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Riassunto

La pedagogia interculturale è, anche, educazione all’alterità e al confron- to senza pregiudizio alcuno, e da ciò si comprende come oggi la scuola e la società abbiano il dovere più che mai di illustrare i fenomeni migratori nella loro interezza, educando i giovani ed i giovanissimi di tutte le etnie a valu- tarli e a leggerli come fenomeni assolutamente complementari per la vita umana in comunità, come corollario necessario per la tanto agognata matu- razione umana, sociale e professionale verso le tematiche della democrazia, della cittadinanza e dell’intercultura.

Nel saggio l’autore cerca di illustrare come una ricerca nelle scuole possa fare riflettere su una nuova forma di accoglienza, che dovrebbe maturare su un curricolo verticale basato sulla disciplina “Cittadinanza e costituzione”, come da L.169/08, considerata trasversale a tutte le altre, e supportata, tra le altre disposizioni, dalla Carta per la buona accoglienza delle persone mi-

granti del 2016, dalla Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazio- ne del 2007, integrate dalle normative internazionali. In questa prospettiva,

obiettivo sarebbe sviluppare gli strumenti per acquisire le competenze-chiave previste dal D.M. 22-08-2007, per affrontare i problemi di una società glo- bale elaborando un’adeguata didattica e costruire il processo interculturale con il pieno rispetto delle differenze culturali che caratterizzano le classi. Tra gli obiettivi didattici primari, sicuramente si dovrà ricomprendere l’imple- mentazione delle competenze interculturali partendo dalle attitudini perso- nali, sempre tenendo presente l’articolazione appartenenza-consapevolezza- responsabilità-partecipazione.

Parole-chiave: migrazioni, differenze, scuola, educazione interculturale,

1 Assegnista di ricerca in Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Scienze

Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Catania. alann69@hotmail.it alann69@ fscpo.unict.it

educazione alla cittadinanza democratica, progettualità.

Abstract

Intercultural education means, among others, education to the other- ness and to the dialogue without prejudice, so that we realize how today the school and society do have an heavy duty, more than ever, in helping and supporting a strong perspective, by which to consider the migrations in their entirety, by educating the young and the youngest ones of all ethnic groups to evaluate and to read them as absolutely complementary elements for human life in community, almost as a necessary corollary to the much awaited human, social and professional development as well, connected to democracy, citizenship and interucltural dimensions.

In the essay the author tries to illustrate how a research in schools can stir reflections about a new form of integration, which should ripen on a vertical curriculum, focused on Citizenship and Constitution discipline, L.169 / 08, considering cuts across all disciplines, supported, among other provisions, by the Charter for the good reception of the migrant people, 2016, by the Charter of the values of citizenship and integration of 2007, fur- ther integrated by international regulations. In this perspective, main target will be to develop the key-skills required by D.M. 22-08-2007, to address the problems of a global society by developing appropriate teaching skills and building intercultural process with full respect for cultural differences that characterize classrooms. Among the primary educational objectives, surely it will be encompassed the implementation of intercultural compe- tences starting from the personal attitudes, always bearing in mind the joint belongingness-awareness-responsibility-participation.

Keywords: migrations, differences, school, intercultural education, dem-

ocratic citizenship education, planning.

Premessa

In una riflessione pedagogica circa gli aspetti più personali e, se voglia- mo, “intimi”, delle migrazioni, si sostiene l’ipotesi concreta secondo cui esse, nella loro natura primigenia e incontaminata, altro non siano se non dei progetti di vita2, e come tali si cercherà di trattarle in questo saggio,

considerandole sia da una prospettiva educativa e formativa, sia da quella

2 Cfr. a riguardo A. Annino, 2015. Si veda, a riguardo, anche M. Binotto, M. Bruno, V.

Lai, 2016; P. D’Ignazi, 2015; A. Spanò, 2011.

dell’emancipazione cui un progetto di vita può e deve tendere. Se, come si sostiene con decisione da tempo, la pedagogia interculturale è anche e soprattutto educazione all’alterità e al confronto senza pregiudizio alcuno, si comprende come oggi la scuola abbia il dovere più che mai di illustrare i fenomeni migratori nella loro interezza, educando i discenti a valutarli e a

leggerli come fenomeni assolutamente complementari per la vita umana in

comunità, fissandoli come step importante per la tanto agognata maturazio- ne umana, sociale e professionale.

“Unità nella diversità”, è il motto dell’Unione europea, che, coniato e dif- fuso per la prima volta nel 2000, ha come chiara la volontà di “[…] indicare come, attraverso l’UE, gli europei siano riusciti ad operare insieme a favore della pace e della prosperità, mantenendo al tempo stesso la ricchezza delle diverse culture, tradizioni e lingue del continente”3.

In realtà, considerando nella contemporaneità alcuni settori degli studi scientifici e della società civile, da più parti il messaggio che emerge con sempre maggiore frequenza e prepotenza è che “l’integrazione non esiste”4,

o che non possa esistere. Per quanto l’affermazione possa apparire dura, se- vera e crudele nei confronti dei molteplici tentativi che da sempre vengono posti in essere per favorire prima, ad un livello continentale, la pace e la con- vivialità dei popoli europei, e, in seguito, in una prospettiva più planetaria e umanistica, l’accoglienza e l’inclusione di numeri di immigrati crescenti e fuori controllo, si rileva come l’atteggiamento verso il potenziale dell’inte- grazione sia duplice. Da un lato, si evidenzia come il sentire l’appartenen- za in maniera esclusiva ed escludente si radichi con maggiore convinzione, grazie anche al sostegno di campagne mediatiche mirate e profondamente seducenti alle orecchie di chi, tra la popolazione, aspetta solo di avere con- ferme in tal senso per arricchire le proprie categorie di “nemici” di fronte a minacce di possibili disgregazioni dell’ordine tradizionale.

Dall’altra, le diffidenze verso i processi integrativi, o inclusivi, sono di natura strettamente ontologica e fenomenologica, facendo perno cioè sulle differenze tra etnie e culture interpretate come assolutamente non componi- bili nelle loro manifestazioni quotidiane. Il contesto storico, indubbiamente, non è tra i più propizi, affinché gli animi degli uomini si predispongano al contatto e alla condivisione con l’alterità, ma, proprio la paura e le ansie sono le armi più acuminate per coloro i quali, col terrorismo, mirano alla destabilizzazione della convivialità, dal momento che il sangue, la violenza e le minacce sono, ancestralmente, quanto di peggio vi sia per generare con-

3 Il Motto della UE, in http://europa.eu/about-eu/basic-information/symbols/motto/

index_it.htm/08-16.

4 Si veda a riguardo P. Casamassima, 2016. L’Autore, relativamente ai provvedimenti

restrittivi per l’accesso ai luoghi pubblici a volto coperto per le donne islamiche, asserisce che “Alla base di quest’ultimo polverone troviamo, come sempre, il problema dell’integrazione. Che non esiste. Non il problema, l’integrazione. Nel senso che esiste solo l’accettazione della cultura dominante di un territorio”.

fusione e disagio nei contesti democratici.

Quando si sente affermare che l’integrazione non esiste, è opportuno fissare dei punti sui quali riflettere, per cercare di comprendere come un principio su cui tanto si è concentrato il lavoro di storici, giuristi, antropolo- gi, pedagogisti, e sociologi scateni tante incertezze proprio in un momento delicato e soggetto a terremoti politici e culturali di intensità non comune.

La ricerca empirica in rapporto alla sfida interculturale: