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L’alienazione nel sistema tecnico

2- L'uomo del nostro tempo

2.2 L’alienazione nel sistema tecnico

In tutto questo il risultato è l‟alienazione dell‟uomo nel sistema; l‟uomo è alienato da sé, come dovrebbe già risultare dall‟analisi precedente. Adesso vediamo proprio nel concreto.

Durkheim sostiene che la società industriale caratterizzata da un repentino sviluppo, soffre di un male che egli chiama anomie: l‟individuo vive senza un piano preciso senza esercitare alcuna funzione soddisfacente né per sé né per il gruppo, al contrario delle piccole comunità dove gli interessi dei membri sono subordinati agli interessi del gruppo, il singolo sa fin da subito quale posto ricoprirà e che funzione avrà all'interno della e per la comunità fin da bambino, com‟era prima dell‟avvento del capitalismo.

La certezza dell'individuo di avere una sua funzione sociale e la solidarietà col gruppo, come abbiamo già visto nell‟analisi del sistema tecnico, vengono in pratica distrutte con il sistema industriale. Scompare anche il senso di sicurezza e di benessere.

Il risultato è che il progresso economico ha portato la distruzione del significato della vita individuale: "Ciò che caratterizza in realtà il nostro

progresso è il fatto che esso ha successivamente distrutto tutti i contesti sociali costituiti; essi sono stati banditi uno dopo l'altro o dalla lenta usura del tempo o da una rivoluzione violenta, ed in modo tale che non si è sviluppato nulla che li sostituisse".99

Il progresso è così rapido che ha distrutto la dimensione dell'uomo. Il suo carattere di rapidità fagocita l‟essere umano.

L‟uomo cerca di sfuggire alla solitudine e all'impotenza sacrificando il proprio io mediante la sottomissione a nuove forme di autorità, come abbiamo già visto e Durkheim adesso ce ne dà la conferma, o attraverso un ossessivo conformismo ai modelli esistenti; in questa maniera il divario tra io e mondo sembra scomparire e con esso la paura della solitudine e dell'impotenza. Questo è ciò che l'uomo fa nella società tecnico-capitalistica diventando schiavo del denaro e della tecnica.

Dello stesso avviso è Vittorio Lanternari, antropologo e storico delle religioni italiano (1918-2010), per il quale la crisi di identità è da ricondurre totalmente all'economico, all'uomo che diviene massa ci presenta questa categoria come un "attentato di riduzione economicistica della personalità dell'individuo ad una funzione servile e passiva di «consumatore» da parte del capitalismo industriale mosso a soddisfare i

propri esclusivi interessi. La massificazione dell'individuo la sua contrazione come essere umano, la deculturazione dei gruppi minoritari, delle popolazioni sottosviluppate, dei ceti subalterni sono gli effetti storico-culturali e socio-psicologici di questa elementare operazione economicistica, che fa di ciascun essere umano (...) un'entità strumentale da cui si attende solo che acquisti merce e versi moneta".100

Secondo Fromm, l‟effetto di questo tipo di organizzazione sull‟uomo è renderlo una macchina: lo trasforma in “homo consumens”, il cui solo scopo è avere e consumare sempre più. Produce persone prive di utilità, persone ridotte a cose che cessano di essere uomini; ricettori passivi. “La passività dell‟uomo nella società industriale d‟oggi è uno dei suoi aspetti più caratteristici e patologici” e più avanti “la passività dell‟uomo è solo il sintomo di una sindrome totale, che si potrebbe definire «sindrome d‟alienazione». Essendo passivo, l‟uomo non ha rapporti con il mondo ed è costretto a sottomettersi ai suoi idoli e alle loro esigenze. Pertanto si sente privo di forze, solo e angosciato. Ha un senso poco sviluppato dell‟integrità e dell‟autonomia e il conformismo gli sembra

100 Lanternari V., Crisi e ricerca d'identità: folklore e dinamica culturale, Napoli, Liguori editore,1977, p. 74

l‟unico modo per evitare un‟angoscia insopportabile, anche se non sempre riesce ad alleviare le sue preoccupazioni”.101

Per dirlo con G. Anders, viviamo attaccati alla mammella delle macchine e sempre di più l'uomo viene prodotto per mezzo dei prodotti, viene plasmato a misura dei prodotti: "poiché i prodotti sono per la maggior parte merci di massa, essi trasformano tutti i consumatori nello stesso modo: cioè in qualcosa di omogeneo, cioè in massa. Merce di massa

produce uniformità di stile e massa".102

In questa società tecnologica si formano legami deboli fondati sull'occasionalità, l'interesse reciproco e il tornaconto individuale.

"Ognuno vive per sé, nemico dell'altro – afferma Carlo Bordoni, sociologo e giornalista italiano ancora attivo -, perseguendo la razionalità egoistica del proprio progetto di vita, in uno stato di perenne tensione e d'insoddisfazione, dove i valori culturali sono disattesi, mercificati e privi di senso. Il denaro diviene così l'unica unità di misura, oggettiva e

101 Fromm E., La rivoluzione della speranza. Il manifesto per una società

umanistica, Milano, Etas, 1978, p., 42.

102 Anders G., L'uomo è antiquato. Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza

astratta da ogni umanità, in grado di quantificare i rapporti umani e legare gli uomini gli uni agli altri",103

Per completare il quadro manca un doveroso, seppur breve per ragioni di spazio, alla scuola di Francoforte i cui esponenti, attraverso la teoria critica della società, hanno assunto il ruolo di esaminare proprio il mondo tecnico-industriale moderno.

La società tecnologica è, per Marcuse, quella alienata per eccellenza in quanto l‟industrializzazione ha dato vita al razionalismo produttivo, causa principale della perdita da parte del lavoro della dimensione umana, determinando in tal modo la perdita totale di creatività e spontaneità in quest‟ambito: la logica della tecnica e delle sue esigenze determina e sovrasta le azioni e i sentimenti degli individui.

In L’Uomo a una dimensione Marcuse afferma che i rapporti tra gli individui passano sempre più attraverso la lente dei processi meccanici, procedendo sempre più verso la sottomissione alla tecnologia e alla razionalità scientista.

La società è, per Marcuse, in pieno accordo con S. Freud, la principale fonte di repressione dell‟individuo: per poter vivere in mezzo agli altri

egli deve rinunciare al pieno soddisfacimento dei suoi istinti fondamentali104.

Anche il lavoro non fa eccezione; non è più fonte di piacere, ma di frustrazione: il fattore tecnologico domina il lavoro senza lasciare spazio alcuno alla spontaneità e alla creatività individuali, è macchinico.

La società industriale capitalistica è per Marcuse totalitaria in quanto reprime ed inibisce qualsiasi possibilità critica di opposizione, di negazione, qualsiasi potenzialità rivoluzionaria.

La produttività della società industriale tende dunque "a distruggere il libero sviluppo di facoltà e bisogni umani, la sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua crescita si fonda sulla repressione delle possibilità più vere per rendere pacifica la lotta per l'esistenza individuale, nazionale e internazionale";105 è una società caratterizzata da

104 Scrive Freud ne Il disagio della civiltà: “il problema fondamentale del destino della specie umana a me sembra sia questo: se, e fino a che punto, l‟evoluzione civile degli uomini riuscirà a dominare i turbamenti della vita collettiva provocati dalla loro pulsione aggressiva e auto-distruttrice. In questo aspetto proprio il tempo presente merita forse particolare interesse. Gli uomini adesso hanno esteso talmente il proprio potere sulle forze naturali, che giovandosi di esse sarebbe facile sterminarsi a vicenda, fino all‟ultimo uomo. Lo sanno, donde buona parte della loro presente inquietudine, infelicità, apprensione. E ora c‟è da aspettarsi che l‟altra delle due “potenze celesti”, l‟Eros eterno, farà uno sforzo per affermarsi nella lotta con il suo avversario altrettanto immortale. Ma chi può prevedere se avrà successo e quale sarà l‟esito?” p. 630.

una produttività sfrenata che non nasconde la sua potenzialità distruttrice.

L'uomo integrato in questa società ha una sola dimensione, dato dal livellamento a cui porta la struttura economica del capitalismo avanzato. È un risultato inevitabile.

"In questa società l'apparato produttivo tende a diventare totalitario nella misura in cui determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente richiesti, ma anche i bisogni e le aspirazioni individuali"106 e aggiunge "entro il medium costituito dalla tecnologia, la cultura, la politica e l'economia si fondono in un sistema onnipresente che assorbe o respinge tutte le alternative".107

In questo appiattimento generale l'uomo non è più in grado di cogliere il contrasto tra ciò che è possibile e ciò che è concreto, tra la ragione e l'intelletto; il senso si ferma all'apparenza delle cose non essendo capace di utilizzare il pensiero critico.

Le caratteristiche che destano più scalpore, o dovrebbero farlo, della società capitalistica avanzata è il fatto che questa è una società che crea falsi bisogni "sovrimposti all'individuo da parte di interessi sociali particolari cui preme la sua repressione: sono i bisogni che perpetuano la

106 Ivi, p. 13. 107 Ivi, p. 14.

fatica, l'aggressività, la miseria e l'ingiustizia (...). La maggior parte dei bisogni che oggi prevalgono, il bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi e di consumare in accordo con gli annunci pubblicitari, di amare e di odiare ciò che gli altri amano e odiano, appartengono a questa categoria".108 Questi bisogni hanno una funzione sociale, sono determinanti da questo tipo di società e su questi l'uomo non ha alcun controllo; questi bisogni rappresentano, in definitiva, nuove forme di controllo sociale.

Merce e consumismo hanno dunque alterato la struttura della personalità, i valori, hanno creato nuovi bisogni, plasmato e cercato di uniformare i comportamenti degli uomini esclusivamente allo scopo di fissare saldamente l'uomo a una dimensione, all'ordine sociale cioè che produce questi bisogni e che impedisce pertanto lo sviluppo di una società più razionale.

La scienza e la tecnologia, in definitiva, sono usate nel capitalismo avanzato per fornire un apparato tecnico di produzione, amministrazione e dominio allo scopo di fornire nuove forme di controllo sociale. "Quando la tecnica diventa la forma universale della produzione

materiale, ciò delimita un'intera cultura; configura una totalità storica, un mondo".109

Il capitalismo permea in tal modo ogni aspetto della società.

Secondo Marcuse la linfa della tecnica è la logica formale che prevede un pensiero indifferenziato, acritico, verso i propri oggetti; sono in tal modo assoggettati alle medesime leggi di calcolo e di conclusione. La logica formale è "la condizione preliminare della legge e dell'ordine, nella logica come nella società, è il prezzo del controllo universale"110; è il primo passo della strada che porta al pensiero scientifico e alla tecnologia come forma di dominio e controllo: è il pensiero scientifico che fornisce i concetti e gli strumenti per un dominio dell'uomo sulla natura e sull'uomo stesso.

"Oggi, il dominio si perpetua e si estende non soltanto attraverso la tecnologia ma come tecnologia, e quest'ultima fornisce una superiore legittimazione al potere politico che si espande sino ad assorbire tutte le sfere della cultura".111

Horkheimer e Adorno ci danno le coordinate storiche da dove l'uomo comincia ad alienarsi: tutto ebbe inizio, secondo gli studiosi, con

109 Ivi, p. 168. 110 Ivi, p. 152. 111 Ivi, p. 172.

l'illuminismo che guarda al sapere come potere, come tecnica di manipolazione, che concepisce la natura come dominabile: "ciò che non si piega al criterio del calcolo e dell'utilità, è, agli occhi dell'Illuminismo, sospetto".112

Vengono così eliminate le differenze qualitative tra gli uomini, e delle cose attraverso il criterio quantificante: tutto deve essere ridotto a rapporti precisi, quantificabili, esprimibili in formule matematiche. "Il processo matematico è assunto (..) a rituale del pensiero (...) esso si pone come necessario e oggettivo: trasforma il pensiero in cose, strumento"113.

La ragione diventa in tal modo strumento di calcolo e di dominio: la realtà non interessa più per ciò che è ma solamente per quegli aspetti che sono più adatti alla manipolazione e all'utilità.

La conseguenza è l'alienazione della natura e dell'uomo.

“Nell‟oscurità concettuale del postilluminismo tutte le vacche si danno la buona notte”114

scrive Beck nel 1986.

La razionalità che diventa strumentale, connessa al dominio è alle radici del male; si identifica con la razionalità tecnologica diventando vuota

112 Horkheimer, Th. W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo, p. 14 113 Ivi, p. 34.

114

U. Beck, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Urbino, 2000.

razionalità formale. La conseguenza di tale processo è l'atrofia della spontaneità del consumatore culturale in modo che sia facile imporgli un modo di pensare funzionale al sistema e vi si identifichi.

Nella scuola di Francoforte risulta evidente il rapporto che intercorre fra il sistema tecnico-capitalistico avanzato e l‟alienazione, come questo sistema renda l‟uomo conforme alle macchine, in che modo privi l‟essere umano della capacità razionale.

Il concetto di alienazione è il più adatto a spiegare il rapporto reciproco tra struttura economico-sociale contemporanea e la struttura di carattere dell'individuo medio.

Pierre Jeanet ha dimostrato che la sanità mentale è la conquista per l'individuo, di un rapporto equilibrato fra doti tecniche e sociali. La prima è la capacità di manipolare le cose per l'umanità, la seconda è la capacità di ricevere comunicazioni dagli altri e reagire ad atteggiamenti e idee promuovendo una partecipazione per un obiettivo comune: la società ha il compito di sviluppare nell'individuo simultaneamente le due abilità.

Nella società industriale avanzata abbiamo visto come ogni ambito del reale sia permeato dalla tecnica, anche l'educazione non fa eccezione,

concentratasi in modo spesso esagerato a sviluppare le abilità tecniche trascurando quelle sociali.

"La capacità tecnica – mette in chiaro Mayo - richiesta dall‟industria nei nostri tempi si è sviluppata in due direzioni: da una parte si esige un tipo di abilità molto superiore, basata, cioè, su adeguate conoscenze scientifiche e meccaniche e che di conseguenza è adattabile o persino creativa. Dall'altra parte l'abilità richiesta all'addetto a una macchina è calata; egli è diventato molto più un custode della macchina e sempre meno un meccanico".115

Il sistema è, come abbiamo più volte ripetuto è totalitario. Fagocitante. Nella moderna società l'alienazione investe ogni ambito del reale e permea le relazioni dell'uomo con il mondo e con se stesso, non si sente più al centro dell'universo ma servitore del mostro che ha inventato, dominato dal vitello d'oro che ha costruito.

L'uomo percepisce se stesso come un'astrazione, alienata dalla sua reale natura, che svolge una certa funzione nel sistema sociale. Manca del senso dell'io, ciò gli provoca profonda ansia.

"L'ansietà generata dal confrontarsi con l'abisso della nullità – ci dice Fromm - è più terrificante persino delle torture dell'inferno. Nella visione dell'inferno io sono punito e torturato; nella visione della nullità

sono portato al limite della pazzia perché non posso dire più «io». Se l'età moderna è stata giustamente chiamata l'era dell'ansietà ciò è principalmente a causa di questa ansietà generata dalla mancanza dell'io".116

La persona alienata cerca approvazione come ricompensa per essersi conformizzata al gregge ma la sua natura di uomo e non di automa non può fare a meno di deviare; deve sentirsi perciò intimorito dalla disapprovazione.

La sicurezza deriva solo dal sentimento di conformità.

Come afferma Burzio "dall'età delle caverne ai giorni nostri, l'uomo ha sempre pagato con alienazioni progressive della sua totale indipendenza, con un carico crescente di legami e di compiti, i vantaggi della socialità".117

L'uomo a una dimensione è alienato, dominato da poteri e oggetti, alienato dal poter essere se stesso diventa oggetto di conformità e amministrazione che lo portano ad una identificazione immediata con la società industriale. Non è più in grado di far uso del pensiero negativo, di criticare i modi di pensiero e di comportamento correnti e quindi non può mettere in discussione l'ordine sociale esistente.

116 Fromm E., Psicanalisi della società contemporanea, Milano, Edizioni di Comunità CDE, 198, p. 200.

Si tratta di un nuovo tipo di schiavitù.

Bisogna essere consapevoli del fatto che la tecnica, da strumento per sopravvivere, si è trasformato in minaccia per l'umanità.

La techne si è trasformata, come afferma Jonas, "in un illimitato impulso progressivo della specie, nella sua impresa più significativa, il cui incessante superarsi e avanzare verso mete sempre più elevate si è tentati di ravvisare come vocazione dell'uomo e il cui traguardo di dominio sulle cose e sull'uomo stesso appare come l'adempimento della sua destinazione. In tal modo il trionfo dell'homo faber sul suo oggetto esterno significa nel contempo il suo trionfo nella costituzione interna dell'homo sapiens, di cui un tempo non era altro che una parte ausiliaria";118 la tecnologia ha un ruolo assolutamente centrale nelle finalità umane, l'uomo stesso è diventato oggetto della tecnica.

118 Jonas, Il principio di responsabiità. Un'etica per la civiltà tecnologica, Torino, Einaudi, 1979, p. 13.