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2 L’Antropocene e la scienza della sostenibilità

Il tema dell’Antropocene è legato a doppio filo con quello della soste- nibilità. Da un lato, la nuova era geologica è caratterizzata dall’importanza quantitativa del ruolo che ha assunto, tra le forze cui si deve il mutare della faccia della terra, l’azione dell’uomo; dall’altro, il nocciolo della insostenibi- lità risiede proprio nel mutamento che le attività umane inducono. Gli stessi mutamenti che caratterizzano l’Antropocene sono infatti, a ben guardare, quelli che mettono a repentaglio l’esistenza della specie umana sulla terra. Per la prima volta nella storia del mondo, inoltre, un agente che svolge un (forse il) ruolo decisivo è dotato di coscienza e capacità di autocontrollo, e quindi capace di comprendere che il mutamento che esso determina, nel cer- care la prosperità, potrebbe finire per decretarne la rovina se non addirittura la scomparsa nei termini che conosciamo, e finalmente, sulla base di tale comprensione, essere in grado di porsi il problema – appunto – della soste- nibilità della propria azione.

Il legame con il tema dell’Antropocene suggerisce chiaramente come il problema della sostenibilità si ponga innanzitutto come un problema di scala, di dimensione fisica delle trasformazioni imposte al mondo materiale dalle attività umane, dimensione ormai tale da fare dell’uomo il principale agente geomorfologico. Si può dire che il problema centrale che si pone ad una specie umana sempre più consapevole della insostenibilità del proprio dominio sia, in questo senso, quello della fuoriuscita dall’Antropocene, intesa come rinuncia a una scala di dominio sulle forze naturali che porta a sovrastarle quantitativa- mente nell’azione geomorfologica, nonché a tutte quelle attività che lasciano nella natura i segni caratteristici della nuova era geologica, la cui pervasività e durevolezza è tale da mettere a repentaglio il suo fattore determinante (cosa in fondo normale, ma inaccettabile per l’essere cosciente).

Tale fuoriuscita non sarà possibile senza il supporto di una scienza all’al- tezza della sfida. E, in effetti, negli ultimi decenni la sfida della sostenibilità ha spinto la ricerca scientifica ad adottare un approccio contraddistinto dalla multidisciplinarietà, fino a definire i contorni di quella che si può ormai defi- nire una nuova scienza dotata di proprie peculiari caratteristiche: la Scienza della Sostenibilità, appunto. Come descritto dal sito PNAS3, questa “è un

campo emergente di ricerca che studia le interazioni tra sistemi naturali e sistemi sociali, e come queste interazioni influenzino la sfida della soste- nibilità: incontrare i bisogni delle generazioni presenti e future, riducendo sostanzialmente la povertà e conservando i sistemi di supporto alla vita sul pianeta”. Tale campo di ricerca ha visto un’espansione insolita e stupefacen- te: tra il 1974 e il 2010, oltre 37.000 autori di 170 paesi hanno prodotto oltre 20.000 articoli (Bettencourt and Kaurc, 2011).

La Scienza della Sostenibilità adotta nozioni sviluppate in numerosi e

diversi ambiti di ricerca, alcuni dei quali relativamente giovani. Numero- sissime nuove discipline ibride sono sorte negli ultimi decenni come modi interdisciplinari di avvicinamento alla realtà, discipline basate per lo più sull’integrazione dello studio sintetico della natura (l’ecologia) con diver- se scienze di studio dell’universo sociale e umano. Tra queste vale la pena richiamare qui l’ecologia umana, che fornisce la rappresentazione della relazione uomo-ambiente come interazione tra due sistemi adattativi com- plessi, il sistema antropico e l’ecosistema (Marten, 2002); la bioeconomia e l’economia ecologica, che insegnano l’importanza di considerare i limiti del contesto bio-fisico nel quale è immerso il sistema economico (Georgescu- Roegen 1971, 1980; Martinez-Alier, 1987); l’ecologia sociale4, che offre la

pregnante nozione di metabolismo sociale (o socio-economico) come para- digma descrittivo del funzionamento del sistema antropico e della sua inte- razione con l’ecosistema; l’ecologia applicata, che raccomanda di basarsi “sulle conoscenze strutturali e funzionali degli ecosistemi a differenti scale spazio-temporali per identificare modelli finalizzati alla misura e al controllo degli impatti delle attività umane sulle risorse naturali e, più in generale, sul- la qualità della vita”, nella consapevolezza che “la natura dei problemi presi in esame spesso si può interpretare soltanto mettendo in relazione dinami- che naturali ed economiche che sono, peraltro, strettamente interdipendenti” (Cataudella, 2000). Tutte queste discipline concorrono a formare la visione che il presente lavoro propone.

Un altro aspetto della scienza della sostenibilità, rilevante per definire con- torni e obiettivi del presente contributo, è che essa “è di solito intesa come ricerca delle conoscenze necessarie a rendere operativo il concetto normati- vo di sostenibilità, e degli strumenti per pianificare e attuare misure adeguate a questo fine”. Si tratta quindi prevalentemente di una scienza applicata: “la scienza della sostenibilità è un diverso tipo di scienza, principalmente ispirata dal suo stesso utilizzo, così come lo sono le scienze agrarie e della salute, con significative componenti di conoscenza fondamentale e applicata e l’impegno a spostare tale conoscenza sul piano dell’azione sociale [...] per perseguire so- luzioni reali ai problemi della sostenibilità” (Spangenberg, 2011).

Funzionale a tale perseguimento è l’adozione di una metrica dello svilup- po umano capace di agire a diversi livelli, per cogliere sia gli aspetti fonda- mentali che caratterizzano l’Antropocene, rendendo conto della scala abnorme dell’azione umana sul piano materiale, sia i dettagli la cui conoscenza è neces- saria per progettare i percorsi di “rientro” dell’uomo nella propria nicchia ecolo- gica e per guidare l’utilizzo degli strumenti capaci di favorire tale rientro, scen- dendo nel dettaglio della connessione tra determinanti e pressioni ambientali.

4 Nel senso proprio dell’Istituto di Ecologia Sociale di Vienna che “si concentra sulle

interazioni tra sistemi sociali e naturali vedendoli come strutturalmente accoppiati, indagando i cambiamenti introdotti dalla loro co-evoluzione ed […] impiega un linguaggio concettuale interdisciplinare e strumenti metodologici di entrambe le tradizioni scientifiche, sociali e naturali”. Si vedano in particolare i lavori di Fischer-Kowalski.