La Lunigiana: transizione e costruzione del web rurale
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11. La Via Francigena/
4.3 L’allevamento ovino tradizionale: la cocostruzione sociale (umana e non umana) della pastorizia Zerasca
L’isolamento, da considerare come l’azione diretta e costante delle montagne, è sempre stato una caratteristica peculiare della vita socio‐economica di Zeri. L’economia locale è stata storicamente dominata dall’agricoltura e la struttura dell’agricoltura locale è stata fortemente influenzata dalla morfometria e morfologia del territorio. A strutturare l’agricoltura locale, tuttavia, non ha influito solamente l’azione del territorio fisico ma anche l’azione sociale ed in particolare la tradizionale polverizzazione della proprietà che ha origini lontanissime. La frammentazione della proprietà della terra tipica di tutto il territorio lunigianese è spesso individuata, come ricordano gli attori del territorio, in radici storiche che affondano addirittura in epoca medioevale. La famiglia Malaspina, che dominava sul territorio della Lunigiana, aveva adottato il diritto longobardo secondo cui le terre non erano ereditate solo dal primogenito maschio ma erano suddivise tra tutti i figli, determinando così una frammentazione progressiva e crescente della proprietà. Nel quadro della periodizzazione sopra proposta possiamo affermare che il modello “di agricoltura contadina tradizionale” era organizzato in piccolissime aziende familiari “pluriattive” orientate alla sussistenza e all’autosufficienza. La presenza di un’agricoltura di autoconsumo è stata determinata dalle ridotte dimensioni aziendali – causate dalla frammentazione della proprietà che non garantiva, quindi, una produzione in surplus rispetto al consumo familiare – e dalla perifericità fisica rispetto al mercato – determinata dall’isolamento della montagna e quindi dalla distanza dagli altri comuni del territorio locale ma anche a causa della caratteristica stessa del comune di Zeri, che si presenta assemblaggio disperso di piccolissime e distanti frazioni sparse per le quattro vallate. A sottolineare la strutturazione dell’agricoltura locale in termini di autosufficienza è il detto popolare tutt’ora diffuso per cui: “Zeri mangia il proprio pane e veste del suo pelo”58. La famiglia contadina
58 A questo detto popolare, che ancora oggi gli allevatori Zeraschi ricordano con orgoglio, fanno riferimento documenti storici. A riguardo, il Repetti (1843; vol V, pag. 640 e segg) nel suo “Dizionario Geografico fisico storico della Toscana” scriveva: “Il territorio, che è quasi interamente posseduto dagli abitanti, provvede pressochè ad ogni loro necessità, talché per indicare ch'essi non hanno gran fatto bisogno di ciò che non produce il loro paese, sono soliti dire con orgoglio che Zeri mangia il proprio pane e veste del suo pelo. ( Calendario Lunense per l anno 1816). Rispetto ai prodotti di quel suolo dirò con l' A. dell' operetta ora citati, che la valle di Zeri, la cui altezza media sul livello del mare si calcola di circa metri 600, è fertile di cereali e di castagni, abbondantissima di prati e di pascoli naturali”.
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tradizionale è sempre stata pluriattiva, il che non è in contraddizione con un certo livello di specializzazione nell’allevamento bovino e ovino. La pluriattività in questo caso significa che, nonostante nel territorio Zerasco ci sia sempre stata una certa specializzazione nell’allevamento bovino e ovino, la famiglia contadina tradizionale, in quanto orientata all’autoconsumo e autosufficienza, è diversificata in plurime coltivazioni e diversi allevamenti in quantità tali da soddisfare il bisogno familiare. In secondo luogo, ciò significa che i componenti della famiglia agricola svolgono anche altre attività oltre a quella agricola, al fine di garantire fonti diverse di sostegno al reddito.
L’azione ambientale della montagna ha giocato un ruolo determinante anche nella strutturazione della pastorizia locale. In primo luogo, esiste una relazione stretta tra il territorio e la razza ovina locale. Il territorio ha agito sugli animali attraverso l’azione dell’isolamento. Come sottolineato dall’ARSIA: “La "Zerasca" è la razza ovina
del territorio di Zeri e la sua formazione è stata favorita dall'isolamento geografico della zona”. Inoltre, l’azione ambientale ha influito nel definire le caratteristiche
fisiche della pecora stessa: l’adattamento ad un ambiente fisico impervio hanno favorito infatti lo sviluppo di una spiccata rusticità (Verità et al., 2001) ed infine, la qualità delle carni è fortemente influenzata dalle caratteristiche del pascolo: “la
grande qualità delle carni deriva sia dalla particolarità della razza, che sa utilizzare al massimo le risorse del territorio, sia dal grande pregio di queste risorse: prati, pascoli e cespugli, crescono in un ambiente incontaminato rendendo disponibili specie foraggere fresche, di grande appetibilità e di valore nutritivo elevato” (Comunità Montana della Lunigiana). La razza Zerasca è caratterizzata da una spiccata attitudine alla produzione di carne. Il latte, prodotto in piccole quantità e ricco di elevati valori nutrizionali (come evidenziato da SlowFood il contenuto di proteine in particolare è superiore ad ogni altra razza ovina) è sempre stato utilizzato per l’alimentazione degli agnelli. La produzione di formaggio, sia di pecora sia misto percora‐mucca, è sempre stata una tradizione locale. Tuttavia, vista la scarsa quantità di latte prodotto dalla singola pecora a cui si deve aggiungere il numero ridotto di capi per famiglia, il formaggio è sempre stato prodotto esclusivamente per l’autoconsumo. Per la produzione casearia “casalinga” è stato adottato un metodo di stagionatura tipico della località: le forme sono appoggiate su assi di legno che dona al formaggio un sapore particolare.
In virtù della propensione alla produzione di carne e della ridotta produzione di latte, l’allevamento ovino locale è stato condotto esclusivamente per la produzione di carne adottando pratiche estensive e semi‐estensive favorite dalla rusticità della razza stessa ed, in tal senso, la natura ha imposto le proprie regole all’azione umana. L’allevamento ovino, nonostante la sua diffusione del territorio, non è mai stato l’attività primaria delle famiglie contadine: “le pecore, una volta allevate in piccoli
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gruppi poderali mediamente di 10‐20 soggetti, completavano il reddito ottenuto principalmente con i bovini” (Verità et. al., 2001, p. 29). La rusticità della razza, infatti, non ha mai richiesto grandi cure e pertanto l’allevamento in piccole quantità ha potuto diffondersi in tutto il territorio Zerasco. Anche in questo caso la co‐ produzione sociale emerge dalla relazione biunivoca tra natura e organizzazione umana.
Come abbiamo già sottolineato, l’allevamento ovino è stato condotto per l’autoconsumo. Su questo ha avuto una forte influenza la polverizzazione delle proprietà, che ha impedito lo sviluppo del settore. Guardando oggi al numero di aziende per classe di superficie SAU, si rileva che l’84 % delle aziende ha una dimensione inferiore ai 10 ha. A questo limite la collettività locale ha storicamente sopperito grazie agli “usi civici”.
Gli “usi civici” sono beni gestiti in forma collettiva indivisa, sono terre che appartengono ab origine alle comunità locali e che sono state utilizzate per soddisfare i bisogni essenziali attraverso una gestione collettiva. Se si considera che nel comune di Zeri si trovano 1.680 ha di prati permanenti e pascoli (ISTAT, 2001) di cui buona parte di proprietà comunale (1.200 ha) (Verità et. al, 2001; p. 50), si evince facilmente come la presenza degli “usi civici” sia stata fondamentale nel passato per la sopravvivenza della pastorizia locale ed oggi per il suo ulteriore sviluppo: ‐ “Molte aziende se non avessero terreni di uso civico non riuscirebbero ad allevare più bestiame. Poi si appoggiano a questi terreni per allevare non solo le pecore ma anche bovini” (Patrizia Figaroli in Report, 2003); ‐ “Io per prima ho più di 80 pecore. Se non potessi più d'estate mandarle nel terreno comune, credo che ne potrei tenere una trentina poi stop, le altre no” (Valentina Merletti in Report, 2003)
Nella brochure di presentazione dell’agnello di Zeri curata dal Consorzio, è esplicitamente evidenziato il ruolo degli usi civici per lo sviluppo della pastorizia locale: “Qui dal tempo dei LiguriApuani, ancora si perpetuano gli usi civici con la
gestione dei pascoli. Ed è in virtù di questo che è possibile la produzione dell’Agnello di Zeri” (figura 4.4)
L’allevamento tradizionale della razza Zerasca, quindi, si è organizzato in piccole e micro aziende familiari, unità separate le une dalle altre, il cui unico momento di organizzazione collettiva è dato dalla gestione degli usi civici.
Dato che l’allevamento ovino è sempre stato supplementare rispetto all’allevamento bovino non si è mai creato un “mercato ufficiale” dell’agnello di Zeri. La macellazione è sempre stata svolta all’interno dell’azienda, legando l’animale ad un palo o ad un albero e quindi al di fuori di quelle che si sono progressivamente affermate come regole sanitarie (Brunori et. al., 2005; p. 29). La vendita avveniva attraverso “mercato informale” costituito fondamentalmente da consumatori della zona, spesso parenti od amici. Solo pochissime realtà aziendali si sono mosse all’interno di
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dinamiche di mercato che comprendevano due o tre macellerie della zona oppure realtà che comunque rimanevano all’interno di un raggio di portata non superiore a quello provinciale. L’agnello di Zeri era venduto come un agnello “qualsiasi”, non si parlava di razza Zerasca (il riconoscimento della razza Zerasca avverrà solo sul finire degli anni ’90). Questo piccolo mercato informale è sempre esistito in quanto ad un prezzo conveniente corrispondeva in ogni caso una riconosciuta qualità delle carni, come ricordato già dall’agronomo Antonelli sul finire del XIX secolo. Figura 4.4 Il ruolo degli “usi civici” per l’allevamento dell’Agnello di Zeri Fonte: nostra elaborazione grafica da brochure originale di presentazione dell’Agnello di Zeri Quanto detto permette di comprendere e raffigurare la struttura dell’“allevamento ovino tradizionale” a Zeri (figura 4.5). L’allevamento è una co‐costruzione di attori umani e non umani e la singola azienda agricola può essere rappresentata come un micro actor‐network dove la ripetizione, o meglio la routinizzazione delle interazione degli attori umani e non umani determina la sua struttura. Le montagne di Zeri, con le loro specifiche caratteristiche, agiscono sulle pecore attraverso una duplice traiettoria: da un lato, l’impervietà dell’ambiente fisico ha forzato le pecore a sviluppare determinate caratteristiche, ad esempio la rusticità, che rende le pecore esse stesse adattabili all’ambiente circostante. Dall’altro lato, la strutturazione di queste specifiche caratteristiche si combina con l’azione di isolamento che ha reso possibile alla pecora di Zeri di diventare una razza ovina autoctona attraverso un progressiva differenziazione dalla originaria razza Appenninica (Verità et. al., 2001; Verità et. al, 2006)
185 Figura 4.5 L’”allevamento ovino tradizionale” a Zeri a livello aziendale La produzione di carne di qualità da parte della pecora Zerasca è determinata da una fisiologica predisposizione della razza Zerasca a cui si aggiunge la qualità del pascolo che influenza la qualità e il gusto della carne stessa. La pratica di allevamento, ovvero l’azione umana, è influenzata sia dall’azione delle pecore che dalle caratteristiche del territorio. Ad esempio, la predisposizione alla produzione di carne orienta l’allevamento a tale scopo e la sua rusticità ha favorito l’allevamento estensivo e semi‐estensivo nonché la sua diffusione in tutto il territorio. La modalità di allevamento della singola famiglia contadina è stato influenzato anche dalle pratiche ed istituzioni sociali: prima di tutto, a causa della frammentazione della proprietà, l’allevamento tradizionale non si è mai discostato dall’autoconsumo o dal semplice supplemento al reddito familiare.
Allo stesso tempo, gli “Usi Civici” che rappresentano l’istituzionalizzazione di
“«un’altro modo di possedere», di un modo solidale di gestire le risorse scarse”
(Consorzio dell’Agnello di Zeri) hanno permesso la sopravvivenza della pastorizia e in alcuni casi il suo sviluppo. Infine, l’isolamento determinato dalla morfologia
Allevamento ovino tradizionale
Allevamento estensivo e semi estensivo Produzione di carne
Latte per allevamento degli agnelli Formaggio produzione casalinga per auto-consumo PECORE TERRITORIO/ MONTAGNA PASTORI Polverizzazione proprietà della terra
“Usi Civici”
Adattamento
Razza autoctona Rusticità Carne di elevate qualità
Isolamento Impervietà
Pascolo di elevata qualità e specificità
AZIENDA