CAPITOLO 3: RAPPORTO TRA LAVORO E FORMATIVITÀ NELLA GLOBAL SOCIETY
2.4. Generatività come sviluppo sincronico di talento e multi-appartenenza
Ma un agire lavorativo di questo tipo -oltre a rintracciare la propria genesi in quello che è stato identificato come primo attributo di un lavoro pedagogicamente connotato, ovvero la
riflessività- è anche generativo. Ed è proprio la generatività a rappresentare il secondo
fondamentale attributo di un agire lavorativo -come quello in essere nell’attuale contesto trasformativo- avente una portata formativa estremamente potente.
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M. COSTA, La dimensione epistemologica: modelli e categorie. Lavoro e formatività in U. MARGIOTTA (a cura di), Il grafo della formazione. L’albero generativo della conoscenza pedagogica, op. cit., p. 74.
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Per sottolineare la connessione tra i due attributi -peraltro già evidenziata nei paragrafi precedenti nella misura in cui si è sostenuto che la riflessività si esplica in processi di composizione di opportunità e di delineazione di nuove traiettorie di scelta le quali generano nuovi significati-, la seguente riflessione di Bruno Rossi sembra ampiamente calzante:
esperienza e competenza sono prodotte e rigenerate tramite il costante confronto con i problemi e le sfide che la quotidianità lavorativa e organizzativa continuamente propone, agendo e riflettendo nell’agire lavorativo e sull’agire lavorativo, ossia pensando e considerando l’oggetto e le ragioni dell’agire […].
Stretto è il rapporto che lega riflessività e costruzione di nuovi mondi possibili, riflessività e mobilitazione cognitiva, metacognitiva e apprenditiva, riflessività e generazione di nuovi saperi, riflessività e reinvenzione dei processi, delle pratiche, degli artefatti e dei linguaggi, riflessività e sviluppo personale e organizzativo, riesame e ri- creazione, processi di indagine della prassi lavorativa e processi di apprendimento e di produzione di conoscenza pratica più significativi ed efficaci, ma anche riflessività e coscienza della propria vita emotiva, del proprio volere di essere e sentire di essere, di quella base emozionale che alimenta e sostiene non poco le competenze soggettive. Nella razionalità riflessiva è da trovare una condizione ineludibile in ordine alla messa in discussione e alla ridefinizione delle pratiche lavorative, alla riconfigurazione critica del quadro teorico entro cui si iscrivono tali pratiche, alla comprensione e condivisione del senso e del valore del proprio agire, alla produzione di metaconoscenza e dunque al presupposto della crescita e del governo delle conoscenze, all’incremento del soggettivo patrimonio di competenze e alla crescita dell’autoconsapevolezza circa le competenze espresse positivamente e quelle che necessitano di cura e di sviluppo.264
Generatività è sinonimo di messa in campo di una strategia per mezzo della quale legare, all’interno di un orizzonte onnicomprensivo di significatività, ambiti di esperienza diversi; di conferimento di senso al proprio agire contestualmente e socialmente situato; di creazione di trame di possibilità a seguito della connessione dei risultati che emergono dall’azione di disoccultamento, interrogazione, ricombinazione della prassi.
La valenza generativa che scaturisce dalla prassi lavorativa -ben lungi dal coincidere con la mera produttività materiale cui pone capo- si sostanzia piuttosto nell’acquisizione di consapevolezza delle proprie capacità, nello sviluppo delle proprie potenzialità, nell’auto- progettazione del proprio cammino esistenziale e professionale, nella configurazione di possibili trame congetturali, opportunità d’azione e schemi di significazione entro cui definire responsabilmente se stessi, le relazioni con gli altri e con la realtà.
Nella misura in cui quest’ultima è accostata, non con la pretesa di incasellarla entro schemi predeterminati frutto di pura tecnicalità o nozionismo, ma riconoscendone la vitalità complessa e multiforme, l’agire che si innesca consente di generare network e di dar vita sempre più a un’intelligenza distribuita, di rete la quale fa convivere, integrandole e
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favorendone l’alleanza, le informazioni codificate disponibili e l’intelligenza fluida, creativa dei singoli soggetti. Ed è proprio la rete ad essere il vero valore dal momento che, a sua volta, valorizza il sapere e il potere disperso degli individui e delle comunità entro cui si sviluppa la loro vita.
Affinché non degeneri però, in incontrollata entropia, è opportuno poi ricomporre le multi-prospettive che la rete offre e integrarle con la storia e l’identità di ciascuno. Come scrive, Costa raccogliendo le riflessioni della Alessandrini: «nella società di oggi è centrale lo sviluppo di una forma-attività capace di ricostruire le multi-prospettive con cui viene in contatto il lavoratore. Multi-prospettive che, durante l’azione, generano schemi di significazione delle diverse trame di possibilità ordite sulle nostre esperienze. Ogni persona, così, al di là del ruolo e delle responsabilità coperte, deve essere in grado di cogliere, in tutta la sua pienezza, il significato del lavoro che la impegna, rispetto ai contesti più ampi di cui è partecipe nella comunità in cui vive»265.
Con questa attenzione sempre presente, si può affermare che la vera ricchezza della rete nasce dalla cogeneratività di quell’essenziale risorsa rappresentata dall’azione interattiva di scambio tra i vari soggetti la quale fa esprimere l’intero «gradiente di formatività dei legami, con la sua capacità di generare scenari e progettualità tali da liberare, per il lavoratore, le energie potenziali per costruire nuove possibilità creative»266. Ne risulta la conclusione secondo cui «in questa prospettiva la formatività all’interno di network si qualifica come forza […] delle energie e delle potenzialità che l’insieme dei legami mette a disposizione, divenendo, per il lavoratore, progetto che genera non solo prodotti, ma sentieri di sviluppo, libertà e invenzione»267.
Attraverso l’interazione con gli altri soggetti per mezzo della condivisione e della narrazione, si attivano processi di negoziazione del sé e di auto-poiesi con cui, in virtù dell’ininterrotto rapporto con l’ambiente circostante, si perviene a una costruzione socio- culturale dell’identità personale tra multi-appartenenza e multi-identità. A tal proposito annota Costa:
Attraverso l’impersonificazione e la rielaborazione di ruoli, caratterizzati da norme e prescrizioni, l’individuo incomincia ad “indossare gli abiti” che gli permettono di strutturare un repertorio di comportamenti e di rappresentazioni di sé, attraverso cui procedere nella costruzione e nella definizione della propria identità. Il sé e l’identità sono quindi frutto di un’interazione intersoggettiva che mette in relazione l’individuo con
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M. COSTA, Pedagogia del lavoro e contesti di innovazione, op. cit., p. 161.
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Ivi, p. 168.
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se stesso e con l’insieme di rappresentazioni della realtà che emergono dalle interazioni generative. Un ristrutturarsi che cerca di assestarsi progressivamente a livelli successivi di stabilità e progettualità […].268
Da ciò si deduce senza non troppe difficoltà, che l’opera di costruzione dell’identità individuale è tanto più solida quanto maggiore è il potenziale di formatività del capitale sociale. E a caratterizzare quest’ultimo è il valore di “sussidiarietà” che, diventando «il significante generativo ed educativo dei legami di multi-appartenenza»269, ha uno stretto nesso con la categoria della generatività. Lo testimoniano esaurientemente le seguenti parole di Costa poste a conclusione di questo paragrafo:
In campo pedagogico, la sussidiarietà va letta come il collante tra sviluppo prossimale e riflessività sistemica, tra dimensione educativa e politica, tra prassi ed etica. La sussidiarietà, infatti, consente l’integrazione tra la dimensione individuale e quella sociale della persona, e può essere legata al concetto di paideia, intesa come socializzazione armonica dell’individuo nella società e spinta al cambiamento per il benessere comune. La sussidiarietà implica la collaborazione e la partecipazione […]. Nella sussidiarietà il lavoratore matura quella autonomia cognitiva e imprenditiva, espressione di una democrazia partecipata in cui la formazione diventa risorsa che rende il lavoratore “cittadino” attivo, protagonista nella società, capace di sfruttare la rete di relazioni per il conseguimento di un bene comune. La sussidiarietà presuppone infatti la presa di responsabilità, […] per una partecipazione e un contributo più maturo […]. Ecco che i legami sociali diventano ponti generativi.270
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ARTE TERZA:I
L RUOLO FORMATIVO DELLE TECNOLOGIEL’apprendimento all’altezza di un agire lavorativo in cui riflessività e generatività sono significative in quanto superano entrambe la dimensione solipsistica e prendono invece corpo nelle interazioni tra soggetti e nella valorizzazione del capitale sociale, crea costantemente nuove opportunità, rende mobili e flessibili i confini delle organizzazioni conformemente alla dinamicità delle relazioni stesse ad esse interne.
È chiaro che un apprendimento di questo tipo «non può essere prigioniero della prossimità spaziale, non può rimanere incapsulato entro i confini locali e contestuali»271 e necessita di un ripensamento del ruolo esercitato dalle tecnologie.
268 Ivi, p. 187. 269 Ivi, p. 173. 270 Ibid. 271
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