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A CQUE E POLITICHE AGRICOLE : UNA NECESSARIA INTEGRAZIONE

2.1 Aspetti caratterizzant

2.3.3 Agricoltura e sostenibilità

2.3.1.4 La Sostenibilità agricola

Esistono diversi studi relativi alla sostenibilità agricola, definita come quella in grado di utilizzare al meglio le risorse naturali senza danneggiarne gli assetti. I punti cruciali della sostenibilità agricola sono i seguenti (Pretty, 2008):

1. Realizzare processi biologici ed ecologici integrati; 2. Minimizzare l’uso delle risorse non rinnovabili; 3. Aumentare le conoscenze degli agricoltori;

4. Fare un uso produttivo delle capacità delle persone di lavorare insieme per risolvere problemi comuni legati all’ambiente e all’agricoltura.

Capitolo 2. Acque e politiche agricole: una necessaria integrazione

In altri termini, si definisce sostenibile l’agricoltura che si basa su un uso del suolo e delle risorse tale che:

- le risorse naturali nei diversi aspetti (paesaggio, habitat, biodiversità, qualità delle risorse naturali) siano disponibili anche in futuro (dimensione ambientale);

- le risorse siano utilizzate in maniera efficiente e tale da contribuire allo sviluppo rurale del territorio (dimensione economica);

- siano garantite opportunità di lavoro e accesso alle risorse e ai servizi delle aziende agricole (dimensione sociale).

Della sostenibilità agricola, considerati i propri molteplici impatti, si sono occupati diversi Enti ed autori. L’agricoltura è infatti uno dei settori più coinvolti nel dibattito della sostenibilità in quanto causa di problemi ambientali, energetici, sociali ma è anche un settore con enormi potenzialità per risolverli.

L’OCSE ha individuato tredici settori tematici per la valutare la sostenibilità dell’agricoltura: fertilizzanti, pesticidi, uso delle risorse idriche, uso e conservazione del suolo, qualità del terreno, qualità delle risorse idriche, gas a effetto serra, biodiversità, habitat selvatici, paesaggi agricoli, gestione delle aziende agricole, risorse finanziarie delle aziende agricole, problemi socio-culturali. Ha elaborato, inoltre, una serie di indicatori per ciascun settore tematico e degli indicatori contestuali riguardanti la copertura vegetale e l’uso del suolo.

2.3.1.5 Evoluzione storica dell’agricoltura

Nel tempo l’agricoltura ha subito notevoli evoluzioni, passando da modelli assolutamente sostenibili a modelli insostenibili.

Infatti, nell’agricoltura tradizionale, oggi ancora praticata in maniera piuttosto ridotta, l’azienda è un sistema stabile, in equilibrio, che utilizza le conoscenze locali per coltivare i terreni al fine di garantire l’autosussistenza alimentare.

Gli input esterni sono bassi e in molti casi nulli, vengono utilizzati concimi e antiparassitari naturali di tipo tradizionale. La fertilità del terreno è garantita grazie allo scarso sfruttamento del terreno e con fonti organiche animali.

Con la rivoluzione verde si afferma l’agricoltura industriale o convenzionale, tecnologicamente orientata, basata su coltivazioni di ampie superfici, spesso specializzata in monocolture con elevato uso di input esterni quali carburante per i macchinari, concimi chimici e antiparassitari, acqua per l’irrigazione, con il fine di ottenere il massimo rendimento economico.

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Il diffondersi dell’ecologia quale scienza ambientale e i movimenti degli anni ‘70 in molti paesi introdussero la necessità di porre un freno allo sfruttamento indiscriminato del territorio e quindi alla necessità di ridurre gli input chimici ed evitare gli sprechi. Iniziò a diffondersi quindi il concetto di agricoltura biologica.

Secondo la FAO l’agricoltura biologica è “un sistema olistico di gestione della

produzione che promuove e sviluppa la salute dell’agroecosistema compresi la biodiversità, i cicli biologici e l’attività biologica del suolo”. L’agricoltura biologica

è dunque sostenibile dal punto di vista ambientale perché mantiene la biodiversità, aumenta la fertilità del terreno, non fa uso di input chimici, bandisce gli OGM, favorisce la conservazione dell’acqua; per l’aspetto sociale in quanto produce cibi sani, non causa danni alla salute dei produttori, aumenta l’occupazione; per l’aspetto economico in quanto mantiene costante la produzione nel tempo, garantendo il raccolto ai produttori e riducendo la dipendenza da input esterni.

2.3.1.6 Problematiche aperte dell’agricoltura

Nel tempo l’agricoltura ha cambiato il proprio ruolo: se in passato essa ha contribuito allo sviluppo ed alla valorizzazione del territorio, l’uso intensivo del suolo ha contribuito ad incidere sempre più negativamente sulle risorse naturali.

Sebbene l’agricoltura possieda numerose positività, essa comporta anche una serie di problematiche, sia di tipo diretto che indiretto.

La pratica dell’agricoltura, infatti, provoca, ad esempio, la produzione di gas a effetto serra: nella classifica europea l’agricoltura segue generazione elettrica, trasporti, industria e abitazioni.

Le emissioni di metano sono prodotte dal bestiame (secondo i dati Fao, il 37% di tutto il metano da attività umane), dalle coltivazioni di riso e dalle emissioni di ossidi di azoto dei terreni interessati dai liquami della zootecnia.

All’agricoltura sono inoltre connessi i problemi di disboscamento, le tecniche di sfruttamento intensivo e l'uso eccessivo di prodotti chimici, che hanno ridotto gli indici di fertilità dei suoli.

L'Unione europea ha compiuto notevoli sforzi per promuovere e valorizzare l’agricoltura nel tempo.

A partire da Agenda 2000 e soprattutto con la nuova programmazione 2007-2013, l’UE ha deciso di modificare la propria politica agricola e dei sussidi, individuando

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come prioritaria la sostenibilità ambientale e assegnando all’agricoltura un ruolo importante nella tutela dell'ambiente e nella lotta per contrastare i cambiamenti climatici in corso.

Ciò si è concretizzato nella introduzione dei criteri di “Buona pratica agricola”, azioni per lo sviluppo rurale e la buona gestione del territorio, obbligatorie per poter accedere ai finanziamenti.

Nelle misure individuate anche la creazione di nuovi habitat naturali, il rimboschimento contro i dissesti idrogeologici, la produzione di paesaggio, la conservazione di aree di interesse ambientale, la promozione dell'agricoltura biologica, la riduzione del numero di animali per ettaro, lo sviluppo della produzione di biomasse per la generazione di energia, lo sviluppo della produzione di biocarburanti, la diffusione di nuove pratiche di coltivazione che salvaguardino l'ambiente.

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