un’educazione razionale e capillare, egli non riuscì a raggiungere la geniale intuizione della Ratio: l’imperturbabilità del sistema209.

3.2 Il rinnovamento delle Istituzioni pedagogiche e la formazione dei maestri

Nel documento Jean- Baptiste de La Salle (pagine 112-115)