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UBBLICHIAMO LA CONCLUSIONE DELLO STUDIO SULL’
INSEGNAMENTO DELLAS
TORIA INIZIATO INNS2. O
GGETTO DI QUESTA SECONDA PARTE È IL METODO STORICO E LA SUA ACQUISIZIONE NELLE SCUOLE SECONDARIE.
si affianchi un’attività di ricerca, condotta dagli studenti stessi sotto la guida dei docenti, su argomenti determinati, soprattutto di storia locale, possibilmente su avvenimenti o personaggi ben definiti, meglio su un periodo anche li- mitato. Questa attività di ricerca consentirà il contatto di- retto degli allievi con le fonti, archivistiche, giornalistiche, scritte e orali, con tracce e reperti, epigrafi, monumenti, iscrizioni commemorative, registrazioni di testimonianze orali, costruite sulla memoria diretta di eventuali prota- gonisti o testimoni degli eventi oggetto di studio. Un al- lenamento personale, dunque, del giovane sia all’uso de- gli strumenti tecnici della ricerca storica, sia soprattutto al ben più importante affinamento del suo senso critico, con lo sperimentare la bontà del metodo, cioè della logica dell’analisi storica, contribuendo, con eventuali corre- zioni e integrazioni, a una più corretta conoscenza della vicenda passata di quella comunità locale.
Accanto alla storia civile e politica tale attività di ricerca consente di allargare lo sguardo all’insieme delle relazioni umane, cioè a quegli aspetti essenziali della socialità, cioè a quella cosiddetta “storia minore”, una storia un tempo raramente considerata dagli studiosi degna di at- tenzione, ma oggidì, soprattutto grazie ai grandi contributi della storiografia francese, divenuta sempre più oggetto di studio e di interesse sia da parte degli studiosi sia, più in generale, da parte della cultura anche non specialistica. Una storia minore, attenta alla vita quotidiana, al co- stume, all’ambiente, alla vita spirituale come a quella materiale, d’intere generazioni di uomini appartenenti perlopiù alle classi sociali più umili; una storia minore, che spesso è rimasta nell’oscuro fondo dell’anonimato, e che solo di quando in quando è emersa all’attenzione de- gli studiosi. Ora questo tipo di storia, strettamente anco- rata alla vita locale, quella dei borghi, delle città e delle regioni, è altamente idonea a formare oggetto di studio di- retto da parte dei giovani sia nelle scuole secondarie su- periori sia negli istituti universitari.
Lo studio della storia locale consente di abbracciare in modo più autentico quel popolo delle città e delle cam- pagne, dalle quali come insegnava Carlo Cattaneo co- mincia la storia stessa del nostro paese: si favorisce così nei giovani una conoscenza storica della vita del nostro popolo, attraverso le condizioni stesse della sua esistenza, anche economica e materiale, insieme alle sue conce- zioni religiose e morali, nonché alle lotte per le sue con- quiste sociali e politiche.
Prevale oggi in Italia una cultura che tende a privare l’uomo di una conoscenza storica della società contem- poranea, e che sostituisce alla ricerca delle radici della vita presente nella memoria del passato una lettura antistorica tutta centrata solo su analisi sociologiche, politologiche ed
economiche della realtà attuale (quasi che paradossal- mente fossero possibili tali analisi mediante l’utilizzo di quei modelli concettuali, sociologici, politologici ed eco- nomici, considerati in sé, come fossero privi di ogni rife- rimento rispetto a quelle esperienze storiche dalle quali quegli stessi modelli sono tratti). Di qui, a esempio, an- che la prevalente diffusione di una sociologia, di una scienza della politica e di un’economia del tutto prive di basi storiche, carenza questa che è stata spesso al centro di forti critiche anche da parte di taluni fra i maggiori stu- diosi di tali discipline. Da ultimo, in particolare, per quanto riguarda i recenti studi di sociologia, Franco Fer- rarotti non solo nota in essi «un’insufficiente concezione della storia» e una «comprensione teorica carente del rapporto fra storia e sociologia», ma giunge persino a sot- tolineare che «la relativa caduta dell’istanza storica ha gra- vemente impoverito la disciplina nel suo complesso».
Lo sviluppo dello spirito critico
Un corretto insegnamento storico, quale quello qui pro- spettato, fondato essenzialmente sull’apprendimento del metodo storiografico, è certamente altamente formativo per un giovane anche da un punto di vista più generale, giacché promuove un indubbio sviluppo del suo spirito critico. Un tale insegnamento è quindi in un duplice senso oltremodo importante anche per la sua educazione poli- tica, nella prospettiva cioè di favorirne la nascita di una personalità attiva nella società, sia perché offre al giovane l’apprendimento della cultura storica della comunità in cui vive, sia perché forma in lui l’animo alla corretta parte- cipazione a una vita sociale “aperta”, libera alla discus- sione, improntata a ideali liberali e democratici di convi- venza. Crea infatti in lui una disponibilità all’ascolto delle opinioni altrui, all’eventuale modifica delle pro- prie, alla possibilità di condividere scelte assunte in co- mune con gli altri, favorendo nel suo animo una menta- lità contraria a ogni forma di fondamentalismo.
Formare nel giovane una tale coscienza, che non può non essere che storica, significa infatti formare in lui il so- strato più connaturale necessario per condurlo alla com- prensione del significato ultimo della vita, e quindi al suo equilibrio personale.
La conoscenza della storia favorisce infatti in tutti gli uo- mini una maggiore conoscenza di sé, cioè – come scrive Jedin – essa «è il γνῶϑι σεαυτόν dell’umanità, la sua au- toconsapevolezza, la sua coscienza morale».
In pieno accordo con tale visione anche Henri-Irénée Marrou ha parlato della coscienza storica come di una vera e propria forma di catarsi, scrivendo che «la cono- scenza della causa passata modifica lo stato presente» e aggiungendo che «in questo senso si è ripetuto sovente,
da Goethe fino a Dilthey e a Croce, come la conoscenza storica libera l’uomo dal peso del suo passato». In con- clusione, egli scrive, «ancora una volta la storia appare come una pedagogia, terreno di prova e strumento della nostra libertà».
Scriveva il padre Congar in un suo lontano articolo del 1970: «La conoscenza della storia ci apre la strada a un sano relativismo, che non è affatto scetticismo, ma è al contrario un mezzo per essere e considerarsi con maggiore verità e, venendo alla relatività di quanto è effettivamente relativo, per conferire la qualità di assoluto solo a ciò che lo è veramente. Grazie alla storia percepiamo l’esatta proporzione delle cose […] e sdrammatizziamo molte delle inquietudini suscitate fatalmente in noi dall’appari- zione di idee e di forme nuove. Se la storia non consiste nella semplice erudizione o in un racconto giornalistico del passato, possiamo, con essa, situarci meglio nel pre- sente, prendere coscienza più lucida di quanto accade re- almente e del significato delle tensioni che viviamo». E in altra pagina dello stesso scritto sempre il padre Con- gar aggiunge: «Ma occorre pure menzionare la storia della storia, che non è affatto una specie di nuovo genere miracoloso di storia, ma è un mezzo eccellente d’auto- critica che ci mostra come e sotto il peso di quali condi- zionamenti si siano finora mal valutati gli avvenimenti e gli uomini», in modo tale che «la conoscenza del passato, quando viene utilizzata per meglio situarci nel presente, può servire a dare una prospettiva» sia a livello sociale sia a livello individuale. E in effetti, sul piano individuale noi assistiamo alla liberazione, dal punto di vista psicologico, dei problemi del passato che gravano sul nostro animo, non mediante l’oblio, ma attraverso uno sforzo per ritro- varli, riviverli e ricomporli nel nostro animo in armonia con il nostro passato, con la nostra vita.
Una considerazione, questa, molto utile sul piano didat- tico, giacché nell’illustrare ai giovani allievi momenti piuttosto forti e assai discutibili sul piano morale nella vita dei popoli è assai utile farli riflettere come nella stessa me- moria personale di ciascuno di noi sopravvive e pesa il ri- cordo di taluni comportamenti spesso incoerenti e che vor- remmo dimenticare. Questo aiuta a comprendere, certo non a giustificare, eventi del passato assai sgradevoli, così nella vita individuale come in quella dei popoli, e a considerarli come aspetto costitutivo della stessa umanità, ricca certo di esempi positivi di vita coerente e ben vis- suta, ma al contempo segnata anche da limiti e da mo- menti di debolezza morale.