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CAPITOLO 2 Cibo sostenibile

2.4 Agricoltura integrata

A differenza del metodo di produzione convenzionale e biologico, la produzione integrata non è attualmente regolata a livello europeo. Sono disponibili al riguardo solamente etichette nazionali, tra l’altro solo per un limitato numero di Stati Membri (principalmente Spagna, Italia e Francia) e chiaramente con variazioni nei limiti massimi di utilizzo di pesticidi e fertilizzanti sintetici.

Se tali prodotti fossero segnalati con evidenza sempre maggiore sul mercato da parte dagli Stati Membri, probabilmente ciò indurrebbe l’UE a decidersi

22 Zezza A., Abitabile c. (2014), La riforma della politica europea per l’agricoltura biologica. Agriregionieuropa, anno 10, n. 38.

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nell’emanare finalmente uno schema di certificazione standardizzato a livello comunitario.

Con l’emanazione della Direttiva n. 128 del 21 ottobre 2009 sull’uso sostenibile dei pesticidi veniva affrontata, per la prima volta in maniera organica, la problematica relativa all’utilizzo eco-sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura. È stata infatti la prima norma europea in materia di prodotti fitosanitari che è andata oltre i criteri autorizzativi e agli aspetti legati alla residualità negli alimenti, occupandosi, tra l’altro, degli usi extra-agricoli (protezione del verde pubblico, delle acque potabili e balneabili, diserbo di strade e ferrovie) e interessandosi non solo dell’impatto sugli operatori agricoli che utilizzano queste sostanze ma su tutte le persone che, per un qualsiasi motivo (residenza, sport, turismo, ecc.) possono venirne accidentalmente in contatto, prestando particolare attenzione alla tutela dei soggetti più vulnerabili (bambini, anziani, ecc.).

La norma si è spinta poi oltre, individuando nelle tecniche di difesa a basso impatto ambientale (cioè la difesa integrata e l’agricoltura biologica) i sistemi di produzione da incentivare al fine di ridurre l’impatto dell’uso dei prodotti fitosanitari sulla salute dell’uomo e sull’ambiente.

Nel nostro Paese il D.Lgs. n. 150/2012 che attua la Direttiva n. 128/2009 e successivamente il Piano d’Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti

fitosanitari, adottato in data 22 gennaio 2014, individuano per la difesa integrata

due diversi livelli di applicazione:

• uno obbligatorio, entrato in vigore dal 1° gennaio 2014, che riguarda l’applicazione di tecniche di prevenzione e monitoraggio dei parassiti delle piante coltivate, l’utilizzo dei mezzi biologici per il loro controllo, il ricorso a pratiche di coltivazione appropriate e l’utilizzo di prodotti fitosanitari che presentano il minor rischio per la salute umana, tra quelli disponibili sul mercato, così come previsto dall’allegato III del D.Lgs. sopra citato23.

A partire da questa data, quindi, tutte le imprese agricole convenzionali hanno dovuto applicare il metodo di produzione integrato - livello “base” - del Piano d’azione;

23 Per approfondimenti su questi argomenti si consiglia la lettura dei paragrafi 3, 4, 6, 7 e 8 di: Mipaaf (2015), Manuale di difesa integrata. Guida per l’applicazione dei principi generali della

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• uno volontario, che prevede il rispetto di disciplinari di produzione integrata definiti autonomamente dalle Regioni e dalle Province Autonome del nostro Paese, con vincoli applicativi più restrittivi rispetto alla difesa integrata obbligatoria.

È un sistema realizzato attraverso norme tecniche specifiche per ciascuna coltura e indicazioni fitosanitarie vincolanti, comprendenti pratiche agronomiche e fitosanitarie e limitazioni nella scelta dei prodotti fitosanitari e nel numero dei trattamenti.

La Direttiva CE 128/2009 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi definisce la difesa integrata come “l’attenta

considerazione di tutti i metodi di protezione fitosanitaria disponibili e la conseguente integrazione di tutte le misure appropriate, volte a scoraggiare lo sviluppo di popolazioni di organismi nocivi e che mantengono l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme d’intervento a livelli che siano giustificati in termini economici ed ecologici, riducendo o minimizzando i rischi per la salute umana e per l’ambiente”. La difesa fitosanitaria integrata può essere quindi definita come “una tecnica di produzione a basso impatto ambientale che ha la finalità di ottenere produzioni agricole vegetali accettabili dal punto di vista economico, realizzate in modo da ridurre i rischi per la salute umana e per l’ambiente”24 ed essere considerata come una sorta di “via di mezzo” tra l’agricoltura convenzionale e quella biologica, con restrizioni meno forti rispetto al biologico (e quindi con minori “vantaggi” unitari) ma con molta maggiore possibilità di essere esteso su ampie superfici (in quanto limita e razionalizza, ma non elimina il ricorso a prodotti chimici di sintesi).

Essa mira a raggiungere un equilibrio di lunga durata, al contrario della difesa chimica “a calendario” che mira unicamente all’eliminazione dell’agente di danno e che richiede interventi costanti e sempre più frequenti per la sua efficacia di breve durata, aumentando di conseguenza il rischio di comparsa di organismi bersaglio non più sensibili ai prodotti utilizzati.

Si propone di raggiungere un equilibrio che sia economicamente vantaggioso per l’agricoltore e rispettoso dell’uomo e dell’ambiente. Per fare questo sono però necessarie elevate conoscenze di base, ma soprattutto un costante impegno nei territori coltivati per monitorare lo stato di salute delle coltivazioni,

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affinché sia possibile riuscire ad intervenire in modo mirato e puntuale, ottenendo inoltre una progressiva riduzione degli interventi.

La valutazione della convenienza economica di un intervento rappresenta un pilastro portante della difesa integrata: si interviene solo quando ciò è economicamente vantaggioso (la produzione che salvo “vale” di più del costo dell’intervento). In tal modo è così possibile ottenere per l’agricoltore un vantaggio economico nel lungo periodo, determinato da un minor numero di interventi e, molto spesso, da un minor costo degli stessi.

Rispetto ad una difesa esclusivamente chimica, si dovrà infine scegliere la sostanza attiva che abbia i minori effetti indesiderati, con riferimento in particolare a quelli relativi alle specie ed alle superfici non bersaglio dell’intervento, inclusi gli antagonisti delle specie dannose, gli impollinatori e la complessa micro/macro fauna del terreno. Per effetto del processo di revisione realizzato dall’Unione Europea, negli ultimi anni il panorama dei prodotti fitosanitari presenti sul mercato ha subito un profondo cambiamento in seguito al quale il numero delle molecole disponibili in commercio si è drasticamente ridotto, con la scomparsa in primo luogo delle sostanze più pericolose. La scelta delle sostanze attive da utilizzare va fatta con estrema cautela e oculatezza, avvalendosi, ove necessario, della consulenza e dell’assistenza tecnica pubblica e privata.