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Affresco della chiesa di San Giuseppe

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI (pagine 35-40)

Capitolo 2: Tecnica dell’affresco

2.4 Affresco della chiesa di San Giuseppe

La Chiesa di San Giuseppe, sita nel quartiere cagliaritano di Castello in prossimità della Torre dell’Elefante, fa parte di un complesso monumentale più ampio fondato dai Padri Scolopi. Il complesso ecclesiastico partì con la costruzione del Collegio nel 1640 a partire da zone abitative preesistenti [15].

L’edificazione della Chiesa avvenne un ventennio dopo grazie a un progetto di rielaborazione del complesso in perfetto accordo con il fenomeno socio-culturale di rinnovamento dei principali edifici religiosi dell’Isola che investì quel periodo. L’inizio della fase costruttiva della chiesa è da collocare nel 1663

anno in cui ci fu la posa della prima pietra dell’edificio in onore di San Giuseppe e Santa Teresa, azione celebrativa svolta dall’arcivescovo di Cagliari Pietro Vico. I lavori procedettero lentamente sia per adempiere a ulteriori modifiche e richieste del restante complesso monumentale, sia per questioni amministrative interne.

Nel 1673 i lavori ripresero con continuità grazie alla nomina del nuovo vicario provinciale e si protrassero fino al 1700. In quest’arco temporale fu portata a termine la Cappella Maggiore, iniziata forse nel 1672. S’inserisce sempre in questo periodo la costruzione della sacrestia su interessamento del viceré, conte di Santo Stefano.

Agli inizi del ‘700 l’organismo chiesastico era costituito dalla Cappella Maggiore, dalla Sacrestia e da tre cappelle laterali che affiancavano la navata centrale. I lavori si fermarono nei primi decenni del 1700 per questioni belliche.

Figura 18: Chiesa di San Giuseppe, facciata esterna

33 Fino a quel periodo, infatti, la Sardegna era stata sotto la

dominazione spagnola e, agli inizi del XVIII secolo, dopo la morte del re Carlo II di Spagna, si verificò una guerra di successione al trono che portò a un periodo di bombardamenti sull’Isola ad opera delle milizie inglesi, olandesi e austriache poiché questa riconobbe come nuovo sovrano la Francia. La stessa chiesa è stata colpita da uno di questi bombardamenti e a testimonianza di questo evento, in un pilastro in cui è rimasta incastrata una bomba, è presente un’epigrafe che suggella il giorno del bombardamento: 12 agosto 1708.

Nel 1718 la Sardegna fu data ai Savoia e in questo periodo ripresero i lavori della Chiesa di San Giuseppe, che si conclusero nel 1735. La struttura ultimata era costituita da una navata longitudinale con tre cappelle laterali per lato, con rispettivi altarini all’interno (oggi perduti).

La navata e le singole cappelle erano coperte da una volta a botte, e oltre a questo spazio longitudinale si ergeva uno spazio centrale dovuto alla Cappella Maggiore.

Figura 20: Interno della Chiesa di San Giuseppe, navata centrale

Figura 19: Chiesa di San Giuseppe, epigrafe e bomba

34 Al termine dei lavori si procedette a una fase decorativa degli interni. L’arricchimento decorativo della struttura fu attuato a più riprese in base alle disponibilità economiche, perciò l’arco di tempo di realizzazione va inquadrato tra la fine della costruzione dell’edificio fino anche alla prima metà del XIX secolo. L’abbellimento interno annoverava sculture marmoree, altari lignei e pitture murali.

La pittura murale interessa la superficie interna della volta appartenente alla Sacrestia, la cui descrizione deriva dal canonico Giovanni Spano [16]:

“La volta della Sacristia è dipinta a fresco: in mezzo vi è rappresentata la fondazione dell’ordine: vi è S. Giuseppe coi discepoli; ed è curioso il Ven. Glicerio il quale prende delle brace per divorarle colla bocca (per eseguire il comando del Santo) che però miracolosamente si cambiarono in frutta. La pittura sembra del cav. Massa”

Figura 21: Chiesa di San Giuseppe, sacrestia, affresco della volta, dettaglio della falsa cupola

35 L’autore probabilmente, come afferma nel libro Spano, è il cavaliere Antonio Maria Francesco Massa, attivo tra il 1763 e 1803.

L’affresco riportato precedentemente usa una tecnica di finzione prospettica: la quadratura, tale per cui si ha l’illusione di una profondità inesistente di uno spazio cupolato (falsa cupola). La gradinata ascensionale presente nella parte inferiore accentua questo effetto ottico, indirizzando lo sguardo verso l’”occhio”, riprodotto solo parzialmente. Nella parte destra prendono vita due angeli che sorreggono un quadro raffigurante la Madonna con il bambino Gesù, il quadro parzialmente esce dalla cornice architettonica della rappresentazione aumentando l’illusione ottica.

La cornice del dipinto, lo sguardo dei due padri raffigurati sulla sommità della gradinata e il banco su cui posano gli angeli creano delle diagonali che convogliano l’attenzione dell’osservatore verso il fulcro dell’affresco: Padre Calasanzio (fondatore dell’Ordine degli Scolopi) che regge in mano lo stemma dell’Ordine.

La raffigurazione è racchiusa da una cornice quadrangolare quadrilobata avente fiocchi nelle parti spigolose e putti in quelle semicircolari. Questi elementi decorativi sono uniti da festoni a forma arcuata. L’affresco si adatta perfettamente alla geometria della volta lunettata. Lo stile pittorico adottato dall’autore rimanda alla pittura barocca monumentale.

Il padiglione della volta ospita altri elementi decorativi in stile tardo barocco: lunette sormontate da unghie e putti tra esse. La lunetta e l’unghia sono incorniciate insieme con motivi uguali. Le unghie sono decorate con motivi a conchiglia, invece le lunette ospitano delle figure femminili che rappresentano l’allegoria delle virtù, come testimoniano le scritte ad esse sottostanti. Abbiamo rispettivamente a nord-ovest la Constantia, la Religio, la Iustitia; a sud-ovest la Fortitudo, la Prudentia e la Modestia; a sud- est la Charitas, la Fides, e la Pes; a nord-est oggi sono visibili solo la Castitas e la Intelligentia.

Tra gli spicchi del padiglione si notano putti sorreggenti oggetti simbolici quali uno stemma araldico, una croce doppia traversa che sostiene un drappo con il simbolo dell’Ordine, una berretta ecclesiastica, dei gigli (simbolo delle virtù di Maria), una tiara e un pastorale papale.

36 Figura 22: Chiesa di San Giuseppe, sacrestia,

dettaglio affresco della volta

Figura 23: Chiesa di San Giuseppe, sacrestia, dettaglio affresco, unghia e lunetta

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Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI (pagine 35-40)

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