• Non ci sono risultati.

Alcuni temi scottanti: l’albinismo, la malaria e l’AIDS, la guerra

Le pubblicazioni per i tipi di case editrici africane hanno inizio dopo il 1975, data post quem che segna la nascita dell’editoria locale con conseguente apertura verso le opere di autori africani che scrivono anche nella loro lin- gua madre9. Tra i temi che caratterizzano i libri per bam-

bini notiamo quello dell’albinismo: l’argomento risulta curioso per noi europei ma riveste un’importanza educa- tiva e sociale decisiva per gli africani (Pahé, Dipoula l’albinos; P. e J. Brax, La voix d’or de l’Afrique entrambi del 2012). Molti sono i casi di albinismo nel continente africano e per quel che mi ha riferito Aissatou Diop, re-

sponsabile editoriale di Nara Editions nel Senegal, i bam- bini albini diventano le vittime sacrificali per riti ed esor- cismi. La pratica di utilizzare gli organi interni per medi- cine e parti del corpo come le braccia e gli organi genitali per feticci, induce alcuni delinquenti senza scrupoli a dare la caccia ai bambini10. In Senegal è molto diffusa an-

che la pratica della Masla, ossia l’omertà dopo un accordo segreto per pratiche illegali. Da qui, l’impegno di vari scrittori per far capire che la denuncia permetterà di pu- nire i soprusi e di frenare ulteriori episodi drammatici. Un altro tema sviluppato nei testi, compresi quelli per gio- vanissimi, è quello della malaria: si illustrano gli ambienti in cui può annidarsi il parassita (per esempio, le stuoie su cui si dorme, i rigagnoli, le latrine a cielo aperto…). Poi si impartiscono istruzioni sull’igiene in quanto gli adulti non sono preposti a questo ruolo (I. Diop, Le mal de Sin- dakh, 2012). La malaria colpisce specialmente i bambini che vivono in strada, ossia quelli che sono scappati o sono stati rapiti e poi fuggiti. Tutti questi bambini non sono sal- vaguardati nei loro diritti civili e per la riabilitazione e il reinserimento in famiglia devono accettare un periodo presso appositi centri di riabilitazione. Anche da qui i bambini scappano perché il richiamo della strada, della li- bertà, della droga è superiore al desiderio di rivedere i pro- pri cari (nel 2009 E. Mpoudi Ngollé pubblica Petit Jo, en- fant des rues; J. Damascène Ndayambaye pubblica nel 2007 Mbaye Uwande). Questo argomento, trattato nei li- bri per bambini per convincerli che la soluzione non è fug- gire dalla famiglia ma cercare assieme di superare i pro- blemi che causano la povertà e i maltrattamenti, si chiama Mayibobo11.

Le pubblicazioni che affrontano la piaga dell’AIDS si ri- volgono ai bambini e ai preadolescenti (R. Karolirwanga, Kanyana, 2002), e toccano anche il tema dell’abuso ses- suale e dei matrimoni precoci (K. Bebey, Dans la cour des grands, 2011; R. Sebasitiyani, Urukundo Mucyaro, 2005). Tuttavia i temi che sono scelti di preferenza dagli autori autoctoni sono le epopee: delle guerre coloniali della fine del XIX secolo con eroi entrati nella leggenda (per esem- pio Lat Dior del regno Wolof o Babemba re di Sikasso nel Sudan). Altri eroi celebrati sono anche Chaka, capo Zulu nell’Africa Australe nel XIX secolo e Soundiata Keita, fondatore dell’impero del Mali nel XIII secolo. Di solito

9. Nel 1975 l’Africa conquista l’indipendenza dalle nazioni colonizzatrici: Fran-

cia, Olanda, Portogallo, Regno Unito.

10. Per un sintetico approfondimento si rinvia a http://www.jeuneafrique.com/

228088/societe/vrai-ou-faux-tout-savoir-sur-les-albinos/

11. La National Commission for Children ha stimato nel 2012 una popolazione

di circa 40 milioni di bambini africani che vive in strada, a seguito di alcune condizioni drammatiche: la povertà, la morte dei genitori e la presenza di troppi figli.

non compaiono bambini nella storia ma l’eroe è rappre- sentato fin dalla sua infanzia per condividerne le soffe- renze e comprenderne le scelte (L. Le Guen, Les fabuleux voyages d’Ibn Battouta, 2012). Dalla tradizione orale viene mutuata la giustificazione della guerra in quanto ne- cessaria per la costruzione di una nazione e la difesa del- l’identità di un popolo.

Anche nei fumetti e nei racconti per preadolescenti la guerra è rappresentata senza falsi moralismi e in modo rea- listico. La guerra non si commenta e non si assolve, fa parte dello scenario e i lettori ne prendono consapevolezza sperando in un mondo migliore (nel 2001 P. Serge Bout- sindi pubblica L’enfant soldat). Gli autori sottolineano e apprezzano il comportamento patriottico degli eroi12.

L’eroe, anche in queste trame, è il ragazzo-soldato che vive tutte le fasi della crescita come nei classici della letteratura orale per ragazzi: dall’orfanezza al viaggio per conoscere e maturare, dal superamento dei pericoli alla consapevo- lezza della morte, in un percorso che spesso attraversa le foreste e ha come elementi ricorrenti l’acqua e il fuoco13.

I bambini soldato non sono eroi ma spesso vittime, ciò no- nostante il bambino non è fragile né impaurito, reagisce e agisce per conquistare la pace e portare nuova speranza per il futuro14.

Non si può più considerare la letteratura africana come un corpus monolitico bensì bisogna esaminare quella ap- partenente a ogni singola nazione che nel corso degli ul- timi decenni ha evidenziato esigenze locali e peculiarità

specifiche, nate dai cambiamenti di governo e di politiche economiche, e dal confronto con le altre nazioni e conti- nenti. Da questa prima analisi risulta evidente che il ruolo delle biblioteche è fondamentale per promuovere la lettura e far entrare i libri anche nelle famiglie meno abbienti. La sinergia tra scuole e biblioteche nei territori deve essere però strutturata in modo più regolare e funzionale perché dalla loro collaborazione possono nascere numerose e proficue iniziative volte al coinvolgimento dei giovanis- simi e che mirano anche a rendere evidente ai genitori le loro esigenze di lettura.

Urge porre l’attenzione su una questione rilevante, solle- vata da alcuni autori africani che sono anche tradotti nel resto del mondo: i critici occidentali sono in grado di com- prendere le opere africane? Possiedono sufficienti mezzi culturali per affrontarle? Secondo gli stessi autori africani di area francofona, i critici e anche i traduttori spesso pur- troppo non possiedono le competenze necessarie per co- gliere i significati riposti nelle opere.

Il 16 giugno è la Giornata Internazionale del bambino africano15ma auspichiamo che non solo in quella circo-

stanza i vari governi africani riflettano sull’importanza della lettura e della presenza dei libri nelle case e nelle scuole. Si legge nel saggio di Isaïe Biton Koulibaly «L’une des grandes causes du retard de l’Afrique en ma- tière de développement, réside dans le manque permanent de lecture des Africains»16.

L’auspicio è che il libro riesca a conquistare un ruolo sta- bile nella cultura africana permettendo anche alle nuove generazioni di avere un’opportunità di crescita umana, culturale e civile.

Claudia Camicia Gruppo di servizio per la letteratura giovanile

12. Cfr. V. Quiñones, Guerre et Litterature africaine de jeunesse, (XX-XXI sec.),

ottobre 2012, in hal-achives-ouvertes.fr (halshs-00797895).

13. Cfr. K.J. Minga, Child soldiers as reflected in the African francophone war

literature of the 1990s and 2000s, a dissertation - http://wiredspace.wits.ac.za/

jspui/bitstream/10539/11468/2/joseph&20minga&20phd&20thesis.pdf

14. Si veda P. Ngandu Nkashama, “Les enfants soldats et les guerres coloniales:

à travers le premier roman africain” in Etudes Litteraires, Département des lit- tératures, Editions de l’Université de Laval, vol. 35, 1 (2003), pp. 29- 40.

15. Questa data ricorda la protesta pacifica nelle piazze di Soweto in Sud Africa,

con cui gli studenti manifestarono contro la scarsa qualità dell’insegnamento per i bambini negri e per chiedere di poter studiare nelle lingue locali. La risposta delle autorità fu violenta e per giorni gli scontri proseguirono: il bilancio fu di centinaia di ragazzi uccisi. L’Unione Africana ha istituito nel 1991 il giorno del ricordo per sensibilizzare tutti sulle condizioni dei minorenni in Africa; anche le Nazioni Unite hanno aderito all’iniziativa. http://www.unesco.org/new/fr/so- cial-and-human-sciences/themes/youth/strategy-african-youth/african-youth- charter/ Nel 2014 il tema è stato Un’educazione di qualità, obbligatoria e adatta

a tutti i bambini in Africa.

16. I. Biton Koulibaly, La puissance de la lecture, Koralivre, Abidjan 2008, p. 87.

BIBLIOGRAFIA

AA.VV., Cambridge History of African and Caribbean

Literature, vol. 2, Cambridge University Press, Cambridge 2012

Amabhuku, Illustrations d’Afrique/ Illustrations from Africa.

Catalogue de l’exposition. La Joie par les livres, Paris 1999

Cassiau-Haurie C., Dictionnaire de la bande dessinée d’Afrique

francophone, L’Harmattan, Paris 2015

Chevrier J., Littérature négre, Armand Colin, Paris 1999 Diop S., La critique négro africaine d’expression française.

Situation et perspectives, These de doctorat de 3Eme cycle, Université Paris XII, Val de Marne, Paris 1981

Erny P., Essai sur l’education en Afrique noire, L’Harmattan,

Paris 2001

Kesteloot L., L’écrivain africain aujourd’hui, IFAN, Université

de Dakar, Dakar 2010

Osayimwense O., African Children’s and Youth Literature,

Twayne Publishers, New York 1995

Pinhas L., Situation de l’edition francophone d’enfance et de

jeunesse, L’Harmattan, Paris 2008

Sow A., Vestiges et vertiges: récits d’enfance dans la littérature

L’

influenza culturale del paese del Sol Levante nei media, attraverso fumetti e cartoni animati, è ben nota, mentre è meno conosciuto quanto ciò derivi da una ricchissima tradizione di letteratura per l’infanzia. La produzione di studi sulla cosiddetta “cultura pop giapponese” è ormai vastissima, anche in Italia, ed è evidente, perfino ai non addetti ai lavori, quanto sia dif- fusa e radicata questa influenza.

Attraverso fumetti e cartoni animati, è giunta fino a noi una cultura che permea i gusti e le mode della gioventù, con reazioni notevolissime e diverse che passano dal ri- getto e dal disprezzo fino, al contrario, all’entusiasmo e all’imitazione. Invece di etichettare ciò come il risultato della globalizzazione, si dovrebbero studiare approfon- ditamente le motivazioni di tale successo. Infatti, rite- niamo che l’idea di globalizzazione costituisca un osta- colo, anziché un contributo per la comprensione dei fenomeni sociali perché invece di essere spiegati essi vengono associati a un fantomatico processo inarrestabile di globalizzazione, tanto forte e inevitabile quanto oscuro e spaventoso. La cultura giapponese è forse il caso più emblematico di questo errore, poiché ci presenta imme- diatamente un paradosso inestricabile.