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L’agire capabilited come fondamento di un agire sociale responsabile

CAPITOLO 4: CAPACITARE LE COMPETENZE NEI CONTESTI D ’ INNOVAZIONE

2.5. L’agire capabilited come fondamento di un agire sociale responsabile

Arrivati a questo punto della discussione, può risultare utile riassumere sinteticamente tre imprescindibili aspetti di cui prendere atto quando ha luogo il processo di capacitazione delle competenze.

Innanzitutto, la constatazione che la competenza nasce sulla base di un agire consapevole e non tanto dalla necessità di dover rispondere a uno standard produttivo del sistema economico. Essa infatti non si riduce alla mera oggettivazione di una performance lavorativa ma, piuttosto, si presenta come la dimensione realizzata, finalizzata e consapevole delle proprie esperienze di apprendimento, scoperta, interrogazione, scelta e azione.

In secondo luogo, il riconoscimento che la competenza è espressione di un’azione significante prima ancora che finalizzata. L’azione lavorativa autenticamente competente e generativa, infatti, attiva nel lavoratore una serie di risorse e skills (motivazione, decisione, assunzione di responsabilità, problem solving, capacità di percorrere differenti itinerari e sperimentare nuove soluzioni, ascolto empatico ecc…) riconducibili alla più generica

350

M. COSTA, Forma-azione: i processi di capacitazione nei contesti di innovazione, op. cit., p. 115.

351

Ivi, p. 116.

352

120

prerogativa di conferire significato al proprio agire contestualmente e socialmente situato e di generare trame di possibilità ricombinando e interrogando riflessivamente le esperienze vissute in prima persona o in modo indiretto in un’ottica d’innovazione.

Infine, l’osservazione che la competenza esige intersoggettività e apertura all’altro. E questo non solo in termini di connessione tra agency individuale (necessaria per l’attivazione delle capabilities nonché per la loro trasformazione in funzionamenti) e dimensione sociale, - tema già esplorato e analizzato nel presente capitolo-; quanto piuttosto in termini di responsabilità e libertà. Se, come scrive Costa, «la competenza nei contesti di innovazione è azione ma anche relazione, multi appartenenza ma anche identità, risultato ma anche trasformazione, accreditamento ma anche responsabilità e cura emotiva»353, essa ci induce al superamento di quella logica esprimibile in termini di “accreditamento verso/risposta di” nella direzione di una dimensione descrivibile sotto forma di “accreditamento con/risposta a” per indicare il passaggio dalla rigida sottomissione alle regole proprie del ruolo professionale rivestito alla dinamica interazione con le domande, gli attori, i contesti d’azione, le situazioni sociali cui il lavoratore è chiamato di volta in volta a rispondere. Questo perché essere responsabili, quale precondizione per poter esercitare la propria libertà, non significa solo obbligo di dare conto di quel che si è fatto ma anche, e soprattutto, fornire risposta alle domande di riconoscimento dell’altro, alle sue richieste, ai suoi bisogni. Solo rispondendo a ciò, si dischiude la sfera dell’effettiva libertà della persona di fare, essere, volere, scegliere ciò che ritiene valga la pena di fare, essere, volere, scegliere.

Sulla base dell’assunzione di questi punti, si può scorgere la vastità del respiro e l’ampiezza del raggio d’influenza della capacitazione delle competenze (agency) la quale è in grado di sostenere una progettualità critica e consapevole che sappia coniugare libertà personale di scelta e accesso alle possibilità di apprendimento significativo. Ciò è efficacemente colto dalla seguente riflessione di Costa:

Tutto ciò si traduce, per il lavoratore stesso, nel saper incidere con la propria azione all’interno della propria realtà sociale e lavorativa, sviluppando appieno il proprio potenziale. Capacitare le professionalità per le competenze, dunque, è un processo che va oltre la possibilità di individuare e codificare saperi e abilità tecniche e che richiede al lavoratore l’innalzamento dei livelli di consapevolezza sociale, di partecipazione, di responsabilità, di riflessività. Ciò va di pari passo con l’innalzamento dei livelli di apprendimento, nonché con lo sviluppo di abilità e di competenze di pensiero critico, di riflessione, di agentività, di partecipazione valorizzante e capitalizzante attraverso un modello di capacitazione dei propri progetti di vita personali e professionali.354

353

Ivi, p. 111.

354

M. COSTA, Capacitare le professionalità della green economy: il valore generativo oltre la competenza in G. ALESSANDRINI, M. L. DE NATALE (a cura di), Il dibattito sulle competenze. Quale prospettiva

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È chiaro dunque, che il modello delle capacitazioni -ovvero la ridefinizione delle competenze in una prospettiva capacitante-, è suscettibile di espansione nel senso che non si limita a chiedere spazio vitale solamente all’interno dell’universo lavorativo ma anche, molto più ambiziosamente, all’interno di un contesto sociale più allargato quale quello della politica e dello stato sociale.

Se il nuovo paradigma del lavoro abilitante processi di agencye open innovation, pone come imprescindibile una formatività capace di generare nuove forme di inclusione, collaborazione, solidarietà e sussidiarietà «in una logica di etica dell’alterità e della responsabilità»355, risulta chiaro che quella stessa formatività, proprio in virtù dei suoi esiti aventi tutti i requisiti per connotarsi come traguardi a valenza sociale, si presta a divenire il fulcro non solo di un nuovo modello di lavoro ma di un nuovo modello di stato sociale basato sul diritto dell’apprendere (learnfare) e «volto a potenziare la dotazione di risorse cognitive, di capitale relazionale e sociale del lavoratore all’interno di policies del welfare attivo»356

. Non solo quando veste i panni del lavoratore, l’individuo si deve far promotore di processi di capacitazione e innovazione; piuttosto, nella sua onnicomprensiva dimensione di persona e di cittadino, egli si deve porre lo scopo di qualificarsi come co-creatore di relazioni sociali significative e di processi di collaborazione innovativi.

Obiettivo dell’agency capacitativa sviluppata primariamente all’interno di un ambito lavorativo a totale misura antropologica, è, infatti, incentivare cambiamenti comportamentali continui e strutturali nella direzione di una maggiore responsabilizzazione degli individui in quanto parte di una comunità.

A conclusione di questo paragrafo e come spunto di riflessione per la successiva sezione del capitolo dedicata, nello specifico, al tema del welfare delle capacitazioni, estremamente pertinenti e interessanti risultano le seguenti parole di Costa:

Richiamare la dimensione partecipativa della società agli stessi processi di innovazione sottolinea come il rischio della spirale decostruttiva che porta il lavoratore a vivere una serie di nomadismi tra organizzazione, network e comunità, rappresenti la nuova sfida all’emarginazione sociale e lavorativa. È necessario promuovere un nuovo patto sociale che, facendo leva sul riconoscimento delle capacitazioni, consenta di trasformare le multi appartenenze in opportunità in cui perseguire i propri obiettivi, promuovere i propri scopi,

pedagogica in Quaderni di Pedagogia del Lavoro e delle Organizzazioni, Lecce, Pensa MultiMedia, 2015, p.

113.

355

M. COSTA, Il valore generativo del lavoro nei contesti di Open Innovation, op. cit., p. 253.

356

M. COSTA, Capacitare le professionalità della green economy: il valore generativo oltre la competenza, op. cit., p. 114.

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mettere in atto stili di vita alternativi, progettare la propria esistenza secondo quanto ha valore in sé.357

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ARTE TERZA

:

P

ROMUOVERE L

AGENCY CAPABILITED PER L

INNOVAZIONE SOCIALE

3.1. L’agency capabilited come cardine di un welfare delle capacitazioni

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