LO SPAZIO PUBBLICO: CAMPO DI AZIONE
3.2 Campi di azione
“La strada come galleria- senza un indirizzo da cercare sul Tuttocittà- apre la sua porta alla creatività, l’ingresso è fuori dal portone della tua casa”.115
I vagoni dei treni e delle metropolitane, deputati a portare in giro i nomi dei primi writers agli esordi del movimento, oggi non costituiscono più il mezzo preferito di diffusione della propria arte: gli streetartisti preferiscono agire su muri cittadini, cartelli stradali, centraline della luce, ma soprattutto la street art resta “lontana dall’etica guerrigliera del writer”116. Una grossa spinta verso il successo della street art è stata data anche da internet, che riveste un ruolo notevole per la diffusione del movimento: questo canale permette la condivisione gratuita e ”veloce” della testimonianza delle incursioni diurne e soprattutto notturne degli artisti, che documentano le loro opere effimere attraverso le fotografie, e caricandole sui
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Gargiulo Marta, Street art diary. La storia dell’arte italiana che viene dalla strada, Roma, Castelvecchi, 2011, p.32
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Gargiulo Marta, Street art diary. La storia dell’arte italiana che viene dalla strada, Roma, Castelvecchi, 2011, p.16
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vari social network o sul proprio sito, le diffondono capillarmente ad un pubblico ampio. Sebbene gli artisti di strada usino spesso immagini narrative facilmente riconoscibili, per far sì che il loro sia un lavoro accessibile a un largo pubblico popolare, il loro approccio alla materia riflette alcuni problemi: i materiali che scelgono possono diventare un fattore nel significato del lavoro. Se un writer lavora con volantini, ad esempio, la sua opera può confondersi all’interno delle varie operazioni di marketing e volantinaggio, confondendo l’utente, come anche in caso di poster applicati ai muri affianco ai classici cartelloni pubblicitari.
Definita arte che occupa gli spazi urbani senza chiedere il permesso, presenta un’altra peculiarità: la street art è effimera. Gli agenti atmosferici la rovinano in fretta, così come eventuali vandali che scrivono sopra o persone che capendone il valore di mercato, decidono di staccarle dalle pareti e appropriarsene o rivenderla( cfr caso Banksy, introduzione).
3.2.1 Subvertisement
Per subvertisement si intende uno straniamento tattico e illegale dei messaggi veicolati dai cartelloni e dai manifesti pubblicitari disseminati nello spazio pubblico, è una forma di messaggio politico che nella sua maggiore purezza non è in assoluto arte di strada, ma un genere a parte. Ci sono spesso sovrapposizioni: un writer può capovolgere un manifesto pubblicitario e trasformarlo in un opera d’arte con un messaggio politico allo stesso modo in cui lo farebbe un sovvertitore. La distinzione tra subvertisement e graffiti sono poco chiare: se un writer scrive un testo su una pubblicità, il testo molto raramente avrà qualcosa a che fare con la pubblicità stessa. Quando i sovvertitori scrivono sui manifesti, il loro testo sarà un commento sul manifesto. Più che una forma d’arte, questa è una forma di attivismo sociale, ma come con qualsiasi cosa che si relazioni a una cultura sovversiva le linee di confine sono sempre fumose. Quello che gli artisti di strada condividono coi sovvertitori è che devono competere con il rumore visivo del mondo esterno: i loro fruitori non sono entrati in una galleria con l’intenzione di guardare dell’arte, quindi i writers devono riuscire a catturare la loro attenzione all’interno di un ambiente ultrastimolante come quello della strada, e colpire l’interlocutore in modo tale che quest’ultimo se ne ricordi anche molto tempo dopo la
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visione dell’opera. Questo comportamento è molto più simile a quello che devono tenere i pubblicitari piuttosto che gli artisti veri e propri negli spazi di una galleria.
I mondi del writing e della street art sono in costante evoluzione e si reinventano continuamente. Sono generi che rifiutano le regole di categorizzazione, ma che allo stesso tempo aderiscono a certi codici e mode. Possiamo considerare questa relazione come un dialogo costante e uno dei principali motivi di sopravvivenza delle due forme d’arte. Allo stesso modo, anche la comprensione del pubblico a questo fenomeno ha subito delle modifiche. La street art è più propensa all’interazione con l’audience della strada, le masse, a differenza del writing per cui non è fondamentale la comprensione/accettazione/interesse del pubblico.
3.2.2 Spazio pubblico o spazio pubblicitario?
I brand nidificano nello spazio pubblico, contendendosi l’attenzione dei consumatori attraverso banner, stickers, proiezioni, cartelloni e segni sui marciapiedi. Attraverso investimenti e concessioni lo spazio pubblico è stato colonizzato trasformando il vernacolare della città in un linguaggio austero e riempiendo le casse delle amministrazioni pubbliche. Segno di un capitalismo maturo, che non è in grado di riconoscere nei vandali uno dei pochi nuclei dove resta vivida la creazione di un immaginario che loro riciclano sfacciatamente e senza autorizzazione. Il dibattito sulle disfunzioni dello spazio pubblico viene concentrato su chi imbratta i muri, sui loro danni e la loro marginalità sociale, mentre dall’altra parte, abbiamo un’appropriazione della città da parte di chi la compra staccando assegni e prendendo da questo movimento underground la maggior parte degli spunti.
Il marketing urbano è diventato uno degli strumenti più usati per rilanciare le città: prolificano festival e manifestazioni culturali, così come edifici dall’alto valore simbolico. In questa arena chi si intromette cercando di rubare attenzione viene linciato perché le economie che sostengono la produzione simbolica sono economie dell’attenzione, e non ammettono distrazioni. Se da una parte le amministrazioni comunali sono cieche davanti alla corrosiva vitalità dei vandali, se ne sono ben accorte le multinazionali, in particolare brand come Nike o Sony, che questa forma di espressione urbana nasconde un linguaggio
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innovativo e forme di creatività che difficilmente vengono partorite nei loro uffici. I grandi marchi cannibalizzano le espressioni urbane, divorano tutto quello che esce dalla strada, dagli stili di lettering al modo di appropriazione dello spazio urbano. La strada, spazio vitale aperto a tutti, sancisce il confine tra ciò che è di tutti e ciò che è relegato all’iniziativa e alla responsabilità privata, tra il comune e il personale.
Che possa divenire il luogo di elezione per un’espressione artistica da molti a molti è una conseguenza diretta della sua natura: molto spesso gli artisti hanno scelto di interpretarla, modificarla e usarla come medium, tendenza che si è intensificata negli ultimi 30 anni. La volontà di incidere il territorio, di lasciare un segno del proprio passaggio, non è certo una novità: ne abbiamo le prime testimonianze nelle grotte di Lauscaux in Francia, fino ad arrivare alle installazioni di land art. Lo sfruttamento della strada come spazio pubblicitario ha suscitato critiche sulla mercificazione di un luogo che dovrebbe essere di tutti e riservare a tutti le stesse possibilità di espressione, indipendentemente da valutazioni di natura economica. Lo spazio pubblico è immerso ormai in modo indissolubile in un pattern di simboli commerciali, di nomi il cui significato pubblicitario è quasi indistinguibile dal ruolo funzionale.
“La presunta difesa di tale spazio professata dalle amministrazioni pubbliche, in nome del decoro , della pulizia, dell’igiene, si confonde troppo spesso con la strenua difesa di monopoli commerciali su uno spazio che è pubblico solo quando Palazzo Marino incassa le royalties, è privato solo quando il commerciante si lamenta dei graffiti, è prostituibile sempre e comunque, come dimostrano i tanti edifici storici imballati da cantieri sempiterni e sponsorizzati, che fruttano un tanto al dì.”117