Grazie ai lavori di Kandel oggi abbiamo un vero e proprio codice capace di far dialogare biologia molecolare e scienze cognitive. Si tratta di una sintesi che getta nuova luce sulla complessità umana e in particolare sui misteri della coscienza e della memoria. In estrema sintesi pos- siamo inferire che lo studioso austriaco ha dimostrato che acquisiamo e tratteniamo prontamente nuove informa- zioni poiché i sistemi cerebrali importanti per la memo- ria sono rapidamente modificabili. Le connessioni sinap- tiche all’interno di questi sistemi, infatti, possono essere rafforzate o allentate e sono persino capaci di cambia- menti strutturali permanenti. Questa notevole plasticità dell’encefalo costituisce, per Kandel, la base biologica dell’individualità e di tutti gli aspetti della vita mentale9.
Le indagini or ora accennate ci consentono quindi di ad- dentrarci in uno dei più grandi misteri delle neuroscienze
cognitive, se non di tutta la scienza: la natura della co- scienza. Le peculiarità di questo fenomeno misterioso suscitano un grande interesse e provocano vivaci dibattiti fra scienziati, filosofi e teologi. In modo particolare risulta difficile per alcuni accettare l’idea di matrice materialista e riduzionista secondo cui la coscienza possa essere spie- gata esclusivamente mediante il ricorso a cause imma- nenti di natura fisico-chimica. Kandel nell’ormai celebre volume dal titolo Principi di neuroscienze, afferma che «ciò che comunemente chiamiamo mente è semplice- mente l’insieme delle operazioni che il sistema nervoso centrale esegue. In questo senso, la coscienza è fonda- mentalmente una funzione del sistema nervoso centrale e perciò, in linea di principio, dovremmo essere in grado di identificare i meccanismi nervosi che generano lo stato di coscienza. Questa conclusione, naturalmente, non ci dice cosa andare a cercare nel sistema nervoso centrale. Se vo- gliamo sviluppare una teoria nervosa della coscienza che possa essere scientificamente utile dobbiamo anzitutto cercare di definirne le caratteristiche»10. In queste parole
è possibile cogliere il cuore del pensiero del grande scien- ziato. La biologia molecolare della cognizione promette di completare il cerchio di unione che conduce dalla mente alle molecole presupponendo che la coscienza sia un processo biologico spiegabile in termini di vie di se- gnalazione molecolare utilizzate da popolazioni di cellule nervose in comunicazione fra loro. Il cervello, dunque, se- condo Kandel, costituisce un mero «organo computazio- nale che elabora informazioni la cui meravigliosa po- tenza non deriva dal suo mistero, bensì dalla sua complessità: dall’enorme quantità, varietà e interazione delle sue cellule nervose»11. La nuova scienza della mente,
pertanto, mediante una profonda comprensione della bio- logia della memoria, non si limita solo alla ricerca di so- luzioni per malattie devastanti: «Essa mira infatti a pe-
5. Non a caso BA10 è ritenuta oggi dalla comunità scientifica l’area che si è svi-
luppata nell’uomo con la maggiore sproporzione rispetto ai primati non umani.
6. Cfr. J.D. Haynes, Posso prevedere quello che farai, in M. De Caro - A. Lavazza
- G. Sartori, Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio, Codice, Torino 2010, p. 9; R. De Monticelli, Che cos’è una scelta? Fenomenolo-
gia e neurobiologia, in M. De Caro - A. Lavazza - G. Sartori, ibi., pp. 109-128.
7. Cfr. D. Dennet, L’idea pericolosa di Darwin, Bollati Boringhieri, Torino 1997;
P.S. Churchland, L’io come cervello, Raffaello Cortina, Milano 2014; Id., Neu-
robiologia della morale, Raffaello Cortina, Milano 2012; P.M. Churchland, La natura della mente e la struttura della scienza. Una prospettiva neuro compu- tazionale, Il Mulino, Bologna 1992.
8. Cfr. E.R. Kandel, Psichiatria, Psicoanalisi e nuova biologia della mente, Raf-
faello Cortina, Milano 2007.
9. Cfr. Id., Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della
mente, Codice, Torino 2010.
10. E.R. Kandel - J.H. Schwartz - T.M. Jessel, Principi di Neuroscienze, Casa
Editrice Ambrosiana, Milano 2003, pp. 392-393.
11. E.R. Kandel, Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della
netrare il mistero della coscienza, compreso il suo mistero ultimo, cioè il modo in cui il cervello di ogni persona crea la consapevolezza di un sé unico e ne determina la libera volontà»12. Questa conclusione rimane il punto di riferi-
mento di ogni strategia forte di naturalizzazione, nel senso di espressioni come la “moralità del gene” o la “bio- logia dell’etica”. A essa sembra allinearsi l’approfondi- mento delle conoscenze sulla continuità fra Homo sapiens e le specie animali a lui più vicine, sulla falsariga delle re- centi acquisizioni delle neuroscienze, che hanno aperto la strada alla neuroetica come spiegazione del ragionamento morale basata sul cervello: le nuove tecniche di neuroi- maging offrirebbero lo strumento per risolvere una volta per tutte il problema della traduzione dei contenuti pre- scrittivi dell’esperienza nei termini puramente descrit- tivi di una realtà chimico-fisica.
Sebbene questi sorprendenti risultati ottenuti da Kandel abbiano permesso alla scienza di compiere un passo an- cora più articolato e profondo rispetto a quello effettuato della genomica, riconoscendo, forse in modo definitivo al riduzionismo metodologico un ruolo esclusivo per quanto riguarda le metodologie utilizzabili a livello della ricerca sperimentale, quando invece l’oggetto di indagine di- viene la natura della coscienza e quindi il piano di riferi- mento quello filosofico-metafisico, le posizioni dello scienziato austriaco, ispirate al naturalismo e all’anti- dualismo, manifestano in modo evidente un retaggio di matrice computazionale strettamente legato a una forma raffinata di riduzionismo ontologico. Si intende qui met-
tere in discussione la visione secondo cui il cervello co- stituisca un organo computazionale di elaborazione del- l’informazione la cui complessità dipende solo da una enorme quantità di interazioni biochimiche, ovvero da una concezione dell’informazione troppo semplice rispetto alla sofisticazione dei fenomeni vitali. Tale approccio de- riva quasi esclusivamente dall’ambito fisico-matematico e computazionale, ove il concetto di complessità evoca in prima istanza limiti di computabilità, impredicibilità e, tal- volta, forse perfino “complicazione” risultando, altresì, in- trinsecamente connesso con una tipologia di informa- zione intesa come messaggio che si propaga su un supporto alla stregua delle teorie informatiche dei se- gnali o in generale della gestione digitale dell’informa- zione. Tale concezione di complessità organizzata, propria dei fenomeni vitali e cognitivi, da un lato non riducibile a un materialismo meccanicistico e dall’altro non ascri- vibile a una forza spirituale, ma senza dubbio ispirata a una visione “fisicalista”, viene oggi a essere rivisitata in virtù di nuovi concetti – incompletezza, incomputabilità, emergenza, non linearità e auto-organizzazione13 – in
grado di mettere in scacco il riduzionismo ontologico e il
12. Ibi, p. 13.
13. Cfr. I. Prigogine - I. Stengers, La nuova alleanza. Metamorfosi della scienza,
Einaudi, Torino 1999; F.J. Varela - E. Thompson - E. Rosch, The Embodied Mind:
Cognitive Science and Human Experience, MIT Press, Cambridge 1991; G. Edel-
man, Seconda natura. Scienza del cervello e conoscenza umana, Raffaello Cor- tina Editore, Milano 2007.
determinismo biologico dall’interno della scienza stessa, introducendo altresì nell’ambito del mind/body problem la fondamentale nozione di complessità biologica intrin- secamente connessa con una informazione non unica- mente estensionale, ma di natura intenzionale14.