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CAPITOLO II PROBLEMI GIURIDIC

2.2 Danni alla proprietà pubblica

2.2.3 Alice Pasquin

Definita la “Amelie Poulain […] che cerca di donare allo sguardo degli altri la bellezza e la grazia che qualche ingiustizia le ha rubato”82, Alice Pasquini è un’artista romana che gira il mondo armata di pennelli e stencil per lasciare sui muri ritratti di donne e ragazze, bambini

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Vecchiato David, “Come curare le cicatrici del mondo armata di spray”, in XL La Repubblica, anno IX, n. 92, Dicembre 2013, p. 102

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che giocano e immagini che richiamano alla mente i momenti migliori di una persona. La visual artist famosa in tutto il mondo per i suoi ritratti dallo spirito popolare, possibilmente femminile, colti nei momenti di maggior grazia, è stata denunciata come imbrattamuri dal comune di Bologna. La denuncia è scattata a seguito di un’intervista rilasciata dalla writer per un quotidiano locale Corriere di Bologna il 29 settembre 2013: qualche giorno prima era stata sotto le Due torri, e ammette di aver lasciato tracce del suo passaggio in zone che l’hanno particolarmente colpita. Nell’intervista dichiara di avere disegnato alcune sue opere in diverse parti del centro, dando anche le indicazioni precise: in via Centotrecento (fig.21), in una fermata della zona Bolognina, in via Mascarella(fig.22), in via del Pratello e in via Zamboni, aggiungendo di aver “deciso di firmare con il mio vero nome, dipingere durante il giorno e presentarmi a volto scoperto. Mi prendo i miei rischi”. Alla domanda se sia mai stata multata, risponde: “Per fortuna i pochi vigili che ho incontrato sono stati tolleranti”. Tolleranti non sono però il sindaco di Bologna Virgilio Merola e la sua squadra di polizia municipale, poiché impegnati in una lotta serrata contro i writer e i vandalismi perpetuati nel capoluogo emiliano. Il reparto sicurezza urbana e antidegrado della polizia municipale, una volta letto l’articolo e dopo che i suoi agenti hanno accertato la presenza dei piccoli affreschi e, dopo aver riscontrato “elementi oggettivi” e “inconfutabili” circa la condotta criminale di cui all’articolo 639 cp, hanno depositato alla procura della repubblica un esposto contro l’artista, come se fosse una dei tanti writers che ogni giorno imbrattano i muri, i portoni e spesso i monumenti di Bologna. Per questo ora Pasquini è indagata ai sensi dell’articolo 639 del codice penale, imbrattamenti appunto, aggravati dall’articolo 81, perché il reato è stato continuato.

Ma come può un’artista riconosciuta a livello internazionale essere accusata di imbrattamento alla stregua di deficienti con in mano una bomboletta? La visual artist romana è anche scenografa e illustratrice con all’attivo oltre mille opere in giro per il mondo. Di lei si sono occupati i maggiori quotidiani nazionali e internazionali, tra i quali il New York

Times, che in un suo articolo segnalava come l’artista italiana avesse contribuito a risanare

coi suoi affreschi una zona della città una volta in preda ai vandali. L’artista romana è considerata tra le più famose street artists del mondo insieme a Blu, Sten&Lex, Bansky, JR, C215, Faith 47 e Swoon. Il suo inconfondibile stile si contraddistingue per l’impiego di tinte

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antitetiche, il cui contrasto presente nei suoi sfondi fa emergere sagome femminili, disposte in varie pose, e dipinte attraverso una linea decisa e spessa.

Alice è stata addirittura convocata dal sindaco di Roma Ignazio Marino per decorare il nuovo sportello dell’URP del comune della capitale; ma a distanza di 500 km la stessa persona è annoverata nel mucchio dei deturpatori senza criterio. Il fatto ha scatenato numerose polemiche all’interno della scena underground, che sono sfociate anche in una manifestazione svoltasi a Bologna sotto le Due Torri. Un mega manifesto con scritto "Chi ha paura di un muro dipinto", che rappresenta la città è comparso sul pannello di legno che delimita i lavori sotto le Due Torri. Una città divisa in due: da una parte grigia e piovosa, dall'altra colorata, sorvolata da aeroplanini e con tanti cervelli sui tetti dei palazzi, è il messaggio che lanciano gli street artists bolognesi perché il comune ritiri la denuncia a carico di Alicè.

L'installazione a opera di Cheap Festival, Laba''s, Bologna Street Art, Tpo e Street and Urban Art si è trasformata in un dj set e in una perfomance, con tanti giovani impegnati ad attaccare il collage che costruisce il manifesto. "Noi non facciamo distinzioni tra i tag, le scritte politiche, i murales, i manifesti, i graffiti- chiarisce Sara Manfredi, una delle organizzatrici della manifestazione- ma diciamo ''no'' alla criminalizzazione, alla sospensione della condizionale, agli arresti, alle perquisizioni nelle abitazioni private alle 6 del mattino per cercare non un camorrista ma delle bombolette".83

Mentre le amministrazioni delle più civili ed evolute città europee e del mondo commissionano agli artisti la realizzazione di murales su intere facciate di palazzi, con l’importantissimo intento di distinguere tra arte e vandalismo, in Italia ancora fatichiamo ad accettare che un’artista della strada abbia guadagnato fama mondiale e vada riconosciuta come tale.

E’ necessario valutare la posizione della street art senza preconcetti, sia positivi che negativi, e osservare questo tipo di manifestazione come ci appare nella realtà: un aspetto della comunicazione e della cultura giovanile. Il ruolo dell’istituzione risulta necessariamente ambiguo: da una parte il compito di tutelare il patrimonio artistico esistente, dall’altra l’esigenza di produrre servizi che rispondano ai bisogni emergenti.

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Marceddu David,” Street art. Denunciata a Bologna la writer Alicè. I suoi graffiti ammirati nel mondo”,Il fatto quotidiano, versione online 21 ottobre 2013

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“Ogni prodotto della cultura ha o può avere una vita limitata, la cui durata e il senso dipendono in gran parte dallo stesso contesto sociale che li ha generati e che di volta in volta li ospita nel trascorrere del tempo. In questo, un affresco medioevale e un moderno pezzo di spray can-art condividono in un certo senso lo stesso destino.”84

All’interno dello spazio urbano, il patrimonio ereditato dal passato si fonde con la sedimentazione continua del presente; si presenta così il problema di gestione e suddivisione dello spazio, e l’eventualità, da parte delle istituzioni, di creare luoghi ad hoc e spazi per la produzione-sperimentazione giovanile. Il writing può quindi considerarsi arte? Sarebbe una forzatura affermarlo tout court, soprattutto nei casi- numerosi se non predominanti- in cui l’intento artistico è totalmente assente. Ma è d’altra parte sbagliato negarlo in tutti i sensi.